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La rischiosità (ex post) delle imprese finanziate dal sistema bancario

Nel documento Rapporto sugli strumenti finanziari (pagine 27-32)

1. Dinamiche del mercato 17

1.1.3 La rischiosità (ex post) delle imprese finanziate dal sistema bancario

La qualità dei processi allocativi, con gli effetti della congiuntura, si riflette sul tasso annuale di decadimento, l’indicatore che utilizziamo per misurare, dinamicamente, il mutamento di status del credito, da in bonis a in sofferenza (cfr. glossario). Il nostro tasso annuale di decadimento è strutturato come rapporto fra due quantità:

• il numeratore rappresenta l'ammontare del flusso di credito utilizzato dai soggetti che è entrato in sofferenza rettificata (cfr. glossario) nel corso dei quattro trimestri (T2) successivi a quello oggetto della rilevazione a denominatore (T1);

• il denominatore è costituito dall'ammontare dello stock di credito utilizzato da tutti i soggetti censiti in Centrale dei rischi e non considerati in sofferenza rettificata alla fine del quinto trimestre precedente (T1).

Nella figura 1.8 il tasso annuale di decadimento è misurato sull’Italia intera per classe di grandezza del fido globale utilizzato. A questo fine, per attribuire ciascun prenditore a una classe di grandezza, si considera il credito che gli è complessivamente erogato dal sistema bancario). Purtroppo la Base Dati Statistica contempla solo tre classi dimensionali, e l’ultima di queste (oltre 500.000 euro) è – a nostro avviso – esageratamente ampia per assicurare una lettura ottimale del fenomeno. Essa tiene insieme il credito concesso alle imprese appena strutturate con quello delle società quotate in borsa. Questa circostanza fa sì che il tasso di decadimento medio (sul totale delle imprese) sia quasi identico a quello delle imprese riferibili a classe dimensionale maggiore (entro la quale è quasi tutto il credito bancario, cfr. tavola 1.3).

La figura evidenzia che il fenomeno dei nuovi ingressi in sofferenza è costantemente più basso per le imprese, presumibilmente micro e piccole, della prima classe (quelle che totalizzano prestiti bancari per importi inferiori a 125.000 euro), quelle più esposte al rischio di razionamento. Tuttavia guardando le rilevazioni più recenti si nota che si è molto ridotto il gap tra le classi dimensionali che siamo in grado di osservare. La rilevazione al 31 dicembre 2018, poi, evidenzia un tasso annuale di decadimento a livelli molto bassi, perfino più bassi rispetto a quelli registrati nel 2011.

11 Così Ginette Eramo, Roberto Felici, Paolo Finaldi Russo e Federico M. Signoretti, How slow is the recovery of loans to firms in Italy? Questioni di Economia e Finanza, n.469, Banca d’Italia, novembre 2018. Questo documento riprende alcuni argomenti esposti l’anno prima nel paper Fragilità finanziaria delle imprese e allocazione del credito, di Emilia Bonaccorsi di Patti e Paolo Finaldi Russo, pubblicato da Banca d’Italia nel febbraio 2017 nella medesima collana che è si edita da Banca d’Italia, ma con il disclaimer che gli autori vi esprimono la loro visione senza che questa sia attribuibile alle Istituzioni cui appartengono.

Figura 1.8 – Tasso annuale di decadimento per classe di grandezza del fido globale utilizzato (società non finanziarie e famiglie produttrici)

Fonte: nostre elaborazioni su dati Banca d’Italia, Base Dati Statistica, [TRI30516 Flusso trimestrale nuove sofferenze rettificate/prestiti non in sofferenza rettificata trimestre precedente – per regione della clientela e classe di grandezza del fido globale utilizzato].

Nella figura 1.9, utilizzando gli stessi dati della tavola precedente sul tasso annuale di decadimento, si mettono a fuoco le dinamiche in atto nei territori (le cinque macroaree territoriali, più il totale nazionale). Nel Mezzogiorno, l’area in cui tutti gli indicatori sociali ed economici evidenziano le maggiori criticità, il credito bancario si conferma molto più rischioso rispetto alla media nazionale. L’exploit delle isole nell’anno 2017 non si è ripetuto e, comunque, questo indicatore va letto tenendo presente quel che accade anche sul versante degli importi erogati. Va considerato che la maggiore rischiosità (ex post) è connessa anche alla diminuzione dello stock di credito erogato (che nella parte in bonis è il denominatore nel tasso di decadimento), il cui ammontare decresce nel Mezzogiorno a un ritmo più rapido rispetto al resto del Paese (cfr. figura 1.2).

Il tasso di decadimento è tra le informazioni di contesto più rilevanti per il policy maker impegnato a programmare, gestire e monitorare uno strumento finanziario. Esso presenta grande varianza anche tra regioni confinanti. Per questa ragione, nella tavola 1.4, si dà evidenza su scala regionale delle dinamiche in atto, per classe dimensionale del fido globale utilizzato.

2,32% 2,27%

2,49%

1,5%

2,0%

2,5%

3,0%

3,5%

4,0%

4,5%

5,0%

Totale classi di grandezza Da 250 a < 125.000 euro Da 125.000 a < 500.000 euro >= 500.000 euro

Figura 1.9 – Tasso annuale di decadimento per macroarea territoriale (totale classi di grandezza, società non finanziarie e famiglie produttrici)

Fonte: nostre elaborazioni su dati Banca d’Italia, Base Dati Statistica, [TRI30516 Flusso trimestrale nuove sofferenze rettificate/prestiti non in sofferenza rettificata trimestre precedente – per regione della clientela e classe di grandezza del fido globale utilizzato].

Tavola 1.4 – Tasso annuale di decadimento per regione e classe di grandezza del fido globale utilizzato (società non finanziarie e famiglie produttrici - %)

Regione Classe di grandezza

(euro)

31-12-2014

31-12-2015

31-12-2016

31-12-2017 31-12-2018

Abruzzo >= 500.000 8,23% 5,80% 4,68% 3,72% 3,08%

Da 125.000 a < 500.000 6,64% 4,42% 5,27% 4,32% 3,78%

Da 250 a < 125.000 4,64% 3,61% 4,17% 3,45% 3,44%

Basilicata >= 500.000 3,60% 5,27% 2,29% 2,75% 1,26%

Da 125.000 a < 500.000 4,79% 4,93% 4,27% 3,01% 1,90%

Da 250 a < 125.000 3,25% 2,62% 3,00% 2,56% 2,06%

Calabria >= 500.000 6,91% 6,99% 5,91% 3,07% 3,04%

Da 125.000 a < 500.000 6,54% 6,32% 7,11% 4,88% 4,23%

Da 250 a < 125.000 4,76% 4,76% 5,08% 4,16% 3,84%

Campania >= 500.000 4,94% 4,69% 4,86% 6,06% 7,41%

Da 125.000 a < 500.000 5,24% 5,62% 6,21% 4,46% 3,94%

Da 250 a < 125.000 4,43% 4,33% 4,71% 4,03% 3,68%

Emilia Romagna

>= 500.000 4,01% 4,55% 4,21% 3,65% 2,01%

Da 125.000 a < 500.000 2,97% 2,91% 2,85% 2,09% 1,78%

Da 250 a < 125.000 2,10% 2,10% 2,05% 1,54% 1,45%

Friuli Venezia Giulia

>= 500.000 3,46% 4,81% 3,93% 2,04% 1,73%

Da 125.000 a < 500.000 2,68% 2,89% 2,81% 2,04% 1,80%

Da 250 a < 125.000 1,86% 2,08% 2,27% 1,70% 1,09%

(segue) 1,90%

4,54%

0,0%

1,0%

2,0%

3,0%

4,0%

5,0%

6,0%

7,0%

Italia Italia nord-occidentale Italia meridionale

Italia insulare Italia nord-orientale Italia centrale

Tavola 1.4 – Tasso annuale di decadimento per regione e classe di grandezza del fido globale utilizzato (società non finanziarie e famiglie produttrici - %) (continua)

Regione Classe di grandezza

(euro)

Fonte: nostre elaborazioni su dati Banca d’Italia, Base Dati Statistica, [TRI30516 Flusso trimestrale nuove sofferenze rettificate/prestiti non in sofferenza rettificata trimestre precedente - per regione della clientela e classe di grandezza del fido globale utilizzato].

La figura 1.10 illustra, su scala nazionale, l’andamento del tasso annuale di decadimento per alcuni settori di attività economica. La misura del fenomeno risulta amplificata nei settori ai quali le banche sono meno propense a concedere credito proprio perché più rischiosi. In questo senso il non plus ultra è il settore delle costruzioni che, come abbiamo visto sopra (cfr. paragrafo 1.1.1), va subendo da anni una drastica riduzione dei volumi di finanziamento. Ovviamente è anche tra i settori cui sono applicati tassi di interesse più elevati (cfr. paragrafo 1.1.4).

Figura 1.10 – Tasso annuale di decadimento per alcuni settori economici (società non finanziarie e famiglie produttrici)

Fonte: nostre elaborazioni su dati Banca d’Italia, Base Dati Statistica, [TRI30524 Flusso trimestrale nuove sofferenze rettificate/prestiti non in sofferenza rettificata trimestre precedente - per area geografica, settore e attività economica della clientela].

2,4%

2,2%

5,6%

8,7%

6,6%

1,4%

0,0%

1,0%

2,0%

3,0%

4,0%

5,0%

6,0%

7,0%

8,0%

9,0%

10,0%

Totale ateco al netto della sez. U Agricoltura, silvicoltura e pesca

Costruzioni attività manifatturiera

Commercio e riparaz.autoveicoli e motocicli

Nel documento Rapporto sugli strumenti finanziari (pagine 27-32)