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Il razionamento del credito

Nel documento Rapporto sugli strumenti finanziari (pagine 23-27)

1. Dinamiche del mercato 17

1.1.2 Il razionamento del credito

Per razionamento del credito intendiamo qui riferirci alla domanda di credito espressa da imprese cd. “meritevoli”5 e rimasta, in tutto o in parte, insoddisfatta in quanto i richiedenti sono percepiti dal sistema finanziario come:

i) eccessivamente rischiosi (concetto cruciale ai fini dell’assorbimento del patrimonio di vigilanza);

ii) comunque inadeguati a produrre valore per il finanziatore, ad esempio quando la piccola dimensione di un finanziamento genera ricavi modesti in rapporto ai costi di valutazione/gestione.

Misurare l’entità di questo fenomeno non è un’operazione di poco conto e vi è perfino chi ne nega la possibilità. In effetti non sono disponibili informazioni sul credito richiesto, sul credito negato, né sulle motivazioni di mancato accoglimento delle richieste di finanziamento. È invece possibile fare rinvio ad altre analisi su domanda e offerta di credito basate per lo più su questionari somministrati ad un campione di imprese6 o di banche7. È proprio quanto ha fatto la stessa Commissione europea nell’ultimo Country report8 sull’Italia che appare denso di riferimenti9 a market failure, tali da suggerire un più vasto ricorso agli strumenti finanziari.

5 Appare opportuno segnalare che questa affermazione è frutto di una semplificazione, ad esempio nel caso degli investimenti in ricerca un rischio elevato può essere ritenuto proporzionato alla finalità della operazione e, quindi, meritevole di sostegno pubblico.

6 Ad esempio l’indagine MET indaga anche sui vincoli finanziari e sul razionamento del credito www.met-economia.it/menu-indagine/indagine-sulle-imprese.

7 A questo proposito è opportuno un rinvio ad altre fonti:

− Survey on the access to finance of enterprises (SAFE), realizzata dalla BCE www.ecb.europa.eu/stats/ecb_surveys/safe/html/index.en.html;

− Bank Lending Survey (BLS), condotta dal 2003 dalle banche centrali nazionali dell’area euro

www.bancaditalia.it/statistiche/tematiche/moneta-intermediari-finanza/intermediari-finanziari/indagine-credito-bancario;

− Regional Bank Lending Survey (RBLS), che sul piano metodologico è piuttosto uniforme alla BLS, dalla quale differisce, oltre che per le informazioni su differente scala territoriale, anche per il più consistente campione di banche; per l’ultima edizione -che ha a corredo il dataset in formato Excel- www.bancaditalia.it/pubblicazioni/economie-regionali/2017/2017-0021.

8 Ci riferiamo qui al Country Report Italy 2018. Including an In-Depth Review on the prevention and correction of macroeconomic imbalances Accompanying the document Communication from the Commission to the european parliament, the council, the european central bank and the eurogroup 2018. European Semester:

Assessment of progress on structural reforms, prevention and correction of macroeconomic imbalances, and results of in-depth reviews under Regulation (EU) No 1176/2011 {COM(2018) 120 final}.

9 Riportiamo alcuni dei più significati passaggi del Report, consapevoli che si tratta di un documento che per fonti e contenuti dell’analisi è piuttosto sintonico con l’analisi che proponiamo in queste pagine:

(p. 8) Overall lending to non-financial corporations remains weak. Credit supply standards are easing but are still tighter than before the crisis. However, lending to non-financial firms varies widely by sector and firm size. Credit to the industrial and service sectors increased but was mostly targeted to larger and more productive firms. In line with the pick-up in fixed investment, non-financial corporations are gradually increasing capital spending financed by new loans. By contrast, lending to the building sector contracted sizeably over the 12-month period due to low activity and higher risks.

(p. 8, nota 6) Other factors potentially contributing to the subdued lending include large firms’ increased self-financing capacity, higher profit margins and higher reliance on capital market funding (supported by regulatory incentives and the ECB’s Corporate Sector Purchase Programme as of June 2016), and remaining debt reduction needs in the corporate sector.

(p. 8) Overall, credit growth, especially to small and risky firms remains subdued.

(p. 16) The NPL problem is weighing on banks’ profitability and their ability to internally raise capital. Banks have tightened credit standards since the financial crisis, extending credit mainly to larger, well-established

Figura 1.5 – Rapporto tra credito erogato e credito utilizzato al netto delle sofferenze (totale residenti escluse le istituzioni finanziarie monetarie)

Fonte: nostre elaborazioni su dati Banca d’Italia, Base Dati Statistica [TRI30146] Prestiti (escluse sofferenze) – per regione della clientela e classe di grandezza del fido globale accordato.

Nella figura 1.5 – i cui dati non riguardano solo le imprese, bensì l’insieme dei prenditori – si riporta un indicatore che, mettendo a confronto il credito effettivamente erogato con quello accordato può rappresentare un primo possibile indizio sulla propensione delle banche ad erogare credito. Più questo indicatore si allontana dal massimo teorico del 100 per cento, maggiore può ritenersi tale propensione, e viceversa. Osservando i dati nel nostro grafico si nota che al crescere della classe di fido globale il valore del nostro indicatore va via via riducendosi. Il valore più elevato dell’indicatore si registra per la prima classe di grandezza, quello dei prestiti tra 30.000 e 75.000 euro, con valori piuttosto distanti da quello medio (cioè quello riferibile al totale delle classi di grandezza).

firms. Therefore, banks' intermediary function of facilitating the (re)allocation of capital to firms has been constrained. Credit to nonfinancial firms, especially smaller ones, is still subdued and is limiting investment growth.

(p. 44) Financing of Italian SMEs continues to be highly dependent on the banking sector, but lending remains subdued. The three main sources of financing remain credit lines (relevant for 56 % of SMEs), bank loans (49 %) and grants (50 %). Only 2 % of SMEs in Italy are funded by equity, compared to an EU average of 12 % European Commission (2017). Despite improvements in access to finance for SMEs over the last years (36), financial constraints still constitute an important limitation to firm growth, especially for companies oriented towards innovation and R&D, due to the significant market and technological risk as well as higher credit demand (Brancati et al., forthcoming). The recovery in loan volumes is much more evident for medium and large companies than for small ones (+0.6 % and -1.0 % y-o-y respectively) (November data from Bank of Italy, 2018x). Moreover, the high stock of NPLs continues to pose a challenge in accessing funds by creating further constraints on banks' ability to provide credit (see Section 4.2). Companies facing financial stress are generally smaller and considerably less productive than others.

(p. 49) 1. Firms’ access to finance remains heavily biased towards banks where pockets of vulnerabilities persist, while capital markets remain underdeveloped (see section 4.2 and 4.4). In particular, young innovative firms are hampered by the lack of alternative sources of financing.

60%

65%

70%

75%

80%

85%

90%

95%

100%

da 30.000 a < 75.000 euro da 500.000 a < 1.000.000 euro >= 25.000.000 euro Tot. classi di grandezza

Un secondo indicatore è proposto nella figura 1.6, nella versione elaborata da Istat, misurando il rapporto percentuale tra gli impieghi nelle imprese (cioè i prestiti al netto delle sofferenze) e il prodotto interno lordo (PIL) del territorio considerato.

Evidentemente c’è una relazione tra il credito erogato al sistema produttivo e il valore di mercato aggregato di tutte le merci finite e di tutti i servizi prodotti. Ma questa relazione è anche inversa. Nel senso che un sistema economico meno sviluppato, di norma, richiederà comunque (anche in proporzione) meno credito rispetto a uno più avanzato.

Pertanto questo è un ragionevole indicatore di “intensità creditizia”.

Nel merito si osserva che dal 2011 ad oggi questo rapporto è sensibilmente mutato.

Dopo la recessione si è assistito a qualche timido incremento del PIL, mentre gli impieghi alle imprese, come abbiamo già visto in precedenza, sono costantemente diminuiti. Un altro dato che appare molto evidente è che i valori del Mezzogiorno sono significativamente inferiori rispetto a quelli registrati nel Nord del Paese.

Figura 1.6 – Rapporto tra gli impieghi bancari nelle imprese non finanziarie e PIL (%)

Fonte: Istat, elaborazioni su dati Istat (per il PIL a valori correnti) e dati Banca d’Italia (Impieghi nelle imprese non finanziarie, media dei quattro trimestri). Fino al 2009 i dati erano estratti dalla tavola TdB10231 della Base Informativa Pubblica della Banca di Italia. Dal 2010, in seguito al cambio di classificazione ATECO 2007, i dati sono estratti dalla tavola TdB10232 in "sostanziale continuità con la tavola TdB10231". Si segnala infine che dal 2011 sussiste una sostanziale discontinuità nella serie storica, essendovi incluso nel novero degli enti segnalanti anche la Cassa Depositi e Prestiti.

I dati della figura 1.7 sono di estrema importanza per il policy maker. Essi evidenziano che nel credito le dimensioni d’impresa contano e, in effetti:

• nel caso delle imprese più rischiose la riduzione del credito concesso si attenua al crescere della dimensione di impresa. Addirittura il credito concesso alle grandi imprese più rischiose risulta in crescita;

• nel caso delle imprese meno rischiose, la variazione del credito concesso è più intensa al crescere della dimensione di impresa.

Figura 1.7 – Andamento dei prestiti (medie 2017-18; variazioni % sui 12 mesi)

Fonte: Banca d’Italia, Rapporto sulla Stabilità finanziaria, n.1/2019. Dati Banca d’Italia e Cerved riferiti a un campione di circa 450.000 società di capitale. I prestiti includono quelli concessi dalle società finanziarie e tengono conto delle cartolarizzazioni. L’attribuzione della classe di rischio è basata sull’indicatore CeBi-Score4 calcolato da Cerved. Le imprese a basso (alto) rischio hanno un punteggio compreso tra 1 e 4 (5 e 10).

La progressiva riduzione dei prestiti bancari erogati alle imprese di minori dimensioni – a nostro avviso – è dovuta al combinarsi di più dati di fatto, i cui effetti si combinano e si amplificano vicendevolmente. Ci si riferisce in particolare alla:

• regolazione di carattere prudenziale (elaborata dal Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria e fatta proprio dall’ordinamento comunitario) che, per proteggere il risparmio e la stabilità, esige che le banche accantonino a riserva fondi propri e cioè risorse del proprio patrimonio (concetto via via definito in modo più restrittivo), in misura correlata ai rischi che assumono10;

• affermazione di metodi di valutazione del rischio di credito (rating e, più spesso, scoring automatizzati) basati su algoritmi e database che, in effetti, aiutano il sistema bancario a contenere sia i rischi, sia i costi di istruttoria. Tuttavia questi sistemi di screening appaiono subottimali quando le imprese candidate a finanziamento sono meritevoli ma “opache”, nel senso che su di esse ci sono scarne informazioni nei database (pensiamo, ad esempio, alle tante micro e piccole

10 Sul rapporto tra regolazione del patrimonio bancario e razionamento del credito si veda Antonio M.

Conti, Andrea Nobili e Federico M. Signoretti, Bank capital constraints, lending supply and economic activity, Temi di discussione (Working Papers) n. 1199, Banca d’Italia, novembre 2018.

imprese la cui forma giuridica le esime dal deposito del bilancio). Essi, quindi, sono strutturati con un approccio molto prudenziale al punto che vi è chi osserva che “a differenza delle altre classi dimensionali, alle microimprese sia rischiose che solide vengono tendenzialmente applicati tassi di interesse molto simili. Questo suggerisce che i sistemi di valutazione delle banche potrebbero non essere sufficientemente accurati per questo tipo di prenditori” 11;

• più in generale, è in atto una trasformazione del business model delle banche che, come tutto il settore dei servizi a rete, non è certo immune alle innovazioni della information technology (cfr. paragrafo 1.1.5).

Nel documento Rapporto sugli strumenti finanziari (pagine 23-27)