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La propensione all’export e i mercati di sbocco dei distretti

Nel documento UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA (pagine 71-77)

1.4. Il marchio collettivo “100% made in Italy” e la legge 166/2009

2.2.1. La propensione all’export e i mercati di sbocco dei distretti

Una delle caratteristiche fondamentali dei distretti industriali italiani è, come si è detto, la loro forte vocazione all’esportazione.

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Università Cattolica del Sacro Cuore (2008) Rapporto del Centro di Ricerche in Analisi economica e sviluppo economico (CRANEC), “L’internazionalizzazione del sistema industriale italiano, una sfida vincente delle pmi e dei distretti italiani”

Come si può vedere dalla figura 2.1, nel 2006 tale propensione era pari al 50,9% nei distretti industriali contro un valore nelle aree non-distrettuali del 41,9%. Non soltanto questa propensione è superiore nei distretti, ma è anche significativamente aumentata nel corso degli anni, passando dal 39% del 1991 al 48,3% del 2000 sino a raggiungere il valore di quasi il 51% nel 200645.

Figura 2.1 Distretti industriali e aree non distrettuali: propensione all’export: 1991-2006 (in composizione %) 0 10 20 30 40 50 60 1991 2000 2006

Distretti Aree non distrettuali

Fonte: Banca Intesa, 2008

http://www.unicatt.it/centriricerca/cranec/allegati/libro_def_internazional.pdf

È inotre interessante esaminare la dinamica dell’export distrettuale per il periodo 1999-2007. Dall’esame della Figura 2.2 emerge come nel periodo compreso tra il 1999 ed il 2001, le esportazioni dei distretti siano cresciute per poi mostrare invece una marcata flessione tra la fine del 2001 e la prima parte del 2004,

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Figura 2.2 Export dei 101 principali distretti industriali, 1999-2007 (miliardi di euro a prezzi correnti)

49 53 57 61 65 69 73 1999 2001 2003 2005 2007

Fonte. Fondazione Edison, 2008

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Sono questi gli anni durante i quali le imprese distrettuali hanno evidenziato le maggiori difficoltà, causate dalla messa a punto di quelle nuove strategie competitive per rispondere in modo adeguato alle sfide imposte dal mutato scenario internazionale. I risultati di questa azione si sono cominciati a vedere a partire dalla seconda metà del 2004 quando si è registrato un netto aumento dell’export.

Tale dinamica è proseguita ininterrottamente fino al 2007 che è stato, infatti, un anno complessivamente positivo per l’export dei distretti industriali in cui il valore delle esportazioni dei 101 principali distretti inclusi nell’Indice della Fondazione Edison ha, infatti, superato i 69 miliardi di euro, pur evidenziando una leggera flessione nel corso del quarto trimestre.

Nel corso del 2007, l’export dei distretti industriali è cresciuto, rispetto all’anno precedente, del 3%, ben sostenuto da automazione-meccanica e dagli alimentari-vini ma ancora frenato da abbigliamento-moda ed arredo casa che hanno accusato una significativa frenata del loro

export complessivo nel quarto trimestre fatta eccezione per il distretto calzaturiero della Riviera del Brenta e quello dell’occhialeria del Cadore che hanno invece registrato dei risultati positivi46.

Bene anche i distretti meccanici e le esportazioni del distretto aerospaziale varesino, del polo vinicolo delle Langhe e del distretto alessandrino della plastica.

Secondo la tabella 2.1, nel corso del 2007 tra i quindici distretti il cui export è aumentato maggiormente troviamo in testa il “cluster” trevigiano delle macchine industriali, seguito dal distretto parmigiano dei prodotti lattiero-caseari, da quello bolognese delle macchine industriali e da quello bergamasco delle macchine e degli apparecchi di impiego generale.

Tra i distretti dell’abbigliamento-moda, in più forte crescita nel corso del 2007 troviamo il distretto tessile di Carpi e quello calzaturiero della Riviera del Brenta. Nell’alimentare cresce molto anche l’export cuneese di vini, mentre nei mobili tra i distretti più dinamici troviamo Cantù.

A fronte dell’aumento dell’export negli anni 2006-2007 è interessante vedere quali sono stati i pricipali mercati esteri in cui si sono registrati i maggiori incrementi. La tabella 2.2 ci può essere d’aiuto.

Nel 2007 la dinamica delle esportazioni complessive dei distretti industriali italiani è stata sostenuta, principalmente, dai nuovi mercati di sbocco come la Russia, con un valore delle esportazioni pari a 2,8 miliardi di euro, (+23,6% nel corso del 2007) e la Polonia (+ 19,6%).

Questi due mercati hanno assunto un ruolo di primaria importanza per alcune tipologie di prodotti del made in Italy.

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Tab.2.1 I primi venti distretti industriali italiani in termini di milioni di euro e variazione export, anni 2007-2008

Distretto Settore di riferimento 2007 2008 Var.% 1 Treviso machine industriali 663 910 37,3

2 Parma formaggi e latte 78 103 33,1

3 Bologna maccine industriali 1.309 1.664 25,5 4 Bergamo macchine di impiego gen. 1.038 1.249 20,3 5 Modena autovetture sportive 1.163 1.379 18,6 6 Carpi tessile-abbigliamento 775 918 18,5 7 Padova macchine industriali 820 953 16,2 8 Salernitaano derivati del pomodoro 674 781 15,8 9 Padova altre macchine di impiego generale 642 740 15,2

10 Cantù mobili 486 558 15,0

11 Alessandria plastica e gomma 388 445 14,6

12 Reggio Emilia pompe 878 1.002 14,1

13 Langhe vini 485 552 13,8

14 Brenta padovano calzature 310 353 13,7

15 Vergiate aeromoboli 993 1.059 13,5

Fonte: Fondazione Edison, 2008

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In particolare, nel mercato russo è cresciuto notevolmente il peso di prodotti come le calzature, l’abbigliamento, i mobili e gli elettrodomestici. Per alcuni distretti come quello calzaturiero di Fermo o quello delle cucine di Pesaro il mercato russo è diventato addirittura il principale mercato di sbocco47.

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Gruppo Intesa Sanpaolo “La Riviera del Brenta nel confronto con i principali distretti calzaturieri italiani” Servizio Studi e Ricerche, Ottobre 2010.

Tab. 2.2 I mercati di sbocco dei distretti industriali italiani Quota % 2007 Var.% 2006-2007 UE15 50,0 4,8 Germania 12,3 3,8 Francia 11,4 5,5 Regno Unito 7,1 3,8 Spagna 6,1 6,2 Belgio 2,4 6,6 Paesi Bassi 2,3 4,1 Grecia 2,2 6,0 Austria 1,9 0,9

Europa centro orientale 14,8 9,7

Russia 4,2 23,6 Polonia 2,0 19,6 Romania 1,7 -27,8 Ucraina 1,0 26,3 Repubblica Ceca 1,0 11,9 Resto d’Europa 6,9 8,1 Svizzera 4,2 9,6 Turchia 1,7 0,9 Nord America 9,6 -6,5 Stati Uniti 8,5 -7,1 Canada 1,0 -1,5 America Latina 2,3 9,9 Asia orientale 7,4 -1,6 Hong Kong 2,0 -2,4 Cina 1,8 7,7 Giappone 1,6 -11,0 Medio Oriente 3,9 14,9

Emirati Arabi Uniti 1,6 26,4

Asia Centrale 0,9 2,7

India 0,5 4,8

Resto del mondo 4,2 71

Mondo 100,0 4,5

Fonte: Banca Intesa, 2008

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Tale mercato ha acquisito un ruolo di rilievo, se non addirittura prioritario, anche per le produzioni provenienti dal distretto calzaturiero di

San Mauro Pascoli e da quello della Riviera del Brenta, da quello di Castel Goffredo (calzetteria), ed infine da distretti meccanici come quello di Vicenza.

Non trascurabile è stato poi il decremento dell’export verso la Romania che ha registrato una variazione percentuale negativa pari a quasi il 28%. Un Paese che negli ultimi anni ha accolto gran parte delle nostre esportazioni, si è visto da qualche anno essere sostituito con altri mercati “nuovi” come Russia ma anche Cina. La spiegazione di questo trend, si ritrova però non solo nell’aumento della competitività di alcuni mercati emergenti, ma anche nel venir meno di alcuni vantaggi connessi alla produzione extra-europea quando, con l’ingresso della Romania nell’Unione Europea, l’1 gennaio 2007, il Paese ha avviato una riforma normativa interna per adeguarsi agli standard comunitari, iniziando proprio dal Codice del Lavoro e Codice Fiscale48.

Tra i mercati della “vecchia Europa” di rilievo per le esportazioni dei distretti industriali si segnala quello spagnolo, che nel corso del 2007 ha fatto registrare il tasso di crescita più elevato tra quelli dell’area euro. Questo mercato costituisce un importante sbocco per i prodotti alimentari e per quelli della meccanica strumentale.

Nel corso del 2007 si è invece registrata una forte flessione delle esportazioni distrettuali verso il mercato statunitense, imputabile principalmente al forte apprezzamento dell’euro sul dollaro.

Nel documento UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA (pagine 71-77)