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Con quale effetto (with Which effect).

E SULLA SALUTE

5. Con quale effetto (with Which effect).

A ciascun quesito può essere associato lo sviluppo di uno specifico filone di ricerca: il primo definisce l’analisi degli emittenti, il secondo l’analisi del contenuto dei messaggi, il terzo l’analisi dei mezzi tecnici, il quarto l’analisi dell’audience e l’ultimo lo studio degli effetti della comunicazione.

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In letteratura non mancano definizioni per questo tipo di analisi. Una delle più importanti è quella data da Berelson che la definisce come “una tecnica di ricerca per la descrizione obiettiva, sistematica e quantitativa del contenuto manifesto della comunicazione”. Troviamo poi i contributi di Stone secondo cui l’analisi del contenuto è una “tecnica di ricerca che identifica in modo sistematico e oggettivo determinate caratteristiche presenti in un testo”; di Catwright per il quale è sinonimo di codifica e attraverso essa è possibile ottenere una descrizione oggettiva, sistematica e quantitativa di qualsiasi comportamento simbolico; e di tanti altri78. In generale, essa può essere definita come l’insieme dei metodi orientati al controllo di determinate ipotesi su fatti di comunicazione e che a tale scopo utilizzano procedure di scomposizione analitica e di classificazione, normalmente a destinazione statistica, di testi e di altri insiemi simbolici (Rositi 1988).

Inoltre, per sua natura, l’analisi del contenuto si colloca in una dimensione fortemente multidisciplinare, costantemente arricchita dai contributi della ricerca sociale, della storiografia, della linguistica, della semiotica, della psicologia sociale, della statistica e dell’informatica applicata.

Una delle difficoltà più problematiche che il tipo di analisi in questione presenta è l’enorme mole di dati e di informazioni da gestire ed elaborare. La ricchezza di informazioni connaturata al contenuto stesso, rende complesso il lavoro di ricerca imponendo inevitabilmente una scelta di mediazione tra costi e vantaggi, ovvero tra la necessità di ricorrere ad un’opportuna riduzione, metodologicamente fondata, della complessità del testo (ridotto a somma di dati/messaggi) e il vantaggio di manipolare una quantità selezionata di informazioni sulla quale sia possibile operare generalizzazioni scientificamente valide79.

Pur nell’eterogeneità degli oggetti sottoposti a indagine e nelle molteplicità di ambiti disciplinari in cui rientra, pressoché tutte le tecniche di content analysis rivelano la stessa procedura operativa: tutti i metodi di analisi del contenuto –

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Si veda Markoff J (1975), Krippendorf (1980), Osggod (1972), Sofia (2004), Nobile (1997) ecc.

79 “La chiave dell’analisi del contenuto – ma in realtà di tutti i tipi di analisi – sta nello scegliere

una strategia di perdita delle informazioni che porti a generalizzazioni interessanti e teoricamente utili, riducendo allo stesso tempo la quantità di informazioni analizzate e riportate dal ricercatore” (R. P. Weber, 1995).

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scrive Rositi a proposito – consistono essenzialmente in una scomposizione dell’unità comunicativa in elementi più semplici (unità di classificazione) e nella classificazione di questi ultimi entro variabili categoriali, avendo predefinito l’unità di contesto80

cui occorre fare riferimento nell’atto di classificazione. Le possibili declinazioni dell’analisi del contenuto sono tre:

1. Analisi delle frequenze; 2. Analisi delle contingenze; 3. Analisi degli asserti valutativi.

La tecnica più tradizionale di analisi del contenuto è rappresentata dall’analisi delle frequenze, la quale consiste nel misurare la ricorrenza delle unità di analisi all’interno di uno o più testi. Questo tipo di analisi inizia con la definizione delle categorie di significato/contenuto, ovvero le unità di analisi; si individuano poi i termini e le espressioni interessanti e pertinenti alle categorie individuate e si effettua il calcolo delle frequenze, dato dal rapporto tra il numero delle espressioni che rientrano in una categoria e l’insieme di tutte le espressioni. La tecnica in questione viene generalmente utilizzata per avere un quadro d’insieme del corpus testuale a disposizione.

L’analisi delle contingenze, invece, è una sorta di analisi co-variata del testo che si propone di misurare la co-occorrenza81, ovvero la presenza contemporanea di due o più unità in uno stesso testo. In questo caso, l’attenzione del ricercatore si sposta dalla frequenza di unità testuali singole o appartenenti ad una determinata categoria alla frequenza delle contingenze o co-occorrenze di unità di categorie diverse, tenendo conto, in tal modo delle possibili relazioni tra le parole all’interno di un testo. Il grado di contingenza viene assunto come indicatore dell’associazione (o dissociazione) nel testo tra le proprietà rappresentate da queste categorie. L’analisi consiste in concreto nella costruzione di una matrice CXU (Fig. 20), con in riga le unità di analisi (U1, U2, …, Un) e in colonna le varie categorie entro cui sono state classificate (C1, C2, …, Cm). Ad ogni incrocio Un-Cm, si segna con un + l’eventuale presenza dell’m-esima categoria

80 Campo di comunicazione cui deve fare riferimento il ricercatore.

81 La co-occorrenza statistica è il grado di probabilità che una parola o determinate parole

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all’interno dell’n-esima unità di analisi, con il segno - la sua assenza. Per ciascuna coppia di categoria possibile, vengono calcolate le contingenze osservate all’interno della matrice dati e quelle attese82

. La distanza fra le co- occorrenze osservate e quelle attese in base all’ipotesi di indipendenza stocastica viene misurata nella metrica del chi-quadrato.

Infine, l’analisi degli asserti valutativi, partendo dall’ipotesi che il linguaggio possa fornire una fedele interpretazione degli atteggiamenti di chi comunica, mira a fornire, con la massima attendibilità possibile, una misura delle valutazioni date dal produttore di un messaggio a determinati oggetti del discorso o meglio, si propone di attribuire una valutazione dell’atteggiamento dell’emittente del messaggio studiato. L’autore è favorevole o sfavorevole nei confronti del contenuto del proprio messaggio? E quanto? (Marvulli, 2003). Il procedimento inizia con l’individuazione degli oggetti di atteggiamento, isolandoli dal contesto ed etichettandoli con la sigla identificativa AO (attitude object) accompagnata da un pedice numerico che serve per quantificarli. Per ogni oggetto verranno poi indicate con la lettera c (corsivo) le forme verbali, con cm (corsivo) i termini che esprimono valutazioni di significato comune e con cm (non corsivo) i termini di significato comune che non esprimono una valutazione. Nella fase successiva viene assegnato ad ogni termine valutativo (cm) un punteggio lungo una scala da -3 (valutazione totalmente sfavorevole dell’oggetto di atteggiamento) e +3 (valutazione pienamente favorevole). Con lo stesso

82 Le contingenze attese si calcolano moltiplicando i marginali di colonna per i marginali di riga

e dividendo il prodotto così ottenuto per la numerosità totale dei casi.

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