• Non ci sono risultati.

Quartieri, cerche e colmelli: la definizione amministrativa della Zosagna di Sotto.

PARTE II. IL TREVIGIANO NELL’ETÀ MODERNA.

Capitolo 1. L’amministrazione sotto il dominio veneziano.

1.2. Quartieri, cerche e colmelli: la definizione amministrativa della Zosagna di Sotto.

All’inizio del XVI secolo, con il rinnovamento dello Stato da Terra, il territorio trevigiano era stato suddiviso in Podesterie78: queste, abbiamo detto, erano a loro volta divise in otto Quartieri. La Zosagna di Sotto era uno di questi, e nella provincia odierna potremmo dire corrispondesse al territorio a nord-est di Treviso, in parte confinante con la provincia di Venezia. Il borgo di Fiera si trovava formalmente in questa zona, ma, essendo molto vicino al centro storico, diventava una sorta di luogo di confine che si estendeva intorno al perimetro delle mura urbane, ed i paesi che lo componevano venivano chiamati Ville delle Cerche e Colmelli, e sia sotto il punto di vista amministrativo che fiscale erano gestiti quasi come il centro urbano: i loro abitanti godevano infatti di uno statuto intermedio tra quello applicato ai cittadini e quello applicato ai villici del Distretto: non erano cives, formalmente, ma erano sottoposti allo stesso regime fiscale, più vantaggioso rispetto a quello cui era sottoposto il contado.

La Villa, ente territoriale che già aveva caratterizzato il Trevigiano durante il Medioevo, era l’elemento cardine dell’ordinamento circoscrizionale, ma ad esso era sovrapposta anche una sorta di ripartizione amministrativa intermedia: quella delle Pievi. La circoscrizione amministrativa ecclesiastica era stata assunta infatti come supporto per l’esercizio dell’amministrazione civile, anche se solo in termini territoriali: raggruppava infatti le Ville in unità amministrative più limitate, quindi più governabili. Con la conquista veneziana è cambiato tutto, e l’organizzazione pievana spariva, lasciando il posto, appunto, a quella ordinata per Quartieri, la cui estensione era comunque abbastanza circoscritta, grazie alla presenza delle Podestarie79 che circondavano Treviso. I Quartieri e le Cerche trevigiane dipendevano direttamente dal Podestà e Capitano, e non dalla classe dirigente cittadina, cui rimaneva il controllo solo sulle curie civili minori (e questo fatto, ha sostenuto A. Pozzan80, non aveva riscontri nel resto dello Stato da Terra, ove i consigli cittadini mandavano i propri rappresentati a governare le periferie: lì vi era quindi

Archivio Veneto, V serie, volume CXXVII, Deputazione di storia patria per le Venezie, anno CXVII, V

serie, numero 162, tipi delle Grafiche Erredicì, Padova (pp. 5-30), 1986, p. 30.

78 Si veda Ville Venete: la provincia di Treviso, a cura di S. CHIOVARO, Marsilio, Venezia, 2001, p. XXV. 79 Che, insieme ai feudi e alle gastaldie, erano separate amministrativamente da Treviso. Podestarie erano

ad esempio quelle di Asolo e Conegliano, che si trovano ai confini della Marca Trevigiana. Tali enti consolidati ed autonomi erano un ulteriore aspetto che concorreva a determinare la debolezza degli organi politico-amministrativi trevigiani.

43

un maggiore grado di autonomia). Questa ulteriore limitazione provocava un altro svuotamento di potere negli organi amministrativi, e ciò minava alla base la possibilità di controllare il territorio del contado, perciò riduceva al minimo l’autonomia di Treviso dalla Serenissima. Il delegato del Podestà nelle Ville era il Meriga - carica istituita durante il Medioevo e mantenuta fino alla fine dell’età moderna - di estrazione locale, il quale era coadiuvato da due ufficiali, i Saltari o Uomini di Comun, che vigilavano sulle terre del loro paese ed aiutavano nella redazione degli estimi. Questo metodo di gestione era di eredità medievale, età durante la quale l’apparato amministrativo comunale era rimasto intatto, fatta salva l’aggiunta di alcuni incarichi e il trasferimento del potere di nomina a Venezia o al Rettore per parte di essa81: era infatti emerso un ordinamento distrettuale nel Trevigiano

che imponeva l’autorità amministrativa urbana attraverso le progressive divisioni dei quartieri (estensioni di quelli cittadini), e regole o ville, e attraverso la presenza nei maggiori centri di magistrati, funzionari e presidi trevigiani82.

I Merighi avevano l’onere di esercitare entro limiti ben precisi la giustizia, e di imporre “banna” fino ad una somma di 100 soldi di denari piccoli; distribuiscono, secondo un estimo locale, elaborato “ad hoc”, le tasse e ne curano la riscossione, provvedono alla polizia campestre, mediante l’elezione di saltari, catturano i malfattori, sorvegliano il movimento delle merci [...], provvedono a fare coltivare le terre sprovviste di lavoratori, [...] fanno eseguire i lavori pubblici83.

Eletto dai capifamiglia della Villa o Colmello in cui abitava e per cui doveva svolgere il suo esercizio, il Meriga doveva sottostare al Podestà ed in un certo senso fare le sue veci in una realtà più limitata rispetto a quella del centro urbano, ma, essendo un autoctono, quindi intimamente compreso negli affari locali, possiamo facilmente intuire come potesse essere ben più vicino del Podestà agli abitanti del luogo, conoscendone le dinamiche e le esigenze. Era quindi colui il quale aveva l’onere di mediare con il potere

81 «Va sottolineato che era senza paragoni tra le città maggiori aggregate allo Stato di Terraferma

quattrocentesco il grado di soppressione delle autonomie municipali verificatosi a Treviso, fenomeno che viene attribuito dal Ventura alla scissione d’interessi tra i nobili e i cittadini del secondo grado, alla vicinanza geografica di Treviso a Venezia, alla sua lunga sudditanza e alla profonda penetrazione economica veneziana», M. KNAPTON, Venezia e Treviso nel Trecento..., Op. Cit., p. 47.

82 Ivi, p. 49.

44

centrale, tentando di far rispettare la realtà locale e di cercare per essa agevolazioni84, soprattutto per quanto riguarda la fiscalità. Possiamo immaginare per il borgo di Fiera la situazione fosse più o meno questa: si trattava certamente di un piccolo centro troppo vicino a Treviso per potersi considerare una realtà indipendente, ma godeva forse di un grado di autonomia in più rispetto alla città, anche perché era sede di un porto e di un mercato annuale, i quali, essendo oggetto di svariate esenzioni, rappresentavano per l’amministrazione un particolare caso di gestione, che non poteva essere risolto applicando esattamente le medesime strategie utilizzate per il centro storico.

45