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relazioni, possibilità, rigenerazione e identità

2.12 La questione del sito

La questione dell’arte nello spazio pubblico è anche la questione del sito, una questione che non manca di prestare attenzione alle produzioni artistiche contemporanee, in particolare alla scultura, che richiama il concetto di in situ.

Thierry de Duve ha analizzato il modo in cui le opere contemporanee rendono evidente la crisi del sito, tentando di ricostituirla. I musei - specialmente la scultura nei musei - testimoniano la crisi del sito: “la società moderna ha sostituito lo spazio del consenso sociale in cui esisterebbe l’arte pubblica, con un settore o con una sostituzione artificiale dello spazio istituzionalizzato, il museo. La scultura non è mai a casa” (de Duve, 1989, p. 49). Thierry de Duve definisce il sito come armonia del luogo (attaccamento culturale al suolo, al territorio, all’identità), dello spazio (consenso culturale sulla griglia percettiva di riferimento) e della scala (il corpo umano come

misura di tutte le cose). L’arte di oggi, l’arte in situ, sacrifica uno dei parametri per preservare gli altri due per tentare di recuperare il sito perduto.

De Duve esamina questi svantaggi alla luce di costruzioni come l’architettura e la scultura:

• Sacrificio di luogo, collegamento tra spazio e scala: la Carta di Atene, Le Corbusier e l’arte cosmopolita.

• Sacrificio di spazio, collegamento tra luogo e scala: le sculture di Barnett Newman o Tony Smith (cubi neri = una cosa assorbita da sé, “disabuso affermazione dell’antropomorfismo della scultura”).

Figura 3 Barnett Newmann, Broken Obelisk, 1963

• Sacrificio di scala, collegamento tra spazio e luogo: Brancusi e variazioni di scala (colonne infinite, lavoro sulla fotografia) l’importanza del luogo (lo studio) a cui lo spazio si identifica finalmente. Carl André per la quale sono le strade il mezzo per intensificare la percezione della zonizzazione suburbana; Robert Smithson che ha teorizzato il non sito legato all’entropia urbana meglio di chiunque altro.

Questi tre parametri utilizzati da Duve consentono effettivamente di esaminare il rapporto tra arte pubblica e spazio pubblico, ma potrebbe essere interessante esaminare questi parametri in relazione a quello che sembra emergere nello spazio sociale:

• LUOGO: l’inasprimento del narcisismo delle minoranze, da prendere in prestito Freud, non crea un’ipertrofia del luogo? Il restauro dei siti e dei monumenti, quando dettato da interessi nazionalistici o turistici, può creare quello che è falso, quello che è simulazione storica, falso storico, mentre ogni aggiunta o restauro deve essere indicato come tale.

• SPAZIO: la devalorizzazione della classe politica (corruzione diffusa) e il dibattito politico (fine degli ideali), nonché il modo di vivere che aspirerà ad imporsi nei prossimi anni, rivelano entrambi la fragilità, se non la scomparsa, di ciò che potrebbe essere chiamato uno spazio sociale definito come spazio di “consenso” sociale20. Lo spazio pubblico più elementare,

Figura 4 Tony Smith, Black Box, 1962

l’esterno che è la strada, rischia di diventare uno spazio deserto, un luogo abbandonato agli emarginati. Come osservato da Martha Rosler: “Sto pensando anche ai cartelloni pubblicitari, intesi come una forma di messaggio pubblico, o l’inserimento di video in alcune reti televisive. I tabelloni e la televisione rappresentano oggetti o eventi negli spazi transitori... Ma al momento le out-of-doors non simboleggiano né richiedono una collettività, nemmeno la collettività della folla. Le strade possono appartenere alla gente, ma attualmente le persone non ne sentono il bisogno. Sono state cedute ai senzatetto, ai rappresentanti dello Stato e, in taluni casi, al “mondo sotterraneo criminale”21. Anche una considerazione sullo spazio contemporaneo passa attraverso una riflessione sulla forma del “consenso” sociale contemporaneo. In termini di spazio ci troviamo di fronte ad un inversione di conflitto interno/esterno. Fino ad ora lo spazio sociale si è opposto all’intimità domestica, mentre il nuovo spazio di incontro, di discussione, di scambio che avanza in avanti è quello dello schermo dei media interattivi, dell’autostrada delle comunicazioni... ecc. Il percorso è in crescita verso l’interno. L’arte pubblica può anche essere pensata in questo nuovo spazio pubblico che è lo schermo che unisce molte persone intorno a un desiderio, un’idea o un progetto comune. Lo spazio pubblico diventa, nel caso dei media interattivi, uno spazio virtuale una perdita di libertà/vitalità. Questi nuovi media non mancheranno di influenzare anche la produzione artistica. Quello che Edgar Wind ha dimostrato sulla fotografia può essere applicato a reti di telecomunicazione: una nuova tecnica legata alla visione influenza il gusto del pubblico, la ricezione e la creazione di opere d’arte in settori come la pittura e la scultura22.

• SCALA: se la scala è stata precedentemente definita in relazione

alla dimensione di un uomo, al suo formato, bisogna capire che il modo di vivere contemporaneo altera, in modo più o meno arbitrario, il formato e le proporzioni dell’uomo. L’uomo oggi, come sottolineato da Paolo Virilio, è un corpo artificiale, il modello del superman che è diventato invalido

sopravvalutato. Corpi artificiali, non usano più le gambe, chiuse in automobili, appollaiate su scale mobili, aspettano (arrivati sul divano) l’arrivo di “tele pizza”, mentre le dita digitano sul telecomando, programmi narcotici sulla nuova e solo finestra del mondo. All’interno, l’uomo cambia come parti tecnologiche di cui l’antenato è il pacemaker.23 Infine, il cibo determina anche le modifiche morfologiche che contribuiranno a disturbare il riferimento della nozione di scala: il cibo spazzatura crea mostri e al contrario, i freaks di fitness finiscono perdendo il loro formato umano, trasformandosi in sculture, o talvolta, in figure anatomiche da studiare.