III) LE SFIDE DELL’UNIONE EUROPEA III.1) BREXIT
III.2) Le recenti politiche europee sulle migrazioni II. 1) Linee generali
Il Consiglio europeo svolge un ruolo importante in questo settore, in quanto fissa le priorità strategiche. Sulla base di tali priorità il Consiglio dell'UE stabilisce determinate linee di azione e predispone i mandati di negoziato con i paesi terzi. Adotta inoltre atti legislativi e verifica la definizione e l'attuazione di programmi specifici.
Negli ultimi anni, il Consiglio dell’Unione e il Consiglio europeo hanno contribuito a elaborare una forte risposta in diversi settori. La presidenza del Consiglio dell’Unione, inoltre, ha attivato i dispositivi integrati dell'UE per la risposta politica alle crisi (IPCR), che forniscono strumenti per intensificare il sostegno alla risposta del Consiglio in caso di crisi, a livello sia politico che operativo, con la Commissione, il SEAE e le agenzie competenti.
Per dare una risposta alle cause profonde dei flussi migratori sono necessari un approccio di ampio respiro e una stretta cooperazione con i paesi di origine e di transito. L'azione del Consiglio dell’Unione in questo ambito mira ad affrontare i motivi che portano le persone a fuggire, tra cui i conflitti, l'instabilità politica ed economica, le violazioni dei diritti umani e la povertà.
Nell'ottobre 2014 il Consiglio ha accolto con favore l'avvio dell'operazione Triton, finanziata dall'UE, che sostiene le operazioni di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo centrale. Una seconda operazione, Poseidon, pattuglia il Mediterraneo orientale dal 2006.
L'UE ha cercato anche di lottare contro le reti criminali che sfruttano i migranti vulnerabili. Per contribuire a questo obiettivo, nel maggio 2015 il Consiglio ha istituito una missione militare dell'UE, EUNAVFOR MED operazione Sophia. Sempre nel maggio 2015 il Consiglio ha convenuto di rafforzare la missione civile EUCAP Sahel Niger per offrire sostegno nella prevenzione della migrazione irregolare e nel contrasto dei reati connessi.
L'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera è stata ufficialmente inaugurata nell'ottobre 2016. L'Agenzia monitorerà da vicino le frontiere esterne dell'UE e collaborerà con gli Stati membri per individuare rapidamente e affrontare le potenziali minacce per la sicurezza alle frontiere esterne dell'UE. L'Agenzia ha varato nel dicembre 2016 la riserva di reazione rapida che, formata da 1500 agenti, sarà dispiegata entro cinque giorni lavorativi in una situazione di crisi.
Il continuo aumento dei flussi migratori attraverso il Mediterraneo evidenzia la necessità di fornire assistenza agli Stati membri sottoposti a forti pressioni migratorie. Nel 2016, il Consiglio ha approvato la ricollocazione di 160 000 persone bisognose di protezione internazionale, dall'Italia e dalla Grecia verso altri Stati membri.
L'UE è inoltre intervenuta per aiutare gli Stati membri ad adempiere alle loro responsabilità nel registrare i migranti. Nell'ambito di tale intervento, nel giugno 2015 il Consiglio europeo ha approvato la creazione di strutture ("punti di crisi") negli Stati membri in prima linea al fine di garantire la registrazione dei migranti.
L'UE mira inoltre a migliorare la gestione dei flussi di migranti regolari e richiedenti asilo.
I lavori del Consiglio in questo settore includono:
• un accordo sul reinsediamento di 20 000 persone in evidente bisogno di protezione internazionale
• una proposta su un programma volontario di ammissione umanitaria
Una politica migratoria efficace deve includere anche il rimpatrio nei rispettivi paesi di origine delle persone che non hanno il diritto di soggiornare nell'UE. A tale scopo l'UE:
• lavora per definire i paesi che possono essere considerati sicuri
• negozia e conclude accordi di riammissione con paesi terzi
• elabora schede in materia di rimpatrio e di riammissione per alcuni paesi terzi pertinenti specifici
II. 2 L’accordo tra l’Unione europea e la Turchia
Il 18 marzo 2016, gli stati membri dell’Unione e la Turchia hanno trovato un accordo per la gestione dell’arrivo dei migranti dalla Siria e dalle altre zone di guerra, che si basa sui seguenti punti:
1) Tutti i nuovi migranti irregolari che hanno compiuto la traversata dalla Turchia alle isole greche a decorrere dal 20 marzo 2016 saranno rimpatriati in Turchia, nel pieno
rispetto del diritto dell'UE e internazionale, escludendo pertanto qualsiasi forma di espulsione collettiva. Tutti i migranti saranno protetti in conformità delle pertinenti norme internazionali e nel rispetto del principio di non-refoulement. Si tratterà di una misura temporanea e straordinaria che è necessaria per porre fine alle sofferenze umane e ristabilire l'ordine pubblico. I migranti che giungeranno sulle isole greche saranno debitamente registrati e qualsiasi domanda d'asilo sarà trattata individualmente dalle autorità greche conformemente alla direttiva sulle procedure d'asilo, in cooperazione con l'UNHCR. I migranti che non faranno domanda d'asilo o la cui domanda sia ritenuta infondata o non ammissibile ai sensi della suddetta direttiva saranno rimpatriati in Turchia. La Turchia e la Grecia, assistite dalle istituzioni e agenzie dell'UE, adotteranno le misure necessarie e converranno i necessari accordi bilaterali, tra cui la presenza di funzionari turchi sulle isole greche e di funzionari greci in Turchia dal 20 marzo 2016, al fine di garantire un collegamento e agevolare in questo modo il corretto funzionamento di detti accordi. I costi delle operazioni di rimpatrio dei migranti irregolari saranno a carico dell'UE.
2) Per ogni siriano rimpatriato in Turchia dalle isole greche un altro siriano sarà reinsediato dalla Turchia all'UE tenendo conto dei criteri di vulnerabilità delle Nazioni Unite. Sarà istituito, con l'assistenza della Commissione, delle agenzie dell'UE e di altri Stati membri nonché dell'UNHCR, un meccanismo inteso a garantire l'attuazione di tale principio a decorrere dallo stesso giorno dell'avvio dei rimpatri. La priorità sarà accordata ai migranti che precedentemente non siano entrati o non abbiano tentato di entrare nell'UE in modo irregolare. Per quanto riguarda l'UE, il reinsediamento nell'ambito di tale meccanismo si svolgerà, in primo luogo, assolvendo agli impegni assunti dagli Stati membri nelle conclusioni dei rappresentanti dei governi degli Stati membri riuniti in sede di Consiglio il 20 luglio 2015, in base ai quali restano 18 000 posti destinati al reinsediamento. A qualsiasi ulteriore bisogno di reinsediamento si provvederà mediante un analogo accordo volontario fino a un limite di 54 000 persone aggiuntive. I membri del Consiglio europeo accolgono con favore l'intenzione della Commissione di proporre una modifica alla decisione del 22 settembre 2015 sulla ricollocazione affinché qualsiasi impegno in termini di reinsediamenti assunto nel quadro di tale accordo possa essere dedotto dai posti non assegnati ai sensi della decisione. Qualora detti accordi non soddisfino l'obiettivo di porre fine alla migrazione irregolare e il numero dei rimpatri si avvicini ai numeri di cui sopra, il meccanismo in questione sarà riesaminato. Qualora il numero dei rimpatri sia superiore ai numeri di cui sopra, il meccanismo sarà interrotto.
3) La Turchia adotterà qualsiasi misura necessaria per evitare nuove rotte marittime o terrestri di migrazione irregolare dalla Turchia all'UE e collaborerà con i paesi vicini nonché con l'UE stessa a tale scopo.
4) Una volta terminati, o per lo meno drasticamente e sostenibilmente ridotti, gli attraversamenti irregolari fra la Turchia e l'UE, verrà attivato un programma volontario di ammissione umanitaria. Gli Stati membri dell'UE contribuiranno al programma su base volontaria.
5) L'adempimento della tabella di marcia sulla liberalizzazione dei visti sarà accelerata nei confronti tutti gli Stati membri partecipanti con l'obiettivo di abolire l'obbligo del visto per i cittadini turchi entro la fine di giugno 2016 al più tardi, a condizione che tutti i parametri di riferimento siano stati soddisfatti. Al riguardo la Turchia adotterà le misure necessarie per soddisfare gli obblighi rimanenti al fine di consentire alla Commissione di formulare, a seguito della necessaria valutazione della conformità ai parametri di riferimento, una proposta adeguata entro la fine di aprile, sulla cui base il Parlamento europeo e il Consiglio possano prendere una decisione definitiva.
6) L'UE, in stretta cooperazione con la Turchia, accelererà ulteriormente l'erogazione dei 3 miliardi di EUR inizialmente assegnati nel quadro dello strumento per i rifugiati e garantirà il finanziamento di ulteriori progetti per le persone oggetto di protezione temporanea identificati con un tempestivo contributo della Turchia prima della fine di marzo. Entro una settimana sarà identificato congiuntamente un primo elenco di progetti concreti per i rifugiati, segnatamente in materia di salute, istruzione, infrastrutture, alimentazione e altre spese di sostentamento, che possono essere rapidamente finanziati dallo strumento. Una volta che queste risorse saranno state quasi completamente utilizzate, e a condizione che gli impegni di cui sopra siano soddisfatti, l'UE mobiliterà ulteriori finanziamenti dello strumento per altri 3 miliardi di EUR entro la fine del 2018.
7) L'UE e la Turchia hanno accolto con favore i lavori in corso per il miglioramento dell'unione doganale.
8) L'UE e la Turchia hanno riconfermato il loro impegno di rilanciare il processo di adesione enunciato nella dichiarazione congiunta del 29 novembre 2015. Hanno accolto con favore l'apertura, il 14 dicembre 2015, del capitolo 17 e deciso, come nuova tappa, di aprire il capitolo 33 durante la presidenza dei Paesi Bassi. Si sono compiaciuti del fatto che la Commissione presenterà una proposta in tal senso in aprile. I lavori preparatori per l'apertura di altri capitoli continueranno a ritmo accelerato fatte salve le posizioni degli Stati membri in conformità delle norme esistenti.
9) L'UE e i suoi Stati membri collaboreranno con la Turchia per migliorare la situazione umanitaria in Sira, in particolare in talune zone limitrofe della frontiera turca, nel quadro di qualsiasi sforzo congiunto che possa consentire alla popolazione locale e ai rifugiati di vivere in zone più sicure.
Tutti questi aspetti verranno portati avanti in parallelo e monitorati congiuntamente su base mensile.
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Il 26 gennaio 2017 si è aperto a Malta il vertice dei Ministri dell’interno dell’Unione europea sull’immigrazione, in preparazione del summit che si svolgerà sempre alla Valletta il 3 febbraio proprio su questo tema.
Il presidente della Commissione europea, insieme al commissario all’interno e all’immigrazione Dimitri Avramopoulos e alla rappresentante per la politica estera
dell’Unione europea Federica Mogherini, hanno anticipato il piano che sarà proposto dalla Commissione europea ai capi di stato e di governo la prossima settimana.
L’obiettivo del nuovo piano è l’interruzione del flusso dei migranti dalla Libia all’Europa.
Uno dei punti centrali della proposta è il finanziamento della guardia costiera libica, addestrata durante l’operazione Sophia, a cui verrà chiesto di creare una cosiddetta “linea di protezione” per impedire alle imbarcazioni dirette in Europa di partire dalle coste libiche.
Ecco quali sono i punti principali.
• Il programma prevede lo stanziamento di 200 milioni di euro per bloccare l’arrivo di migranti dalla Libia e dal Nordafrica verso l’Italia e aumentare la sorveglianza delle frontiere. Questi fondi saranno presi dal fondo europeo per l’Africa.
• In particolare sarà finanziato l’addestramento della guardia costiera libica, già avviato nel 2016 con l’operazione Sophia, che avrà il compito di pattugliare le coste e fermare la partenza delle imbarcazioni dalla Libia. Alla guardia costiera libica saranno forniti anche i mezzi per pattugliare le coste e i fondi per la manutenzione di questi mezzi.
• L’obiettivo è quello di affidare alla guardia costiera libica le operazioni nelle acque libiche nelle quali i mezzi navali europei non hanno il permesso di entrare.
• Entro la primavera del 2017 sarà lanciato il Seahorse Mediterranean network, un centro di coordinamento per il controllo delle frontiere a cui parteciperanno Cipro, Francia, Grecia, Italia, Portogallo e Spagna. Algeria, Egitto e Tunisia potrebbero dare il loro sostegno. L’Europol, l’Interpol, Eunavformed e Frontex avranno un ruolo centrale in questo coordinamento.
• Il piano prevede di sostenere l’ingresso in Libia – e in particolare nei centri di detenzione dei migranti – di organizzazioni umanitarie come l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Unhcr) e l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim).
• Inoltre si punta a sostenere i programmi di rimpatrio volontario nei paesi di origine gestiti dall’Oim e di sostenere questi programmi di rimpatrio volontario anche dalla Libia con dei finanziamenti per i migranti che decidono di tornare indietro.
• Sarà finanziato il pattugliamento delle frontiere meridionali delle Libia da parte delle autorità libiche.
• Saranno promossi accordi con i paesi confinanti con la Libia, in particolare il Niger, per controllare le frontiere.
Il vertice di Valletta del 3 febbraio 2017 sui migranti si è chiuso con una dichiarazione congiunta dei leader europei che prevede: il rafforzamento della capacità dei rimpatri (dando priorità alla Libia), 200 milioni in più per l’Africa e il pieno sostegno all’accordo siglato tra Gentiloni e al-Serraj.
In particolare del documento di Malta si legge: “L’Unione europea accoglie con favore ed è pronta a sostenere lo sviluppo dell’accordo firmato tra Italia e Libia il 2 febbraio”.
“Occorre continuare a sostenere gli sforzi e le iniziative dei singoli Stati membri direttamente impegnati con la Libia”. “L’Ue si compiace ed è pronta a sostenere l’Italia nella sua attuazione del memorandum d’intesa firmato il 2 febbraio 2017 da parte delle autorità italiane e Presidente del Consiglio di Presidenza al-Serraj”.
L’iniziativa della Commissione sui migranti è stata accolta favorevolmente dai leader europei riuniti a Malta. “Accogliamo con favore la decisione della Commissione di mobilitare, come primo passo, di un ulteriore 200 milioni di euro per la parte del fondo riguardante il Nord Africa e di dare priorità ai progetti di migrazione legati alla Libia”.
In linea con il piano d’azione Valletta, spiega ancora il documento, “l’Unione europea sta rafforzando le politiche di integrazione all’interno del suo piano di aiuto pubblico allo sviluppo per l’Africa, che ammonta a 31 miliardi di euro. Alcune delle azioni possono essere finanziate nell’ambito di progetti già in corso, in particolare i progetti finanziati dal Fondo fiduciario Ue per l’Africa, che mobilita 1,8 miliardi dal bilancio dell’Ue e 152 milioni da contributi degli Stati membri. Per coprire il finanziamento più urgente – si legge nel documento – accogliamo con favore la decisione della Commissione di mobilitare, come primo passo di un ulteriore 200 milioni di euro per la parte del fondo riguardante il Nord Africa e di dare priorità ai progetti di migrazione legati relativa alla Libia”.
Infine la nota congiunta affronta il tema dei rimpatri. “Svilupperemo ulteriormente la nostra politica migratoria esterna al fine di renderla più resistente per le crisi future.
Individueremo potenziali ostacoli, ad esempio in relazione alle condizioni da soddisfare per i rimpatri, e rafforzeremo le capacità di rimpatrio dell’Ue, nel rispetto del diritto internazionale. Accogliamo con favore l’intenzione della Commissione di presentare rapidamente, come primo passo, un piano d’azione aggiornato sui rimpatri e di fornire una guida per i rimpatri più operativi da parte dell’Ue e degli Stati membri e di riammissione efficaci”.
Di seguito sono fornirti alcuni dati sui rifugiati in Europa aggiornati al 2015.
dati Unhcr | Global Trends 2015
IV) IL PROGRAMMA LEGISLATIVO E DI LAVORO DELLA COMMISSIONE