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Servizio politiche familiari, infanzia e adolescenza

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SEZ II - Gabinetto del Presidente della Giunta V) AGENDA DIGITALE

XI FORMAZIONE E LAVORO XI. Pacchetto giovani

XII. L’attuazione del diritto dell’unione europea (fase discendente)

XII.3 Servizio politiche familiari, infanzia e adolescenza

La Regione disciplina il quadro degli interventi e dei progetti per la tutela e l'accoglienza dei bambini e dei ragazzi. La protezione dell'infanzia, l’accompagnamento delle famiglie in difficoltà, la promozione delle reti di famiglie ed una particolare attenzione alle comunità per minori che accompagnano i ragazzi verso l’autonomia e la vita adulta sono i principali aspetti del lavoro regionale di questi ultimi anni.

Proseguendo nell’ottica della Raccomandazione della Commissione europea del 20 febbraio 2013 “Investire nell'infanzia per spezzare il circolo vizioso dello svantaggio sociale”, si è altresì dato attuazione alle novità normative statali in materia.

La legge statale 13 luglio 2015, n. 107 “Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega del riordino delle disposizioni legislative vigenti” istituisce (art. 1 – comma 181) il sistema integrato di educazione e istruzione dalla nascita fino ai sei anni, costituito dai servizi educativi per l’infanzia e dalle scuole dell’infanzia.

Tale norma era attesa nel territorio nazionale da diversi decenni, poiché le grandi trasformazioni sociali avevano ormai reso inadeguata la normativa ancora vigente dal 1971 (legge n. 1044/1971). Dunque, l’approvazione della nuova legge nazionale che regolamenta l’intero sistema integrato di educazione e istruzione 0-6 anni, introduce in prospettiva l’uscita dei servizi per la prima infanzia dai servizi a domanda individuale, ne riconosce l’identità educativa e la generalizzata domanda da parte delle famiglie. Inoltre riconosce aspetti fondamentali per la qualificazione del sistema educativo:

-la preparazione universitaria e la formazione continua del personale;

-la previsione del coordinamento pedagogico territoriale (su tutto il territorio nazionale).

Nell’ottica della sempre maggiore qualificazione del personale educativo dei servizi per bambini da 0 e 3 anni, è significativo anche un altro percorso di riforma che si sta realizzando, ovvero quello riferito alle “professioni di educatore professionale socio-pedagogico, educatore professionale socio-sanitario e pedagogista” (disegno di legge n.

2656 cosiddetto proposta IORI, in esame del Senato).

In attuazione della legge statale 56/2014, è stata adottata a livello regionale la riforma del sistema di governo regionale e locale e disposizioni su Città metropolitana di Bologna, Province, Comuni e loro Unioni” (LR 13/2015), la quale ha stabilito, nello specifico, che dal 1 gennaio 2016 le funzioni in ambito sociale ed educativo precedentemente svolte dalla Province vengono richiamate in capo alla Regione.

Di conseguenza, con la nuova legge regionale del 25 novembre 2016 n. 19 “Servizi educativi per la prima infanzia. Abrogazione della L.R. n. 1 del 10 gennaio 2000” in materia di servizi educativi per la prima infanzia, è stato definito un nuovo assetto istituzionale e amministrativo, introducendo:

- la valorizzazione del Comune in quanto Ente territoriale che, nell’ambito di una propria autonomia amministrativa, agisce la programmazione e gestione degli interventi di sviluppo e qualificazione dei servizi pubblici e privati nel proprio territorio e secondo gli orientamenti e indirizzi regionali e statali;

- una nuova definizione del sistema dei servizi per la prima infanzia, costituito da nidi d’infanzia (nelle varie modalità organizzative) e servizi educativi integrativi al nido comprendendo in essi gli spazi bambini, i centri per bambini e famiglie, i servizi domiciliari, i servizi sperimentali;

- l’accesso professionale ai servizi educativi per l’infanzia ad educatori in possesso del diploma di laurea, già prevista dalla normativa regionale ed ora anche dalla normativa nazionale;

- lo spostamento presso i Comuni capoluogo del coordinamento pedagogico territoriale (ex provinciale), mantenendone l’ambito territoriale provinciale;

- l’inserimento tra i requisiti dell’autorizzazione al funzionamento di un piano finalizzato alla prevenzione, valutazione e gestione del rischio stress lavoro-correlato, anche ai fini di quanto previsto dalla legislazione specifica in materia di tutela e sicurezza sul lavoro;

- l’accreditamento delle strutture private, già previsto in precedenza ma a tutt’oggi non ancora attuato. Diverso da quello realizzato nell’ambito sanitario e sociale e orientato alla valutazione della qualità, intesa come possesso di requisiti maggiori previsti dall’autorizzazione al funzionamento e quindi con una attenzione al progetto pedagogico, alla presenza del coordinatore pedagogico, all’adozione di strumenti di autovalutazione e di un adeguato numero di ore di formazione per tutto il personale;

- la qualificazione e il consolidamento del sistema educativo integrato attraverso la programmazione e la realizzazione della formazione permanente per gli operatori dei servizi educativi, pubblici e privati, nella dimensione distrettuale e in raccordo con i coordinamenti pedagogici territoriali;

- la semplificazione delle procedure e dei tempi di realizzazione delle diverse azioni con un diretto rapporto istituzionale tra Regione e Comuni e loro forme associative, in particolar modo per l’erogazione delle risorse economiche ai territori.

E’ dunque evidente che l’attuale cornice legislativa regionale regolamenta e sostiene il sistema educativo integrato assicurando altresì la coerenza con i principi indicati nella legge nazionale (107/2015 art. 1 – c. 181).

Occorre comunque tenere presente che il percorso normativo statale si deve completare poiché il decreto legislativo riferito all’istituzione del “sistema integrato di educazione e istruzione dalla nascita fino a sei anni” è attualmente all’esame delle competenti Commissioni parlamentari. Tale decreto, tra l’altro, dovrà rispettare i contenuti della sentenza 284/2016 della Corte Costituzionale, la quale ha evidenziato che gli standard strutturali e organizzativi dei servizi educativi 0-3 anni sono di pertinenza delle Regioni.

Il tema dei bambini e ragazzi seguiti dai servizi sociali e sanitari per motivi di protezione e tutela, in quanto soggetti “deboli” in contesti familiari e sociali non rispettosi dei loro bisogni di crescita e di salute psico-fisica, è uno tra gli indicatori più significativi della condizione dell’infanzia e dell’adolescenza di un territorio. Negli ultimi anni sono state approvate diverse delibere regionali finalizzate a qualificare e regolamentare in modo omogeneo la tematica, in particolare la direttiva sulle comunità e l'affidamento familiare (la D.G.R. n. 1904/2011), le linee di indirizzo per l'accoglienza e la cura di bambini e adolescenti vittime di maltrattamento/abuso (DGR 1677/2013) , la ridefinizione degli accordi nell'area delle prestazioni socio-sanitarie rivolte ai minorenni allontanati o a rischio di allontanamento (DGR 1102/2014). In tutti questi dispositivi normativi è evidenziata la necessità di intervenire in modo appropriato attraverso una presa in carico tempestiva ed integrata tra i diversi professionisti dei servizi sociali, educativi, sanitari.

Anche nel 2016 è continuata l’attività di monitoraggio della Regione circa l’applicazione dei principali dispositivi normativi, attraverso l’attività di tavoli di lavoro regionali che coinvolgono rappresentanze dei diversi soggetti pubblici (professionisti di area sociale e sanitaria specializzati nella rilevazione, accoglienza e cura delle vittime di violenza) e del privato sociale che compongono il sistema a rete di protezione e tutela.

Si è inoltre proseguita la sperimentazione di un modello di intervento unitario per la prevenzione degli allontanamenti familiari sui vari ambiti territoriali, attraverso la conferma o la nuova adesione all'adesione al programma nazionale P.I.P.P.I. -Programma di Intervento per la Prevenzione dell’Istituzionalizzazione-(ad oggi aderiscono all'iniziativa l’ambito metropolitano di Bologna, i distretti di Modena, Reggio Emilia, Forlì, Parma, Guastalla e Correggio, sud est di Ferrara, l'Azienda Usl di Rimini, il distretto di Ravenna, il distretto di Ponente (PC), di Carpi e di Fidenza).

Tra le principali iniziative realizzate in applicazione delle “Linee di indirizzo per l’accoglienza e la cura di bambini e adolescenti vittime di maltrattamento e abuso” DGR n. 1677 del 2013 (vedi anche il paragrafo dedicato al contrasto alla violenza contro le donne), che recepiscono le indicazioni europee (Direttiva 2011/92/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 13 dicembre 2011), sono stati dati obiettivi alle Aziende sanitarie (DGR n. 1003/2016) relativi:

- alla compilazione della check-list per il monitoraggio dell'applicazione delle raccomandazioni delle linee guida e dei quaderni correlati,

- alla predisposizione di un programma formativo locale specifico, - all’individuazione di buone pratiche locali,

- alla collaborazione nella realizzazione di nuovi quaderni.

Inoltre, nel primo semestre 2016, come previsto dal Piano Regionale della Prevenzione 2015-18 (DGR 771/2015) nel progetto “3.7 Maltrattamento e abuso nei

delle raccomandazioni delle Linee guida e quaderni correlati con l'invio di una check list alle direzioni delle Aziende sanitarie.

Così come sono stati organizzati momenti formativi, come ad es. nell’aprile 2016 una formazione regionale specifica “Maltrattamento fisico, raccomandazioni regionali, riflessione sui casi clinici” e, nel maggio 2016, un convegno sull'ascolto del minore vittima di abuso sessuale e maltrattamento. Si segnala la pubblicazione di un nuovo quaderno della collana “Maltrattamento e abuso sul minore – I Quaderni del professionista” si tratta di un numero speciale dedicato al tema della “Violenza di genere.

Raccomandazioni per la valutazione clinica e medico-legale.”

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