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Ricerca di nuovi procedimenti

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III. Ricerca di nuovi procedimenti

La presentazione di nuovi procedimenti che tentano di ovviare ai limiti e agli inconvenienti di cui prima si è detto, formano la materia degli articoli raggruppati qui di seguito. Infatti il primo — il più ampio di questa raccolta, quello che può vantare di aver preso in considerazione gli aspetti salienti emersi da una massa di studi compiuti negli ultimi dieci anni, presentandoli e riassumendoli in modo sistematico — sottolinea in modo specifico la necessità della convalida, cioè del controllo del rapporto tra teoria e risultati empirici, insieme proponendo soluzioni possibili per situazioni specifiche. William J. McEwen discute ì problemi di convalida nell’antropologia sociale, ma anche nelle altre scienze sodali la problema­ tica è esattamente la stessa. Forse gli esempi che ci fornisce sono partico­ larmente pertinenti perché l’antropologia — sicuramente più della sociolo­ gia — è sempre stata tradizionalmente ricca di dati raccolti sul campo ma povera quanto a formulazioni teoriche.

McEwen si preoccupa che si pensi ad operazioni di convalida fondate sulla base di illustrazionid i casi che sono semplicemente delle assei’zioni; di « conferme » di ipotesi che non offrono in sé alcuna possibilità di control­ lo, che equivalgono cioè a descrizioni, potenzialmente utili per ulteriori ricerche, ma neppure lontanamente conclusive; di analisi funzionali quando i sistemi da analizzare non sono veramente specificati come unità o nei loro stati particolari.

D ’altra parte l’analisi tipologica come base di convalida so ffr e spesso di mancanza di quantificazione, ma almeno si fonda generalmente sul confron­ to ( che è uno dei due requisiti della convalida) all’interno di un sistema più ampio, anche se manca dell’altro importante requisito della convalida auten<- tica: i controlli. Essa tende anche ad essere imprecisa perché non esistono guide oggettive per sistemare i dati empirici entro i tipi. Non bisogna dimenticare che nelle altre scienze l’accertamento statistico è diventato la form a più comune di procedimento di convalida. Un’occhiata alle pubblica­ zioni in campo sociologico basta a dimostrare l’ampiezza dell’impegno di tale accertamento. Ma qui le aree d’indagine sono generalmente piccole, il nume­ ro dei casi limitato, le deduzioni generali rare. P er ragioni di economia i dati primari sono stati fino adesso riservati al confronto all’interno di una data società; gli wntropologi sociali hav/no invece concentrato il loro interesse su dati secondari, esponendosi così a pericoli di imprecisione

anche più gravi, poiché i dati sono per forza scelti in modo soggettivo, e dovrebbero essere confrontabili e allo stesso tempo indipendenti.

Oltre a ciò una convalida accettabile è rara nella ricerca sociale, a causa della mancanza di ricerca sperimentale che faciliterebbe l’analisi statistica e offrirebbe quindi almeno una direzione per ulteriori studi, dal momento che fornirebbe spiegazioni distinte a seconda della maggiore o minore proba­ bilità. Alla fine, la pietra di paragone di tutte le spiegazioni è la plausibi­ lità, ma rimane da misurare il grado di plausibilità.

P er arrivare in futuro a più validi risultati nel campo delle scienze sociali l’autore propone i seguenti rimedi; maggiore precisione nella defi­ nizione dei dati di campo, ulteriori tentativi di progettare studi di labora­ torio che potrebbero ben essere collegati con gli studi di campo, maggiori sforzi per arrivare a proposizioni più generali sulla base di un collegamento fra i risultati individuali. A questo scopo si dovrebbero interamente ammet­ tere nelle scienze sociali i concetti matematici, cosicché diventi possibile ottenere risultati precisi mediante la quantificazione di rapporti significativi.

L ’articolo di E verett E. Hagen si riferisce alle stesse considerazioni teoriche qui esposte, e passa ad illustare la costruzione di un modello anali­ tico e il suo peso logico sullo studio dei sistemi sociali. Hagen è un econo­ mista consapevole degli aspetti sociali presenti nel suo campo specifico di studio come in ogni altra espressione del comportamento umano. E ’ per questa ragione che egli si interessa della metodologia p er mezzo della quale accostarsi allo studio dei fenomeni sociali, particolarmente per stabi­ lire rapporti causali dove per definizione l’oggetto è in continuo stato di cambiamento e il cambiamento è l’oggetto principale da studiare. Come tutti gli altri rapporti, i rapporti causali per essere compresi richiedono una previa formulazione teorica, e i gruppi umani sono così complicati che non basta preoccuparsi di un elemento e della sua relazione con un altro; qui si tratta invece della presenza continua di una quantità di elementi e dei loro rapporti reciproci, che devono essere analizzati, come in tutte le scienze, fissando un modello teorico mediante il quale i rapporti empirici possano essere misurati. Circa questo punto non vi sono dubbi per quanto riguarda le scienze fisiche, e le scienze sociali in generale l’hanno accettato per necessità logica, tuttavia la discussione è ancora aperta non essendo state finora stabilite tecniche ben definite per l’analisi dei mutevoli feno­ meni sociali.

La ragione di tutto ciò non è da ascriversi a urieccessiva semplicità dei ricercatori, ma alla grande complessità degli avvenimenti sociali, che rende infinitamente più difficile l’applicazione dei modelli ai dati sociali. Questa osservazione non dovrebbe però costituire un buon motivo per rimandare l’applicazione di analisi sistematiche anche nel campo delle scienze sociali; l’esposizione di Hagen, infatti, è implicitamente un’affermazione della

universalità del metodo scien tifico; la quantificazione delle variabili relative a concetti può diventare realizzabile appena siano chiarificati i concetti su cui poggia una teoria. Nelle scienze sociali si è a conoscenza dell’ esistenza di interrelazioni vicendevoli; come accertarle in modo conclusivo richiede un’ulteriore maturazione dell’intero quadro concettuale.

La vena del terzo autore è meno tecnica e più filosofica. In contrasto con i due precedenti, è preoccupato che l’eccessivo interesse p er le tecniche svuoti le scienze sociali del loro vero scopo. L ’arte e la scienza non solo hanno gli stessi fini, ma traggono origine dalla stessa fon te psicologica, perché qualsiasi forma d’arte che sia seria, non diversamente dalla scienza, non può essere avulsa dalla realtà della vita. Nessun grande artista ha mai inteso la sua funzione come puramente esornativa. « L ’artista e lo scenziato sono mossi entrambi dal desiderio appassionato di capire, interpretare e comunicare al resto del mondo quanto sono riusciti a capire ». L ’importanza degli argomenti, non la convalida, interessa soprattutto N isbet; e così la generalità di un problema e non i suoi aspetti particolari; una presenta­ zione ben fatta e convincente e non una relazione pedantesca.

Possono sembrare strani atteggiamenti, questi, in un professore di socio­ logia, ma possono essere meglio intesi alla luce di certe tesi di laurea discusse nelle università americane o di articoli pubblicati su riviste specia­ lizzate, così ossessionati dal metodo che il contenuto passa in seconda linea. N isbet teme che il risultato di tale preoccupazione finisca p er influenzare le scelte dei contenuti: che si studino cioè determinati soggetti perché meglio si prestano ad una male intesa « scientificità » non perché rispon­ dano ad un bisogno vero di conoscere. Varremmo sottolineare che La socio­

logia come form a d’arte non dovrebbe essere letto come un’apologià della

scienza che si fonda sulla intuizione e della conoscenza raggiunta per rivelazione. Semplicemente si tratta di un avvertimento per chi è talmente preoccupato dalle difficoltà metodologiche ( che in realtà davvero esistono) da correre il rischio di perdere di vista le prospettive di fondo delle scienze sociali.

Quella che N isbet chiama « immaginazione creativa » tende a scomparire dalla ufficialità scientifica, dove invece di pochi maestri che tracciano la strada si danno da fare masse di seguaci. Anche questi, naturalmente, portano il loro contributo; ciò che importa però è di non sconfessare i maestri che hanno raggiunto le loro scoperte fondandosi non tanto sulla metodologia quanto sulla loro esperienza personale.

Forme e problem i della convalida