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Egidiu Condac

5. Una ricerca a Roma

5.1. Breve presentazione della ricerca

L’indagine sociologica svolta a Roma tra gli immigrati rumeni si concentra sul rapporto tra questi e le reti sociali e di supporto per l’integrazione, l’occupazio-ne, l’alloggio e l’adattamento a una nuova vita in diaspora. In seguito alla ricer-ca effettuata tra gli immigrati rumeni di alcune comunità, grazie alla disponibi-lità di alcuni specialisti, rappresentanti delle parrocchie rumene nella regione Lazio, e di responsabili di altre istituzioni che hanno competenza nel campo dei migranti, si sono ottenuti dati significativi. Il materiale raccolto ci offre prezio-si elementi che sottolineano il modo specifico di azione di tali reti a servizio dei migranti rumeni, attraverso i servizi forniti per l’integrazione delle persone e delle loro famiglie sul mercato del lavoro e nella comunità italiana. Allo stesso

tempo, permette un’analisi dell’impatto delle reti sociali in base all’analisi com-parativa dei vantaggi/svantaggi che esse comportano.

L’obiettivo generale è stato analizzare l’emergere, il funzionamento e gli ef-fetti delle reti: il modo in cui queste, nell’ambito del fenomeno migratorio, sono state un vero aiuto per l’integrazione dei rumeni in Italia, riguardo al reperi-mento di un lavoro e di un alloggio, all’accesso ai vari servizi e anche per stabi-lire le relazioni necessarie a una nuova vita dei migranti rumeni in Italia.

Gli obiettivi specifici sono stati tre. Un primo obiettivo ha cercato di iden-tificare i servizi forniti dalla società civile per favorire l’integrazione dei migran-ti rumeni in Lazio; il secondo ha riguardato l’individuazione dei meccanismi di integrazione nel mercato del lavoro e nella comunità; infine, il terzo obiettivo specifico è stato rappresentato dall’identificazione dei benefici e dei rischi dell’utilizzo delle reti migratorie.

Il metodo utilizzato per la ricerca è qualitativo. Nell’indagine sul campo è stata utilizzata l’intervista semi-strutturata che comprende delle linee guida, con temi predefiniti, ma che consente all’intervistatore di deviare da esse per porre domande specifiche. L’intervistatore introduce il tema, quindi conduce la discussione proponendo quesiti precisi. Inoltre, nella ricerca sono state uti-lizzate l’osservazione e l’analisi dei documenti e delle statistiche nazionali ed europee di vari organismi internazionali.

Di conseguenza, nello studio, dopo la revisione della letteratura, sono stati identificati i concetti principali, quali: ambiente di partenza, immigrazione, famiglia, Stato, autorità, comunità, rete. I concetti e i collegamenti tra di essi sono stati raffigurati graficamente, in modo direzionale e usando frecce per rappresentare il senso del collegamento.

5.2. Raccolta dei dati e temi di analisi

Per raccogliere le informazioni ho ritenuto necessario in una prima fase ottene-re testimonianze dai migranti in Lazio, attraverso interviste semi-strutturate dal punto di vista tematico: elementi del passato biografico, la vita prima della mobilità, la decisione di emigrare e le azioni intraprese a tale fine, l’interazione all’interno della rete e rispetto al presente, con particolare attenzione all’attivi-tà svolta, all’occupazione, alle condizioni di vita, al tipo d’integrazione, all’adat-tamento all’ambiente, alla cultura, al nuovo stile di vita. Questi elementi sono stati raggruppati in temi che hanno costituito il contenuto delle linee guida per l’intervista.

Le interviste con i migranti e con i leader istituzionali e di rete hanno cercato di utilizzare le loro osservazioni nel campo della migrazione, rispetto a sei temi: – dati personali e ambiente di origine;

– rapporto migrante-rete; – rapporto migrante-famiglia; – rapporto autorità-migrante; – rapporto autorità-comunità.

Il gruppo di soggetti coinvolti è stato costituito da dieci immigrati di nazio-nalità rumena e dieci responsabili delle istituzioni civili ed ecclesiali, che lavo-rano con e per gli immigrati. Il gruppo di dieci soggetti è stato scelto a caso, erano provenienti sia dall’ambiente urbano che rurale, e include persone di entrambi i sessi, di età compresa tra i 25 e i 55 anni, che rappresentano il set-tore di popolazione più attivo nel campo del lavoro. I soggetti sono stati sele-zionati tra i migranti attivi nelle comunità ecclesiali di Ladispoli, Casilina e Roma, in base alle raccomandazioni dei sacerdoti ortodossi e cattolici delle comunità rumene di Roma e dei dintorni, dopo aver sondato la loro disponibi-lità a partecipare alla ricerca e successivamente ai dialoghi sulla base della guida per l’intervista. In seguito, è stata presentata la lista dei partecipanti, se-condo la codificazione fatta, aggiungendo il sesso, l’età, l’ambiente di origine (urbano/rurale), il livello di istruzione e l’occupazione.

I dieci responsabili di istituzioni ecclesiali e civili sono stati selezionati tra enti quali le istituzioni pubbliche ed ecclesiali italiane, la Caritas Italiana, le parrocchie cattoliche italiane e rumene dove sono presenti immigrati rumeni e il Vescovato Ortodosso Rumeno d’Italia – parrocchie ortodosse che si prendo-no cura dei credenti rumeni.

I criteri per la selezione sono stati i seguenti: abitare in Lazio; conoscere i problemi dei migranti in generale e dei rumeni migranti di questa regione in particolare; aver partecipato in qualche modo a momenti della vita delle comu-nità di immigrati rumeni presenti nell’area geografica di interesse.

In seguito all’analisi, alla sistemazione e interpretazione delle opinioni e delle risposte raccolte nelle interviste, nonché sulla base dell’analisi del conte-nuto e dell’osservazione, sono stati identificati i risultati ottenuti a partire dagli obiettivi proposti all’inizio della ricerca sulle reti di supporto degli immigrati rumeni dall’Italia centrale, più specificamente della regione Lazio.

5.3. Risultati della ricerca

In base all’analisi e all’interpretazione delle informazioni ottenute, si è concluso quanto segue.

Dati personali e ambiente di origine

– I membri del gruppo di migranti rappresentati nel campione consultato provengono dalla regione a nord-ovest della Romania, sia dalla zona urbana che dalla zona rurale, con una età compresa tra i 25 ei i 55 anni. Per le

don-ne, il campo di attività è omogeneo e include i servizi nel settore domestico. Per gli uomini, il campo professionale è diversificato. Così troviamo il setto-re dell’edilizia e della produzione (produzione di mobili in cooperative, di scarpe e di riparazione delle stesse come artigiano, e produzione e installa-zione di tende e vetri isolanti).

– Rispetto al momento dell’arrivo in Italia, ci sono persone che sono giunte in Italia anche più di sette anni prima dell’entrata della Romania nell’Unione Europea e altre che sono arrivate successivamente.

– Per ciò che riguarda gli stipendi, questi in media raggiungono i 1.000 euro. – A parte quelli che hanno un titolo di studio universitario, il livello minimo

di istruzione è il liceo (dieci o dodici classi). Questo implica essere impiega-ti in atimpiega-tività che comportano un livello inferiore di istruzione o in settori diversi dalle proprie competenze, con due eccezioni (produzione di calzatu-re e di vetri isolanti).

– Un altro elemento comune per i migranti è la costante pratica religiosa o il riconoscimento del ruolo spirituale della Chiesa, ciò che dà loro il vantaggio di sviluppare certi valori morali che si concretizano in un comportamento particolare.

La percezione delle reti

– Per quanto riguarda l’azione della migrazione stessa, si può affermare che, nella maggior parte dei casi, essa è avvenuta all’interno di reti private (fami-glia, amici, conoscenti), senza l’intervento di agenzie governative, o agenzie private, o sconosciuti.

– Gli intervistati considerano che le reti sono emerse spontaneamente a causa dell’insicurezza vissuta nei luoghi di origine, la quale ha determinato la ri-cerca di soluzioni in altri Paesi; una volta innescata, la migrazione è progres-sivamente aumentata.

– Le reti soddisfano le esigenze dei clienti e le opportunità legali (quali l’otte-nimento del visto, di un contratto).

– Le reti sono percepite come in grado di fornire soluzioni ai problemi dei migranti sia nel Paese d’origine (povertà, disoccupazione) che in quello di destinazione (alloggio, occupazione, supporto per l’integrazione).

– I tipi di reti i più spesso menzionati dagli intervistati sono quelle familiari, amicali, i parenti o i conoscenti.

Il rapporto migrante-rete

– Sia i migranti intervistati che i leader istituzionali concordano nell’affermare che il successo della migrazione è garantito principalmente dalla famiglia, poi dagli amici, dai parenti, dai conoscenti e, in una fase successiva, dai si-stemi contrattuali.

– Il rapporto migrante-rete deve essere basato sulla stabilità e sulla sicurezza sia durante il viaggio che all’arrivo a destinazione, offrendo opportunità di socializzazione, di comunicazione e il conforto psicologico a livello persona-le e della famiglia.

– Il rapporto migrante-rete viene valutato dagli intervistati anche dal punto di vista delle funzioni che possono essere svolte dalla rete. Le più importanti funzioni svolte dalle reti si riferiscono al bisogno dei migranti di avere infor-mazioni, alla necessità di socializzazione, di trovare lavoro, di agevolare il trasporto, di ottenere un alloggio, di godere della sicurezza personale. – La necessità della rete trova conferma anche attraverso le motivazioni nel

promuovore una destinazione. Così, i potenziali migranti si orienteranno verso quelle reti che presentano le offerte più interessanti (la rete deve esse-re accessibile, la esse-regione proposta quale destinazione deve pesse-resentaesse-re le migliori strutture e opportunità).

– Tutti gli intervistati hanno sottolineato un principio fondamentale nel rap-porto migrante-rete: la fiducia. Questo capitale necessario si trova soprattut-to nelle reti familiari che godono della massima fiducia, essendo le prime tra le preferenze.

– I valori morali e religiosi diffusi tra la maggioranza dei migranti rumeni sono riconosciuti sia dagli immigrati che dai leader itituzionali come fattori che garantiscono un livello alto di integrazione.

– L’atteggiamento dei rumeni di ricompensare chi li ha aiutati è ritenuto dagli intervistati come un obbligo morale, soprattutto perché si tratta di rapporti che avvengono tra i membri della famiglia.

– La promozione delle reti dipende dalla veridicità delle informazioni che esse trasmettono.

– Tra gli intervistati sono anche stati segnalati abusi conseguenti l’interazione con le reti. L’abuso può avvenire in forme diverse: per la mancanza di tra-sparenza, di corrispondenza tra aspettative create e condizioni trovate, fino all’incompetenza o alla manipolazione, alla frode, all’estorsione e al traffico di esseri umani. La mancanza di fiducia nelle istituzioni pubbliche e riguar-do alla possibilità di reperimento di lavoro o alloggio durante il processo migratorio sono il risultato dell’esperienza degli anni precedenti al 1989, sfociata in un atteggiamento di relativa diffidenza.

Il rappporto migrante-famiglia

– Il ruolo della famiglia è fondamentale per la decisione di emigrare e per il sup-porto nella nuova comunità; esso si manifesta in due direzioni principali: la ri-cerca di soluzioni per garantire il benessere economico del nucleo e la difesa dei propri valori con l’addattamento ai nuovi valori della comunità di destinazione.

– La famiglia transnazionale assume varie forme: ci sono famiglie che vivono insieme, con tutti i propri membri presenti in Italia; altre che hanno alcuni membri in Italia e alcuni rimasti in patria; e infine famiglie in cui solo una persona è andata all’estero e le altre sono rimaste nel Paese di origine. In questi diversi contesti emergono vari problemi: i bambini e gli anziani la-sciati soli o affidati alla cura di altre persone a casa; le donne che vivono in isolamento nella casa della famiglia per la quale forniscono servizi domesti-ci e di assistenza.

– La valutazione del rapporto migrante-famiglia attraverso la frequenza della comunicazione con le persone rimaste in patria rivela pratiche diverse a se-conda del grado di parentela e del legame affettivo, del tempo trascorso dall’inizio della migrazione e delle condizioni di salute e di età di quelli che sono rimasti indietro.

– Il mantenimento del rapporto migrante-famiglia avviene in genere attraver-so le visite annuali (per le ferie o in occasione delle feste più importanti, come Pasqua e Natale).

– L’intervento dello Stato nel rapporto migrante-famiglia è considerato di scar-sa importanza. A tale scopo, vengono suggeriti alcuni modi attraverso cui l’istituzione potrebbe intervenire con misure di protezione e di supporto per l’integrazione delle famiglie, in particolare delle donne e dei minori; misure per mitigare i rischi del processo di migrazione; un supporto nel mantenere un rapporto il più frequente possibile con le persone rimaste a casa.

Il rapporto migrante-autorità

Rispetto al periodo precedente al 2007, la frequente situazione di clandestinità del migrante rumeno sviluppa nella persona un atteggiamento prudente e riser-vato nei confronti delle autorità statali, sia verso quelle rumene che verso quel-le italiane, trovandosi il migrante in una posizione di vulnerabilità, tranne nel caso di coloro che hanno ottenuto un visto per studio o per lavoro o coloro che usufruivano del periodo di validità di un visto turistico.

Rispetto al periodo successivo al 2007, invece, si rilevano le seguenti situa-zioni:

– Anche se i rumeni godono ufficialmente dello status di cittadini europei, il rapporto con l’autorità è ancora percepito dai migranti con riserva e sospet-to, e viene indicata la presenza di una burocrazia eccessiva a cui fa da con-traltare un atteggiamento passivo rispetto a quanto riguarda le questioni della migrazione.

– Si nota tra i migranti un livello di conoscenza della legislazione limitato alla stretta necessità: i regolamenti sull’assicurazione medica e sociale, sulle con-dizioni di impiego, di lavoro, di alloggio. Tuttavia, la maggioranza degli

in-tervistati ammette che una migliore conoscenza dei diritti e degli obblighi legali per i migranti sarebbe vantaggiosa e persino necessaria.

– Per quanto riguarda un miglioramento della legislazione e della sua applica-zione, la stragrande maggioranza appare scettica in proposito. Il destino dei migranti dipende dal rapporto quotidiano con il datore di lavoro. I migranti sono consapevoli della loro situazione di outsider de facto anche se sono in-sider de jure. Sebbene cittadini di uno Stato membro dell’Unione Europea, essi sono in realtà cittadini di seconda classe e considerano che la legislazione diventerà ancora più dura nel contesto delle sfide economiche e sociali. – Da parte dei responsabili istituzionali sono state avviate proposte legislative

quali: migliorare la regolamentazione sullo status dei migranti e dei cittadini di altri Stati membri dell’UE; misure per incoraggiare e stimolare il ritorno nel Paese di origine.

Rapporto migrante-comunità

– Per facilitare il rapporto con la comunità ospitante, in seguito alle discussio-ni con gli immigrati e i responsabili istituzionali, si è concluso che si devono considerare diversi fattori:

– personali: specifici per ciascun individuo, secondo le sue capacità e la sua istruzione;

– familiari: considerando i valori promossi in famiglia;

– esterni: le tradizioni esternalizzate nei luoghi di destinazione; la cultura e le abitudini sperimentate dai migranti nel Paese di destinazione che si incontrano con quelle specifiche dell’area di origine;

– i media: i segnali lanciati dai mass media.

– Tenendo conto di un possibile progetto di ritorno, si è notato che per tutti gli immigrati intervistati emergeva un forte desiderio di tornare nel Paese di origine nel momento in cui non si sarebbero verificate più le cause che ave-vano determinato la migrazione.

Per concludere:

– secondo quanto affermato dagli intervistati, gli immigrati rappresentano un gruppo di persone che hanno cercato di creare un presente e un futuro per sé e per la propria famiglia, scegliendo di ripiantare le loro radici in una terra che, sebbene all’inizio sia apparsa amichevole e accogliente, nel tempo è diventata meno ospitale;

– i leader istituzionali e le reti apprezzano i valori sia dei migranti che delle comunità ospitanti, ma sanzionano anche l’insufficiente coinvolgimento nelle reciproche responsabilità, la burocrazia che ostacola l’integrazione e l’insufficiente coinvolgimento degli stessi migranti nel promuovere la pro-pria immagine con dignità e coraggio;

– l’intero progetto migratorio appare avere caratteristiche private, dal mo-mento che si svolge a livello di famiglia, di rete o di comunità.