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Rilievi conclus

Nel documento Lexia 31-32 (pagine 76-81)

Μάρτυς Alcune note preliminari per una semiotica del martirio

10. Rilievi conclus

In questo articolo si è cercato di agitare alcune questioni linguisti- che e semantiche legate alla figura del martire cristiano a partire dagli Acta Martyrum. Lo scopo era duplice: per un verso, si trattava di aprire la strada a una definizione semiotica del martirio: cosa che non potrà avvenire, a meno che non si trovi il modo di differenzia- re il discorso del martire dal discorso sul martire. Per altro verso, si trattava di accogliere le istanze della semiotica generativa, proprio laddove questa postula una forma semiotica come distinta dalla forma

scientifica. Questa distinzione è appunto quella che può consentire di cogliere — al di là e diversamente dalla forma canonica/scientifi-

ca — la forma particolare propria alla “sostanza del martire”, se così possiamo dire.

Si trattava di mostrare che questa forma semiotica, una volta di- stinta dalla forma scientifica (il lessico del processo canonico), può essere articolata in modo autonomo e indipendente dalla forma linguistica del discorso sul martire26. Abbiamo provato ad applicare

questo principio ad un solo discorso (il martirio di Pionio) e a due soli aspetti: la performanza del martire e il resultante conflitto tra l’ideologia immanente del giudice pagano e l’universo assiologico trascendente proprio del martire. La prova del martire assume la forma polemico–contrattuale di un dibattimento sull’uso delle figu- re del potere: il Regno, Il Potere sovrano, la Vita. Non è un conflitto sulle parole, su una presunta differenza semantica tra lessemi, ma piuttosto una forma estrema di conflitto timico, scatenato dal tro- varsi presi in uno spazio che non consente il débrayage degli attanti: ne va per loro del loro stesso esserci; o, almeno, della loro stessa esistenza semiotica.

Il martire cristiano si muove entro figure del mondo che sono omologhe a quelle del pagano, e tuttavia egli non diventa pagano. Egli usa (nel senso paolino) del mondo, ma testimonia di una irridu- cibile alterità: è nel mondo, ma non è del mondo. Il martire presta attenzione al presente (vive nella προσοχή del tempo cairologico), ma “è teso verso la presenza”. La parola greca παρουσία, solitamen- te tradotta con “presenza”, si comprende meglio in questa tensione tra presenzialità e attesa messianica del Mondo. Ricostruire la voce del martire, prestare ascolto ai suoi gesti, ecco l’attualità del regno che viene.

26. Nella ricerca che qui abbiamo solo presentato un ruolo cruciale avranno i lin- guaggi gestuali del martirio, la marcatura dello spazio, il rapporto tra attori e astanti del processo giudiziario. Considero a tal proposito molto stimolante il lavoro che — certo indipendentemente da me — ha svolto Jenny Ponzo sui “Martyrs on Trial, from the stake to the stage”, che appare in questo stesso numero di “Lexia”.

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Martirio e testimonianza

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