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RUOLO, FUNZIONE E FORMAZIONE PROFESSIONALE DEL VICE PROCURATORE ONORARIO

Nel documento Apertura dei lavori (pagine 30-36)

Relatore:

dott. Claudio CASTELLI

sostituto procuratore della Repubblica presso la Pretura circondariale di Milano

Gli uffici di procura presso le preture come laboratorio di una nuova impostazione dell’intervento giudiziario

Analizzare il ruolo dei vice procuratori onorari oggi a distanza di quasi un anno e mezzo dall’entrata in vigore del codice può si-gnificare due approcci totalmente distinti: uno di riscontro della realtà, verificando quali risultati abbia dato questa nuova figura, ed uno tutto di prospettiva diretto ad affrontare le possibilità e le po-tenzialità che l’istituzione di questo nuovo ruolo possa dispiegare nell’ambito di un progetto organizzativo.

La mia impressione è che sinora i viceprocuratori onorari siano stati impiegati prevalentemente per colmare vuoti e carenze, utiliz-zandoli, in particolare, per coprire le udienze dibattimentali, ma sen-za un vero inserimento nella complessiva organizsen-zazione dell’Ufficio.

Lo stato di caos iniziale e le drammatiche carenze di personale esi-stenti hanno sicuramente fatto passare in secondo piano le possibi-lità che questa nuova figura presentava ed hanno incoraggiato un impiego non frutto di ragionate analisi, ma teso a coprire i vuoti del momento.

Una tale logica oggi deve essere abbandonata. Per questo e per altri settori non è più possibile muoversi all’insegna del rincorrere continue emergenze ed è necessario cercare di impostare un organi-co progetto organizzativo dell’Ufficio, al cui interno non può essere sprecata una risorsa umana così preziosa.

Le procure presso le Preture, proprio per l’elevatissimo numero

di procedimenti che sopravvengono, impongono l’abbandono di una visione dell’attività giudiziaria come sopravvenienza, studio, smalti-mento di tanti singoli fascicoli, per darsi un modello organizzativo quanto più rigoroso e manageriale, in cui massima deve essere la predeterminazione e la funzionalità del canale di indagine o proces-suale e vengano ridotti all’essenziale, nel contempo qualificandoli, i momenti di impulso e decisione del magistrato.

Ciò comporta evidentemente delle scelte di valore che vanno adot-tate con la massima cura e trasparenza identificando le priorità di intervento, i diversi canali processuali utilizzabili, le modalità e ne-cessità di risorse materiali ed umane.

La diffidenza verso la magistratura onoraria

Nell’ambito di una organizzazione di questo tipo un ruolo si-gnificativo, non più di tappabuchi, ma di parte attiva della funzio-nalità dell’Ufficio possono avere i Vice Procuratori Onorari.

Questo, però, significa partire senza prevenzioni nei confronti di una valorizzazione della magistratura onoraria, ruolo che invece vie-ne visto spesso oggi con differenza. Le ventilate proposte di ricorso a reclutamenti straordinari di magistrati hanno sicuramente fatto pa-ventare con sospetto l’istituzione di nuove figure di magistrati ono-rari o ad essi assimilati, come una sorta di serbatoio cui il potere politico possa in un futuro quanto mai prossimo attingere libera-mente, senza alcuna garanzia né di selezione, né di qualificazione professionale.

Questo succede per i vice procuratori, ma una tale prospettiva è ancora più presente per il giudice di pace e per gli assistenti del pub-blico ministero, figure sulla cui istituzione il Parlamento sta discu-tendo proprio in questi giorni.

E non è un caso che una delle preoccupazioni emerse nello stes-so Parlamento sia di evitare la costruzione di categorie di precari che possano poi avanzare richieste di stabilizzazione o di entrata massiccia nei ruoli della magistratura.

Se questo è un pericolo reale non credo si possa dimenticare che

sano le aule di giustizia (seguendo in definitiva l’esempio della gran parte dei Paesi europei).

Ciò vale anche per la figura dei vice procuratori onorari che pos-sono costituire una risorsa di grande importanza, in Uffici in gene-re disastrati come personale disponibile.

Atteggiamenti che tendono a svilire il loro ruolo, ad abbando-narli a se stessi, a sfruttare il loro operato senza nessuna valorizza-zione porteranno inevitabilmente a stimolare reazioni di disinteres-se da un lato e cooperativo–sindacali all’indisinteres-segna di una stabilizza-zione o di miglioramenti economici dall’altro.

Le considerazioni prima svolte devono invece portare ad inse-rirli compiutamente nella generale organizzazione dell’Ufficio, valo-rizzando adeguatamente la loro funzione, ed evitando che interi set-tori (in particolare quello dibattimentale) poggino interamente sulle loro spalle. Si tratta di ripetere le migliori esperienze avutesi tra i vi-ce pretori onorari, che tanto contributo hanno dato e che nessun al-larme o preoccupazione avevano destato.

La formazione professionale

Una delle lamentele che spesso si avvertono riguarda l’insuffi-ciente preparazione e idoneità di almeno parte dei V.P.O.

E’ indubbio che il sistema di reclutamento previsto è del tutto carente, potendo chiedere di essere ammesso a tale ruolo un sem-plice laureato in legge, sulla base delle più disperate motivazioni.

D’altro canto la procedura dei rinnovi,sulle cui modalità sarebbe op-portuno interessare per tempo Consigli Giudiziari e C.S.M., dovreb-be poter garantire un’adeguata progressiva selezione, migliorando progressivamente la qualità delle persone. E’ del resto, credo, espe-rienza di tutti riscontrare come tra i V.P.O. si trovino persone assai capaci che svolgono tali funzioni come momento di arricchimento professionale, mentre spesso sono proprio gli Uffici di Procura in-capaci ad utilizzarli adeguatamente.

Lamentarsi è del tutto inutile se non si è poi capaci di formare adeguatamente questo personale. All’inizio sarebbe stato di fonda-mentale importanza un’adeguata preparazione sul nuovo rito.

Oggi credo si renda fondamentale istituzionalizzare momenti pe-riodici di confronto in cui si possono affrontare i problemi

proces-suali e sostanziali che man mano si pongono e si possa cercare di elaborare un orientamento dell’Ufficio.

Ciò è particolarmente necessario nelle situazioni in cui i V.P.O.

svolgono pressoché integralmente le funzioni di Pubblico Ministero in udienza. La separazione tra magistrato che svolge le indagini e Vice procuratore onorario che regge l’accusa in dibattimento ha di-verse ed enormi conseguenze negative: – una deresponsabilizzazione ed alienazione del magistrato che, emesso il decreto di citazione, non sa più nulla del procedimento curato; – un' incentivazione all’emis-sione del decreto di citazione anche in assenza di indagini sufficienti;

– una mancanza di istruzioni e di confronto di idee tra sostituto pro-curatore e V.P.O. (in particolare per i processi più delicati); – l’igno-ranza del P.M. sui problemi che si pongono in dibattimento e che comporterebbero adeguate contromisure sul piano delle indagini; – la disattivazione dello strumento dell’impugnazione.

E’ evidente che tali osservazioni implicano un intervento più am-pio rispetto a quello dei V.P.O., inerendo all’intera strutturazione dell’Ufficio. Comunque anche solo l’introduzione di momenti perio-dici di confronto con la partecipazione di Vice Procuratori Onorari e sostituti potrebbe almeno evidenziare i problemi che si pongono, dando un utile contributo anche ai magistrati, e dall’altro aiutare a formare almeno su grandi scelte un orientamento dell’Ufficio. Difat-ti se è vero che i V.P.O., come tutDifat-ti i magistraDifat-ti del P.M., godono in udienza di piena autonomia, tale autonomia viene valorizzata e re-sa conre-sapevole solo se vi è lo sforzo, che vuol dire confronto conti-nuo ed anche contrasti, di costruire una politica di intervento co-mune che cerchi di contemperare tutte le esigenze. Altrimenti non solo si arriverà a soluzioni del tutto disparate e prive di razionalità e di equità, ma si incrementerà la sensazione di abbandono che og-gi, non a torto, molti V.P.O. vivono.

La specializzazione

Un terreno che si può sperimentare anche tra i V.P.O. è di svi-luppare una specializzazione al loro interno, in particolare,

ovvia-la propria ordinaria attività) e culturale, inoltre di consentire un rap-porto più diretto e continuativo con i magistrati che si occupano del settore.

Un’ipotesi che si può avanzare e che può consentire un’organiz-zazione delle udienze compatibile con funzioni specializzate prevede:

– la formazione di udienze tutte di processi che vertono su ma-terie specializzate trattati dal medesimo sostituto;

– l’indicazione da parte del sostituto se intende presenziare di-rettamente o meno in udienza;

– in caso negativo l’assegnazione dell’udienza, secondo criteri prestabiliti, ad un V.P.O. che si occupa della materia;

– si rende così possibile un contatto tempestivo tra magistrato e V.P.O. per eventuali istruzioni, chiarimenti, scelta tra tattiche pro-cessuali;

– all’esito del processo il V.P.O. può riferire sull’esito consen-tendo in tal modo l’eventuale impugnazione.

Una tale scelta di specializzazione impone un’adeguata forma-zione dei V.P.O. che può essere curata direttamente dai magistrati dei pool specializzati, ove esistenti, e che può costituire un incenti-vo ed una valorizzazione professionale.

I vice procuratori onorari nell’ambito dell’organizzazione generale dell’uf-ficio

La scelta che credo più proficua sia dal punto di vista dei V.P.O.

per assicurare una loro valorizzazione, sia dal punto di vista degli Uffici è inserire gli stessi nella più generale organizzazione dell’Uffi-cio, evitando di limitare il loro apporto alle udienze dibattimentali.

Tale opzione è sicuramente più difficile sotto il profilo organiz-zativo, ma penso vadano ben meditate le valenze negative che com-porta l’ affidare interamente ai V.P.O. la gestione del dibattimento.

Ciò porta ad una separazione totale della fase delle indagini da quel-la del dibattimento (che secondo il nuovo codice dovrebbe essere cen-trale), a far ricadere tutti i problemi vissuti in udienza sui V.P.O. con un’enorme difficoltà di comunicazione e confronto, a isolare dalla concreta e complessa realtà dell’Ufficio i V.P.O. stimolando una sen-sazione di abbandono, ad avere uno scarsissimo controllo sull’effet-tiva gestione del dibattimento e sui suoi esiti (lo statino di udienza

in realtà viene a svolgere una funzione più che altro burocratico–am-ministrativa).

Per non dire che mi sembra francamente assurdo che vi siano magistrati del Pubblico Ministero che in due anni di tali funzioni non si siano mai recati in udienza, anche per rendersi conto dei pro-blemi esistenti per trasporli nel modo di conduzione delle indagini.

Nella fase iniziale probabilmente queste deviazioni erano porta-to normale di una fase tutta vissuta per superare continue emer-genze, ma oggi occorre fare lo sforzo di provare almeno a disegna-re una gestione ordinaria ottimizzata dell’Ufficio, ma anche perché di emergenze si può andare avanti qualche mese, non anni.

E’ forse possibile quindi chiedere ai V.P.O. un impegno più am-pio e diversificato che non riguardi solo le udienze dibattimentali, ma tutte le possibili attività che la legge riserva anche ai V.P.O.

Credo che ciò sia necessario proprio per inserire queste perso-ne perso-nell’organizzazioperso-ne dell’Ufficio con un loro ruolo.

Sarà possibile individuare fasce di reati per le loro caratteristi-che (il tipo di pena, l’assoluta inutilità di indagini) possano essere destinati all’emissione di decreto penale ed affidati ai V.P.O. asse-gnandoli a loro sin dal momento della registrazione.

O ancora destinarli alle udienze di convalida.

Ciò ovviamente verificando le loro disponibilità e preferenze. Il problema non è comunque la quantità di attività che si richiede, ma come viene svolta, con che risultati e con quali rapporti con l’Uffi-cio. Altrimenti è inevitabile che il lato che prenderà sempre più il sopravvento sarà quello puramente economico dei compensi.

Nel documento Apertura dei lavori (pagine 30-36)