2.2 I «Quadri celebri» degli Uffizi: la versione dei Fratelli Alinari (1860-1865)
2.2.3 Sala del Baroccio e le scuole straniere
Si denota un lieve interesse nel riprodurre opere del certo Seicento con la ristretta selezione della Sala del Baroccio: cinque su sessantotto esposti, tra cui La Maddalena di Carlo Dolci, la Sibilla Persica di Guido Reni, e Il presepio (ovvero l’Adorazione dei pastori) di Gherardo delle Notti, tanto preziosa questa scelta se si pensa alle sorti toccate al celebre dipinto con l’attentato del 1993 ai Georgofili488.
Un certo spazio è poi dedicato alle scuole straniere: francese e tedesca, mentre manca completamente quella olandese che constava di centodiciannove dipinti esposti: tale omissione la si può probabilmente ricondurre a una questione di gusto: al fatto che per la maggior parte i fotografi si concentrano su artisti del Quattro e del Cinquecento italiano, ma anche rispetto alla scelta dei soggetti raffigurati nelle opere, è pensabile che in questa selezione vi fosse poco spazio per scene di genere e paesaggi.
Di scuola francese sono quattro i dipinti fotografati, sui quarantadue catalogati agli Uffizi nel 1860489, tre ritratti e un quadro di genere.
Il primo è un Ritratto d’uomo che i fotografi indicano appartenente al pittore Champagne: si tratta in verità di Philippe de Champaigne (1602-1672), anche se oggi l’attribuzione al pittore francese è messa in dubbio risulta dalle carte degli Uffizi che provenisse da Parigi e fosse già tra gli acquisti effettuati nel 1793490. Numerosi quadri erano stati fatti acquistare a Parigi da Ferdinando II de’ Medici nei primi anni del suo regno: prima dell’acquisizione del giovane sovrano, i dipinti di scuola francese non erano particolarmente abbondanti nelle collezioni granducali, e tra le ragioni che spinsero il granduca in questa direzione, non furono solo l’intento di arricchire la Galleria, ma anche ribadire la volontà da parte della Toscana di intrattenere buoni
488 La tela del 1619, oggi restaurata e tuttavia privata di gran parte dello strato pittorico, si trova come allora all’imbocco del corridoio vasariano, dove era arrivata da Santa Felicita nel 1835. Riguardo a von Honsthorst, rimandiamo a uno dei contributi più recenti realizzati in occasione della mostra tenutasi agli Uffizi nel 2015. La prima a lui interamente dedicata: cfr. Papi / Lorizzo 2015.
Le altre due opere della Sala del Baroccio fotografate sono: Bradamante e Fiordispina di nuovo di Guido Reni; e la Madonna addolorata del Sassoferrato.
489 Catalogue 1860, pp. 56-60.
490 Philippe de Champaigne (Bruxelles 1602-Parigi 1672). Cfr. Rosenberg 1977, p. 121; Dorival 1976. Per un contributo più recente sull’opera del pittore si veda: Cojannot-Le Blanc 2011.
rapporti con quella che ormai si andava configurando come Repubblica transalpina, e che tale sarebbe stata confermata con i sanguinosi eventi e il regicidio di Luigi XVI nel gennaio del 1793491.
Un altro dipinto di scuola francese selezionato da Alinari à la Caccia del leone di Bénigne Gagnereaux (1756-1795)492: la riproduzione fotografica di questo dipinto è interessante non solo ai fini di individuare un file rouge tra le scelte dei fotografi all’epoca e lo specifico pubblico a cui si rivolgevano, in questo caso francese, ma è importante anche per lo stato attuale del patrimonio della galleria poiché il quadro di Gagneraux risulta ad oggi scomparso. Ne esiste al museo di Brema uno schizzo, il dipinto invece era stato acquistato il 24 febbraio del 1796 per 100 zecchini, e si trovava agli Uffizi finché non scomparve dal Museo Civico di Pistoia dove era stato depositato durante la seconda guerra mondiale493. Del dipinto esisteva l’incisione nei volumi del Batelli che riportiamo tra le immagini la confronto con una fotografia di Brogi conservata nell’Ufficio ricerche di Soprintendenza [Fig. 32, Tav. XXXIII].
Così dopo l’omaggio al pittore francese del Seicento, arrivato in Galleria grazie all’impresa collezionistica del granduca alla fine del diciottesimo secolo, la riproduzione di un quadro di genere come quello di Gagneraux, pittore francese che aveva trascorso parte della sua vita a Firenze a servizio del granduca Ferdinando III, ha una valenza di ampio respiro assumendo nell’oggi il compito di memoria visiva di un’opera ormai andata perduta. Restano altri due dipinti più vicini, non solo cronologicamente, alle vicende dei nostri fotografi: si tratta dei ritratti di Vittorio Alfieri e della Contessa d’Albany di François Xavier Fabre (1766-1837). Con questi due dipinti gli Alinari
491 Ulteriori ragioni delle scelte di Ferdinando III e la complessa vicenda degli acquisti parigini si trovano nel contributo di Spalletti 2013, pp. 41-60; ma anche Rosenberg 1977; Boyer 1969, pp. 5-15.
492 Bénigne (Digione 1756-Firenze 1795), era stato allievo dell’école de dessin di Digione, dopo un primo viaggio a Roma a proprie spese, tornò in Italia nel 1776 con una borsa di studio. L’incontro decisivo per la sua carriera fu quello con Gustavo II re di Svezia che gli commissionò molte opere. Gagneraux riparò a Firenze durante al tempo dei moti antifrancesi del 1793; qui il granduca Ferdinando III lo nominò professore di disegno all’Accademia. Mantenne tuttavia i contatti con la Svezia, dove fu nominato “pittore di storia di Sua Maestà”, morì giovane a Firenze, forse suicida, cadendo da una finestra, cfr. Rosenberg 1977, p. 57. Per un contributo più recente si rimanda a Spalletti 2005.
493 Rosenberg 1977, p. 228, 202, 57. Dalle schede di catalogo di Rosenberg non si capisce però se il dipinto è sparito o andato distrutto, tuttavia è riportato il riferimento a una fotografia Alinari n. 631, quindi appartenente al catalogo del 1896, cfr. Alinari 1896, p. 89, ma appunto come sappiamo il soggetto era in catalogo fin dal principio. Un’altra immagine della Caccia al leone è l’incisione pubblicata per i Tipi di Achille Paris, su disegno di Marrubini inciso da Spagnoli, cfr. Ranalli, vol. 5 quadri III, s.p. [i.].
inseriscono in catalogo la rappresentazione del “salotto” che vide nel pittore francese, nella contessa e nello scrittore, protagonisti della cultura della Firenze d’inizio secolo494.
494 Per le personalità e i rapporti tra Fabre, la contessa d’Albany e l’Alfieri, cfr. Pellicer/Hilaire 2008; Domenici 2005; Buffaria 2002.
Figura 32 Spagnoli incisore, Marrubbini disegnatore,
Bénigne Gagnereaux inventore, La caccia al leone, 1841-1867