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Si sviluppa il capoluogo di Sant’Oreste sulla collina sottostante il Soratte, monte legato soprattutto alla civiltà capenate di cui rappresentava, probabilmente, un luogo fortificato, posto tra l’altro non lontano dal centro, invece falisco, di Faleri

Vetus. Di questo periodo restano alcune necropoli che hanno restituito vasi databili

intorno al V-IV secolo, ora conservati al Museo Nazionale di Villa Giulia. Caduta

Capena e caduta Faleri, anche il Soratte entrò nell’orbita romana. Si conoscono in

tal senso almeno dieci centri residenziali e agricoli sorti sul territorio, distribuiti sia sul versante della Flaminia che su quello opposto della pianura Tiberina, alcuni dei quali interconnessi dalla viabilità, come le ville site in località Giardino, di Faulli, Pantano, Fontane Nuove ed ai Piani dei Cerquoni. Con l’affermarsi del Cristianesimo, la montagna, già sacra ad Apollo Sorano, acquistò nuovo vigore religioso con il costituirsi di numerosi cenobi e di romitori. La fondazione del nucleo

15 Carbonara e Messineo, Via Flaminia, cit., pp. 113; 115-117.

storico può datarsi, con buona probabilità, al X secolo. In quegli anni il Chronicon di Benedetto, monaco del Soratte, cita in proposito una Curtem Sancti Heristi, dal nome del piccolo monastero di Sant’Edisto, da ricercare forse sul sito dell’attuale Cimitero. A seguito delle invasioni Saracene, nel privilegio dato da Leone VII all’imperatore Ottone I nel 964 si apprende come questa sia nel frattempo divenuta

oppidum, ed infine castrum in una bolla di Nicolò IV, dunque luogo fortificato.

È ipotizzabile che i primitivi insediamenti si collocassero presso San Nicola e lo Spiazzo, dunque sull’area di maggiore elevazione del paese. Alla metà del XIV secolo questo era notevolmente popolato e dotato di una cinta muraria continua. Agli inizi del Quattrocento risulta unito ai feudi del monastero di San Paolo. Nel 1546 Paolo III ne unì il castello all’abazia delle Tre Fontane. Nel corso del secolo esso conobbe altresì una nuova espansione urbana, col quartiere di Porta Valle, all’estremità occidentale del paese. Vennero allora rafforzate le mura con bastioni e le porte furono monumentalizzate17. Si presentano oggi la Porta Costa o Santa Maria a sud, e la Porta Sant’Edisto a est che mostrano semplici archi a bugnato; e a settentrione la Porta Valle, ricotruita dal Vignola e ornata da una targa con la figura del Santo Patrono18. Dalla parte di maestrale, dove in precedenza sorgeva il Palazzo abbaziale, simbolo del governo prima dei monaci del Soratte, poi di San Paolo, quindi dei cardinali commendatari delle Tre Fontane, si innalza ora il monastero di Santa Croce che, dopo averlo ristrutturato, alla fine del XVI secolo il cardinale Aldobrandini consegnò alle claustrali di Sant’Agostino, che allora lasciavano la loro sede primitiva. Vi si accede dalla pittoresca Piazza Cavalieri Caccia, conclusa questa a tramontana dall’omonima residenza, che si affaccia col suo fastoso prospetto scandito da alte lesene, del 1589. Attribuito al Vignola, nel 1759 fu ereditato dal marchese Ortensio De Rossi, passando più tardi alla famiglia Canali; dal 1947 è sede del Comune19. Seguendo la Via del Podestà, lungo la quale si notano il Palazzetto Leoni e il Palazzo Galletti Simonetti, entrambi edificati nel XVII secolo20, si raggiunge la chiesa di San Biagio, sede parrocchiale di cui si ha notizia fin dal 1422, ma che subì ampie trasformazioni nel 1595, con navata centrale e cappelle laterali. Vi è più a levante il tempietto dedicato a San Nicola di Bari, intorno al quale nel Trecento sorgeva il monastero delle Agostiniane, che devastato dalle guerre ed altre calamità fu riedificato nel 1573, ma nel 1598 venne definitivamente abbandonato dalle religiose; la chiesa invece nel 1611 diventò collegiata, dotata di molti beni dal suo fondatore Bernardino Lupi che alla sua morte vi fu sepolto. A nord di questa, sulla Piazza Vittorio Emanuele III, già Piazza della Comunità, prospetta il Palazzo del Comune vecchio, prima residenza della famiglia Caccia, in seguito acquistato e ristrutturato dai Panphili. Stanno appresso, sulla parte più alta dell’abitato, la chiesa di San Lorenzo, già romanica e di più modeste dimensioni, ma ricostruita nella seconda metà del Cinquecento, pure su progetto di Jacopo

17 S. Fidanza, Sant’Oreste ed il Soratte, Sant’Oreste, Comune di Sant’Oreste, 1987, pp. 13- 14; 16, 18-20.

18 Carbonara e Messineo, Via Flaminia, cit., pag. 126.

19 Fidanza, Sant’Oreste, cit., pp. 27-29.

Barozzi variato per la facciata dal capomastro Giovanni Ugolini21. Ancora più a nord sulla Piazza Carlo Alberto, già dello Steccato, si erge il Palazzo Rosati, che fu per un certo tempo dei monaci di San Paolo; i suoi granai erano a servizio del Monte Frumentario. In definitiva, il tessuto urbano all’interno del centro storico, caratterizzato dall’impiego del calcare locale in luogo del tufo, pur sensibilmente manomesso, mantiene il tortuoso impianto medievale22.

Al di fuori di esso, lungo la Via Giovanni XXIII, che scende al Cimitero, si trova la piccola chiesa di Santa Maria Hospitalis. L’edificio mostra elementi scultorei di rempiego, oltretutto di pregevole fattura, collocabili tra l’VIII e il IX secolo. Il tempio fu comunque consacrato il 4 maggio 1540. Le era anesso, oggi in parte diruto, un ospedale adibito al ricovero dei pellegrini e dei malati, trasferito all’interno del paese soltanto nell’Ottocento. Da Sant’Oreste poi, percorrendo la Strada Provinciale 30/b in direzione di Ponzano Romano, dopo 1,85 chilometri si giunge al bivio del Casone, con la mulattiera che a destra conduce nei pressi di Santa Romana. L’eremo insiste sulla china del Soratte nel versante nord-est che guarda ai Monti Sabini. Il luogo è suggestivo, nel bosco, con intorno una corona di ulivi. La chiesa è costruita all’interno di una grotta, cinta di ruderi: dedicata alla Santa di Todi, che la tradizione vuole rifugiata in questo luogo, venne consacrata nel 1218. Fatto curioso, una vasca di marmo raccoglie l’acqua che stilla dalla roccia, usata per devozione dalle donne che non hanno latte. Sull’altare poi una iscrizione ricorda il battesimo che la Santa ricevette dalle mani di San Silvestro, al quale è intitolata l’abazia posta sulla cima più alta della montagna, là dove sorgeva l’antico tempio apollineo. Distrutta la primitiva chiesa dalle incursioni barbariche, fu restaurata nel 747 da Carlomanno. Dopo un periodo di splendore, fu di nuovo abbandonata e subì molteplici rifacimenti. Appare ora murata con blocchi irregolari di pietra calcarea. Nella fronte si ha traccia di un nartece ad una sola arcata, mentre l’interno presenta tre navate sormontate da volte a botte. Sotto il presbiterio si estende una piccola cripta, l’altare della quale nascondeva il sepolcro del Beato Paolo Giustiniani. Segni tangibili del monachesimo, meritano ancora di essere menzionati: il convento di Santa Maria delle Grazie, nato su una prima cappella della Beata Vergine, la cui immagine, dipinta sul muro, era assai venerata nel XVI secolo; il sottostante romitorio di Sant’Antonio, sito in luogo assai impervio, di cui si ha notizia fin dal 1532, ora in rovina; infine gli eremi di Santa Lucia, sulla prima vetta del monte, attestato dal 1596, del qual ora resta ben poco, se non la profonda devozione alla Santa ancora ben radicata nel paese, e di San Sebastiano, sul versante sud-est, abitato fino al 1760. Da allora cominciò l’abbandono, cui seguì la rovina. Proseguendo per ancora 1,70 chilometri sulla Provinciale si perviene all’intersezione con altra strada rurale che, di nuovo a man diritta, mena ai ruderi del Castello di Versano. Non se ne conosce con esattezza la data di fondazione, ma fu ragionevolmente tra gli

oppida che sorgevano nell’area intorno al X secolo. Permangono ora pochi brani

di murature in scaglie di calcare bianco, sommerse dalla vegetazione, ubicate su

21 Fidanza, Sant’Oreste, cit., pp. 21-24; 29.

un’altura a controllo di un’antica via di collegamento tra la Tiberina e il Soratte. Patrono del Comune è Sant’Edisto martire, dalla cui corruzione è derivato il toponimo di Sant’Oreste; compatrono dal 1665 è San Nonnoso abate, allorquando se ne divulgò la vita e i miracoli, col ritorno delle sue spoglie da Frisinga. Tra le memorie della devozione lauretana, vi è una tiritera dialettale, a mo’ di calendario, che ha per oggetto il mese di dicembre, in cui è riportata la ricorrenza liturgica del giorno 10, sacro alla Vergine di Loreto, la quale recita: «I 4 Santa Barbara Beata/ I 6 San Nicolò che va per via/ I 7 Sant’Ambrogio di Milano/ L’8 la concezione di Maria/ I 10 a Madonna i Loreto/ I 13 che ve Santa Lucia/ I 21 San Tommaso canta/ il 25 la nascita Santa/ I 21 San Tommaso strilla/ Il 25 si ‘mmazza la billa»23.

Il tracciato

13,50 km

Tav. 1: Google earth. Rignano Flaminio (RM). Lat 42.207511° Lon 12.484908° elev 236 m alt 3,14 km (2018). Rosso: tracciato storico - blu: tracciato attuale - 1. Rocca del Valentino - 2. Torre civica - 3. Cannone spagnolo - 4. Fontana del Sarcofago - 5. Chiesa di S. Maria della Pietà - 6. Ospedale di S. Nicola - 7. Catacombe di S. Teodora.

Tav. 2: Google earth. Monte dell'Osteriola di Civita Castellana (VT). Lat 42.261808° Lon 12.459118° elev 175 m alt 3,14 km (2018). Rosso: tracciato storico - 8. Oste- ria di Stabia - 9. Chiesa di S. Maria delle Grazie - 10. Villa Trocchi.

Tav. 3: Google earth. Torre dei Pastori di Civita Castellana (VT). Lat 42.288864° Lon 12.456836° elev 147 m alt 3,14 km (2018). 11. Ponte Ritorto - 12. Chiesetta medievale - 13. Torre dei Pastori. (Già sulla Flaminia antica).

Tav. 4: Google earth. Vignale di Civita Castellana (VT). Lat 42.295737° Lon 12.425729° elev 104 m alt 3,14 km (2018). Rosso: Variante di Paolo V (sec. XVII) punteg- giato: tracciato perduto - giallo: Strada Romana dei mulattieri (medievale) tratteggiato: tracciato nascosto - viola: Strada Romana delle carrozze (sec. XVII) - celeste: Variante di Clemente XI (sec. XVIII) - verde: Rettifica di Pio IX (sec. XIX) - bianco - Tramvia Roma-Civita Castellana (sec. XX) - blu: Strada Statale 3 - 15. Casale del Mulino - 16. Vecchio Ponte sul Treia - 17. Stazione di Posta vecchia - 18. Nuovo Ponte sul Treia - 19. Porta Borgiana - 20. Ex Ospedale dei Pellegrini - 21. Ponte Cellio - 22. Santuario di Vignale - 23. Santuario di Celle - 24. Eremo di S. Anselmo - 25. Ex Porta di S. Salvatore - 26. Grotte di S. Ippolito - 27. Chiesa di S. Maria delle Grazie.

Tav. 5: Google earth. Civita Castellana (VT). Lat 42.288940° Lon 12.411834° elev 140 m alt 3,14 km (2018). Rosso: Variante di Paolo V (sec. XVII) punteggiato: trac- ciato perduto - giallo: Strada Romana dei mulattieri (medievale) tratteggiato: tracciato nascosto - viola: Strada Romana delle carrozze (sec. XVII) - celeste: Variante di Clemente XI (sec. XVIII) - verde: Rettifica di Pio IX (sec. XIX) - bianco - Tramvia Roma-Civita Castellana (sec. XX) - 28. Chiesa di S. Antonio - 29. Chiesa di S. Chiara - 30. Chiesa di S. Maria del Carmine - 31. Ex Ospedale della Misericordia - 32. Chiesa di S. Giovanni Decollato - 33. Stazione di Posta nuova.