Consiglio Superiore della Magistratura
SECONDA PARTE - SETTORE PENALE (azione di contrasto alla criminalità organizzata)
Per quanto attiene all’azione di contrasto alla criminalità organizzata con individuazione dei profili di adeguatezza e di insufficienza e con l’articolazione di opportune proposte al riguardo, occorre premettere che le organizzazioni criminali salernitane, pur conservando la tipica natura pulviscolare delle organizzazioni camorristiche, hanno sempre goduto di una particolarissima autonomia, affermata attraverso il carisma dei capi, gelosamente custodita e difesa anche grazie ad un potente, organizzato e nutrito apparato militare, oltre che ad una spietata e crudele mentalità criminale manifestatasi attraverso tecniche cruente di sopraffazione e di ossessionante controllo del territorio, sul quale le associazioni camorristiche instaurano una vera e propria signoria.
Queste caratteristiche delle organizzazioni criminali salernitane sono sopravvissute allo sgretolamento della potente organizzazione denominata <<Nuova Famiglia>> capeggiata da Carmine ALFIERI che, attraverso una tecnica tipicamente federativa, aveva tentato di unificare gruppi camorristici del salernitano e del napoletano fino a quando esigenze scissioniste provenienti proprio dalla zona dell’agro nocerino - sarnese determinarono una sanguinosa guerra di camorra che diede luogo ad un conflitto armato di gigantesche proporzioni, nel corso del quale ed all’esito del quale maturarono alcune importanti
collaborazioni con la giustizia di molti capi della <<Nuova Famiglia>>, provocando la frantumazione del sodalizio.
L’esistenza di capi irriducibili, quantunque detenuti, della <<precedente camorra>> e dinamiche territoriali e criminali specifiche hanno tuttavia comportato una riorganizzazione territoriale, che ha fatto registrare, come settore di interesse criminale, un notevole sviluppo del traffico delle sostanze stupefacenti.
Le organizzazioni criminali salernitane restano, comunque, tradizionalmente dedite alla pratica estorsiva, ricorrendo principalmente e sistematicamente all’usura per reinvestire i profitti illeciti, ricavati con le tangenti che tuttora vengono solitamente richieste ad imprenditori edili, conservieri e ad operatori commerciali in genere.
La criminalità organizzata nel distretto di Corte di Appello di Salerno, invero, si articola in tre distinte aree : l’agro nocerino –sarnese, la Piana del Sele e Salerno città. Le attività privilegiate sono quelle classiche: estorsioni, traffico di stupefacenti, controllo delle aste fallimentari e relative alle procedure esecutive, condizionamento degli apparati delle pubbliche amministrazioni e conseguenti infiltrazioni, nonché controllo dei locali pubblici in genere, sia con riguardo alla installazione e gestione di apparecchi videogiochi che con riferimento al servizio di sicurezza nei detti locali pubblici, discoteche e affini.
Il traffico di stupefacenti, esercitato indistintamente in tutte e tre le aree del distretto sopra indicate, risente del continuo interscambio con la criminalità organizzata partenopea .
Quest’ultima, infatti, ha trovato nella criminalità salernitana un fiorente mercato per canalizzare elevati quantitativi di stupefacenti (in particolare cocaina).
Per altro, la segnalata assenza di “referenti autorevoli”, capaci di compattare gli elementi liberi delle organizzazioni criminali tuttora operanti, ha determinato il costituirsi di gruppuscoli emergenti alla ricerca di nuovi equilibri con la tendenza ad occupare gli spazi che, di volta in volta, si rendono vuoti a seguito degli interventi dell’Autorità Giudiziaria.
A tal fine, è il caso di segnalare, soprattutto per la città di Salerno, la esistenza di gruppi criminali costituiti da giovani che operano in maniera piuttosto incontrollata e che generano conflitti continui, spesso anche all’interno degli stessi sodalizi, nell’ansia da parte di ciascuno di assumere un ruolo di leader e che è causa anche degli efferati e recenti fatti di sangue.
La fluidità dei gruppi associati, con elementi incoerenti e capaci di trasmigrazione da un sodalizio all’altro, rende maggiormente difficoltosa l’azione di contrasto.
Il fenomeno criminale come sopra rappresentato necessita per la sua stessa individuazione e conseguente accertamento di indagini incisive e a volte sofisticate.
Tanto più che si è rilevato che nel distretto di Salerno, e soprattutto in zone a vocazione turistica, risultano investimenti ad opera di soggetti di origine napoletana, sospettati di gravitare in ambienti del crimine organizzato partenopeo.
A nulla valgono le attività investigative classiche che si fondano sulla mera osservazione o avvistamento; nessun ausilio di alcun genere proviene dalle parti offese nel caso di reati estorsivi e/o dai consumatori nel caso di traffico di stupefacenti.
Le uniche investigazioni capaci di disvelare i fenomeni criminali sopra indicati rimangono le intercettazioni telefoniche e soprattutto ambientali.
Tutti i procedimenti in corso presso la locale Procura distrettuale testimoniano che sopratutto le investigazioni tecniche continuano ad essere efficaci ed indispensabili per l’individuazione e l’accertamento dei detti fenomeni criminali. Tanto non solo con riguardo all’accertamento dei reati scopo, ma anche e a maggior ragione per la individuazione e ricostruzione dell’organigramma dei gruppi associati.
Tra le attività di intercettazione va detto che sicuramente e maggiormente efficaci sono ancora le intercettazioni tra presenti (ambientali), posto che anche le intercettazioni telefoniche risentono delle azioni di contrasto alle indagini che la criminalità organizzata appronta di continuo e massivamente.
L’adeguatezza dell’azione di contrasto alla criminalità organizzata va valutata in relazione a più parametri:
1) capacità degli uffici giudiziari requirenti di avere la effettiva direzione delle indagini;
2) esistenza di servizi di polizia giudiziaria preparati, motivati e forniti dei mezzi necessari (ovvero delle risorse necessarie per eseguire le disposizioni dell’AG).
Il primo parametro impone che il PM addetto alla DDA, e dunque alle indagini di contrasto alla criminalità organizzata, deve potere trattare direttamente in tutte le fasi processuali le indagini seguite. Questo impone che, avuto riguardo alla delicatezza dei procedimenti, per numero di indagati/imputati, al numero di imputazioni e alle molteplicità degli interventi del PM che questo tipo di procedimenti richiede, presso uno stesso magistrato requirente si concentrino un numero limitato e ben determinato di filoni investigativi, tale da impedire la dispersione delle energie professionali che potrebbe incidere negativamente sui risultati delle singole indagini.
La effettiva direzione delle indagini da parte del magistrato requirente è possibile solo allorchè è messo in condizione di seguirne ogni sviluppo investigativo e di valutare progressivamente gli interventi da approntare nell’ambito della strategia investigativa.
Accanto a tale necessità, è, poi, indispensabile che il PM che ha istruito un procedimento ne segua la fase del giudizio sino alla definizione: solo questo sistema può garantire la non dispersione delle conoscenze investigative e processuali nonché la corretta valutazione delle emergenze processuali da parte del giudice.
Trattasi di necessità ineludibile per tutti i processi complessi e, in particolare, per quelli di criminalità organizzata.
L’esigenza di cui sopra può essere fronteggiata solo se vengano garantiti un numero di magistrati adeguato al carico complessivo dell’Ufficio e la copertura tempestiva dei posti vacanti, al fine di evitare che una ridistribuzione del lavoro che ostacoli la pianificazione delle attività dei magistrati in servizio.
Quanto al secondo profilo, va detto che l’efficienza dell’Ufficio del PM soprattutto nell’opera di contrasto alla criminalità organizzata è condizionata dall’operare della Polizia Giudiziaria.
Ed, infatti, i meccanismi sofisticati con cui oggi opera la criminalità organizzata impegnata in vari settori, anche imprenditoriali e in sofisticate attività di riciclaggio dei profitti illeciti, impone che si disponga di personale di polizia qualificato e provvisto dei mezzi idonei per operare.
A tal fine, si segnala che la Procura Distrettuale di Salerno di un’autonoma direzione investigativa antimafia, con la quale collaborare e delegare le indagini più “sensibili”.
Sino a quando non diventerà prassi ordinaria la specializzazione del personale di PG, mediante periodici corsi di aggiornamento e riqualificazione professionale, sino a quando la Polizia Giudiziaria non verrà fornita delle moderne attrezzature anche informatiche per operare, la efficienza della Polizia Giudiziaria sarà sempre solo una aspettativa.
A tutt’oggi le operazioni di intercettazione, in particolare quelle ambientali, vengono eseguite mediante il ricorso a privati che addirittura noleggiano alla AG anche i computer portatili per la trascrizione delle conversazioni intercettate che la PG deve eseguire durante le operazioni che le vengono delegate, tanto in quanto i Reparti di PG non dispongono assolutamente delle apparecchiature in questione.
E’ evidente che questo, oltre a ritardare, spesso, i tempi di esecuzione delle attività investigative, comporta enormi e ingiustificate spese per l’Erario, atteso che si è constatato che sovente il costo del solo noleggio delle apparecchiature informatiche dette è di gran lunga superiore al prezzo di acquisto delle stesse, ove l’AG o la stessa PG venissero autorizzate ad acquistarle con conseguente disponibilità futura e permanente.
Sono allegati:
prospetti statistici del settore penale e civile relativi all’ultimo triennio Salerno, lì 20 aprile 2009
Il segretario del Consiglio Giudiziario dott.ssa Marianna D’Avino
Il Presidente della Corte d’appello di Salerno dott. Matteo Casale
6.
Relazione del Consiglio giudiziario di Bari sulla situazione del distretto
CORTE DI APPELLO DI BARI