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4.12 Segreti taciut

Nel documento Magia e malocchio (pagine 144-153)

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Ci viene infatti raccontato, attraverso un salto temporale notevole, come la

Saada stessa si ritrovi vittima di numerosi incidenti stradali. Accade così che,

esattamente come nelle vicende fino ad allora studiate, la figura di un

annunciatore la pone di fronte a una inquietante possibilità: la sua presenza nel

mondo degli stregati, le sue interviste e le sue discussioni, potrebbero aver attirato l’occhio di qualche potente stregone, l’etnologa che era venuta per studiare il malocchio, è stata catturata dal maleficio stesso.

Inizia in questo modo un lungo percorso di cura magica che vede comparire

Madame Flora, una potente fattucchiera che non si limita a curare la Saada, ma si interessa anche al suo lavoro, forse con l’intento (come ci viene riportato) di carpire i segreti dei suoi rivali.

Questa nuova relazione permette alla studiosa di entrare direttamente in contatto

con la materia di studio, trasformandosi in una specie di assistente della

Madame e assistendo a numerosi rituali anche al di fuori del suo caso

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È in questa occasione che la studiosa decide di recarsi ancora una volta dai

Babin per proporre, convinta della potenza della sua curatrice, di tentare la

soluzione del problema di impotenza di Jean.

Fino ad adesso, la Saada ha ipotizzato che la avversità di Jean verso le pratiche magiche derivi da un problema “concettuale” e da un rapporto simbolico con la sua impotenza. Jean sembra ostile verso tutte quelle fattucchiere che mostrano segni di grande potenza e presenza fisica. E’ il caso della Madame che succede alla loro vecchia curatrice, Madame Marie, questa viene descritta come una

donna in grado di alzare un contadino con un solo braccio. Una donnona potente

sia nel fisico che nella magia. Sono numerose le streghe, così come gli stregoni

che evita proprio per questa ragione. Pare invece più propenso a farsi curare da

donne sottili, fragili, come la defunta Madame Marie e la stessa Saada.

Tra le ragioni dell’avversità di Jean alle cure magiche ci viene anche riportato come il soggetto non creda più di tanto a queste cose, e come sia rimasto molto

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Ecco però che nel capitolo 11 questa visione viene ribaltata attraverso una

rivelazione inaspettata. Apprendiamo infatti come lo stesso Babin sia stato in

passato accusato di stregoneria.

Questo elemento è stato fino ad adesso taciuto e porta la Saada a ipotizzare una

serie di possibilità: una di queste è che il rifiuto di proseguire nella sua cura

magica, fatto avvenuto con alcune fattucchiere locali, nasca proprio da questa storia e dall’identificazione di Jean Babin come stregone.

In precedenza si era parlato di lui come persona dal “sangue forte”, Jean aveva rifiutato addirittura una iniziazione magica da parte di un personaggio legato al

mondo della stregoneria.

L’accusa che gli viene fatta, spiega successivamente l’autrice, nasce da un episodio particolare: una famiglia perde numerosi capi di bestiame e si ritiene “catturata” da uno stregone, secondo la tradizione, l’artefice della fattura è il primo che ti chiederà aiuto. Capita quindi che Jean Babin si ritrovi con un

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lo vede così scacciato come un terribile avversario magico, e, probabilmente

vittima di una controfattura.

Questa vicenda non è stata comunicata nei precedenti dialoghi, allo stesso tempo

non è stata raccontata alle varie operatrici magiche che hanno trattato i problemi di Jean. Si va così a rompere la necessità di “dire tutto”, da parte del soggetto afflitto da malocchio, e si apre una strana prospettiva sulla vicenda.

L’autrice non perde a questo punto l’occasione per postulare in forma germinale una nuova teoria: per ogni stregato, ci deve essere uno stregone. Quest’ultimo non deve necessariamente esserlo, come nel caso di Jean Babin.

Secondo l’etnologa, ci troviamo di fronte a meccanica sia sociale che magica che vede una continua “caccia alle streghe”, con tanto di persone totalmente estranee alla realtà che si ritrovano vittime di sortilegi e di operazioni magiche.

Qualcosa di estremamente simile a ciò che abbiamo osservato nello studio delle

credenze della popolazione Azande.

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innocenza, secondo quanto riporta la Saada, le risposte possono essere due: “L’accusa può colpire il soggetto direttamente, certo, quest’ultimo sa di non aver fatto nessun tipo di atto materiale, ma è così convinto della potenza dell’operatore magico che finisce per comportarsi come se fosse condannato a morte. Alcuni come la signora Chicot, accusata dai Régniers, muore

rapidamente di una malattia inesplicabile; altri come Tripier, lo stregone di

Mancheu o Filoche, lo stregone dei Letorts, va in rovina e abbandona il quartiere.”63

“L’atra possibilità è che l’accusato risponda all’accusa con ironia e sarcasmo: Non sono colpevole di essere uno stregone, dicono, per il semplice motivo che

gli incantesimi non hanno una esistenza oggettiva, e bisogno essere pazzi o

retrogadi per crederci davvero; chiunque ti abbia convinto che io sia uno

stregone è lui stesso un ciarlatano, e così via. Quando capita questo tipo di

situazione, il curatore è neutralizzato: per quanto trafigga cuori di cera, o getti

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sale in padelle bollenti, ‘l’altro”, non lo ‘sente’.”64

La Saada riporta di aver incontrato casi di questo genere, il dubbio che permane

è però che il loro scetticismo altro non sia che un sistema di difesa, dettato dalla

paura o da una credenza magica nascosta.

Ci vengono riportati casi di discussione dove, dopo aver negato l’esistenza dei

sortilegi e di questo genere di cose, si fa notare come non possano avere effetto perché il soggetto possiede un “sangue forte”. Affermazioni di questo genere mostrano una contraddizione interna, e delineano la potenza del mondo magico

nella realtà del Bocage degli anni settanta, un sistema all’interno del quale anche

chi afferma di non credere, quando ne viene coinvolto inizia a credere.

Ed ecco che arriva la terza reazione, importante per il proseguo della vicenda dei

Babin:

“Altri, come Jean Babin, dichiarano di non crederci, ma il loro comportamento entra costantemente in conflitto con le loro parole: nel momento in cui vengono

accusati entrano in un processo di ripetizione. Si ritrovano così, in certi casi per

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anni ed anni, a reinterpretare costantemente la storia, fino a poterla presentare

come quella di una vittima di stregoneria ordinaria: devono quindi sopprimere l’allusione dell’accusa proveniente dal passato, così da trovare un operatore magico che ne sarà convinto, “ufficializzando” la versione rivista della loro storia.”65

Quest’ultimo appunto illumina definitivamente di una nuova luce la vicenda dei Babin.

Ci viene presentato un novo territorio di studio, un reame differente e complesso da quello degli “stregati” che abbiamo incontrato in precedenza, vittime inconsapevoli di potenze oscure e sconosciute come quelle descritte da De

Martino e dalla Gallini e, in generale nella letteratura antropologica che riporta

casi di maleficio.

Quello che l’autrice ci descrive è adesso un mondo duplice, dove la vittima è a sua volta accusata, elemento che determinerà i capitoli seguenti che ci portano

verso la drammatica conclusione.

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Nelle ultime pagine del capitolo scopriamo come l’accusa da parte dei Nouet

(vittime della fascinazione di cui Jean viene accusato) venga immediatamente

negata in quanto Jean sa benissimo di non possedere “i libri” e di non conoscere l’uso della stregoneria. Di conseguenza l’avversario viene identificato in un membro della famiglia Chicot, interessato e contrariato dall’eredità del podere ottenuta dai Nouet. L’alternativa è il temuto Ribault.

Da questa intricata struttura possiamo estrarre alcuni elementi che ci rimandano

al nostro studio:

1) Ancora una volta un terreno, un elemento vitale che rappresenta sia la possibilità di sopravvivenza, che l’eredità di storia e sangue di una famiglia è la causa principale dello scontro. Torniamo quindi alla

minaccia di sopravvivenza da parte della comunità descritta dalla Gallini,

alla macchina della paranoia che si esplica nella magia del mondo magico

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2) Per quanto riguarda la vicenda dei Babin, eccoci di fronte a una reazione all’accusa di stregoneria, il pensiero magico si ramifica in una reazione a catena che crea nuova credenza, con conseguenti nuove accuse e, di

conseguenza, possibili ulteriori innocenti che daranno vita a una

meccanica simile. Dal momento che Jean è innocente, qualcuno vicino a

lui e ai Nouets deve averlo necessariamente incastrato, gettandogli a sua volta un maleficio, causa dell’eczema, dei vari episodi narrati e della temuta impotenza.

Nel documento Magia e malocchio (pagine 144-153)