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4.13 Verso una nuova teoria della magia

Nel documento Magia e malocchio (pagine 153-168)

Le vicende narrate si interrompono bruscamente nel corso dell’ultimo capitolo.

Sembra, per certi versi, che la Saada ci voglia nascondere qualcosa. Presa dal pensiero magico, l’etnologa non ci dà alcun dettaglio delle vicende di Madame Flora e, addirittura, abbandona la conclusione della questione Babin,

spiegandoci come le cose finiscano con un ulteriore insuccesso attraverso la

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Questa mossa non è chiara, il testo sembra interrompersi bruscamente senza un

motivo preciso lasciando aperta la narrazione.

L’autrice però potrebbe aver preso questa decisione per chiudere la narrazione “mitica” e affascinante e arrivare alle sue conclusioni.

La vicenda dei Babin pare chiudersi nel momento della rivelazione, l’accusa taciuta rimane così aleggiante, a mostrare un intero sistema paranoico di caccia

alle streghe e di accuse e, allo stesso tempo, sotto un punto di vista magico, dimostrando l’impossibilità della guarigione, proprio per la mancata dichiarazione, per quel nascondere qualcosa al curatore che dovrebbe addirittura

mettere a repentaglio la sua esistenza, per dare battaglia allo stregone

ammaliatore.

L’obiettivo del testo, viene raggiunto solo nello schematico ultimo capitolo. È proprio qui che ci viene esposta una interessante teoria generale della struttura

del malocchio nel Bocage. Una visione alternativa che chiama implicitamente in

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interpretati sotto un punto di vista prettamente sociale.

La Saada non si pronuncia sulla questione del potere magico e sulla sua

veridicità. Dopo essersi addentrata nella cultura della stregoneria, riesce però a

creare uno schema che nessuno degli autori da noi analizzati era riuscito a

ipotizzare nonostante il concetto venga sfiorato numerose volte, specialmente

nella visione più razionale della Gallini.

Lo schema della Saada vede quindi ogni individuo della società da lei studiata

caratterizzato da un potenziale bio-economico.

L’individuo comune esprime il suo potenziale bio-economico all’interno della propria area di influenza, delimitata dalle sue terre, dai suoi possedimenti e dai

suoi affetti/legami matrimoniali/familiari.

Questo soggetto è il cittadino inerme che subisce invece l’attacco dello stregone, dello iettatore, e di quella vasta categoria di nomi che viene attribuita a coloro

che manipolano le arti magiche a scapito degli altri.

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adesso elencheremo le caratteristiche.

Lo stregone viene descritto in queste conclusioni come un individuo la cui forza

e il cui potenziale bio-economico sono ben superiori ai suoi effettivi

possedimenti. Nonostante gli stregoni possiedano famiglie, terreni, animali e

così via, il loro potenziale è superiore, “costringendolo” di fatto ad aggredire gli

altri in modo tale da espandere la propria area di potenza tanto da colmare

questa insopportabile mancanza.

È da qui che nasce l’invidia degli stregoni, dalla loro forza. Si ipotizza inoltre che questa forza possa essere interpretata come una sorta di maledizione, lo stregone è infatti “agito” dalla stessa forza (e qui torniamo alla minaccia della presenza di De Martino, che si mostra però in senso contrario, andando a travolgere proprio l’attore magico, rispetto alla vittima della fascinazione). Questa incommensurabile forza costringe lo stregone a “combinarne una al giorno”66, riportandoci per certi versi alla figura dannata dello iettatore che

abbiamo conosciuto nei personaggi Byroniani e in tutta la letteratura maledetta

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di ispirazione magico-partenopea.

Ecco che lo stregone sembra quasi divenire una vittima, o comunque una forma

di vita costretta per sua natura ad una lotta continua. Lo stregone tende infatti

alla negatività e per mantenere un equilibrio di rapporto tra il suo potenziale e il

suo possedimento effettivo si trova costretto a invadere e “succhiare” via le

forze positive delle sue vittime.

Lo stregone ricopre in questa struttura la figura di un parassita, una figura che

può vivere solo arrecando danno agli altri, la sua fortuna e la sua prosperità

dipendono dalla disgrazia altrui.

In questo territorio si presenta allora l’anti-stregone: il guaritore.

Caratteristica di quest’ultimo è la capacità di sostentamento personale, il guaritore di solito lavora, possiede il suo terreno e non ha bisogno della magia

per ottenere qualcosa. Questa figura possiede a sua volta un potenziale bio- economico superiore a quello che ha, per colmare questa situazione, l’anti- stregone, anziché occupare ciò che appartiene agli altri, decide di schierarsi con

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le vittime degli stregoni, arrivando così a “sfogare la sua forza”, in modo simile allo stregone ma, in questo caso, per riportare l’equilibrio.

Ci viene spiegato poi come questa guerra abbia una caratteristica che la spinge verso l’eternità. Quando lo stregone viene sconfitto infatti, dopo aver ritirato il suo sconfinamento nel territorio dell’affascinato, si ritrova in uno stato di crisi nel quale deve immediatamente trovare una nuova vittima.

Il risultato della rimozione del malocchio è infatti un contrappasso che porta lo

stregone, alla rovina, alla moria di animali, alla bancarotta e così via. Questo

processo dà vita a un sistema ben delineato dove un equilibrio di forze si mantiene grazie all’azione, cosciente o meno di due diversi operatori.

Lo stregone e l’anti-stregone sono creature simili, con la sola differenza di

intenti, uno è mosso da invidia e si ritrova a sfogare la necessità del suo potenziale in modo aggressivo e violento verso il prossimo, l’altro, simile a una specie di “giustiziere magico”, sfoga questo “prurito” aggredendo gli stregoni negativi e proteggendo così gli individui la cui potenza è meno elevata che

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diventano facilmente vittime di questi attacchi.

Quello descritto è un sistema estremamente complesso, paragonabile a una vera

filosofia, o ancora di più a un tentativo di spiegazione scientifica che trasforma

tutto quanto abbiamo appreso in qualcosa che va ben oltre la superstizione.

Nessuno meglio della Saada trova parole migliori per descrivere l’approccio erroneo a questo tipo di studi quando commenta: “all’interno di un simile sistema, la vita è intesa come un sacco pieno che potrebbe svuotarsi o, in

alternativa come un campo chiuso che potrebbe però aprirsi; la morte è vista

come il risultato finale di uno svuotamento effettuato per mezzo di un risucchio,

è il principio stesso che da solo permette alla forza di circolare. Per dei paesani

considerati ignoranti e creduloni, avere inventato un sistema del genere implica un notevole talento filosofico.”67.

Il risultato raggiunto dall’autrice diventa quindi il punto di partenza per uno studio di questo fenomeno, una chiave di lettura preziosa attraverso la quale

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rivalutare l’intera letteratura magica, e iniziare così un nuovo corso per lo studio della magia e delle pratiche magiche nelle varie culture mondiali.

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Conclusioni

Questa escursione nel mondo magico ci ha portati ad affrontare numerosi

episodi, narrazioni esotiche e realtà a noi vicine. Quello che troviamo nei testi

citati è di fatto il substrato magico sul quale proliferano le nostre credenze, le

nostre superstizioni, così come le strutture più complesse dettate da religioni,

culti, massonerie e riti iniziatici.

Questa forma di pensiero apre una serie di riflessioni e di possibilità nella

comprensione dello stesso pensiero umano, ma non solo. Le tradizioni tramandate, l’azione magica per somiglianza così come la natura degli scontri magici che si verificano tra i contadini delle diverse aree rurali da noi incontrate,

diventano una chiave per capire meglio la stessa natura umana, con le sue paure,

con la sua diffidenza, con il terrore verso una realtà ostile che l’uomo, anche

asserragliato tra palazzi e tecnologie, non riesce a decifrare e a capire.

Sulla veridicità della magia e dei suoi effetti è difficile disquisire, alcuni degli

episodi riportati, sembrano sussurrarne una loro realtà, basti pensare alla

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parapsicologia per dare spiegazione ad aventi da lui registrati e a pratiche magiche difficilmente spiegabili con il trucco e l’artificio.

Scoprire la presenza di forze biologiche ancora sopite, o semplicemente non

registrate dagli strumenti attuali, così come potenzialità della mente e del corpo umano, o addirittura l’esistenza di realtà sottili che influenzano le nostre esistenze credo sia compito della moderna fisica.

L’etnologo, si ritrova invece privo di armi, costretto ad affrontare un mondo complesso, un mondo il cui approccio, per quanto prezioso, della Gallini diventa

praticamente inutile se davvero vogliamo sviscerare il pensiero magico.

L’autodifesa creata dallo scetticismo, il tentativo di trovare una spiegazione sociologica alle pratiche occulte e, in particolare, alla guerra di forze che si crea

nelle crisi di malocchio, è un tentativo coraggioso, ma fallimentare di dar vita a

un serio studio della materia.

Come già detto, sembra che l’approccio scientista e distaccato della Gallini, non solo dimentichi le regole del relativismo, ma metta in piedi una struttura ben

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precisa per portare avanti tesi prestabilite e non rivelazioni ottenute attraverso lo studio sul campo e l’analisi del materiale etnologico.

D’altro canto, la tenebrosa avventura di Favreet Saada, come lei stessa riporta, è composta principalmente da testimonianze orali, versioni che vengono da fonti

faziose, oltre che ricoperta da un alone di segreto a mistero che difficilmente si

presta a uno studio scientifico.

Quello che ci rimane di questo tortuoso e confusionario viaggio, è un grande

assalto, dove la studiosa mette a repentaglio sé stessa per poi tornare indietro

portando con sé alcune preziose considerazioni che aprono il campo a

innumerevoli studi.

La teoria che la Saada ci spiega nell’ultimo capitolo si può infatti applicare a numerose discipline, prima tra tutte la filosofia.

L’idea stessa del potenziale bio-economico e della forza di origine ignota che ne determina l’uso, la sofferenza e la costante fame di potere dello stregone e la sua necessità di imporre il suo dominio, fanno pensare alla natura della città e delle

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nazioni, alla psiche degli individui, e aprono la strada e infinite dissertazioni che

da questo dato, che tratteremo come un prezioso reperto di un mondo a noi

sconosciuto, potrebbero svilupparsi.

Per quanto riguarda la veridicità della magia, le strane storie raccontate dai moltissimi contributi da noi trovati, l’autore di questo testo propende per un fondo di verità.

Sarebbe necessario però proseguire il percorso con team di scienziati in grado di

portare prove sensibili di questi fenomeni, di variazioni magnetiche, effettive

guarigioni miracolose, o semplici anomalie termiche, chimiche, e di qualsiasi altro genere in grado di portare prova certa dell’azione di potenze ignote alla scienza moderna che non tratteremo in questa sede.

Ritornando in fine alla domanda che ci siamo posti all’inizio di questa tesi,

quello che viene da chiedersi è se possa esistere uno studio etnologico della

magia, e se sia effettivamente possibile parlare di un argomento così complesso

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psicologia e isteria.

Vorrei dire di sì, ma la risposta protende maggiormente verso il no. Il mondo

magico infatti, non è una realtà che apre a una possibilità di studio accademico,

ma necessita di essere vissuto in prima persona. Solo sprofondando in quel

tempo fuori dal tempo di cui De Martino con una geniale intuizione ci parla,

sarà possibile allora entrare nelle dinamiche del malocchio e della magia in

generale. Una volta calatici in questa realtà, come ci dimostrano gli appunti

confusionari, tutte le parole non dette e le omissioni di Favreet Saada, gli

strumenti di ricezione non funzionano bene, ci sono troppe interferenze tra il

tempo che lo studioso abita e quello dove la magia regna sovrana. Non ci resta

quindi che aggrapparci con tutte le forze alla realtà più comoda e facile che conosciamo, cercando di non guardare il baratro nero, l’abisso che brulica sotto ai nostri piedi.

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Bibliografia

Gallini, Clara, Dono e Malocchio, Flaccovio, Palermo,1974

De Martino, Ernesto, Il mondo magico. Prolegomeni a una storia del magismo, Bollati Boringhieri, Torino 1997 (ed. orig. 1948)

De Martino, Ernesto, Sud e Magia, Feltrinelli, Milano, 1982 (ed. orig. 1959)

Evans-Pritchard, Edward E., Stregoneria, oracoli e magia tra gli Azande, Cortina Raffaelo, Milano, 2001 (ed. orig. 1937)

Lang, Andrew, The Making of Religion, Longmans, Londra,1909

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Shirokogoroff Sergei Mikhailovich, The Psychomental complex of the Tungus, Kegan Paul, Trench, Trubner and Co., Londra, 1935

Trilles H., Les Pygmées de la foret équatoriale, Librairie Bloud & Gay, Parigi, 1932

Freud, Sigmund, Introduzione alla psicoanalisi, Torino, Bollati Boringhieri, 2002 (ed. orig. 1915)

Nel documento Magia e malocchio (pagine 153-168)