risultando pertanto capace di contribuire in modo significativo al raggiungimento degli impegni nazionali in merito alla riduzione delle emissioni inquinanti.
La progressiva comprensione della significativa sfida di natura culturale, legislativa e tecnologica che rappresenta l’azione di efficientamento di tale patrimonio, sta conducendo allo sviluppo di numerose ricerche di tipo interdisciplinare6, finalizzate a
comprendere il più corretto rapporto tra istanze conservative e richieste prestazionali. Tale interesse risulta infatti giustificato dagli specifici “valori” che contraddistinguono tale comparto: forme, funzioni, materiali, tecnologie, saperi, memorie, rappresentano tutte qualità materiali e immateriali rispetto alle quali le azioni di riqualificazione energetica devono necessariamente confrontarsi con modalità specifiche, rinunziando a metodologie, tecnologie e soluzioni, oramai in buona parte codificate, che vengono spesso utilizzate per intervenire sul parco edilizio più recente. Su un versante differente, ma non meno significativo in termini di ricaduta sul patrimonio storico, risulta chiara l’esigenza di conformarsi a quanto imposto dalla normativa vigente per quanto il risparmio energetico, spingendo nella direzione di costruzioni di elevata qualità, energeticamente efficienti e adatte alle caratteristiche climatiche locali. Una azione di riqualificazione del patrimonio costruito storico deve prima di tutto partire dal riconoscimento che tali Beni rappresentano una risorsa non rinnovabile, per la quale la conservazione materiale diviene obiettivo primario nel processo di salvaguardia del valore di autenticità, rinunciando in partenza a “rincorrere” esclusivamente il raggiungimento del solo dato energetico. Lo specifico ambito di intervento può servire proprio da riferimento esemplare per raccogliere la sfida del risparmio energetico, sviluppando soluzioni secondo logiche di miglioramento anziché di adeguamento, capaci di assecondare le prestazioni che il Bene è in grado di offrire, piuttosto che stravolgerne la struttura per farlo lavorare in modo inadeguato o troppo distante dalle condizioni prestazionali originarie.
La ricerca di soluzioni in grado di generare un dialogo tra permanenza e miglioramento energetico, nonché di prevedere una trasformazione che soddisfi i nuovi requisiti dell’abitare minimizzando le perdite di potenzialità evocative e testimoniali proprie della materia che costituisce il manufatto, risulta però notevolmente complesso. I veloci sviluppi intervenuti in questi ultimi anni sul tema dell’efficienza energetica del patrimonio storico richiedono di considerare il tema come una questione
particolarmente importante, proprio in funzione della difficoltà che contraddistingue la ricerca del più corretto equilibrio tra gli obiettivi tradizionali della conservazione e le esigenze di riqualificazione energetica degli edifici.
In maniera più accentuata rispetto all’energy retrofit dell’edilizia realizzata negli ultimi cinquant’anni, l’azione di update energetico del patrimonio costruito storico rischia infatti di determinare una profonda modifica dei caratteri degli edifici allo scopo di soddisfare standard ritenuti ottimali per edifici nuovi7. L’intervento di efficientamento
energetico degli edifici riconosciuti come appartenenti al patrimonio storico pone sempre una questione di fondo legata ai rischi di una trasformazione che potrebbe portare, a seguito di interventi di riqualificazione non attentamente commisurati, a
characterized by high energy inefficiencies5, thus being
able to contribute significantly to the achievement of national commitments on the reduction of emissions. The progressive understanding of the significant challenge of a cultural, legislative and technological nature that has the efficiency action on this heritage, is leading the development of a number of interdisciplinary researches6, aimed to understand the proper relationship
between conservative demands and performance requests. This interest is in fact justified by the specific “values” that distinguish this sector: forms, functions, materials, technologies, knowledge, memories, are all tangible and intangible qualities in respect of which the energy improvement must necessarily deal with specific procedures, renouncing methodologies, technologies and solutions, now largely codified, which are often used to intervene in the most recent building stock. On a different front, but no less significant in terms of impact on the historical heritage, it is evident the need to comply with what is required by law as far as energy saving, pushing in the direction of high-quality construction, energy-efficient and tailored to local climate characteristics.
The energy efficiency refurbishment of the historical built heritage must first start by recognizing that these Assets are a non-renewable resource, for which the physical preservation becomes primary objective in the process of safeguarding the value of authenticity, giving up to run after only the energy target. The specific area can serve just as a reference model to meet the challenge of energy saving, developing solutions according to the logic of improvement instead of adaptation, able to satisfy the performance that the Assets is able to offer, rather than compromise its structure to make it working improperly or too far away from the original performance conditions. The research for solutions able of create a dialogue between permanence and energy improvement, and to provide a transformation that meets the new requirements of inhabiting, minimizing losses of evocative potential witnesses by the building materiality, is however considerably complex. The fast developments in recent years on energy efficiency of the historical heritage require to consider the issue as a particularly important issue, specifically in relation to the difficulty that characterizes the research for the proper balance between the traditional goals of conservation and the needs upgrading the energy efficiency of buildings. In a more pronounced way compared to energy retrofit of the last fifty years buildings, the energy update of the historical built heritage runs the risk to cause a significant change of its character in order to meet optimum standards considered for new buildings7.
The energy efficiency of buildings recognized as historical heritage always raises a fundamental question linked to the risks of a transformation that could lead to a reduction of material and immaterial values of the building. It appears evident that, for example, it is necessary to start from a correct evaluation of the residual performance of
168 una riduzione del valore materiale e immateriale dell’edificio. Appare evidente che, 169
ad esempio, a monte di qualsiasi tipo di scelta, sia necessario partire da una corretta valutazione delle prestazioni residue dei fabbricati.
Il risultato delle simulazioni energetiche rappresenta infatti il dato di partenza principale per la progettazione degli interventi di riqualificazione. Nel processo progettuale che porta alle scelte delle soluzioni di riqualificazione si è tuttavia evidenziato in diverse occasioni il rischio connesso proprio all’utilizzo di dati non perfettamente rispondenti alla realtà8. Sovrastimare o sottostimare le prestazioni energetiche dell’edificio prima
dell’intervento può influire negativamente sulla scelte delle soluzioni previste. Nel primo caso si può propendere per azioni di riqualificazione insufficienti ad assicurare un comportamento termoigrometrico adeguato alla specificità dell’involucro e ai bisogni dell’utenza; nel secondo caso è possibile preferire interventi troppo invasivi o poco compatibili con la fabbrica storica, ma non realmente necessari. Scelte inadeguate a seguito di dati inesatti raccolti nella delicata prima fase del processo progettuale possono quindi, proprio nel caso dell’edilizia storica, determinare un concreto pregiudizio per la tutela e salvaguardia dei valori intrinseci dell’edificio.
Le politiche di efficientamento energetico degli edifici sono state recepite a livello nazionale senza significative modifiche rispetto agli indirizzi europei (Direttiva 2002/91/ UE; Direttiva 2010/31/UE; Direttiva 2012/27/UE). In Italia, inoltre, l’adeguamento legislativo non presenta differenze sostanziali in termini di prestazioni richieste alla nuova costruzione e all’edilizia esistente, ad eccezione degli edifici monumentali, per i quali si può ricorrere allo strumento della “deroga” (D.Lgs. 192/2005 e s.m.i.).
In tutte le altre tipologie di edifici esistenti, le modalità di intervento dipendono dalla dimensione dell’immobile. Negli edifici di elevate dimensioni (S>1.000 m2) è necessario rispettare requisiti di prestazione energetica per la climatizzazione invernale, per l’involucro edilizio e per l’impianto termico. Negli edifici di ridotte dimensioni (S≤1.000 m2), invece, l’unico vincolo legislativo è dato dal rispetto di “requisiti minimi di trasmittanza termica delle pareti”, mentre sono escluse le analisi globali sul sistema edificio-impianto.
È necessario mettere in evidenza che, negli interventi sul costruito, la legislazione italiana impone di agire secondo un’ottica prescrittiva rivolta al singolo elemento tecnico, considerando l’intervento di retrofit energetico come la somma di singole azioni effettuate su parti obsolete o inefficienti. Questo tipo di approccio può determinare gravi problemi per la conservazione dell’edificio o delle sue parti, favorendo l’adeguamento prestazionale e la sostituzione dei singoli componenti (finestre, vetrazioni, pareti verticali, coperture, ecc.).
Un ulteriore ambito problematico connesso ai processi di contenimento dei consumi provenienti da fonti fossili è quello legato allo sviluppo di sistemi di produzione energetica basati sulle fonti rinnovabili. La produzione da FER è anch’essa imposta dalla Direttive europee, le quali richiedono di soddisfare il 20% del fabbisogno energetico europeo con le energie rinnovabili entro il 2020.
A livello nazionale, se già il DPR. 59/09 stabiliva che per tutte le categorie di edifici
buildings. The result of the energy simulations represents the starting point for the refurbishment design. In the design process it has however emphasized on different occasions the risk related to the use of data not fully correspondent to reality8. Overestimate or underestimate
the energy performance of the building before the energy refurbishment may adversely affect the choices. In the first case it could be used refurbishment solutions insufficient to ensure an adequate hygrothermal behavior to housing and specific users’ needs; in the second case could be chosen too invasive or not compatible interventions with the historical building, but not really necessary. Poor choices as a result of inaccurate data collected during the delicate phase of the design process can cause therefore a real injury to the protection and preservation of the intrinsic values of the building.
The energy efficiency policies of the buildings have been transposed at national level without significant changes compared to European addresses (Directive 2002/91/ UE, Directive 2010/31/UE; Directive 2012/27/UE). In Italy, also, the alignment of legislation is not significantly different in terms of performance required for new and existing building, with the exception of the monumental buildings, for which it can be used the “derogation” instrument (D.Lgs. 192/2005). In all other types of existing buildings, the type of intervention depends on the size of the property. In high-rise buildings (S>1,000m2) must be respected the energy performance requirements for winter air-conditioning, for the building envelope and for the heating system. In small buildings (S≤1.000m2), however, the only legal constraint is given by the respect of “minimum thermal transmittance of walls”, but do not include global analysis on the building-plant system. It must be said that, in the interventions on the built stock, Italian legislation requires mandatory actions on the single technical element, considering the intervention of energy retrofit as the sum of individual actions carried out on parts obsolete or inefficient. This type of approach can produce serious problems for the preservation of the building or of its parts, favoring the performance adjustment and replacement of the original components. An additional area of concern related to the reduction of fossil fuels is linked to the development of energy production systems based on renewables. The production from renewables is also imposed by the European Directives, which require to meet 20% of Europe’s energy needs with renewables by 2020. At national level, if already the DPR. 59/09 stipulated that for all categories of buildings were mandatory the use of renewable sources for the production of heat and power, with D.Lgs. 28/2011, issued in application of the European Directive 2008/28/UE, the required performance become more restrictive. This decree provides that in new buildings or in buildings subject of major renovation, the thermal power plants should be designed and realized so as to ensure the simultaneous compliance with the 50% coverage of expected consumption for the domestic
hot water and increasingly restrictive percentages of the sum of the consumption for domestic hot water, heating cooling. The decree requires the installation of PV panels with variable electric power depending on the building size and date of creation of the system. Even the Decree 28/2011 excludes from the application of its provisions the historical buildings (article 11, paragraph 2) “if the designer highlight that compliance with the requirements implies an incompatible change with their character or appearance, with particular reference to the historical and artistic aspect”.
In recent years, tax incentives have encouraged the spread of renewables systems on the existing buildings, also historical: a fact that requires specific design attention with regard to architectural and technological integration of such systems. This aspect is in fact linked to the compatibility of solar technologies with the architectural and landscape constraints of historic urban centers; areas in which these technologies must provide solutions that demonstrate their full compatibility with the heritage values in which are placed9. On this issue,
technological innovation plays a crucial role: the R&D activity of companies is in fact central to offer elements with characteristics (aspect, dimension, material and performance) of high integration and low invasiveness compared to the quality of the built fabric and of traditional materials used. Within the energy efficiency and integration of innovative technologies from renewable sources in the historic building stock, it is necessary to highlight the need to address the problems related to these issues not only to the scale of the building, but also to a larger scale, at landscape and urban level. The procedural and planning difficulties encountered in these processes require monitoring and regulation even more certain and compelling within those that can be defined “sensitive” settlement (historical contexts, areas of natural/environmental interest or otherwise subject to environmental and cultural restriction, etc.). The variety of aims, values and actors involved, often in conflict with each other, in a large-scale processes necessarily forces to develop proposals not so much in terms of technical/energy requirements, but rather according to a procedural approach that simultaneously make reference to the cultural values of the physical environment, to environmental protection rules, to methods of assessment of the transformations, to the regulatory process and virtuous contributions of the best practices of local authorities, to the energy performance offered as a whole and to the repercussions of the different intervention scenarios may cause on the same settlement system. The topic of the energy improvement of historical built heritage cannot be addressed in a persistent conflict between conservation issues and environmental sustainability goals. The only reasonable way, from a methodological point of view, to deal with the problem is one that has a systemic view, highly interdisciplinary and
fosse obbligatorio l’utilizzo di fonti rinnovabili per la produzione di energia termica ed elettrica, differenziando le richieste per i centri storici e le zone di nuova costruzione, con il D.Lgs. 28/2011, emanato in attuazione della Direttiva Europea 2008/28/UE, le prestazioni richieste diventano più restrittive. Quest’ultimo decreto prevede infatti che negli edifici nuovi o sottoposti a ristrutturazioni rilevanti gli impianti di produzione di energia termica debbano essere progettati e realizzati in modo da garantire il contemporaneo rispetto della copertura del 50% dei consumi previsti per l’ACS e percentuali sempre più restrittive nel tempo della somma dei consumi previsti per l’ACS, il riscaldamento e il raffrescamento.
Lo stesso decreto impone che si preveda l’installazione di pannelli fotovoltaici con potenza elettrica variabile in funzione della dimensione dell’edificio e della data di realizzazione dell’impianto. Come già previsto nei D.Lgs. 192/2005 e 311/2006, anche il D.Lgs. 28/2011 esclude dall’applicazione delle disposizioni in esso contenute gli edifici di rilevanza storica (art.11, comma 2) “qualora il progettista evidenzi che il rispetto delle prescrizioni implica un’alterazione incompatibile con il loro carattere o aspetto, con particolare riferimento ai caratteri storici e artistici”.
Negli ultimi anni gli incentivi fiscali hanno favorito la diffusione di impianti FER sugli edifici esistenti, anche storici: un fenomeno che richiede specifica attenzione progettuale nei riguardi della integrabilità architettonica e tecnologica di tali sistemi. Tale aspetto è legato infatti alla compatibilità delle tecnologie solari con i vincoli architettonici e paesaggistici dei centri storici urbani: aree nelle quali tali tecnologie devono prevedere soluzioni capaci di dimostrare la loro piena compatibilità con i valori del patrimonio nel quale vanno a inserirsi9. In questo campo l’innovazione tecnologica
gioca un ruolo fondamentale: l’attività industriale di R&S delle aziende risulta infatti centrale nel proporre elementi con caratteristiche (formali, dimensionali, materiche e prestazionali) di elevata integrabilità e bassa invasività rispetto alle qualità dei tessuti costruiti e dei materiali tradizionali utilizzati.
All’interno dei processi di efficientamento energetico e di integrazione delle tecnologie innovative da fonte rinnovabile nell’edilizia storica è necessario mettere in evidenza la necessità di affrontare le problematiche relative a tali temi non solo alla scala dell’edificio, ma anche a una scala ampia, a livello di paesaggio e di tessuti urbanizzati. Le difficoltà processuali e progettuali riscontrate in tali processi richiedono un controllo e una regolamentazione ancora più certa e stringente all’interno di quelli che possiamo definire contesti insediativi “sensibili” (nuclei storici, aree di interesse naturalistico/ ambientale o comunque soggette a vincoli ambientali e culturali, ecc.).
La molteplicità di obiettivi, valori e attori coinvolti, spesso in forte conflitto tra loro, nei processi a scala ampia obbliga necessariamente a sviluppare proposte non tanto in termini di requisiti tecnico/energetici – puntando cioè l’attenzione più sulla prestazione finale che sulla lettura delle esigenze, anche conservative, richieste dal sistema – ma piuttosto secondo un approccio di tipo processuale che faccia contemporaneamente riferimento ai valori culturali dell’ambiente fisico, alle norme di salvaguardia
170 processo virtuosi che caratterizzano le best practices degli Enti Locali, alle prestazioni 171
energetiche offerte dall’insediamento nella sua globalità e alle ricadute che i diversi scenari di intervento potrebbero provocare su quello stesso sistema insediativo. Il tema del miglioramento energetico del patrimonio storico non può essere affrontato in una logica di persistente conflittualità tra istanze conservative e obiettivi di sostenibilità ambientale. Il solo modo ragionevole, dal punto di vista metodologico, per affrontare il problema risulta quello che prevede il ricorso a una visione sistemica, caratterizzata da una elevata interdisciplinarietà e transdisciplinarietà, che non consideri solo il singolo edificio, ma l’edificio collocato in un sistema più ampio di relazioni (il contesto edificato nel quale è inserito, il quadro delle risorse rinnovabili disponibili, della qualità delle attività insediate e delle potenzialità di sviluppo, delle condizioni climatiche e ambientali specifiche, ecc.)10.
Una disamina puntuale sulle normative di riferimento relative al miglioramento del rendimento energetico degli edifici e dello sviluppo di sistemi basati su FER, risulta non solo ridondante nella economia del presente report, ma anche ripetitiva rispetto ad altri contributi di ricerca su analoghe tematiche. Si riporta pertanto uno schema sintetico di tali normative, mettendo in evidenza contenuti, obiettivi, criticità e potenzialità delle singole norme.
* Il contenuto del presente paragrafo è stato in parte pubblicato nell’e-book: Ascione P., Russo Ermolli S., Viola S., (eds.) (2016), Energia, innovazione tecnologica, processi
manutentivi: il patrimonio storico tra istanze conservative e updates prestazionali / Energy, technological innovation and maintenance processes: historical built heritage between conservation request and performance update, CLEAN, Napoli.
1. Dati ENEA del 2012 indicano che il settore assorbe il 40% dell’energia disponibile, prodotta per l’80% da fonti non rinnovabili (fonte: ENEA (2013), Rapporto Annuale sull’Efficienza Energetica - RAEE, dicembre, p. 54).
2. Cfr. Eurosat (2009), Energy, transport and environment indicators, European Commission, Luxemburg; Fasano G., (ed.) (2011), L’efficienza energetica nel settore civile, Laboratorio Tecnografico ENEA, Frascati; CRESME (2011), Il mercato delle costruzioni 2011-2015. Rapporto congiunturale e previsionale, CRESME. 3. L’accezione di “patrimonio costruito storico” intesa in questo contributo fa riferimento ai punti della Carta