Adelina Picone
rapporto con le forme della terra, estremizzandone l’essenza, mediante l’astrazione dell’architettura. Un chiaro messaggio in cui si dichiara l’importanza della struttura della morfologia urbana in relazione al paesaggio, considerandola non soltanto un valore, ma il valore da esaltare.
Questo non è avvenuto nella ricostruzione post sisma nei comuni irpini, dove, anche quando si è portata avanti una ricostruzione illuminata e corretta, ha sempre avuto la precedenza il monumento, l’architettura della chiesa piuttosto che del palazzo nobiliare, sulla struttura dei vuoti urbani.
Il centro storico di Grottaminarda può essere considerato in questo senso un caso limite, dove l’intera compagine dell’antico castrum medioevale è stata completamente rasa al suolo per far posto a una libera edificazione senza regola di impianto.
Nessuna permanenza dell’originaria forma urbis, di quell’antico tracciato, con molta probabilità edificato a partire da un primo impianto di origini romane, data la presenza di lunghi isolati composti da case a schiera su lotto in profondità, insule tra cardines, che andavano a convergere su una strada di bordo, un decumano a ridosso delle mura che cingevano il borgo verso valle. Cancellata la complessità del tracciato storico, il disegno della città stratificatasi nel tempo, quel che rimane sono le chiese e il castello che, privati, della trama urbana, della struttura insediativa che ne reggeva le relazioni, e conferiva loro il senso di capisaldi nella città storica, appaiono come oggetti sparsi in campo, perché la relazione tra i monumenti e la struttura urbana conferisce senso in maniera reciproca e biunivoca, cosa che ha portato Aldo Rossi a elevare il tracciato stesso al rango di monumento.
A Frigento, grazie anche al fatto che l’edificato non aveva riportato danni così consistenti da far ipotizzare di radere al suolo intere parti della città antica, la struttura urbana è sostanzialmente integra, le tracce dell’impianto romano sono riconoscibili, le schiere tra i
cardines hanno subito ricostruzioni e trasformazioni soltanto dei singoli edifici, lasciando
integra la morfologia dell’aggregato, i rapporti planivolumetrici e le sezioni del decumano e dei cardini sono assolutamente riconoscibili. Le schiere edilizie che compongono gli isolati erano in origine a corpo doppio con sentina interna, un taglio a cielo aperto di circa 80 cm di larghezza utilizzato principalmente per la ventilazione naturale delle case, necessariamente tutte mono-affaccio. La testata delle schiere lungo il decumano, la via Roma, che si trova anche alla quota più bassa, era di norma costituita da una casa a corte, i palazzi nobiliari frigentini, come Palazzo De Leo attuale sede della biblioteca, sono stati edificati per lo più nelle testate “basse” delle schiere.
Il decumano si riconosce infatti come il luogo in cui si affacciano le schiere con le loro testate più composte, e ciò accade sia per le schiere a monte che per quelle a valle, anche la configurazione volumetrica degli edifici, persino la tipologia della copertura utilizzata, segue e conferma questa regola. Lungo il decumano infatti le schiere si attestano sempre con facciate definite da una linea di gronda orizzontale, facciate concluse, che corrispondono a coperture con colmi paralleli al decumano, ponendosi a completare e chiudere in quel preciso punto la sequenza delle case disposte lungo i cardini, le cui coperture hanno tutte i colmi perpendicolari al decumano, paralleli agli stessi cardini.
absence, a void and, particularly, the shape assumed by that void. The Cretto di Burri at Gibellina aims at making a permanent record of the urban structure of the old town razed to the ground by an earthquake, or better, of the memory of that urban structure, highlighting its long-lasting relationship with the geography and the landscape. An interpretation that art’s abstraction brings back to the evidence of its essential nature.
The ruins of old Gibellina can be spotted close by. However, although preserving the material consistency of real ruins, they do not emanate the cretto’s evocative force because the work of art intends to showcase the meaning of the urban form and its relationship with the forms of the earth, using architectural abstraction to take their essence to the extreme. This is a direct message that emphasizes the importance of the structure of urban morphology in its relationship with the landscape, regarding it not simply as a value, but as a value to extol.
This has not happened with the reconstruction that interested the small towns of Irpinia in the aftermath of the earthquake. Here, when correct and enlightened reconstructions were carried out, monuments such as churches or stately homes were always favored over urban voids.
The historical center of Grottaminarda is a case in point. Here, the whole of the Medieval castrum was knocked down to make room for urban structures. No traces were left of the original urbis. Such old urban tissue probably rested upon a Roman urban structure, as suggested by the long blocks of terraced houses located on a longitudinal lot, insule among cardines that converged in a shoulder road, a decumanus running along the walls that sloped downhill surrounding the town. Once the complex outline of the historical urban tissue has been erased – the mark of the town as it has become layered over time – only the churches and castle remain. Lacking the urban fabric and the structure of the settings that used to inform the relations – attaching to them the status of beacons of the historical town – these buildings appear as if isolated in the field, since the connection between the monuments and the urban fabric confers a reciprocal, one-to-one meaning to them – what brought A. Rossi to promote the very fabric to the status of monument.
Due to the buildings being for the most part only partially damaged, parts of Frigento’s old town were not knocked down, leaving the urban fabric mostly intact. Traces of the Roman system are visible; only individual buildings out of the rows of terraced houses located on the cadines were rebuilt and modified, so that the block’s morphology is basically unchanged. The sections of the decumanus and the cardines and the planimetric and volumetric measures of the blocks can be easily recognized.
Originally the rows of houses making up the blocks were occupied by double houses with sentina inside.
332 È interessante notare come la configurazione volumetrica delle case segua la regola 333
tipo-morfologica dando valore al tracciato urbano, laddove esso esprime una norma chiara, difficile da fraintendere, e ciò ha consentito di far sopravvivere questo assetto planivolumetrico alle tante sostituzioni edilizie di tasselli delle schiere che si sono verificate nel tempo.
La stessa chiarezza di regola di impianto urbano non è però riscontrabile nelle testate a monte, dove l’assenza di una regola urbana certa e definita, qual è quella della sede del decumano, e la presenza della cattedrale, della cintura dei limiti, delle aree archeologiche, dà luogo a una serie di elementi urbani eccezionali con cui le tracce delle insule devono misurarsi. Si tratta di un vero e proprio “esterno urbano”, di un luogo di soglia, là dove diversi sistemi insediativi si incontrano, e incontrano monumenti, archeologia e paesaggio. Il disegno dei vuoti si sfrangia, proprio dove invece dovrebbe essere l’elemento in grado di risemantizzare il tutto e le singole parti. Il disegno dello spazio aperto della piazza caratterizza e rappresenta l’immagine della città, nella vasta bibliografia sulla piazza italiana il comune denominatore è quello di riconoscere la piazza come il luogo in cui la città rappresenta se stessa, sia che essa derivi la sua forma da un disegno compiuto e fondato sia che lo spazio aperto costituisca il luogo in cui differenti sistemi urbani si incontrano e si relazionano tra loro, auto-identificandosi.
Le piazze di Frigento invece, al contrario dell’impianto del tessuto urbano che ha mantenuto regola e riconoscibilità, non riescono ad assurgere alla stessa dignità di forma del tracciato, questo accade sia nella piazza Umberto I, l’antica piazza del municipio, sia nella piazza del mercato, sia nel largo della cattedrale, che costituiscono ancora i poli in cui lo spazio aperto assume una configurazione a cui può essere riconosciuta dignità di piazza. La piazza Umberto I, pur conservando la sua forma planimetrica, piazza rettangolare da cui origina il decumano, dopo la sostituzione dell’antico municipio con l’attuale edificio scolastico ha perso sia il fondale che il rapporto con il paesaggio.
Il municipio, un edificio a corte interna posto in posizione mediana rispetto al lato lungo della piazza, ne costituiva il fondale e, ponendosi come edificio isolato, lasciava ampie aperture verso il paesaggio. La piazza trovava così anche la possibilità di diventare in alcuni punti un belvedere, traguardando le colline della valle e l’emergenza del Castello di Gesualdo che troneggia sulla sua rocca. La sostituzione del municipio con l’attuale edificio scolastico, a prescindere dalle qualità architettoniche dell’uno e dell’altro, ha annullato il rapporto con il paesaggio e, pur muovendo dall’intento di riconfigurare il fondale scenico della piazza, saturandone la cortina ottiene al contrario la perdita dell’elemento focale.
La geografia è invece all’origine della piazza del mercato, che appare chiaramente come configurata da un displuvio delle acque che dal monte defluivano verso valle, è qui, infatti, che l’impianto urbano delle schiere si apre seguendo due diverse giaciture, e ciò avviene con l’ampliamento medioevale della città romana.
La lettura dell’evoluzione urbana di Frigento vede la fondazione vera e propria in epoca
The latter is a 80-cm wide, open-air space, employed mainly to provide natural ventilation to the two houses surrounding it. The head of the rows located on the decumanus, called via Roma, which rests on the lower level, usually included a court yard house. Stately homes, such as Palazzo De Leo that presently houses the library, were built mainly on the rows’ “lower” heads.
In fact, the most composed buildings, heads of the rows, overlook the decumanus and the same can be said of the building’s volumetric configuration and of the type of pitched roofing that is in use. The rows on the
decumanus feature façades with horizontal arrival lines
corresponding to the full of the pitched roof running parallel to the decumanus. The facades complete and end the sequence of houses lining the cardines, whose pitched roofs are built with the arrival line perpendicular to the decumanus and parallel to the same cardines. It is worth noting that the volumetric configuration of the houses respects the typo-morphological rule, giving value to the urban structure whereupon it expresses a specific, hard-to-misunderstand rule, allowing this plano- volumetric design to outlive the many substitutions that, over time, have interested parts of the rows.
The same ruling, however, is not found in the higher heads. Here the lack of a definite rule, as found in the
decumanus, and the presence of the cathedral, of the
boundaries’ outline, and of the archeological sites, produced a number of exceptional features that the traces of the insulae must necessarily keep into account. This is a real space external to the urban structure, a threshold where different settlements meet, encountering monuments, archeological elements and the landscape. The urban design of the void becomes frayed right where it should act as the element that gives the whole, as well as the individual parts, a new meaning.
The form of the square’s open space represents and lends character to the image of the city. The vast bibliography available on the topic of the Italian square describes it as the site where the city represents itself, being the shape of an open space based either on a definite plan, or on the encounter of different urban systems that identify themselves as such.
On the other hand, and unlike the structure of the urban fabric that has kept its shape and ruling principles over time, Frigento’s squares do not claim the same dignity of form of the urban tissue. This happens to piazza Umberto I, the old seat of the town hall, to the market square, and to Cathedral square, which still act as the poles where the open space assumes a proper square-like shape. Albeit keeping its planimetric shape of a rectangular space from which the decumanus originates, Piazza Umberto I lost its perspective backdrop and connection with the landscape when the school took the place of the old town hall.
The town hall, featuring an inner courtyard and resting mid-way on the square’s longest side, acted as its
sannitica e la successiva conquista romana, che ha coinciso con una riconfigurazione e un consolidamento del tessuto insediativo sulla base di un tracciato ortogonale, la cui giacitura è oggi determinabile grazie alle cisterne e uno sviluppo verso valle in epoca medioevale. È la città medioevale che troverà il suo centro nella Cattedrale, quando Frigento, diventata sede vescovile, avrà necessità di un grande edificio per il culto che strutturerà il suo intorno. La cattedrale nasce per rifusione e, sia per mole che per collocazione, assume il ruolo di centro massivo dell’intero impianto urbano, portando con sé i due vuoti urbani più importanti: l’antico Largo della Cattedrale, che nel catasto provvisorio del 1816 è definito come “dietro la Cattedrale”, e l’attuale piazza della Cattedrale con il secondo accesso che, grazie alla forma della piazza e alla confluenza in essa del percorso principale in forte pendenza, ed alla presenza del campanile, consideriamo a tutti gli effetti l’accesso principale. È proprio la forma di questa piazza, oltre ai ritrovamenti di tratti di mura antiche della città, che ci rende chiara e convincente l’ipotesi di un primo insediamento limitato al suo lato ovest.
La strada in sostenuta salita ha una dimensione dilatata a convergere in uno spazio aperto che si apre come un cono ottico a inquadrare l’accesso alla Cattedrale, aprendosi in maniera dissimetrica verso est, per accogliere anche la visione del campanile. È uno spazio che rimanda chiaramente a un esterno, a un’area di soglia tra diversi sistemi urbani, uno spazio di transizione, nato dalla geografia e conformatosi con lo sviluppo della città verso valle. Se si considera la cattedrale come centro le assialità dei due accessi segnalano le due direttrici dell’insediamento: verso ovest e sul crinale la città romana, verso sud, a conquistare la valle, lo sviluppo avvenuto dal medioevo in poi. Tra le due piazze è quella “dietro la Cattedrale”, che vede attualmente compromessa la sua configurazione e il suo statuto originario, per una concomitanza di eventi e trasformazioni: la demolizione del Palazzo vescovile ha lasciato il posto a due edifici residenziali, uno dei quali è stato costruito a ridosso della Cattedrale, chiudendo anche il “vico forno” che in origine apriva il largo verso la strada panoramica dei Limiti; l’isolato con gli edifici a schiera attestandosi sulla piazza svolgeva un duplice ruolo urbano: di definire e misurare il Largo della Cattedrale e di inquadrare il portale del Palazzo Testa-Pelosi accedendo da via Roma. La scelta, compiuta dall’amministrazione comunale nella ricostruzione post sisma del 1980, di non ricostruire la testata della schiera, lasciando un vuoto, non fa che slabbrare la forma degli spazi aperti, in origine molto ben proporzionati nelle successioni spaziali e percettive rispetto al monumento e al Palazzo Testa-Pelosi. Naturalmente il ruolo urbano del palazzo era determinante, e lo sarebbe certamente la sua riconfigurazione volumetrica, che conferirebbe di nuovo senso e misura alla spazialità del Largo della Cattedrale.
Gli studi progettuali compiuti nella fase della ricerca connessa all’OR5 hanno interessato per le ragioni su esposte la riconfigurazione della forma urbana del “Largo della Cattedrale” e del “Largo del Frontespizio”, proponendo la ricostruzione della testa della schiera attualmente demolita. Considerando la lunga permanenza di un vuoto urbano, e l’acquisizione della corrispondente superficie di suolo a spazio pubblico, si è percorsa la strada che vede la costruzione di un edificio che ospiti una loggia
backdrop and, being an isolate building, left ample space to look out at the landscape. Thus in some spots the square doubles as a belvedere opening onto the hills and the Castle of Gesualdo, perched on top of its rock. Regardless of the architectonic qualities of the buildings, once it replaced the town hall, the school erased the relationship with the landscape and the focal point of the square, reconfiguring its perspective backdrop and filling up the continuous façade.
Geography is instead at the base of the market square that was clearly shaped by the waters that used to flow down to the valley from the mountain top. In fact, with the expansion of the Roman town in Medieval times, the urban fabric of the rows of houses opens up on two geometrical directions.
Frigento was founded in Samnitic times. The Romans eventually conquered the town, redefining and consolidating the fabric of the first urban structure on an orthogonal tissue, whose orientation can be ascertained by looking at the cisterns and expansion toward the valley, which took place during the Middle Ages. At that time, Frigento would become an episcopal seat in need of a sacred place. The Cathedral, born from a refusion, becomes a massive urban hub and the heart of the Medieval town, producing its two most important empty spaces: the old square, which the provisional cadastre of 1816 refers to as “the place beyond the Cathedral”, and the present cathedral square featuring the second entry, which we regard as the main access point to the square given the shape of the latter, the presence of the bell tower, and the fact that it is the endpoint of the main, sloping path. It is precisely the shape of this square, as well as the findings of parts of the town’s ancient walls, that leads us to assume that the first settlement was limited to its western side. The steep road expands and converges into an open space that flares out like an optical cone focusing on the access to the cathedral, opening up in an asymmetric fashion to the east to include a vision of the bell tower. This space clearly points to an exterior, a threshold of various urban systems, a space of transaction produced by geography and shaped by the town’s expansion toward the valley. If we take the Cathedral as the center, than the two entries mark the two directions of the settlement: the Roman town going westward and towards the slope, and the Medieval town going southward, towards the valley. Between the two squares rests that “place beyond the Cathedral” whose configuration and original status have been compromised today by simultaneous changes and events. The demolition of the Episcopal Palace made way for two residential buildings, one of which was erected close to the Cathedral, blocking “vico forno”, the alley that once led to the panoramic road dei Limiti: the block of terraced houses overlooking the square served to define and measure the square, bringing the gate
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urbana al livello della piazza, che assuma il ruolo di connettere due vuoti urbani tra loro adiacenti, come accade in molte delle piazze italiane. Saranno le regole dettate dalle necessità di riconfigurare l’unitarietà e l’autonomia dei due vuoti urbani a dettare