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Dentro questo quadro, le imprese italiane, come quelle di tutti i Paesi europei e delle economie avanzate, stanno affrontando una doppia sfida, quella ambientale e quella digitale. La transizione digitale per l’Italia è una sfida importante, a maggior ragione per le caratteristiche della disseminazione delle nuove tecnologie nella nostra società e nel tessuto economico. Robotica, sensoristica, meccanica di precisione, stampante 3D, internet of things, cloud computing, machine learning e big data, realtà aumentata, connessioni iper veloci, solo per citare alcune tecnologie, non sono ancora ampiamen-te diffuse, sia in ampiamen-termini di possesso delle imprese che in ampiamen-termini di padronanza delle stesse da parte di imprenditori e lavoratori. La pandemia, in tal senso, ha però rappre-sentato un acceleratore di opportunità, volgendo il mondo, in generale, ad un approc-cio più ottimistico e meno pessimistico sugli effetti e gli impatti delle nuove tecnologie, dalla cui incorporazione dipende molta della crescita economica, della produttività delle imprese e della competitività del Paese intero.

Di fatto, anche in questo caso il posizionamento italiano nel contesto europeo non è particolarmente favorevole. L’indicatore composito DESI10 , utilizzato per le compara-zioni europee, è composto sostanzialmente da quattro aree di indicatori usati nel con-fronto internazionale: il livello complessivo della connettività, nelle sue varie forme; il li-vello della digitalizzazione del capitale umano; il lili-vello di digitalizzazione dei servizi pub-blici e il livello di integrazione delle tecnologie digitali nel tessuto imprenditoriale.

Sebbene il posizionamento italiano sia migliorato nel tempo (Figura 9), passando da 0,3 a 0,46 dal 2016 al 2021, in effetti risulta sempre inferiore alla media dell’Unione Eu-ropea. La distanza non è particolarmente cambiata durante il Covid, circa 0,05 punti.

Figura 9 Indice composto DESI, Italia e Europa, 2016-2020

Fonte 9 Desi Index, CE

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10 https://digital-agenda-data.eu/datasets/desi.

© Cesi Multimedia 19 Nel ranking internazionale nel 2020 eravamo quart’ultimi in Europa, nel 2021 scaliamo di altre 4 posizioni, ma pur sempre infondo alla classifica europea (Figura 10). Al di sot-to della media europea siamo in tutti gli indicasot-tori, tranne che in relazione al livello di connettività. Molto distanti dalla media europea lo siamo nelle competenze digitali dei lavoratori, nella digitalizzazione delle attività economica/integrazione delle tecnologie digitali (il numero imprese digitalizzate) e nella digitalizzazione della pubblica ammini-strazione.

Su tutti questi ultimi tre interventi, l’area di intervento delle politiche pubbliche, come si dirà successivamente in relazione al PNRR, della finanza a supporto delle stesse ma della stessa finanza bancaria tradizionale è ampia e merita oltre che attenzione, in ter-mini di risorse, anche il giusto ingaggio nell’approccio. Concorrere al migliore posizio-namento del nostro Paese nella digitalizzazione costituisce un pezzo di leva di investi-menti importante e non più procrastinabile.

Figura 10 DESI 2021, Ranking tra paesi EU27

Fonte 10 Desi Index, CE

D’altronde senza dubbio, la crisi pandemica ha accelerato il processo di digitalizzazio-ne anche in Italia, creando al contempo opportunità e divari tra persodigitalizzazio-ne e imprese, tra chi già in possesso (o nel processo) di un alto livello di “connessione, competenze e integrazione digitale” e chi non lo è. Nel pieno della pandemia (da Indagine ISTAT del dicembre del 2020) sull’impatto del Covid sulle Imprese, emergevano alcune conside-razioni che, di fatto, poi si sono sostanzialmente avverate.

Le imprese del settore ICT (Macro Settore Ateco J) prevedevano un fatturato in cresci-ta in media e in misura superiore alle imprese icresci-taliane: circa il 45% delle imprese del settore immaginavano un fatturato stabile o in crescita, contro il 28% circa delle impre-se italiane. Il 32% delle impreimpre-se del impre-settore prevedevano riduzioni del fatturato tra il 10% e il 50%, a fronte del 45% delle imprese italiane (Figura 11).

© Cesi Multimedia 20

Figura 11 Previsioni di fatturato durante Covid, Imprese settore Atecoj

Fonte 11 Istat, Situazione e prospettive delle imprese nell’emergenza Sanitaria Covid-19, dicembre 2020 Tra l’altro, la stessa indagine affermava che solo il 10% delle imprese italiane prima dell’emergenza Covid comunicava internamente in maniera digitale, attraverso video conferenze e instant messaging e che oltre il 70% delle imprese intervistate del cam-pione era sprovvista di tecnologie per il lavoro a distanza (servizi di cloud, virtualizza-zione delle postazioni di lavoro, ecc.), poche prevedevano di utilizzarle nel futuro, il 10%, di fatto, già le possedeva. Perciò, il Covid ha rappresentato un forte acceleratore di investimenti, di innovazione e di uso delle nuove tecnologie11.

A conferma di ciò, vi è anche appunto il risultato di crescita delle imprese che appar-tengono al settore informatico e alle nuove tecnologie, assieme alle previsioni di cresci-ta per il 2022 delle stesse. Analizzando le imprese che insistono nei settori dell’informazione e comunicazione, nonché dell’elettrotecnico e della stessa informati-ca, il valore complessivo dei fatturati 2019 risultava pari a 160 miliardi di euro (su 2,4 mila miliardi di fatturati complessivi delle imprese, dati Cerved). Le variazioni registrate nel 2020 sono state migliori rispetto alla media italiana (che è stata di poco inferiore a -10%), ossia -8,6% per le imprese dell’informazione e comunicazione e -7% per le im-prese dell’elettrotecnica de dell’informatica. Le prospettive del 2021 e del 2022 per le imprese appartenenti a questi settori sono superiori alle medie italiane e ampiamente

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11 Istat, dicembre 2020, Situazione e prospettive delle imprese nell’emergenza Sanitaria Covid-19 https://www.istat.it/it/archivio/251618.

© Cesi Multimedia 21 positive, con una previsione di + 15,3 nel 2022 per le imprese dell’informatica. Sul triennio di fatto, questi settori rientrano tra i migliori per le performance attese, nel ran-king dei primi dieci settori per migliori performance. Ci si attende una crescita dei fattu-rati complessiva, tra il 2019 e il 2022, del +31% ad esempio per le imprese del settore delle tecnologie per le telecomunicazioni12.