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La simulazione del prezzo del latte alla stalla secondo l’indice “Latte Lombardo”

Nel documento L'industria di trasformazione (pagine 156-165)

6. IL PREZZO DEL LATTE ALLA STALLA

6.1. La simulazione del prezzo del latte alla stalla secondo l’indice “Latte Lombardo”

L’Osservatorio sul Mercato dei Prodotti Zootecnici ha messo a punto, già nel 1993, un sistema di indicizzazione basato su elementi del mercato nazio- nale e di quello europeo, che consente di simulare il “valor d’uso” del latte alla stalla in Italia, con particolare riferimento alla realtà lombarda, dove si concentra ormai oltre il 40% della produzione nazionale. Nel 2015, nell’am- bito dell’accordo di programma Regione Lombardia – Unioncamere Lombar- dia per lo Sviluppo Economico e la Competitività, progetto “Filiera Lattiero- casearia”, si è provveduto ad una radicale riformulazione di tale sistema di indicizzazione, fondandolo su tre componenti relative rispettivamente ai prezzi di un paniere di prodotti derivati dal latte sul mercato interno, a un pa- niere di indicatori del mercato lattiero-caseario internazionale e, infine, ad un

paniere di elementi di costo di produzione del latte. Come già il precedente, questo strumento ha tra le sue finalità, oltre a quella di razionalizzare e render più trasparenti le relazioni contrattuali, quella di fungere da elemento di con- fronto per valutare il “prezzo interprofessionale”, ossia quell’elemento conte- nuto negli accordi interprofessionali tra organizzazioni dei produttori di latte e dell’industria di trasformazione che serve da guida per il prezzo nei contratti aziendali, e può essere direttamente adottato in assenza di questi.

In tal senso, pur in mancanza di accordi interprofessionali a carattere na- zionale, che già dal 2005 non sono possibili in base al d.lgs. 102/2005, a par- tire dalla metà della campagna produttiva 2009/10 si è assistito ad un susse- guirsi di accordi parziali che, almeno relativamente alla regione Lombardia, hanno tutti avuto il carattere aziendale. In particolare a partire da metà cam- pagna 2010/11, Italatte, l’acquirente che da solo raccoglie quasi il 9% del latte nazionale, è stato di volta in volta, per periodo tra sei e nove mesi, controparte di alcune – ma non sempre le stesse – organizzazioni professionali agricole regionali.

Più di recente, il medesimo gruppo ha messo a punto un suo sistema di determinazione del prezzo del latte, applicato a tutti i suoi fornitori a partire da aprile 2015, che invero ha già subito, da quella data, due sostanziali rifor- mulazioni: nella campagna 2015/16 esso legava il prezzo pagato ai produttori al prezzo medio tedesco, integrato da un ammontare variabile, più elevato nei momenti di basso prezzo tedesco e viceversa, in modo da ammortizzare la variabilità importata dal mercato continentale. Tale sistema è stato ridefinito nell’aprile 2016, questa volta prendendo come elemento base il prezzo medio rilevato dalla Commissione UE per il latte nei 28 paesi membri, cui veniva aggiunto un importo fisso. Dopo un periodo di sterilizzazione del sistema, mediante un accordo con il Ministero delle Politiche Agricole, che ha prede- terminato il prezzo per i primi quattro mesi del 2017, è entrato in vigore il terzo schema di Italatte, che utilizza un mix tra il prezzo medio UE del latte e la quotazione del Grana Padano alla borsa merci di Milano, schema che, sia pure con temporanee sospensioni ed eccezioni, resta in vigore tutt’oggi ed è stato recentemente rinnovato anche per il 2019.

Pur avendo tali contratti aziendali natura in parte diversa dai contratti con- cordati con la parte agricola, e tanto più con gli accordi collettivi, essi hanno però in comune la funzione di riferimento anche per le altre imprese acqui- renti, e quindi si ritiene possibile, ed utile, impiegarli in continuità con i pre- cedenti per un confronto con l’indice che esprime il “valore alla stalla” del latte lombardo.

L’illustrazione grafica mostra come, dopo il massimo storico toccato a gennaio 2014 e legato a circostanze eccezionali sul piano internazionale, con

121,7 punti con base 2010=100 (fig. 6.1), si sia avviata una fase di fortissimo ridimensionamento del prezzo simulato dal modello dell’Osservatorio sul Mercato dei Prodotti Zootecnici, indicativo di forti squilibri di mercato, so- prattutto sullo scenario europeo. Da un lato i produttori continentali, sull’onda di livelli di prezzo comunque molto sostenuti ormai da almeno un anno, ri- spondevano con un’insolita vivacità, al punto che in molti paesi importanti produttori di latte, nel corso del primo trimestre del 2014, si osservavano in- crementi produttivi a due cifre. Nel frattempo i consumi interni europei non riuscivano a decollare, la situazione economica di alcuni paesi emergenti, che per primi sembravano essere usciti dalla crisi globale, tornava a deteriorarsi (Brasile in testa), mentre le importazioni dei paesi produttori di petrolio erano frenate dai bassi prezzi di questa materia prima. Non è sorprendente che, in assenza di uno schema di rapporti contrattuali solido e condiviso, in questa fase sia stato sostanzialmente impossibile avere un riferimento collettivo per le relazioni di fornitura: il prezzo stabilito dall’accordo in vigore proposto da Italatte, che era stato formulato alla fine del 2013 quando diverse circostanze Fig. 6.1 - Indici del prezzo interprofessionale/contrattuale del latte e del prezzo simulato in Lombardia, da gennaio 2008 a dicembre 2018 (2010 = 100)

Fonte: Elaborazioni Osservatorio sul Mercato dei Prodotti Zootecnici su dati Accordi inter- professionali, contratti aziendali, CCIAA, Il Sole 24 Ore, ZMP-AMI, European Milk Market Observatory.

avevano spinto il mercato verso l’alto, sempre espresso come indice 2010=100, si manteneva fino a giugno a quota 127, ossia 16 punti in più ri- spetto all’indicatore dell’Osservatorio, aprendo così un divario insostenibile, e alla sua scadenza non veniva rinnovato.

Il periodo di caduta dell’indice di prezzo è proseguito per oltre un anno e mezzo, sino a settembre 2015, quando il suo valore era ridotto a 93,9, con un calo del 18,5%, superiore quindi all’1% al mese! Nell’ultimo scorcio del 2015 e il 2016 si è peraltro assistito a un deciso recupero dell’indice che, se nei primissimi mesi è stato dettato soprattutto dalla componente delle materie prime, è poi avvenuto inseguendo una forte crescita sui mercati europei delle commodity. Il 2016 si è così concluso a quota 108,9, con un recupero in 15 mesi del 16% e limitando la perdita rispetto al picco di 34 mesi prima al 10,2%.

Nel frattempo, a partire dal mese di aprile 2015, era stato applicato il nuovo schema contrattuale di Italatte. A fine marzo 2015 Italatte ha infatti inviato a tutti i suoi fornitori di latte crudo una proposta di contratto che prevedeva un prezzo basato sul prezzo mensile alla stalla pagato in Germania, mediante la determinazione trimestre per trimestre di un acconto – che per il trimestre ini- ziale è stato fissato a 36 euro per cento litri di latte – e un conguaglio calcolato alla chiusura del trimestre (in realtà con un ritardo di un paio di mesi, tempo necessario per la pubblicazione del prezzo tedesco da parte di AMI).

Al prezzo tedesco usato come riferimento, ossia il prezzo del latte conven- zionale pagato alla stalla in Germania con tenori del 4% di materia grassa e 3,4% di materia azotata totale, si applicava un fattore di correzione variabile, aggiungendo tra un minimo di zero e un massimo di 7 euro per 100 kg a se- conda del livello raggiunto dal prezzo tedesco (l’integrazione più alta si ap- plicava nel caso di prezzo tedesco sotto i 23 euro per 100 litri, l’azzeramento avveniva nel caso di superamento di 40 euro per 100 litri).

L’idea di usare il prezzo tedesco applicandovi un ammortizzatore per smorzarne la volatilità poteva essere abbastanza realistica, dato che l’effetto dell’andamento del mercato europeo sul prezzo del latte a casa nostra viene mediato con quello dei listini dei nostri prodotti lattiero-caseari, molto più sta- bili rispetto alle commodity continentali. Probabilmente il meccanismo adot- tato non era però sufficientemente rodato, poiché a settembre 2015 esso por- tava il prezzo applicato ai conferenti sotto la soglia dei 33 euro per 100 litri, difficilmente sostenibile da parte della gran maggioranza delle stalle. A quel punto, mediante un accordo con tutte le altre componenti della filiera, ed il Ministero delle Politiche Agricole, si portava il prezzo per tre mesi, da dicem- bre a febbraio, a circa 36 euro per 100 litri, ossia il valore usato per l’acconto nel primo trimestre di funzionamento del meccanismo; con un’integrazione

da fondi statali l’ammontare percepito dai produttori arrivava in realtà a 37 euro. Tuttavia, a marzo, scaduto l’accordo, il prezzo indicizzato sul mercato tedesco crollava sotto i 32 euro per 100 litri, mostrando i limiti di un mecca- nismo costruito senza tener conto della specifica realtà nazionale; all’epoca il prezzo, per quanto del tutto indicativo, risultante dal sistema di indicizzazione dell’Osservatorio si collocava a 33,7 euro per 100 litri.

A quel punto il gruppo Italatte adottava un diverso meccanismo, in pratica decidendo di determinare il prezzo pagato mese per mese ai conferenti sulla base del prezzo medio ponderato calcolato per due mesi prima dalla commis- sione UE e pubblicato sull’European Milk Market Observatory, con l’ag- giunta di 4 euro per 100 litri.

Va osservato che mentre la rilevazione di AMI per il prezzo tedesco ha la caratteristica di essere rigorosamente fondata sul monitoraggio dei contratti, riferiti al latte convenzionale con tenori dati di grasso e proteine, i dati pub- blicati paese per paese dall’EMMO derivano da stime effettuate dai singoli ministeri nazionali, riferite a latte di non specifici tipologia e standard, senza una metodologia di rilevazione omogenea. Va anche osservato che tale prezzo è espresso in euro per 100 kg, e applicandolo tal quale nella determinazione di un prezzo pagato ai conferenti sulla base dei litri, in pratica l’integrazione di 4 euro per 100 litri si riduce a circa 3.

Comunque sia, l’effetto del nuovo sistema di determinazione faceva schiz- zare il prezzo di aprile ad oltre 37 euro per 100 litri; esso tuttavia già ad agosto scendeva sotto i 34 euro. Si introduceva allora un’ulteriore forzatura del si- stema, mediante un accordo con le organizzazioni agricole regionali, che ste- rilizzava momentaneamente il sistema, prefissando che quale che fosse il ri- sultato del calcolo, il prezzo non sarebbe sceso sotto i 33 euro a novembre e i 34 a dicembre.

Il prezzo indicizzato si è invece mantenuto su livelli abbastanza stabili, oscillando nel periodo marzo-agosto 2016 tra 33,2 e 33,9 euro per 100 litri. Successivamente, sull’onda della ripresa dei listini delle commodity lattiere sul mercato europeo, si sono avviati una serie di rialzi: a gennaio 2017 si è così arrivato a 38,46 euro per 100 litri, il 14,4% in più rispetto al precedente agosto (tab. 6.1).

A fine 2016, constatando i limiti dell’attuale sistema contrattuale, me- diante un accordo con le organizzazioni agricole, Italatte varava il terzo mo- dello di determinazione in meno di tre anni, caratterizzato rispetto ai prece- denti dall’avere un riferimento, sia pur parziale, alla realtà di mercato nazio- nale.

Inizialmente si stabiliva un ulteriore congelamento del sistema, con prezzi prefissati da gennaio ad aprile a livello rispettivamente di 37 euro per 100 litri

a gennaio, 38 a febbraio, 39 a marzo ed aprile. Da maggio in poi il prezzo viene determinato sulla base di 37 euro per 100 litri, importo che viene cor- retto mese per mese sulla base di un indice in cui entrano ancora il prezzo Tab. 6.1 - Indici del prezzo interprofessionale simulato del latte in Lombardia, 2016-2018 Indice complessivo Componente nazionale Componente esterna Componente materie prime var. %

12 mesi = 100 2010 12 mesi var. % = 100 2010 12 mesi var. % = 100 2010 12 mesi var. % = 100 2010

gen-16 - 3,53 96,638 - 1,49 107,146 - 9,70 79,061 - 4,34 93,204 feb-16 - 4,03 95,436 +5,45 114,787 - 21,72 75,160 - 4,03 91,515 mar-16 - 4,17 97,366 +3,38 112,564 - 25,33 72,597 - 5,92 89,739 apr-16 - 4,66 96,496 +2,77 111,251 - 23,15 71,997 - 0,78 92,309 mag-16 - 2,58 96,460 +1,23 109,314 - 16,28 73,271 +5,63 94,658 giu-16 +0,67 97,027 - 0,07 108,441 - 8,33 78,525 +13,91 98,392 lug-16 +0,17 97,277 +0,53 109,648 +1,56 83,388 +7,39 96,158 ago-16 +1,57 98,086 +2,78 110,164 +16,18 90,976 +3,47 92,991 set-16 +5,70 99,231 +4,02 111,361 +25,49 102,516 +3,23 89,712 ott-16 +7,62 103,002 +5,88 113,509 +24,52 106,343 +0,55 90,867 nov-16 +8,85 106,278 +9,41 117,126 +27,95 108,815 +2,01 95,378 dic-16 +11,91 108,910 +12,00 119,809 +36,12 111,827 +4,00 96,664 gen-17 +15,11 111,239 +12,04 120,043 +39,73 110,475 +5,03 97,895 feb-17 +16,79 111,455 +4,60 120,069 +42,82 107,345 +8,61 99,391 mar-17 +13,88 110,877 +6,07 119,392 +43,41 104,113 +11,47 100,031 apr-17 +13,86 109,870 +6,45 118,423 +43,31 103,183 +8,75 100,383 mag-17 +13,46 109,444 +8,44 118,543 +49,27 109,372 +6,90 101,191 giu-17 +12,96 109,605 +10,82 120,169 +50,44 118,132 - 2,03 96,392 lug-17 +16,62 113,447 +10,21 120,847 +44,37 120,383 +3,43 99,459 ago-17 +16,57 114,343 +9,87 121,039 +36,58 124,256 +7,06 99,555 set-17 +15,36 114,470 +9,93 122,416 +21,17 124,222 +7,52 96,460 ott-17 +12,30 115,675 +7,72 122,267 +9,58 116,528 +8,34 98,443 nov-17 +9,27 116,129 +3,76 121,529 - 3,22 105,308 +11,75 106,590 dic-17 +4,78 114,119 +0,48 120,381 - 11,85 98,574 +14,15 110,345 gen-18 +1,17 112,535 - 0,64 119,273 - 14,64 94,305 +14,82 112,401 feb-18 +0,18 111,655 - 2,10 117,548 - 9,80 96,829 +15,39 114,685 mar-18 +1,12 112,114 - 2,63 116,258 - 6,46 97,385 +16,66 116,700 apr-18 +2,32 112,414 - 1,55 116,585 - 2,22 100,889 +18,72 119,172 mag-18 +3,79 113,593 - 0,92 117,457 - 2,84 106,265 +18,28 119,693 giu-18 - 0,89 108,625 - 0,84 119,158 - 7,69 109,053 +0,99 97,343 lug-18 - 2,56 110,546 - 1,60 118,909 - 11,66 106,344 - 0,59 98,874 ago-18 - 1,91 112,155 - 1,40 119,341 - 13,76 107,158 +7,35 106,868 set-18 - 1,90 112,292 - 2,18 119,751 - 13,53 107,414 +9,89 105,998 ott-18 - 2,62 112,648 - 0,08 122,168 - 11,78 102,804 +8,04 106,357 nov-18 - 2,45 113,286 +2,48 124,544 - 4,46 100,610 +1,98 108,700 dic-18 - 0,01 114,106 +5,00 126,400 +2,50 101,042 - 0,59 109,694

Fonte: Elaborazioni Osservatorio sul Mercato dei Prodotti Zootecnici su dati Accordi inter-

medio ponderato del latte nei 28 paesi della UE, riferito a due mesi prima, e la quotazione del Grana Padano a stagionatura 9 mesi alla borsa merci di Mi- lano. Più precisamente, si applica alla base di 37 euro una correzione pari al 30% dello scostamento percentuale della quotazione del Grana Padano ri- spetto al valore di riferimento di 6,82 euro per kg, ed al 70% dello scostamento percentuale del prezzo medio UE rispetto al valore di riferimento di 32 euro per 100 kg.

Nel corso del 2017 si è assistito ad una parziale ritrovata vicinanza tra prezzo indicizzato e contratto Italatte applicato con la nuova modalità di fis- sazione del prezzo: il valore attribuito al latte dal contratto aziendale restava sotto a quello suggerito dal meccanismo dell’Osservatorio di Cremona in otto mesi su dodici, con un divario massimo di 1,7 euro per 100 litri in agosto, mentre si collocava sopra quello in quattro mesi, con una punta di differenza positiva in dicembre di valore assoluto equivalente a quella negativa di agosto. Per parte sua, dopo un piccolo ritocco al rialzo in febbraio, il prezzo indi- cizzato ha intrapreso quella che pareva un’inversione negativa di tendenza; in realtà il calo si è arrestato a maggio, con un -1,6% rispetto a gennaio, e di lì a novembre il prezzo ha manifestato una ripresa complessiva del 6,1%, salvo poi cedere l’1,7% in dicembre. A fine anno lo scarto rispetto a dicembre 2016 era di 1,80 euro per 100 litri, ossia dello 4,8%, e il valore medio del 2017 eccedeva quello del precedente del 13,3%.

Il 2018 ha poi rappresentato un anno di assestamento rispetto alla fase espansiva di prezzo del 2017: l’anno si conclude con un lieve regresso del valore medio dell’indice, pari al -0,3%, e il valore di fine anno è in pratica allineato con quello di dicembre 2017. Le variazioni nel corso dell’anno sono sostanzialmente da attribuire alla sua connotazione stagionale (ved. par. 6.2), con una coda della riduzione di dicembre 2017 che si è estesa a gennaio e febbraio 2018, determinando in tre mesi un calo del 3,9% dell’indice, fino al livello di 111,7, e una successiva ripresa dell’1,7% nel trimestre successivo. Il mese di giugno ha rappresentato una punta negativa, provocata sostanzial- mente dall’arrivo sul mercato della nuova produzione di foraggi, che ha posto fine alla relativa penuria che si era venuta a determinare in precedenza, ma già da luglio si rientrava nella tendenza ascendente e tra novembre e dicembre l’indice si riportava sopra al precedente valore di maggio, chiudendo l’anno a 114,1.

Molto più erratico era l’andamento del prezzo di Italatte, mostrando che la soluzione di includere nel calcolo un elemento nazionale come il prezzo del Grana Padano rappresenta una scelta appropriata ma probabilmente non an- cora sufficiente. L’esordio a gennaio 2018 avveniva al livello decisamente elevato di 117,5 punti, corrispondenti ad un prezzo di oltre 41 euro per 100

litri, ma nel giro di tre mesi la concomitanza di una perdurante debolezza del mercato del Grana Padano e di un calo repentino della media dei prezzi UE faceva scendere il valore del 12,5%. La flessione si attenuava poi ma prose- guiva comunque fino a luglio con un altro -6,6%, portando il livello del prezzo a quota 33,6 euro per 100 litri, pari a 96 punti con base 2010=100. Si è quindi resa necessaria un’altra forzatura del sistema, predeterminando rispettiva- mente a 37,5, 38,0 e 38,5 euro per 100 litri i prezzi di agosto, settembre e ottobre. Nel frattempo una certa ripresa del mercato delle commodity e l’avvio di una fase decisamente positiva per il listino del Grana Padano ribaltavano ulteriormente la scena: tra il prezzo concordato di ottobre e quello indicizzato di dicembre si aveva un incremento superiore all’11%.

Le tre componenti del prezzo indicizzato, calcolate sui sotto-panieri nazio- nale ed europeo e su quello contenente elementi dei cosi di produzione del latte, presentano andamenti ben differenziati tra loro, dove non è sempre facile individuare una componente comune, confortando così la scelta di utilizzarle come elementi intermedi abbastanza indipendenti tra loro nella determina- zione di un indice sintetico (fig. 6.2).

È interessante osservare in particolare come nel 2014 e almeno nella prima Fig. 6.2 - Componenti dell'indice del prezzo interprofessionale del latte in Lombar- dia, gennaio 2008 - dicembre 2018 (2010 = 100)

Fonte: Elaborazioni Osservatorio sul Mercato dei Prodotti Zootecnici su dati Accordi inter- professionali, contratti aziendali, CCIAA, Il Sole 24 Ore, ZMB-AMI.

metà del 2015 le tendenze al ribasso, spinte soprattutto dalla componente estera, si siano rispecchiate anche nel sotto-indice relativo ai costi delle mate- rie prime. In altri termini, la profonda crisi di prezzo di quel periodo è stata resa meno dura per i produttori da un contemporaneo contenimento di alcune importanti voci di costo, in particolare relative all’alimentazione animale. Nel 2016, tuttavia, le tendenze che nel biennio precedente presentavano alcune analogie si sono nettamente divaricate: la componente interna, pur ritrovando la classica forma ad “U” ha seguito un percorso nettamente ascendente, con un +12% tra dicembre 2015 e 2016; quella europea, dopo un calo superiore al 12% nei primi quattro mesi, ha avuto un’impennata ed ha guadagnato nei re- stanti otto mesi oltre il 55%; infine la componente calcolata sui costi di alle- vamento, dopo due momenti di calo e due di ripresa, ha chiuso l’anno con un +4%. In tal modo la linea di quest’ultima componente, che era passata sopra quella delle commodity già nel maggio 2015, ne è tornata sotto in settembre 2016 ed ha chiuso quest’ultimo anno con un ritardo di 15 punti base.

Il 2017 ha costituito per buona parte dell’anno, per le componenti nazio- nale ed europea, una copia su scala ridotta del 2016, con un calo di entrambe fino ad aprile e una successiva crescita che ha portato la prima ad un massimo storico assoluto, con 122 punti su base 2010, la seconda ad un picco inferiore solo a quelli di settembre 2007 e dicembre 2013. Qui però iniziava una fase discendente, evidente soprattutto per il più nervoso indice europeo, cosicché il valore dell’indice passava da 124 in settembre a 99 in dicembre. Molto più contenuta, ma comunque significativa, è stata la riduzione dell’indice riferito al mercato interno, con un calo nell’ultimo trimestre dell’1,7%. Diverso è stato nel 2017 l’andamento delle materie prime per l’allevamento, con un +14% che è maturato tramite un consistente progresso fino a maggio, delle oscillazioni nei successivi cinque mesi e decisi aumenti negli ultimi due.

Infine nel 2018 le tre componenti sembrano aver ritrovato una quasi totale indipendenza. L’elemento più variabile non è costituito qui dal sotto-paniere estero, ma bensì da quello relativo ai costi, che sulla stregua degli incrementi dell’ultimo bimestre 2017 prosegue la sua corsa fino a maggio, quando l’in- dice ha guadagnato 6,5 punti percentuali rispetto ad inizio anno e addirittura 21,6 in confronto con il precedente ottobre. La stagione del nuovo raccolto porta inizialmente una brusca riduzione di questa componente in giugno, ma ben presto la carenza di foraggi determinata dall’estate calda e siccitosa fa sentire i suoi effetti: tra giugno e dicembre si osserva una crescita del 12,7%.

Per contro la componente internazionale presenta nell’anno 2018 anda- menti meno erratici rispetto al 2017: lo scarto percentuale assoluto medio tra i valori mensili dell’indice era stato pari al 4,1% nel primo dei due anni, men- tre scende al 2,5% nel 2018. L’indice di sotto-paniere è cresciuto sino al valore

di 109 in giugno, con un progresso di oltre 10 punti rispetto al precedente dicembre, ha avuto una flessione di poco meno di tre punti in luglio e una di quasi cinque punti ad ottobre, chiudendo poi l’anno con un progresso del 2,5% rispetto a dodici mesi prima.

A differenza del precedente, l’indice parziale relativo alle quotazioni sul mercato interno ha iniziato il 2018 in discesa, cosicché a marzo aveva lasciato sul terreno oltre 4 punti rispetto a dicembre 2017; da qui però è iniziata una fase ascendente, con una sola interruzione in luglio, cosicché il valore di di- cembre risultava guadagnare oltre 10 punti rispetto a marzo.

Nel documento L'industria di trasformazione (pagine 156-165)