• Non ci sono risultati.

Smart workers – Smart companies.

Nel documento Il lavoro agile (pagine 131-137)

Applicazione pratica del lavoro agile.

5.2 Smart workers – Smart companies.

In un mondo del lavoro in continua evoluzione emerge con forza la nuova figura dello smart worker, il soggetto in grado di lavorare ovunque e ad ogni ora per poter disporre del proprio tempo libero, bilanciando impegni e vita privata. Nella categoria di chi ha deciso di diventare uno smart worker occorre inserire quella persona (worker) su cui l’azienda ripone la totale fiducia e responsabilità, affidando la gestione indipendente del proprio lavoro e la scelta di come, dove e con quali mezzi svolgere le mansioni per raggiungere gli obbiettivi prefissati. Il lavoro svolto non si misura più con le ore trascorse in azienda o dietro ad una scrivania, ma in base ai risultati raggiunti; questo porta ad un aumento della produttività e ad un miglioramento del benessere lavorativo. Chiunque non abbia una postazione fissa sul lavoro, nell’immaginario collettivo, è conosciuto con l’appellativo di “nomade

153

132

digitale”, cioè coloro che sfruttano le moderne tecnologie per svolgere le proprie mansioni in luoghi diversi da un tradizionale ufficio154. Sicuramente diversi temi si affacciano sull’orizzonte: le diversità generazionali (millenials che lavorano con sessantenni), l’attenzione alle disabilità visive, acustiche e motorie e all’ergonomia degli spazi, creare il giusto compromesso tra l’esigenza aziendale di ottimizzare i costi razionalizzando gli spazi e quella delle persone di avere un luogo identitario in cui riconoscersi. Tutte sfide in cui la tecnologia gioca un ruolo cruciale155. Il numero degli Smart Worker è aumentato rispetto al 2016 e oggi interessa l’8% del totale dei lavoratori della popolazione considerata. Nel complesso si stimano 305.000 Smart Worker nel nostro Paese: lavoratori dipendenti che possono flessibilmente scegliere le proprie modalità di lavoro, in termini di luogo, orario e strumenti utilizzati. Il fenomeno tocca per ora principalmente il settore privato e in particolare la grande impresa, ma non è estraneo ai lavoratori della pubblica amministrazione che rappresentano il 17% dei lavoratori agili complessivi, una quota destinata a crescere grazie alla riforma Madia della PA, che punta a coinvolgere almeno il 10% dei dipendenti di ciascuna organizzazione pubblica entro tre anni in progetti Smart Working o di flessibilità nell’organizzazione del lavoro. Il 31% degli Smart Worker dichiara di lavorare in un’organizzazione che ha progetti strutturati di Smart Working; la restante parte in contesti in cui non è formalizzato oppure gode di forme di flessibilità legate al proprio ruolo. Rispetto agli altri lavoratori, gli Smart Worker sono caratterizzati da un’elevata mobilità nei luoghi di lavoro: trascorrono mediamente solo il 67% del tempo lavorativo in azienda, contro l’86% degli altri. Inoltre sono sempre meno legati ad una singola postazione: diminuisce rispetto all’anno passato il tempo dedicato al lavoro fisso alla propria postazione (39%) a favore di quello svolto da altre postazioni all’interno delle

154

K. L. Hartog – A. Solimene – G. Tufani, The smart working book. L’età del Lavoro Agile è arrivata.

Finalmente!, 2018.

155

133

sedi di lavoro (15%) o in altre sedi della propria azienda (13%), per la restante parte del tempo gli Smart Worker lavorano in luoghi esterni alla propria azienda (presso clienti o fornitori, a casa o in spazi di coworking). Rispetto alla media dei lavoratori gli Smart Worker sono più soddisfatti del proprio lavoro: soltanto l’1% degli Smart Worker si ritiene insoddisfatto nel complesso (contro il 17% degli lavoratori), il 50% è pienamente soddisfatto delle modalità di organizzare il proprio lavoro (22% per gli altri), il 34% ha un buon rapporto con i colleghi e con il capo (16% per gli altri). Inoltre, gli Smart Worker ritengono di avere una più adeguata padronanza di competenze soft relazionali e comportamentali legate al digitale (Digital Soft Skills), che consentono alle persone di utilizzare efficacemente i nuovi strumenti digitali per migliorare produttività e qualità delle attività lavorative. In particolare, gli Smart Worker hanno una superiore capacità di collaborare efficacemente in team virtuali esercitando una leadership: solo l’1% ritiene di non avere sviluppato in maniera soddisfacente questo tipo di skill, a fronte del 27% degli altri lavoratori. Miglioramento della produttività, riduzione dell’assenteismo e abbattimento dei costi per gli spazi fisici sono i principali benefici ottenibili dall’introduzione dello Smart Working nelle aziende. L’Osservatorio Smart Working stima l’incremento di produttività per un lavoratore derivante dall’adozione di un modello “maturo” di Smart Working nell’ordine del 15%. Proiettando l’impatto a livello complessivo di sistema Paese, considerando che sulla base della tipologia di attività che svolgono i lavoratori che potrebbero fare Smart Working sono almeno 5 milioni e che attualmente gli Smart Worker sono 305.000, l’effetto dell’incremento della produttività media del lavoro in Italia, ipotizzando che la pervasività dello Smart Working possa arrivare al 70% dei lavoratori, si può stimare intorno ai 13,7 miliardi di euro. I vantaggi per i lavoratori si misurano anche in termini di riduzione dei tempi e costi di trasferimento, miglioramento del work-life balance e aumento della motivazione e della soddisfazione. Si può stimare, ad esempio, che il tempo

134

medio risparmiato da uno Smart Worker per ogni giornata di lavoro da remoto sia di circa 60 minuti; considerando che ciascuno faccia anche solo una giornata a settimana di remote working il tempo risparmiato in un anno è dell’ordine di 40 ore per Smart Worker. Per l’ambiente, invece, determina una riduzione di emissioni pari a 135 kg di CO2 all’anno156. I sistemi di Smart Working si stanno diffondendo soprattutto negli ultimi anni, in risposta a uno dei principali problemi del nostro paese oggi: la condizione di svantaggio competitivo rispetto al resto del mondo, dovuta principalmente a un eccessivo divario fra salario e costo del lavoro. È importante affermare che lo Smart Working si fonda su un sistema meritocratico e ciò richiede, da parte dell’azienda, un cambiamento culturale, prima ancora che tecnologico157

. È necessario che le aziende cambino il modello di organizzazione del lavoro. Le smart companies sono appunto imprese che coadiuvano il business con la tecnologia. Infatti gli strumenti e i servizi offerti dai numerosi provider sul mercato possono semplificare il processo di trasformazione verso lo smart working, riducendo non solo i costi della struttura IT ma anche i costi per viaggi e trasferta, i costi di struttura e degli spazi fisici di lavoro, ottimizzando nello stesso tempo i flussi organizzativi e collaborativi anche per quei lavoratori che non dovessero applicare il lavoro agile. L’infrastruttura informatica aziendale dovrà necessariamente essere orientata verso soluzioni che garantiscono l’accessibilità ai dati in tempo reale e contemporaneamente da più persone da qualsiasi luogo, in qualsiasi momento, ponendo attenzione a soluzioni che ottimizzino il lavoro di gruppo anche laddove il team non si incontri fisicamente. La riunione concepita con incontri fisici in uno spazio determinato con l’utilizzo di carta e penna è diametralmente opposta ai nuovi scenari di collaborazione digitale, che permettono di raggiungere,

156 Risultati della ricerca dell’Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di

Milano.

157

S. Giussani, Smart Working: un modello aziendale innovativo tra flessibilità ed efficienza, in Ipsoa

135

razionalizzando costi e tempo, gli stessi obbiettivi a vantaggio della produttività e del risultato. Per quanto il confronto faccia a faccia rimanga importante, è ormai consolidato che si partecipa a troppe riunioni, molte delle quali inutili e ridondanti. Una ricerca pubblicata dal Wall Street Journal rivela che dirigenti e dipendenti sprecano una gran quantità di tempo in meeting che, solo apparentemente rappresentano la cinghia di trasmissione del funzionamento di un impresa. Inoltre l’azienda “smart” riduce il consumo di carta mettendo in atto un cambiamento che nel rispetto del processo di dematerializzazione e dell’ambiente andrà a modificare radicalmente il modello lavorativo. La carta piace ma presenta degli svantaggi: la condivisione e la collocazione. La carta non è “smart”. I progetti di riduzione dell’utilizzo della carta, e le “Paperless Company” sono sempre più presenti nello scenario digitale, mostrando significative riduzioni di costi e di tempi dedicati ai processi comunicativi e organizzativi. I principali vantaggi di una

smart company sono: 1) Produttività: la digitalizzazione dei documenti può

ridurre facilmente i costi di immagazzinaggio a breve e a lungo termine dell’impresa, oltre a consentire l’accesso alle informazioni in modo immediato, questa efficienza consente di concentrare la forza lavoro su altri progetti fondamentali per la crescita del business; 2) Sicurezza: le imprese digitali possono facilmente conservare e proteggere informazioni cruciali, se l’azienda dovesse mai fronteggiare un pericolo, probabilmente le documentazioni cartacee andrebbero perse per sempre, i documenti digitali possono essere sempre protetti da remoto tramite il “cloud” o un disco rigido fuori sede; 3) Velocità: massimizzare la velocità dell’organizzazione è un “must” per espandere le attività in questa era iper-connessa; 4) Opportunità: gli analisti finanziari da sempre riconoscono quale importante criterio di valutazione delle aziende la loro tendenza a sviluppare piani di sostenibilità, in particolare l’efficienza energetica e la riduzione dell’impatto ambientale. L’azienda deve essere “pronta”, essere smart, per questo si parla di “smart

136

companies” per “smart workers”. Deve essere pronta non solo ad adottare infrastrutture informatiche idonee, ad attivare processi per ridurre l’utilizzo della carta, a diminuire le riunioni (questi non sono solo i mezzi) ma soprattutto pronta ad abbandonare il senso di subordinazione legato solo al controllo, orientandolo verso la fiducia, la produttività e il risultato prefissato158. Ogni anno MIT Technology Review, il magazine del prestigioso Massachusetts Institute of Technology, realizza la classifica delle cosiddette 50 Smartest companies, ovvero le 50 aziende in tutto il mondo che coniugano al meglio l’innovazione tecnologica e il modello di business ad esso collegato. Di queste 50, solo sei sono europee. Ecco quelle scelte dall’equipe della rivista. 1) Vestas Wind Systems (Danimarca: nel 2016 ha sorpassato General Eletric come maggior installatore di turbine eoliche negli Usa e ora sta investendo nell’energy storage, le soluzioni per immagazzinare l’energia prodotta, da 14 trimestri i suoi bilanci sono sempre in utile; 2) Adidas (Germania): quest’anno è prevista partire la produzione nel nuovo stabilimento altamente robotizzato di Ansbach (Germania), destinato a produrre localmente e on demand, un secondo stabilimento è stato annunciato ad Atlanta (Usa), inoltre sta lavorando con Carbon, società specializzata nelle stampanti 3D, per studiare nuove modalità di produzione finalizzate al nuovo modello Futurecraft 4D, per cui stanno testando 150 diverse iterazioni dell’elastomero usato per stampare la soletta, ogni anno il colosso tedesco produce 300 milioni di paia di scarpe, per lo più in Asia; 3) Blue Prism (GB): il suo software (robotics process automation) permette alle società, studi legali, banche e assicurazioni,di utilizzare l’intelligenza artificiale per eseguire operazioni di back office prima di pertinenza degli impiegati, nel 2016 ha firmato 189 accordi, quattro volte in più dell’anno prima; 4) Daimler (Germania): sta lavorando al lancio (previsto per il 2020) del primo furgone a corto raggio interamente elettrico; 5) Sophia Genetics (Svizzera): stanno

158

137

utilizzando sequenze di Dna accoppiate con algoritmi di intelligenza artificiale allo scopo di accelerare le diagnosi oncologiche, cardiologiche e di altre malattie; 6) Oxford Nanopore (GB): ci sono voluti 12 anni e 200 milioni di dollari per realizzare Minion, analizzatore portatile e di basso costo, recentemente testato con successo dall’Antartico allo spazio, che promette capacità di test diagnostici immediati, monitoraggio dei germi, identificazione di batteri, virus e altro ancora159.

Nel documento Il lavoro agile (pagine 131-137)