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Sollecitazioni sul corpo umano in se- se-guito a caduta

Nel documento MCAI Alpinismo Roccia (pagine 135-138)

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PRINCIPI DELLA CATENA

DI ASSICURAZIONE

Si riportano di seguito alcune spiegazioni e definizioni utili a capire il funzionamento della “catena dinamica di assicurazione”.

Sollecitazioni sul corpo umano in

se-guito a caduta

Si considerino i componenti della catena di assicurazione, analizzando in particolare cosa succede quando un corpo umano cade, allo scopo di determinare quale sia l’elemento prin-cipale tra corda, imbracatura, rinvii, ecc., che elimina, o quantomeno riduce, gli eventuali danni ai componenti della cordata.

Poiché in caso di urti con la roccia le eventuali ferite sono dovute all’impatto e non derivano dai materiali e dalle tecniche adottate, si con-sidera solamente che cosa può accadere agli organi interni in caso di un volo in cui il corpo umano non urti contro la parete e la caduta sia arrestata dall’intervento esclusivo della catena di assicurazione.

Il considerare questo caso limite permette il confronto del volo di un alpinista con fenomeni che si verificano normalmente in altre attività, come ad esempio nel paracadutismo. Infatti, da ricerche e studi svolti dall’aeronautica fran-cese in particolare durante il secondo conflitto mondiale, è stato scoperto che in alcuni casi all’apertura del paracadute si verificavano danni agli organi interni dei paracadutisti.

Questi danni erano collegati all’accelerazione, o

Nella caduta, in caso di urti con la roccia, le even-tuali ferite sono dovute all’impatto e non ai mate-riali e alle tecniche adot-tate. Quindi si considera solamente che cosa può accadere agli organi inter-ni in caso di un volo in cui il corpo umano non urti contro la parete e la caduta sia arrestata dal-l’intervento esclusivo della catena di assicurazione.

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meglio alla decelerazione, che il corpo umano subiva al momento dell’apertura del paracadu-te. E’ opportuno chiarire che si parla di accele-razione o deceleaccele-razione esattamente alla stessa maniera, in quanto non cambia l’effetto sul corpo umano. Infatti, se una massa viene acce-lerata o deceacce-lerata, essa diviene sede di forze di inerzia. Nel caso del corpo umano, al verificarsi di una caduta e conseguentemente all’entrata in azione della corda (o del paracadute), si ha come effetto una forte decelerazione e quindi la generazione di forze d’inerzia.

Paracadute troppo piccoli implicano un effetto frenante troppo basso, per cui il paracadutista rischierà quantomeno gravi traumi all’impatto con il suolo.

Paracadute molto ampi invece causano l’effetto negativo di cui si parlava in precedenza: dopo il lancio e la conseguente accelerazione del corpo, che ne annulla la sensazione di peso durante il volo libero, all’apertura del paracadute la decelerazione può risultare talmente forte da far perdere i sensi al paracadutista, anche se questo si trova in posizione eretta.

Di fronte a questi dati e considerazioni, i ricer-catori si sono posti il problema di valutare il massimo valore di decelerazione sopportabile, per poi dimensionare di conseguenza il diame-tro del paracadute. Tale valore è stato definito in 15 volte g, dove g è il valore dell’accelerazione

di gravità convenzionale. Mettiamo fin d’ora in evidenza che il valore di 15 g è il limite di sicurezza, sopportabile peraltro per periodi molto brevi (secondi o anche meno) e a testa in alto (caso in cui il sangue affluisce verso il basso).

Fig. 4.01 Paracadute: il diametro del paracadute determina la violenza della decelerazione (valore di sicurezza sopportabile 15g)

Fig. 4.02 Decelerazione

15 g

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In caso di caduta a testa in basso la decelerazione farebbe affluire il sangue alla testa, sede di molti vasi capillari delicati, per cui il valore di mas-sima decelerazione sopportabile è di qualche “g” appena (4-6 g).

Il valore di 15 g, applicato ad una massa m di 80 kg, che è la massa di riferimento di un alpinista e anche il valore assunto dall’UIAA per le prove sui materiali, equivale ad una forza

f = m*15*g = 1200 kg peso (circa 1200 daN). Questo valore è stato dunque assunto come limite di sicurezza fisiologico.

Volendo applicare questi concetti all’alpini-smo, cerchiamo di definire quale può essere il caso peggiore di decelerazione (azione del “paracadute”) per l’alpinista. In alpinismo, la maggiore decelerazione che si può verificare è quando, ad esempio, la corda resta per qualche motivo bloccata in sosta, oppure se si inca-stra in una fessura o uno spuntone. Questo è chiaramente un caso limite, in quanto se la corda scorre dentro un freno, come normal-mente accade, la decelerazione sarà certanormal-mente inferiore. Comunque, è evidente che anche in questo caso la massima sollecitazione a cui viene sottoposto l’organismo umano deve risul-tare inferiore al massimo tollerabile. In questo caso, comunque, è la sola corda che interviene,

con le sue caratteristiche elastiche, a decelerare gradualmente il corpo dell’alpinista che cade: è la corda “il paracadute” dell’alpinista. Infatti, le

norme UIAA-CEN prescrivono che le corde si deformino almeno quanto è necessario perchè il valore massimo della forza generata durante un volo non superi i 1200 daN.

In alpinismo, la mag-giore decelerazione che si può verificare è quan-do, ad esempio, la corda resta per qualche motivo bloccata in sosta, oppure incastrata in una fessura o attorno ad uno spuntone. Questo è chiaramente un caso limite, in quanto se la corda scorre dentro un freno, come normalmente accade, la decelerazione sarà certamente inferiore.

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E’ questa una delle principali norme che defi-niscono le proprietà delle corde dinamiche per l’alpinismo. Ovviamente, si richiede anche che la corda non si rompa nel trattenere una cadu-ta: a questo scopo le norme, facendo ancora riferimento al caso limite di corda bloccata, prescrivono che essa resista ad almeno 5 cadute di una massa di 80 kg.

Energia cinetica e deformazione della

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