Si danno di seguito alcune indicazioni sull’uti-lizzo e sul collegamento dell’imbracatura alla corda di cordata.
Per approfondimenti sull’impiego dell’imbra-catura, si rimanda alle pubblicazioni predi-sposte e diffuse dalla Commissione Centrale Materiali e Tecniche e dalla Scuola Centrale di Alpinismo della CNSASA [20][21].
Alcune considerazioni di base:
- Per uso alpinistico e scialpinistico vengono utilizzati sostanzialmente due tipi di imbra-cature: l’imbracatura bassa (definita “coscia-le” dalle norme) e l’imbracatura combinata (cosciale + pettorale separati). Esistono in com-mercio anche imbracature complete (cosciale e pettorale non separabili) che trovano maggiore uso nelle vie ferrate (sconsigliabili per l'accen-tuata lordosi).
Le imbracature vanno controllate periodica-mente con particolare attenzione alle cuciture e alle abrasioni che pos-sono aver indebolito ele-menti portanti.
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- Lo scopo principale dell’imbracatura è quel-lo di distribuire sul corpo umano, in modo razionale e non traumatico, la forza d’arresto proveniente dalla corda in caso di caduta. - L’imbraco basso offre inoltre la non trascura-bile comodità di poter togliere o indossare con più facilità vari capi di vestiario.
- In caso di volo all’indietro, con il solo imbra-co basso è più facile riportare lesioni alla spina dorsale, specialmente se si porta lo zaino. - In un’eventuale sospensione, in special modo con il peso dello zaino, è innegabile la scomo-dità dell’imbracatura bassa (ribaltamento); si dovrebbe allora avere indossata la parte alta (pettorale) o predisporre un sistema (fettuccia o cordino che collega gli spallacci dello zaino alla corda mediante un moschettone) in modo tale da potersi facilmente agganciare, in caso di sospensione, alla corda di trattenuta.
- Nel caso del procedimento in cordata di conserva nell’attraversamento di un ghiacciaio, chi deve trattenere un’eventuale caduta del compagno è facilitato se si trova incordato “basso” (quindi mediante l’utilizzo della sola imbracatura bassa) e cioè se il punto d’appli-cazione dello strappo (nodo di collegamento corda-imbracatura) si trova vicino al baricentro del corpo, poco sopra il bacino. Un ulteriore vantaggio dell’imbracatura bassa è dato dalla maggior prontezza e resistenza dei muscoli più potenti del corpo (quadricipiti femorali) allo sforzo improvviso che si verifica.
Lo scopo principale del-l’imbracatura è quello di distribuire sul corpo umano, in modo razio-nale e non traumatico, la forza d’arresto prove-niente dalla corda in caso di caduta.
Nel caso del procedimen-to in cordata di conserva nell’attraversamento di un ghiacciaio, chi deve trattenere un’eventuale caduta del compagno è facilitato se si trova incor-dato mediante l’utilizzo della sola imbracatura bassa e cioè se il punto d’applicazione dello strappo si trova vicino al baricentro del corpo.
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Uso imbracatura solo bassa combinata progressione da capo cordata o da
secondo senza zaino x x progressione da capo cordata o da
secondo con zaino x
discesa a corda doppia con zaino x discesa a corda doppia senza zaino x x attraversamento di ghiacciaio con o
senza sci x
Osservazioni sul prospetto:
• Il contrassegno “X” presente nella casella indica il corretto impiego;
• Si può notare, ad esempio, che mentre nella progressione da capocordata con zaino è necessario disporre dell’imbracatura combinata (cosciale più pettorale), nella progressione da capocordata senza zaino è consentito sia l’uso della sola imbracatura bassa che di quella combinata.
Per concludere questa descrizione sulle imbra-cature, si sottolinea che l’anello di servizio pre-sente in molti modelli è il punto al quale viene collegata la corda nei test di omologazione. Pertanto, di fatto, questo è il punto più sicuro dell’imbracatura e sarebbe idealmente possibile collegare direttamente (e solamente) la corda ad esso. Ovviamente nella pratica è più pratico ed immediato collegare la corda passandola direttamente nell’imbracatura e non (solo) in questo anello di servizio che, in effetti, con imbrachi molto vecchi potrebbe arrivare a per-dere le necessarie caratteristiche di robustezza.
L’anello di servizio pre-sente in molti modelli è il punto al quale viene collegata la corda nei test di omologazione. Pertanto, di fatto, que-sto è il punto più sicuro dell’imbracatura e sareb-be idealmente possibile collegare direttamente (e solamente) la corda ad esso. cap_2_attrezz-alpinistica_OK.indd 80 cap_2_attrezz-alpinistica_OK.indd 80 31-07-2008 14:49:3331-07-2008 14:49:33
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Si consiglia, se vi sono dubbi di questo tipo, di predisporre un ulteriore anello di cordino (nylon o kevlar) o, ancora meglio, sostituire l’imbracatura con una nuova!
CASCO
Il casco da alpinismo è costituito da una calotta di materiale sintetico talvolta rafforzato mediante fibra di vetro o carbonio che deve resistere a urti e colpi di una certa entità. È provvisto di sottogola il cui attacco al bordo deve essere realizzato mediante due punti per lato; deve essere aerato e avere una struttura portante interna che permetta di regolare la distanza testa-involucro. Deve proteggere la testa e la colonna vertebrale dell’alpinista da sollecitazioni violente che possono derivare da caduta di pietre o ghiaccio, da urti contro la parete o altri ostacoli durante una caduta, dalle conseguenze di manovre errate, ecc. Deve quindi essere in grado di assorbire energia suf-ficiente senza che la calotta si rompa e senza trasmettere sollecitazioni eccessive al corpo sot-tostante; deve inoltre ripartire la sollecitazione in misura adeguata sulla volta cranica evitando eccessive pressioni locali e deve evitare il con-tatto diretto del cranio con corpi acuminati o taglienti.
I caschi sono soggetti alla normativa EN 12492, che prevede diverse prove di assorbi-mento di energia e di comodità di utilizzo. Una caratteristica critica del casco è la resisten-za all’invecchiamento. Va ricordato che il casco è particolarmente esposto alle intemperie e alla radiazione solare. Alcuni materiali sintetici,
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specie alcuni che venivano usati nel passato, sono molto sensibili alla radiazione solare e invecchiano rapidamente diventando fragi-li. Tali materiali non dovrebbero oggigiorno essere più impiegati dai costruttori e proprio a questo scopo le norme richiedono che venga riportato il periodo per il quale le caratteristi-che meccanicaratteristi-che del casco sono garantite. Va comunque fatto notare che l’alpinista tende a considerare eterno il proprio casco, non essen-do l’invecchiamento e l’aumento della fragilità rilevabili tramite una semplice ispezione visiva. Questo atteggiamento mentale è poco condivi-sibile, tanto più se si considerano i cosiddetti caschi “ultraleggeri”, che hanno un peso molto inferiore rispetto a quelli normali, vantaggio ottenuto sovente a scapito della durata.