L’ ESTINZIONE DELLA SOCIETÀ
5.3 Le sopravvenienze passive dopo il deposito del bilancio finale di liquidazione
Le sopravvenienze passive, a differenza di quelle attive trovano specifica disciplina nel disposto del II comma dell’art. 2495 c.c. che sancisce che in seguito alla cancellazione della società dal registro delle imprese “i creditori sociali non soddisfatti possono far valere i loro
crediti nei confronti dei soci, fino alla concorrenza delle somme da questi riscosse in base al bilancio finale di liquidazione, e nei confronti dei liquidatori, se il mancato pagamento è dipeso da colpa di questi”.
E’ stato osservato come tale articolo, seppur riferito alle società di capitali, sia comunque applicabile a quelle personali. Ed infatti la riforma ha notevolmente “ridimensionato” le società a responsabilità limitata, avvicinandole “sotto molti aspetti alle società personali” sino
544
Cassazione 22 febbraio 2010 numero 4060, 4061 e 4062 con nota di D. DALFINO, Le Sezioni Unite e gli
effetti della cancellazione della società dal Registro delle imprese, in rivista Le società, 2010, fascicolo numero
8, pag. 1015.
545
Cassazione 12 marzo 2013 numero 6070, con commento di G. IACCARINO, Interpretazione della valenza
innovativa dell’art. 2495 c.c. ad opera della cassazione dal 2008 al 2013, in rivista Notariato, 2013, fascicolo
153
a considerarla “una sorta di società personale con la peculiarità della responsabilità limitata
dei soci”546.
E’ stato innanzitutto osservato547
come tale disposto non facendo chiaramente riferimento tra i destinatari della pretesa dei creditori sociali non soddisfatti, alla società, sia una chiara conferma che dopo la cancellazione della società dal registro delle imprese non sussiste più “un patrimonio sociale distinto da quello personale dei soci”.
E’ stato osservato548, come la funzione di tale norma sia quella di tutelare “i creditori sociali
dinanzi ad un’estinzione prematura” visto che sono concretamente sprovvisti della possibilità
di tutela volta all’impugnazione del bilancio finale di liquidazione oppure volta ad impedire la cancellazione della società dal registro delle imprese.
Di fronte a tale potenziale danneggiamento nei confronti dei creditori sociali, un Autore549 ha osservato come il relativo diritto non possa in alcun modo essere “eluso dalla cancellazione
della società” e pertanto possono interferire nell’operazione liquidativa del debitore-società
“opponendosi ai piani di riparto ed alla sua chiusura”. Essi pertanto potranno rivalersi sul patrimonio residuo, ma anche su quello già distribuito ai soci per la relativa parte indicata nel bilancio finale di liquidazione e chiamare in causa i liquidatori cessati dalla carica qualora il mancato pagamento dipende dalla colpa di questi550. Ed infatti, il disposto del III comma dell’art. 2491 c.c. stabilisce la relativa responsabilità solidale “per i danni cagionati ai
creditori sociali con la violazione delle disposizione del comma precedente”.
546
G. IACCARINO, Sopravvenienze attive alla cancellazione della società: soluzioni operative dopo l’ultimo
orientamento della Cassazione, in rivista Le società, 2009, fascicolo numero 5, pag. 544 – 555.
547
Cassazione 12 marzo 2013, numero 6070, con commento di F. FIMMANO’, Le Sezioni Unite pongono la
“pietra tombale” sugli “effetti tombali” della cancellazione delle società di capitali, in rivista Le società, 2013,
fascicolo numero 5, pag. 548.
548
M. AIELLO, La liquidazione delle società di capitali, in Trattato di diritto commerciale diretto da G. COTTINO, volume V, le operazioni straordinarie, Cedam, Padova, 2011, pag. 219.
549
G. NICCOLINI, Sub. art. 2495 c.c., in Società di capitali, a cura di G. NICCOLINI e A. STAGNO D’ALCONTRES, volume III, art. 2449 -2510 c.c. Jovene editore, Napoli, 2004, pag. 1842.
550
Tribunale di Rovereto, 16 aprile 2007, con nota di F. MOIETTA, Responsabilità del liquidatore e tutela
risarcitoria del terzo direttamente danneggiato, in Giurisprudenza commerciale, 2008, II volume, pag. 443, il
quale esamina le responsabilità risarcitorie cui è tenuto il liquidatore nel caso in cui cagioni un danno ai terzi mediante un comportamento doloso.
154
E’ interessante riportare la considerazione di tale previsione fatta dalla Corte di Cassazione551
, che considera tale possibilità come “una modificazione del rapporto obbligatorio dal lato
passivo”, in base “all’obbligazione della società si aggiunge quella dei singoli soci” come
ulteriore salvaguardia e garanzia per i creditori insoddisfatti.
La responsabilità dei liquidatori scaturisce quindi, qualora questi abbiano tenuto un comportamento caratterizzato da dolo o da colpa e che questo abbia direttamente causato un danno ai creditori552. Per esempio, possono integrare tale fattispecie l’omesso pagamento di un debito la cui esistenza era facilmente conoscibile attraverso l’uso dell’ordinaria diligenza, oppure dal mancato pagamento di un debito dipeso “dall’omessa acquisizione di attivo
facilmente recuperabile, dalla distrazione dell’attivo o, ancora, dalla distribuzione di acconti ai soci”553.
Incombe sui creditori sociali, l’onere di dimostrare la colpa o il dolo dei liquidatori, il danno subito dal loro comportamento ed il nesso di causalità tra la condotta adottata ed il mancato soddisfacimento del credito stesso554. Ad esempio, possono integrare la fattispecie, la dimostrazione, a carico dei creditori, dell’esistenza effettiva di patrimonio nel bilancio finale di liquidazione, ma poi distribuita ai soci mediante il piano di riparto oppure l’insufficiente attività da distribuire come conseguenza del comportamento caratterizzato da dolo o colpa dell’organo liquidatorio555
.
Essi sono altresì responsabili penalmente qualora ripartiscano, ai sensi dell’art. 2633 c.c., “beni sociali tra i soci prima del pagamento dei creditori sociali o dell’accantonamento delle
551
Cassazione 10 giugno 2011 numero 12779, consultata in banca dati Foro Italiano.
552
Tribunale di Verona, 19 giugno 2001, con commento di A. ZAGARESE, Sopravvenienze passive e responsabilità del liquidatore ex art. 2456 c.c., in Giurisprudenza commerciale, 2002, II volume, pag. 381, secondo cui l’Autrice evidenzia come sia necessaria, al fine della relativa responsabilità del liquidatore, che “l’atto sia stato dolosamente preordinato al fine di pregiudicare il soddisfacimento del creditore”.
553
Tribunale di Milano, 14 novembre 2007, con commento di M. P. FERRARI, Responsabilità del liquidatore di
società a r.l. per omessa considerazione di un debito, in rivista Le società, 2009, fascicolo numero 8, pag. 1046.
554
Tribunale di Napoli 3 giugno 2004, consultata in banca dati, Foro Italiano.
555
Tribunale di Roma 20 marzo 2000, consultata in banca dati Foro Italiano. Tribunale di Roma, 19 maggio 1995, consultata in banca dati Foro Italiano.
155
somme necessarie a soddisfarli” cagionando con tale comportamento un danno ai creditori
sociali556.
Qualora i liquidatori, nel tentativo di scusarsi, affermando di essersi in buona fede fidati alle risultanza della contabilità sociale, incorrono lo stesso in responsabilità. Tale soluzione è infatti compatibile con ciò che è stato detto in merito all’esame ed alla stesura dei documenti societari da parte di questi. Ad essi, infatti, compete il compito di fare accertamenti circa la consistenza reale della situazione societaria effettuando accertamenti volti alla verifica delle attività e passività effettive. Viceversa qualora la cancellazione sia avvenuta nonostante la presenza di situazioni debitorie non soddisfatte, sono esonerati dalla relativa responsabilità anche qualora abbiano provveduto a redigere correttamente il bilancio finale di liquidazione e dallo stesso ne risultasse chiaramente una insufficienza di attivo patrimoniale.
La responsabilità in cui incorrono i liquidatori è di natura extracontrattuale ed è esercitabile entro i cinque anni che decorrono dal giorno dell’iscrizione della cancellazione nel registro delle imprese557. Tale conclusione è derivabile dall’applicazione dal II comma dell’art. 2489 c.c. che disciplina le norme di comportamento dei liquidatori rinviando a quelle “in tema di
responsabilità degli amministratori”. Da tale considerazione ne deriva, di conseguenza,
l’applicazione dell’art. 2949 c.c. che stabilisce che “l’azione di responsabilità che spetta ai
creditori sociali verso gli amministratori” si prescrive nel termine di cinque anni.
Tuttavia, come ha affermato un Tribunale558 è necessario che, ai fini dell’imputazione della relativa responsabilità, “sia provata la illiceità del comportamento” ed altresì che dallo stesso “in modo causalmente connesso”, derivi la conseguenza dannosa.
Qualora in base al II comma dell’art. 2495 c.c. i liquidatori siano stati costretti dai creditori alla relativa escussione, possono qualora il debito sia della società possono avvalersi del
556
M. AIELLO, La liquidazione delle società di capitali, in Trattato di diritto commerciale diretto da G. COTTINO, volume V, le operazioni straordinarie, Cedam, Padova, 2011, pag. 221, secondo cui la responsabilità penale scatta quando i liquidatori conoscono, o dovrebbero se seguissero il canone della diligenza, circa “l’esistenza della pretesa del terzo e dispongano delle risorse necessarie per soddisfarla”.
557
Tribunale di Milano, 14 novembre 2007, con commento di M. P. FERRARI, Responsabilità del liquidatore di
società a r.l. per omessa considerazione di un debito, in rivista Le società, 2009, fascicolo numero 8, pag. 1047.
558
Tribunale di Milano 14 novembre 2007, con commento di S. RONCO, Responsabilità per danni del
liquidatore di s.r.l. e debito da finanziamento della controllante alla controllata, in rivista Le società, 2009,
156
“diritto di regresso nei confronti dei soci” fino alla relativa quota ricevuta, ma non possono “ribaltare su costoro il danno eventualmente cagionato alla società” come per esempio i relativi interessi559.
Un’ultima questione riguardante ai liquidatori, prima di passare all’esame delle responsabilità dei soci, è quella in merito agli obblighi di questi nei confronti di un particolare tipo di creditore sociale: l’amministrazione finanziaria. E’ stato osservato560
come per incorrere in responsabilità il credito erariale deve essere stato “accertato in via definitiva” e la relativa prova “di certezza ed esigibilità del credito” è di competenza dell’Erario. I liquidatori sono responsabili qualora anche in merito a periodi d’imposta ante liquidazione “abbiano
soddisfatto creditori di ordine inferiore rispetto a quelli tributari”561.
Per quanto riguarda i soci e le relative responsabilità nelle società di persone, sono sottoposti ancora una volta alla responsabilità illimitata. Per tale motivo in seguito alla cancellazione della società essi diventano a loro volta titolari dei debiti sociali a seconda del tipo sociale prescelto. Pertanto in tali tipi societari la relativa responsabilità illimitata “può sempre essere
fatta valere dai creditori della società nei suoi confronti”562. Ed infatti i creditori sociali che sono rimasti insoddisfatti “perdono la possibilità di beneficiare del soddisfacimento
prioritario sul patrimonio sociale”563, in quanto possono agire solo nei confronti dei soci o dei liquidatori.
A tal riguardo i creditori particolari del socio a cui, fino ad adesso, era stato vietato di aggredire la quota sociale, possono finalmente, in seguito alla cancellazione della società,
559
M. AIELLO, La liquidazione delle società di capitali, in Trattato di diritto commerciale diretto da G. COTTINO, volume V, le operazioni straordinarie, Cedam, Padova, 2011, pag. 221.
560
E. PISTONE e R. SANTINI, Responsabilità dei liquidatori per i debiti tributari, conseguenze fiscali della
responsabilità per colpa dei liquidatori in caso di mancato pagamento dei creditori sociali, in contabilità e bilancio, il sole 24 ore, 2013, fascicolo numero 5, pag. 62.
561
F. FIMMANO’ e F. ANGIOLINI, La fase dell’estinzione, in Scioglimento e liquidazione delle società di
capitali, a cura di F. FIMMANO’, Giuffrè editore, Milano, 2011, pag. 441.
562
G. COTTINO, Scioglimento, liquidazione ed estinzione delle società di persone, in Trattato di diritto
commerciale, diretto da G. COTTINO, società di persone e consorzi volume III, Cedam, Padova, 2004, pag.
338, secondo cui “la responsabilità illimitata per le obbligazioni sociali non è un fatto contingente, eliminabile
con un colpo di spugna dal socio”.
563
M. GHIDINI, Società personali, Cedam, Padova, 1972, pag. 884, secondo cui “non sussiste più la
157
aggredire il valore della quota sociale in quanto è presumibile che il relativo valore della quota “sia ormai entrato nel patrimonio individuale del socio”564
.
Al contrario un altro Autore565 ha sostenuto, più coerentemente, che sino al momento in cui non sono state estinte tutte le passività ed i rapporti giuridici pendenti, “la società non può
considerarsi estinta” ed i creditori sono tutelati “a citarla in persona dei liquidatori ottenendo la ricostruzione del patrimonio sociale” al fine di avvalersi sullo stesso.
Per le società di capitali, al contrario, anche in seguito alla cancellazione dal registro delle imprese, i soci continuano a beneficiare del regime della responsabilità limitata566.
E’ stato infatti osservato567
come gli stessi siano responsabili solo fino alla concorrenza di quanto percepito durante la ripartizione dell’attivo sociale perché, avendo questi scelto un regime di responsabilità limitata, “non sono tenuti a sopportare a società estinta un sacrificio
economico maggiore (ossia a partecipare al rischio d’impresa in misura più intensa) di quello che era tenuto a sostenere manente societate”.
Quanto potrà essere richiesto dai creditori nei confronti dei soci può essere così sinteticamente rappresentato:
i conferimenti rimborsati ai soci568;
dagli acconti eventualmente ricevuti569;
dai conferimenti ancora da eseguire570.
564
M. GHIDINI, Società personali, Cedam, Padova, 1972, pag. 885 – 886.
565
G. COTTINO, Scioglimento, liquidazione ed estinzione delle società di persone, in Trattato di diritto
commerciale, diretto da G. COTTINO, società di persone e consorzi volume III, Cedam, Padova, 2004, pag.
339.
566
F. DI SABATO, Diritto delle società, seconda edizione, Giuffrè editore, Milano, 2005, pag. 558 - 559, secondo cui i debiti non soddisfatti “sopravviverebbero nei confronti dei soci nei limiti di responsabilità segnati
nelle norme citate” per cui una volta che viene meno la società i soci diventano titolari dei debiti sociali “nei limiti della responsabilità che essi avevano secondo il tipo di rapporto sociale prescelto”.
567
G. NICCOLINI, Sub. art. 2495 c.c., in Società di capitali, a cura di G. NICCOLINI e A. STAGNO D’ALCONTRES, volume III, art. 2449 -2510 c.c. Jovene editore, Napoli, 2004, pag. 1842.
568
F. DI SABATO, Diritto delle società, seconda edizione, Giuffrè editore, Milano, 2005, pag. 558.
569
C. PASQUALINELLO, Il nuovo diritto delle società, a cura di MAFFEI ALBERTI A., Cedam, Padova, 2005, pag. 2288.
158
Una volta individuato l’obbligo dei soci nei confronti dei creditori, bisogna precisare come gli stessi rispondano non pro quota cioè in base alla loro corretta quota di partecipazione al capitale sociale, ma bensì in via solidale, in modo da tutelare maggiormente i creditori sociali i quali sarebbero altrimenti gravati da un eccessivo onere in quanto “sarebbero costretti ad
esperire nei confronti di ciascun socio, in uno con l’elevata rischiosità della stessa” qualora
si rivelino in seguito insolventi571.
Tuttavia, in seguito, il socio che è stato chiamato a soddisfare il creditore sociale può agire contro gli altri soci “pro quota”572
esercitando il diritto di regresso a norma dell’art. 1299 c.c.573. Tale azione non potrà tuttavia spingersi oltre “all’ammontare riscosso in sede di
riparto finale”574 in quanto i soci non possono essere gravati di una maggiore responsabilità rispetto a quella che beneficiavano durante la vita della società.
E’ stato osservato575
come i soci non possano, nella speranza di sottrarsi all’azione del creditore, chiedere di godere del “beneficio di preventiva escussione sugli eventuali residui
attivi non distribuiti” in quanto anche nel caso fosse già stata verificata l’effettiva esistenza,
non è possibile godere di tale vantaggio in quanto “il patrimonio sociale ha perso ormai la
sua autonomia”.
570
G. NICCOLINI, Sub. art. 2495 c.c., in Società di capitali, a cura di G. NICCOLINI e A. STAGNO D’ALCONTRES, volume III, art. 2449 -2510 c.c. Jovene editore, Napoli, 2004, pag. 1843 – 1844, il quale afferma come nel caso di illimitata responsabilità tale si estenda “all’intero suo patrimonio”. In tal senso anche Tribunale di Milano 20 maggio 2013, con commento di U. LA PORTA, Estinzione del soggetto e cancellazione
della società dal Registro delle imprese, in rivista Le società, 2013, fascicolo numero 10, pag. 1029 – 1035.
571
C. PASQUALINELLO, Il nuovo diritto delle società, a cura di MAFFEI ALBERTI A., Cedam, Padova, 2005, pag. 2288.
572
Cassazione 21 febbraio 2013 numero 4380, consultata in banca dati Foro Italiano.
573
Secondo cui “il debitore in solido che ha pagato l’intero debito può ripetere dai condebitori soltanto la parte
di ciascuno di essi”.
574
M. AIELLO, La liquidazione delle società di capitali, in Trattato di diritto commerciale diretto da G. COTTINO, volume V, le operazioni straordinarie, Cedam, Padova, 2011, pag. 220.
575
M. PORZIO, La cancellazione, in Il nuovo diritto delle società, liber amicorum, G. F. CAMPOBASSO, 4, diretto da P. ABBADESSA e G. B. PORTALE, Utet, Torino, 2007, pag. 95.
159
Anche nei confronti dei soci i creditori possono agire entro il termine di prescrizione quinquennale, in quanto il diritto esercitato “conserva la propria causa e la propria
originaria natura giuridica”576.
Infine i creditori sociali insoddisfatti possono notificare la domanda impersonale577 contro i soci o verso i liquidatori entro un anno dalla cancellazione della società presso l’ultima sede della società. Decorso il termine di un anno la notifica “dovrà essere effettuata nei confronti
dei singoli soci e liquidatori”578.
A tal riguardo, una prima osservazione579 è stata quella che ha visto questa possibilità come una sorta di “facilitazione procedurale” volta a fortificare la tutela dei creditori sociali che altrimenti sarebbero, otre al danno già ricevuto, ulteriormente onerati dalla ricerca non proprio così semplice580.
La cancellazione muta inoltre il rapporto tra i creditori sociali e quelli personali, in quanto i primi non hanno più una preferenza rispetto ai creditori personali, ma in seguito alla cancellazione “concorrono proporzionalmente con questi ultimi”581
. E’ stato osservato582
, come tale disposizione sia “ispirata” al II comma dell’art. 303 c.p.c. che stabilisce la notifica dell’atto di riassunzione agli eredi “nell’ultimo domicilio del defunto” entro un anno dalla morte della parte.
576
Cassazione 3 aprile 2003 numero 5113, consultata in banca dati Foro Italiano, secondo cui il termine di prescrizione è quello a “cui soggiacerebbe se esso fosse stato azionato direttamente nei riguardi della medesima
società; deve pertanto escludersi che esso ricada tra quelli per i quali l’art. 2949, 1º comma, c.c. stabilisce il termine di prescrizione quinquennale”.
577
V. SALAFIA, Scioglimento e liquidazione delle società di capitali, in rivista Le società, 2003, volume numero 2 bis, pag. 382.
578
M. BENEDETTI, M. DE NARDIS, S. BELMONTE, Liquidazione e cancellazione delle società di capitali, in Ventiquattrore Avvocato, Il sole 24 ore, 2012, fascicolo numero 10, pag. 13.
579
L. PARRELLA, Sub. Art. 2489 c.c. in La riforma delle società, a cura di SANDULLI M. e SANTORO V., Giappichelli Editore, Torino, 2003, pag. 307.
580
Ed infatti l’art. 17 del Decreto legislativo numero 5 del 17.01.2003, è improntato alla semplificazione delle comunicazioni e delle notificazioni.
581
C. PASQUALINELLO, Il nuovo diritto delle società, a cura di A. MAFFEI ALBERTI, Cedam, Padova, 2005, pag. 2284.
160
Ora stabilite le ragioni di tale disposizione, è necessario verificare in concreto attraverso quali modalità possa essere svolta la notifica i cui destinatari non è la società, ma bensì i soci oppure i liquidatori.
E’ stato osservato583, come per tali ragioni, la notifica non si perfezionerà ai sensi dell’art. 138
e 139 c.p.c. ma bensì secondo le modalità dell’art. 140 c.p.c.. Lo stesso Autore argomenta che tale notificazione difficilmente riuscirà a raggiungere materialmente i soci o liquidatori, salvo il caso in cui “sia possibile consegnare la copia ad un portiere dello stabile”, rendendo di conseguenza difficilmente conoscibile, da parte dei destinatari, “l’instaurazione del giudizio” e configurando di conseguenza una “violazione del diritto di difesa costituzionalmente
garantito”584.
In merito alla notifica è interessante riportare la riflessione critica fatta da un Autore585, il quale ha visto con seria difficoltà l’esito positivo di tale vicenda. Ed in effetti presso la sede sociale nessun socio ha avuto la residenza oppure il domicilio, o se nel caso in precedenza qualcuno di essi l’avesse avuto, non è scontato che lo stesso lo conservi dopo un anno. Tale Autore ha prospettato una soluzione interessante in quanto ha evidenziato come in realtà sarebbe stato più opportuno da parte dei creditori notificare l’atto “presso l’ultimo
liquidatore”586.
582
Cassazione 12 marzo 2013, numero 6070, con commento di F. FIMMANO’, Le Sezioni Unite pongono la
“pietra tombale” sugli “effetti tombali” della cancellazione delle società di capitali, in rivista Le società, 2013,
fascicolo numero 5, pag. 550.
583
L. PARRELLA, Sub. Art. 2489 c.c. in La riforma delle società, a cura di SANDULLI M. e SANTORO V., Giappichelli Editore, Torino, 2003, pag. 307 – 308.
584
Ed infatti non sembra coerente tale possibilità con quanto sino ad ora affermato in merito alla dissoluzione dell’ente con la cancellazione della società dal registro delle imprese.
585
G. NICCOLINI, La disciplina dello scioglimento, della liquidazione e dell’estinzione delle società di capitali, in Il nuovo diritto societario. Profili civilistici, processuali, fiscali e penali, a cura di S. AMBROSINI, Torino, 2005.
586
In tal senso anche Cassazione 12 marzo 2013, numero 6070, con commento di F. FIMMANO’, Le Sezioni
Unite pongono la “pietra tombale” sugli “effetti tombali” della cancellazione delle società di capitali, in rivista Le società, 2013, fascicolo numero 5, pag. 554, dove l’Autore sostiene che sarebbe stato più opportuno
“prevedere una notifica presso il liquidatore”, in quanto “soggetto certamente più facile da individuare e in
161
BIBLIOGRAFIA
ABBADESSA P., Il problema dei prestiti dei soci nelle società di capitali: una proposta di
soluzione, in Giurisprudenza commerciale, 1988, I volume, pag. 512 – 513.
AFFERNI G., Cancellazione d’ufficio dal Registro delle imprese per mancato deposito dei
bilanci in fase di liquidazione, in rivista Le società, 2011, volume numero 5.
AIELLO M., La liquidazione delle società di capitali, in Trattato di diritto commerciale diretto da COTTINO G., volume V, le operazioni straordinarie, Cedam, Padova, 2011.
AIELLO M., Scioglimento della società e responsabilità di amministratori e sindaci tra
“vecchio” e “nuovo” diritto, in Giurisprudenza Italiana, 2010, novembre, pag. 2352 – 2366.
ALESSI R., I liquidatori di società per azioni, Giappichelli, Torino, 1994.