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CAPITOLO III: LE FONDAZIONI DI ORIGINE BANCARIA: UNA STORIA

3.2 LE FONDAZIONI DI ORIGINE BANCARIA A CONFRONTO CON IL MONDO

3.2.2 GERMANIA

3.2.2.4 Le Sparkassen

Le Sparkassen, le casse rurali e di risparmio tedesche, hanno fin dall’antichità un posto importante nella storia della gestione creditizia teutonica. È infatti di origine tedesca la prima importante cassa di risparmio rurale: la Cassa Raffeisen. Questo soggetto nacque e si sviluppò grazie all’opera del banchiere e filantropo Friedrich Wilhelm Raiffeisen.

Le casse Raffeisen erano banche di piccola dimensione che rivolgevano i propri servizi a braccianti e piccoli commercianti rurali cui concedevano credito a convenienti tassi d’interesse, e ne raccoglievano il risparmio, questo portò ben

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presto ad una rapida diffusione di questa tipologia di banche in Germania ed Austria142.

Analogamente alle Casse di Risparmio italiane, anche quelle tedesche si dividono in base al soggetto dal quale sono originate in due categorie:

1. Le Casse di origine associativa, nate per volontà di associazioni benefiche 2. Le Casse di origine pubblica, originate da enti locali territoriali.

La differenza principale che si riscontrava tra questi due tipi di soggetti era il diverso tipo di garanzie, le casse di origine privata non godevano infatti delle garanzie da parte degli enti pubblici, garanzie che venivano attribuite dalla legge e si differenziavano in due istituti tipici:

- L’Anstaltlast, che obbligava l’ente proprietario a dotare la cassa dei mezzi necessari al proprio funzionamento.

- Il Gewahrtragerhaftung, vera e propria garanzia statale che impegnava in via sussidiaria l’ente proprietario a tenere indenni i creditori della cassa.

Come contropartita di questi obblighi all’ente era attribuito il diritto di redigere lo statuto della cassa e di nominare dei membri del consiglio di amministrazione. Il rapporto molto stretto tra Stato tedesco e Casse portò a squilibri nella concorrenza bancaria, per far fronte a questo fenomeno furono adottate diverse misure volte ad una maggior indipendenza delle Sparkassen.

La riforma del 1953 andò in questo senso a fissare un modello di statuto unico con il fine di attribuire una maggiore autonomia amministrativa.

I principi fondamentali, che furono dettati all’art. 40 del Kreditwesengesetz e poi ripresi dalle legislazioni di ogni singolo Land erano due, l’imposizione delle casse di risparmio come istituiti di credito finalizzati ad interessi pubblici e la circoscrizione della competenza territoriale delle casse di risparmio in relazione

142 Oggi l’austriaca Raiffeisen Zentralbank Österreich AG è uno dei principali gruppi europei nel settore

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all’ente che le aveva istituite allo scopo di radicare la singola Sparkasse al territorio.143

Le Sparkassen in seguito alle riforme degli anni ’80 e ‘90 acquisirono una maggior flessibilità, che le ha rese molto simili alle banche universali, avendo la possibilità di svolgere operazioni che vanno oltre l’ambito dell’articolo 40. L’unico limite giuridico che era rimasto era quello del divieto di ricorrere al mercato azionario, precetto in controtendenza con gli altri ordinamenti europei. Nel 2001, infine, su indicazione della Comunità Europea si decise di intervenire spezzando definitivamente il legame creato dalle importanti garanzie. Vennero infatti abrogati l’istituto dell’Anstaltlast e del Gewährträgerhaftung e fu indicato un periodo transitorio che ha avuto termine nel luglio del 2005 nel quale si adeguarono gli statuti e i patrimoni delle singole Sparkasse.

Il percorso storico intrapreso delle Sparkassen ha fatto sorgere sempre di più l’interrogativo riguardante la natura giuridica dell’istituto. Ci si chiede, come è avvenuto anche per le Fondazioni in Italia, se la natura di questi enti sia ancora assimilabile a quella dell’amministrazione pubblica o se siano divenute ormai enti di natura privata.

Da una parte, i sostenitori della tesi che vede le Sparkasse come imprese economiche indipendenti, porta avanti le proprie idee sulle basi della perdita delle garanzie avvenuta nel 2001. Perdita che spingerebbe le Sparkassen ad agire perseguendo la massimizzazione del profitto per vincere la concorrenza con il conseguente abbandono delle finalità pubbliche.

Gli oppositori di questa tesi, tra i quali gli stati federati tedeschi, basano la loro idea sulla difesa dell’intervento statale nel settore bancario, giudicato fonte di stabilità e uguaglianza sociale.

143 Cerrina Feroni G. (a cura di), Fondazioni e banche, modelli ed esperienze in Europa e negli Stati

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La Bundesverfassungsgericht144 si pronunciò nel 1995 a favore delle regioni ribadendo la natura giuridica di ente di diritto pubblico, posizione che fu ribadita anche negli anni seguenti dopo la riforma del 2001.

L’ultimo provvedimento che sembrerebbe mettere la parola fine riguardo alla natura giuridica delle Sparkasse è datato luglio 2011, in questa legge si affermò definitivamente la trasformazione da ente di diritto pubblico a società di diritto privato a condizione però che ciò sia previsto nelle leggi del Bund o dei Länder. Quindi il problema viene direttamente demandato alla volontà politica, che negli ultimi anni è andata verso il mantenimento della soggettività pubblica nelle Sparkasse.

3.2.2.5 Conclusioni

Dopo aver esaminato compiutamente l’assetto del sistema bancario tedesco ed in particolar modo delle Sparkasse, possiamo passare ad un confronto con la figura delle Fondazioni di derivazione bancaria italiane.

Prima differenza molto importante è la composizione del patrimonio che nel caso italiano era composto originariamente dalla partecipazione nelle società bancarie, per quanto riguarda le Casse di Risparmio teutoniche, invece, la composizione patrimoniale è completamente distinta dalle banche, anche nel caso in cui il fondatore sia una Sparkasse. Non essendo azionista della banca la fondazione a differenza, in alcuni casi, del nostro paese non ha quindi potere sull’amministrazione, non può cioè nominare membri dell’organo amministrativo e non beneficia nemmeno della distribuzione degli utili.

Assonanze tra i due ordinamenti possono invece essere ritrovati per quanto riguarda le agevolazioni fiscali che sono presenti in entrambi i paesi per questa tipologia di soggetti.

Il sistema bancario tedesco, fondato sui così detti tre pilastri è ormai da alcuni anni al centro di molte critiche sia a livello interno che a livello comunitario a causa delle eccessive sofferenze bancarie e della scarsa trasparenza del settore.

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Si evidenzia infatti come i non-performing loan, prestiti non performanti ammontavano nel 2012 a quasi 200 miliardi di euro145, cifra in costante crescita dal 2008 e nessuno abbia fatto peggio della Germania nell’eurozona. Al contrario delle compagini internazionali le banche tedesche non sembrano aver ancora iniziato del tutto il deleveraging, cioè il processo di dismissione degli asset. L’aspettativa è che nel corso del 2013 si superi quota 200 miliardi di euro (circa il 5,5% degli asset complessivi). Ernst & Young, altra primaria società di consulenza internazionale, stima che i 200 miliardi di euro siano già stati superati nel 2009 e ci si stia dirigendo addirittura verso quota 250 miliardi (circa il 6% degli asset bancari).

Paragonando questo dato con quello italiano dove a fine luglio 2012 le sofferenze bancarie hanno toccato quota 114 miliardi di euro146, si evidenzia come la nostra situazione sia nettamente migliore con quasi la metà di non-performing loan rispetto al sistema tedesco.

Infatti si pensa che la solidità del sistema sia solamente legata alla fiducia che viene riposta nel paese e non nella vera e propria solidità del sistema bancario che è quasi esclusivamente pubblico. Si sottolinea come le banche pubbliche tedesche, cioè la quasi totalità si finanziano a tassi statali di tripla A147. Un tempo, perché direttamente controllate proprio dai loro enti locali. Oggi, perché finanziate dalla loro Cassa depositi e prestiti, creando se vogliamo una sorta di concorrenza sleale verso il sistema bancario internazionale.148

Le banche private tedesche più importanti non sembrano godere di maggiore salute, infatti la Deutsche Bank, principale banca tedesca presenta nel proprio bilancio una proporzione degli “altri attivi” di ben il 49,4% sul totale al 30

145Luglio 2012 pari a 96 miliardi, dati dell’ indagine di PricewaterhouseCoopers

blog.ilgiornale.it/porro/2013/04/06/le-vere-malate-deuropa-sono-le-banche-tedesche/.

146 Luglio 2012, dati diramati dall’Associazione bancaria italiana, blog.ilgiornale.it/porro/2013/04/06/le-

vere-malate-deuropa-sono-le-banche-tedesche/.

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Il rating, in italiano classificazione, è un metodo utilizzato per valutare sia i titoli obbligazionari in base al loro rischio finanziario. Le valutazioni del rating sono emesse ad opera delle cosiddette agenzie di rating. Con la valutazione di AAA si intende i livello massimo di capacità di ripagare il debito secondo la classificazione di Standard & Poor's.

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giugno scorso. Tali attivi sono rappresentati quasi esclusivamente da derivati, proporzioni che potrebbero provocare notevole rischio per la banca tedesca in caso di nuove tensioni sui mercati finanziari. Si evidenzia però come nel piano dei prossimi anni gli amministratori abbiano rilevato la necessità di intervento di ricapitalizzazione e che di dimagrimento del bilancio, soprattutto alla luce del fatto che, oltre alla detta rischiosità degli attivi, anche la leva finanziaria pari a 55,5 rende la situazione di Deutsche Bank potenzialmente rischiosa.149

Caso da segnalare è inoltre quello di Commerzbank, secondo gruppo creditizio tedesco, per cui la necessità del rafforzamento patrimoniale sembra essere ancora più necessaria. Questa banca è stata infatti nel 2008 la destinataria del più importante intervento di sostegno predisposto da uno stato verso un ente creditizio, con l’acquisito di ben 16,2 miliardi di euro una “partecipazione silenziosa” pari al 25% del capitale più una azione.150 Malgrado un programma di

ridimensionamento importante (cessione di attività già attuata o programmata per circa 600 miliardi) e l’intervento statale la situazione patrimoniale della Commerzbank rimane comunque precaria.

È inoltre da sottolineare come il vero pericolo per il sistema tedesco potrebbe arrivare dalle Landesbank, soggetti fondamentali per la concessione di credito, ma delle quali non sono chiare le possibile sofferenze, e che non hanno un patrimonio congruo all’entità degli impieghi applicati.

Concludendo possiamo affermare che il sistema bancario tedesco non risulta solido come sembra invece dall’esterno. Problemi come la presenza di non- performing loan nel portafoglio di quasi tutti gli istituti con percentuali in molti casi anche abbastanza importanti sono un grave rischio per il sistema tedesco in primis ma anche per quello europeo. Atro problema che il sistema teutonico si trova ad affrontare è quello della scarsa volontà da parte degli enti pubblici di separare la funzione creditizia da quella di erogazione nel settore del no profit,

149 www.economy2050.it/banche-tedesche-deutsche-bank-derivati/. 150

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che frena una crescita del settore bancario e un passaggio al privato degli enti creditizi.

Cercando di superare i suoi limiti la Germania sta cercando un nuovo modello che riesca a gestire in maniera migliore questi enti, il momento sembra per certi versi ricalcare quello della fine degli anni ’80 in Italia che precedette in seguito la Legge Amato Carli, madre dell’assetto odierno delle Fondazioni italiane. Si può segnalare in questo senso una dichiarazione dell’allora premier Monti al congresso dell’ACRI del 2012, nel quale affermava che il cancelliere tedesco, Angela Merkel, sia da sempre un ammiratrice del riassetto bancario italiano.151