CAPITOLO III: LE FONDAZIONI DI ORIGINE BANCARIA: UNA STORIA
3.2 LE FONDAZIONI DI ORIGINE BANCARIA A CONFRONTO CON IL MONDO
3.2.4 STATI UNITI D’AMERICA
3.2.4.4 Voluntary Sector
Nella cultura e nella storia americana, con i principi importati dalla tradizione britannica è da sempre presente un ideale di associazionismo e di beneficenza, va da sé che le crisi spinsero i privati cittadini, di propria iniziativa, ad agire per favorire il “social welfare” e questa è una costante nell’ordinamento statunitense dai primi dell’ ‘800.
Nei primi anni del ventesimo secolo le fondazioni erano riconducibili a personaggi a prima vista distanti dalla beneficienza come John Rockfeller o Henry Ford, che decisero di impegnarsi nella riduzione della povertà e delle diseguaglianze.
In questo modo tali personaggi instauravano un rapporto stretto con il Governo e agivano secondo la loro totale autonomia. Ben presto però le fondazioni furono accusate di fungere da strumento pubblicitario per ricchi imprenditori e strumento di elusione delle normative fiscali.
La prima legge che comunque ne regolò l’operato fu emanata solamente nel 1969 e fu denominata, Tax Reform Act, questo provvedimento stabilì una tassazione
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del 4% sui redditi realizzati dalle fondazioni, impose alle stesse un valore di donazioni annue pari al 6% del totale attivo realizzato e vietò la detenzione da parte delle fondazioni di partecipazioni superiori al 20% in imprese non strumentali. Fu disciplinata anche la figura dell’amministratore della fondazione, che era tenuto ad agire con l’attenzione del buon padre di famiglia, per ottenere un flusso di cassa costante dall’attività della fondazione.
Da sottolineare che non è stato istituito alcun organo di sorveglianza, scelta che è rimasta anche attualmente sebbene siano cambiate alcune regole.
Le fondazioni filantropiche americane sono molto varie e si possono suddividere in base alla entrate nel patrimonio in due macro categorie:
- Fondazioni pubbliche: costituiscono il proprio patrimonio grazie alle donazioni del pubblico e usufruiscono di maggiori benefici fiscali
- Fondazioni private: definite in modo residuale dalla “Section Internal Revenue Code”, che individua in questa categoria tutte quelle organizzazioni non riconducibili nel novero delle istituzioni ecclesiastiche, educative o sanitarie, delle scuole o delle altre strutture di sostegno a quelle pubbliche. Questo tipo di fondazioni rispetto a quelle pubbliche si differenziano nella gestione perché hanno un patrimonio sottoposto a regole più rigide
Modulando questa caratteristica e le modalità dell’operato si sono create diverse sotto categorie di fondazioni:
in primo luogo le private si dividono in Indipendent Grant-Making Foundations e in Corporate Foundations, quelle pubbliche vengono chiamate Community Foundations e infine è presente anche un modello ibrido conosciuto come Operating Foundations
1- Il primo modello, denominato Indipendent Grant-Making Foundations, è stato creato da un singolo individuo o da una famiglia con il fine di destinare un patrimonio a scopo di utilità sociale; questi enti non sono coinvolti
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direttamente nelle attività, ma la loro opera consiste nell’assegnare, con un metodo che privilegi il merito, progetti portati avanti da altre associazioni. 2- Le Corporate Foundations hanno invece origine dall’iniziativa di un
impresa la quale riceve in contropartita un ritorno d’immagine importante dalla propria attività filantropica.
3- Le Community Foundations sono enti pubblici e non hanno un soggetto fondatore, visto che l’iniziativa è derivante dalla singola comunità e il denaro derivante dallo stato. Questi soggetti, solitamente meno dotati economicamente rispetto agli altri, hanno la possibilità di indirizzare i propri sforzi esclusivamente in un area geografica ristretta con la quale instaurano un forte rapporto di interscambio di positività, attraverso la propria attività sul territorio volta al soddisfacimento di bisogni sociali.
4- Il modello Operating Foundations è un ibrido che riesce a racchiudere al suo interno componenti presi in prestito dai modelli precedentemente esposti, il patrimonio è infatti costituito da raccolta presso enti privati o pubblici e dall’investimento, l’attività è svolta direttamente, anche se si assiste alla possibilità di erogazioni.
Si precisa inoltre, che questi tipi di modelli non sono tra loro separati. Infatti, non viene vietata una collaborazione o la creazione, molto frequente, da parte di una Indipendent Grant-Making Foundation di una Public Foundations.
Il settore non profit degli Stati Uniti non è composto da enti e categorie fisse, è invece un sistema che riesce ad adattarsi alle esigenze della società. Questo modello consente una continua crescita che viene portata avanti ricercando sempre nuove soluzioni. In questo quadro è giusto sottolineare l’avvento del “venture philathropy”, fenomeno in continua espansione che consiste nell’utilizzo di metodi imprenditoriali volti alla gestione aziendale adottati nelle fondazioni benefiche.
3.2.4.5 Conclusioni
Il punto di partenza, come nel caso del Regno Unito, è quello che negli Stati Uniti non sono presenti istituti che possano ricordare le Fondazioni di origine
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bancaria italiane, la parte fondazionale viene infatti ricoperta da istituti che come fine hanno esclusivamente quello della beneficenza, che è ormai parte integrante della cultura americana. Gli uomini più ricchi del mondo si sono sentiti obbligati a istituire una propria fondazione e le imprese più importanti del pianeta hanno una fondazione con il proprio nome che gli porta pubblicità a basso costo.
Anche l’attività bancaria è notevolmente diverse dalla nostra, essendo composto da banche immense che dominano la scena offrendo qualunque tipo di servizio. La grandezza di questi istituti è stata anche una delle cause della crisi attuale, too big to fail174, come dal titolo di un omonimo film, crisi accentuata dall’intenzione da parte del governo americano di evitare il fallimento di queste banche tramite aiuti pubblici che hanno indebolito il sistema capitalista americano, ma che erano imprescindibili per evitare conseguenze ancora più negative per l’intera economia mondiale.
Ritenendo inappropriata in questa sede una disquisizione riguardo alle cause della crisi finanziaria attuale, possiamo comunque affermare che il nostro sistema, anche se con un orizzonte ed una visione più ristretta è riuscito in maniera migliore ad assorbire la crisi finanziaria, in alcuni casi anche grazie ad interventi delle Fondazioni bancarie nelle banche conferenti come affermato dal presidente dell’ACRI Giuseppe Guzzetti. 175
Osservando invece il raffronto tra le Fondazioni bancarie italiane e le Foundations americane è importante sottolineare come queste attività siano viste oltre oceano anche come un opportunità per aziende e privati, concezione che nel nostro paese viene a mancare.
Altro componente che “invidiamo” alle fondazioni americane è senza dubbio il continuo aggiornamento ed evoluzione con i fini di riuscire ad interpretare il ruolo fondazionale e far fruttare nella miglior maniera possibile il capitale fondazionale, concezione che in Italia stenta ad imporsi.
174 Too Big to Fail - Il crollo dei giganti (Too Big to Fail) è un film per la televisione del 2011 diretto da
Curtis Hanson, basato sul best-seller Il crollo - Too Big to Fail di Andrew Ross Sorkin, giornalista ed economista del New York Times.
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