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La spinta dell’Unione europea per lo sviluppo sostenibile e la resilienza

4. Le proposte dell’ASviS

4.2 La spinta dell’Unione europea per lo sviluppo sostenibile e la resilienza

sostenibile e la resilienza dei

sistemi socioeconomici

La “svolta” europea per lo sviluppo sostenibile, anche come strategia di risposta alla crisi da COVID-19, rappresenta una novità straordinaria-mente positiva e tutt’altro che scontata. Le spinte di alcuni Paesi e di alcune componenti della so-cietà europea per una reazione “classica” alla crisi sono state significative, soprattutto nelle prime settimane di emergenza sanitaria. Ma la Commis-sione europea guidata da Ursula von der Leyen ha tenuto “la barra dritta” rispetto all’impostazione adottata nei mesi precedenti, indicando con chia-rezza che l’obiettivo delle politiche da mettere in campo per reagire alla crisi indotta dal COVID-19 era quello di costruire un Europa “più sostenibile, più resiliente e più equa”, come indicato nel titolo della Roadmap predisposta dalla Presidente della Commissione e dal Presidente del Consiglio euro-peo, pubblicata il 21 aprile.

Già le conclusioni del Consiglio europeo del 26 marzo avevano segnalato la necessità di disegnare le politiche pubbliche nazionali ed europee coe-rentemente con i citati indirizzi generali adottati nell’estate del 2019 e di rafforzare la resilienza dei sistemi socioeconomici europei: “Attualmente l’urgenza è quella di combattere la pandemia di coronavirus e le sue conseguenze immediate. Do-vremmo tuttavia iniziare a preparare le misure necessarie per tornare al normale funzionamento delle nostre società ed economie e a una crescita sostenibile, integrando, tra l’altro, la transizione verde e la trasformazione digitale e traendo dalla crisi tutti gli insegnamenti possibili. Ciò richiederà una strategia di uscita coordinata, un piano di ri-lancio globale e investimenti senza precedenti”. è importante notare che le conclusioni del Consi-glio di marzo già segnalavano un cambiamento di orientamento strategico rispetto alla gestione dei rischi e delle crisi: “Dobbiamo altresì trarre tutti gli insegnamenti offerti dalla crisi attuale e ini-ziare a riflettere sulla resilienza delle nostre so-cietà quando si trovano a fronteggiare questo genere di eventi. A tale proposito, è giunto il mo-mento di istituire un sistema di gestione delle crisi più ambizioso e di più ampia portata all’interno dell’UE. Invitiamo la Commissione a presentare proposte in tal senso”.

L’ultima frase segnala la volontà di assumere la prospettiva delle “crisi ripetute” come new

nor-mal, al contrario di quanto fatto nel passato, e

non è un caso che ci si riferisca al termine “crisi” al plurale, senza cioè limitare l’ambito tematico dell’innovazione che si intende apportare alla go-vernance europea. Questa impostazione appare pienamente in linea con le indicazioni degli scien-ziati di varie discipline, che da molti anni - se non da decenni - segnalano i rischi di insostenibilità economica, sociale e ambientale che caratteriz-zeranno il XXI secolo e metteranno a dura prova le istituzioni nazionali e sovranazionali, anche nei Paesi industrializzati.

La scelta di obbligare gli Stati membri ad impo-stare i “Piani nazionali di ripresa e resilienza” (PNRR, da finanziarie con le risorse europee) te-nendo conto dell’obiettivo generale di rendere so-stenibile il modello europeo, creando criteri di condizionalità particolarmente cogenti per l’ap-provazione dei Piani e il pagamento delle diverse tranche di prestiti e sussidi, rappresenta un altro forte elemento di spinta a favore di una migliore coerenza delle politiche nazionali nella direzione della sostenibilità economica, sociale e ambien-tale. Infatti, i Piani dovranno presentare progetti in grado di rispondere alle “Raccomandazioni spe-cifiche per Paese” approvate nell’ambito del Se-mestre europeo, il quale, incorporando l’Agenda 2030 e i 17 SDGs (esattamente come proposto dal-l’ASviS nel 2019), impone una visione nuova alle politiche nazionali, più equilibrata rispetto all’im-postazione precedente, in gran parte concentrata su crescita della produttività e stabilità della fi-nanza pubblica.

D’altra parte, i progetti che faranno parte dei PNRR dovranno essere capaci di realizzare i Piani nazionali integrati energia-clima, i quali devono essere a loro volta resi coerenti con l’obiettivo di neutralità carbonica dell’Unione europea entro il 2050, mentre il concetto di “giusta transizione” rafforza l’impegno per una maggiore equità, come indicato nella citata Roadmap, da perseguire anche attraverso politiche orientate alla prote-zione degli individui dagli shock, alla formaprote-zione continua, alla crescita del capitale umano in tutte le sue forme, oltre che alla riduzione di tutte le disuguaglianze, comprese quelle territoriali e di genere.

Il terzo pilastro della Roadmap ha a che fare con la resilienza dei sistemi economici e sociali, alla cui crescita devono essere orientati i PNRR. Ma il

Il primo discorso sullo Stato dell’Unione di Ursula von der Leyen: “Costruiamo

il mondo in cui vogliamo vivere: un’Unione vitale in un mondo fragile”

Il 16 settembre 2020 la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, nel suo discorso sullo Stato dell’Unione pronunciato davanti al Parlamento europeo, ha rinnovato gli impegni fin qui assunti, presentando alcune importanti novità programmatiche:

• costruire un’Unione europea della sanità più forte, rilanciando il programma EU4health per af-frontare le future sfide per la salute, con il potenziamento dell’Agenzia europea per la medicina e del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, e l’istituzione di un’Agenzia per la ricerca e lo sviluppo biomedicale avanzata, al fine di rafforzare la capacità dell’Europa di rispondere alle minacce transfrontaliere;

• un’Europa determinata a proteggere tutti, con strumenti di salvaguardia di lavoratori e imprese da shock esterni. Sarà presentata una proposta legislativa per sostenere gli Stati membri nella creazione di un quadro giuridico per il salario minimo, completando l’Unione dei mercati dei capitali e l’Unione bancaria, aggiornando nella prima metà del 2021 la strategia industriale e le regole della concorrenza; • l’accelerazione più urgente è quella che riguarda il futuro del nostro fragile pianeta. L’annun-ciato rialzo del taglio delle emissioni di gas serra al 2030 viene fissato al 55% minimo, target ambi-zioso ma raggiungibile e benefico per l’Europa, il cui perseguimento può creare milioni di posti di lavoro aggiuntivi e ridurre di oltre la metà l’inquinamento atmosferico. Anche per il perseguimento di questo obiettivo, il 37% dei fondi Next Generation EU saranno destinati direttamente agli obiettivi del Green Deal europeo e il 30% dello stesso fondo sarà finanziato con obbligazioni verdi dell’UE; • fare dei prossimi dieci anni, il decennio digitale europeo: l’Europa deve guidare il processo di

di-gitalizzazione, altrimenti sarà costretta a seguire la strada tracciata da altri, che fisseranno gli stan-dard per noi. Le priorità definite sono tre: protezione dei dati con la realizzazione di un cloud europeo; definizione di un sistema di regole che metta al centro le persone a fronte delle sfide tec-nologiche e in particolare dell’Intelligenza Artificiale; pari opportunità per le zone rurali con esten-sione capillare della banda larga. A tal fine si procederà ad un nuovo investimento di 8 miliardi di euro per supercomputer avanzati made in Europe, mentre viene fissata al 20% la quota del Next Ge-neration EU da destinare alla trasformazione digitale;

• l’Europa sceglie la collaborazione: viene evidenziata la necessità di riformare il sistema multila-terale dell’ONU, dell’OMS, dell’OMC per un cambiamento fondato sulla progettualità, non sulla di-struzione. Viene ribadita l’apertura a un nuovo accordo transatlantico con gli USA e l’impegno a chiudere la Brexit rispettando gli accordi già formalizzati. La forza diplomatica e il peso economico dell’Europa verranno utilizzati per negoziare accordi sulle questioni etiche, dei diritti umani e am-bientali. Viene annunciata la presentazione di una proposta di legge per il rispetto dei diritti umani, come più volte richiesto dal Parlamento. L’UE proporrà una carbon tax alle frontiere e un accordo sulla tassazione digitale in ambito OCSE e G20;

• umanità e solidarietà nel nuovo patto sulla migrazione. è annunciata la presentazione imminente del nuovo accordo per la gestione dei flussi migratori, precisando anzitutto che salvare vite in mare non è un’opzione facoltativa. L’impegno è quello di garantire integrazione e accoglienza, distinguendo tra quanti hanno il diritto di restare e quanti non ce l’hanno. Viene fissato il principio che la sfida è europea e ciascuno dovrà fare la sua parte;

• rispetto dello Stato di diritto: i fondi del bilancio UE e del Next Generation EU saranno protetti da qualsiasi tipo di frode, corruzione e conflitto di interessi.Viene annunciata entro fine settembre la presentazione della prima relazione sul rispetto dello stato di diritto nell’Unione europea;; • antirazzismo e contrasto ai crimini ispirati dall’odio e alla discriminazione: è annunciata la

presenta-zione di un piano antirazzismo e l’inclusione dell’incitamento all’odio nella lista dei crimini di rilevanza UE. Saranno rafforzate le leggi contro la discriminazione razziale laddove presentino delle lacune e sarà utilizzato il bilancio UE per affrontare la discriminazione in settori quali l’occupazione, gli alloggi o l’as-sistenza sanitaria. Sarà nominato il primo coordinatore della Commissione per l’antirazzismo. La Commis-sione si impegna a presentare anche una strategia per rafforzare i diritti delle persone LGBTQI.

modo in cui questo concetto viene declinato nella nuova impostazione delle politiche europee è de-cisamente innovativo. Il primo “Rapporto annuale sul Foresight Strategico - Tracciare la rotta verso un’Europa più resiliente”, presentato dalla Com-missione europea il 9 settembre 2020, illustra la strategia della Commissione per integrare la pre-visione strategica nel processo decisionale del-l’UE, le prime lezioni emerse dalla crisi COVID-19 e introduce la resilienza come nuova bussola per le politiche europee. In particolare, il Rapporto (si veda il box a pagina 26) adotta l’approccio alla “resilienza trasformativa” sviluppato negli ultimi quattro anni presso il Joint Research Centre (JRC) della Commissione europea e già utilizzato dal-l’ASviS nei mesi scorsi per valutare le politiche del Governo italiano in risposta alla crisi da COVID-19. Il Rapporto analizza la resilienza del sistema so-cioeconomico lungo quattro dimensioni correlate tra di loro: sociale ed economica; geopolitica; am-bientale; digitale.

La Commissione sottolinea l’importanza della re-silienza così interpretata per il raggiungimento della transizione verso un’Europa digitale, soste-nibile ed equa. In particolare, viene notato che “la resilienza è la capacità non solo di resistere e affrontare le sfide, ma anche di affrontare le tran-sizioni in modo sostenibile, equo e democratico. La resilienza è necessaria in tutti i settori politici per affrontare le transizioni verdi e digitali, pur mantenendo lo scopo fondamentale e l’integrità dell’UE in un ambiente dinamico e talvolta turbo-lento. Un’Europa più resiliente si riprenderà più rapidamente, uscirà più forte dalle crisi attuali e future e attuerà meglio gli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite”. Particolarmente interessanti sono anche i materiali tecnici che ac-compagnano il Rapporto, nei quali vengono illu-strate raccolte “sperimentali” di indicatori per valutare la vulnerabilità e la resilienza degli Stati membri rispetto alle diverse dimensioni esami-nate.

Questa impostazione, che lega resilienza e soste-nibilità come definita dall’Agenda 2030, deve es-sere recepita dai governi nazionali al momento della compilazione dei Piani nazionali, i quali de-vono essere disegnati per contribuire non solo alla ripresa del sistema economico, ma anche a co-struire una maggiore resilienza agli shock futuri, così da non dover dipendere dall’aiuto di altri per fronteggiarli. Questo aspetto è tutt’altro che se-condario, vista l’eccezionalità della scelta di

va-rare il Next Generation EU, più volte sottolineata nella decisione del Consiglio europeo e nelle di-chiarazioni dei leader europei, la quale non si pre-vede venga ripetuta in futuro a fronte di una nuova crisi. Ignorare questa impostazione com-porta evidenti rischi in termini di accettazione dei Piani nazionali da parte della Commissione e del Consiglio.

Gli obiettivi strategici approvati nel 2019 sulla base dell’Agenda 2030, le raccomandazioni del Semestre europeo centrato sugli SDGs, i Piani Na-zionali Integrati Energia e Clima per la transizione energetica ed ecologica, il foresight strategico, il Next Generation EU, i Piani nazionali di ripresa e resilienza sono i tasselli costruiti pazientemente e faticosamente in questo anno per far fare al-l’Unione europea e agli Stati membri un salto di proporzioni storiche, come indicato anche nel primo discorso sullo Stato dell’Unione pronunciato da Ursula von der Leyen il 16 settembre (si veda il box a pag. 142), nel quale sono stati indicati anche i nuovi obiettivi al 2030 di taglio di emis-sioni di gas climalteranti che la Commissione ha poi confermato il 17 settembre, recependo gli in-dirizzi a suo tempo espressi dal Parlamento euro-peo sull’argomento.

Naturalmente, spetta al Consiglio europeo e agli Stati membri il compito di trasformare queste in-dicazioni in azioni concrete, legando i fondi del Next Generation EU, i fondi ordinari del Quadro finanziario pluriennale (da definire entro la fine dell’anno attraverso la negoziazione tra Commis-sione, Consiglio e Parlamento) e i fondi dei bilanci nazionali: si tratta di una sfida difficilissima per assicurare la coerenza delle politiche a favore dello sviluppo sostenibile, specialmente per Paesi come l’Italia, meno abituati di altri a elaborare e attuare con persistenza piani pluriennali di questa complessità.

4.3 Il “Piano nazionale di ripresa e