CAPITOLO 2 ANALISI DI ALCUNI CASI DI STUDIO SPAGNOL
2.3 Il parco di Collserola
2.3.1 Storia della città e del suo parco
Barcellona ha nella sua intima forma urbana una ispirazione concettuale a cui intere generazioni si sono via via conformate nell’idea di una direttrice obbligata alla maglia urbana che poco aveva di concertativo o partecipativo. Stretta tra le mura la Barcellona di metà ottocento è molto diversa da quella
che appare oggi, una altissima densità abitativa80, stretta tra le mura, guardata
con sospetto dal governo centrale che ne contrastava da sempre le sue spinte indipendentiste. La sua matrice romana, si rileva in ogni traccia del suo passato e tale e tanta è stata l’influenza di questa forma, per quasi duemila anni che nelle addizioni successive la città è sempre ricorsa a trasversalismi di cardi e decumani anche se ruotati o disassati. Di fatto l’impianto romano ha dato alla città un orientamento che poi nella sua storia millenaria è sempre stato rispettato, anche quando il gotico ha irrotto prepotentemente in città, almeno per la sua conformazione consolidata, quella cioè racchiusa tra i fiumi del Llobregat e del Besòs, e limitata all’entroterra dalla sierra di Collserola. Infatti nonostante le tre serie di mura che hanno caratterizzato la città quando si doveva intervenire con nuove infrastrutture, carrer nou de la rambla, così come il Poble Nou sono interventi che emergono per la prima volta fuori dalle mura. Dopo questa prima fase, tra 18° e il 19° secolo i quartieri fuori le mura si dotano di tre nuovi agglomerati tutti costruiti attorno al modello barocco della piazza rettangolare, il primo la Barceloneta, fu generato a partire da una griglia urbanistica molto rigida, che imponeva rigorosamente le sue linee sull’arenile. Poi arrivò la volta del Poble nou d’Icaria, anche questo liberamente ispirato al socialismo utopico e libertario di Etienne Cabet, e infine il quartiere di Gracia, costruito, come riferito, attorno ad una piazza centrale, ma con un’ articolazione più complessa. Il passo successivo a più eminentemente illustre dell’evoluzione urbana di Barcellona è la sua eixample Cerdà, disegno urbano tra i più estesi del mondo di allora, congiuntura di
80 D. CALABI, Storia dell'Urbanistica Europea, Torino, Paravia, 2000 La città di Barcellona,
aveva una altissima densità abitativa 864ab/ha (contro i 714 ab/ha di Parigi ed i 348 ab/ha di Madrid) stretta e racchiusa come un fortino militare affacciato sul mare in cui insistevano 150.000 abitanti, circondata da una piana tutto sommato immacolata.
rigidità e flessibilità urbanistica, che aveva negli intenti una maglia fortemente caratterizzata, ma che potesse anche esprimere al suo interno una svariata gamma di funzioni e attività. Le successive modifiche al piano in merito al altezze e profondità massime consentite nel caratteristico blocco con gli angoli smussati ha nel tempo snaturato le eccellenze dei concetti di Cerdà ma non la potenza del disegno che rimane come un punto intangibile e caratterizzante dell’abitato, che molto seguito ebbe nella pianificazione “moderna” delle città Spagnole e non solo, un segno potente paragonabile per incidenza nella città catalana al solo sistema assiale Romano.
E’ proprio la matrice, il sistema ortogonale della distribuzione dei vuoti più che dei pieni dell’espansione oltre le mura, a caratterizzare fortemente la
maglia urbana81. La creazione della Gran Via delle corti Catalane, più che la
Diagonal, elemento dissonante nella rigidità assiale, va a marcare ancora una volta quell’orientamento urbano che non può non tenere conto della linea del litorale e riproporre un importante decumano moderno nella nuova città. Una trasversale che unisce i due fiumi della città, il llobregat e il besòs. Nello stesso tempo gli interventi di adeguamento infrastrutturale nel tessuto antico come carrer de Ferren, o la riforma di via Laietana, che ancora una volta tagliano ortogonalmente la città, dandole un respiro europeo, 15 anni prima di Regent’s street, anticipando gli intenti che hanno fatto la fortuna della strada londinese. In particolare la prima che collega Plaça S. Juan alla Rambla. Arrivando dall’altra parte a connettersi con la Via Laietana è il segno manifesto delle nuove esigenze urbane. Un nuovo modello strategico Barcellona lo dimostrò alla fine del diciannovesimo secolo, e agli inizi del ventesimo. La creazione dei due parchi cittadini per esempio, la Ciutaudella e il Montjuic, erano la dimostrazione palese, di come di estensione a verde, anche nel disegno lungimirante di Cerdà e prima delle manomissioni allo stesso, non ve ne fosse un granché, se si esclude un sommario disegno, fuori scala di quello che diventerà il futuro Parc de la Ciutadella. A questo tentativo
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Una maglia urbana a ben vedere poderosa. “sottoponendo più di 20.000 abitazioni al ritmo di 133 x 133 metri tracciando 200 km di strade, con lo stesso angolo e sezione e trasformando una pianura nuda in centro urbano di 1500 Ettari non è tanto uno sforzo quantitativo di rigidezza o controllo, ma la genialità di una idea, che come hanno dimostrato tutti gli interventi successivi, giustificata ed efficace.” Manuel de sola Morales, Ten Lesson on Barcelona. Ed Coac., 2a Ediciò, 2008, Barcelona Cat.
di bilanciare la sproporzione della città tra verde pubblico ne seguiranno altri nella storia urbana della città sempre mai del tutto sufficienti a coprirne il gap. Solo dopo la dittatura si renderà palese questa impellente necessità che derivava sia dell’elevata densità abitativa, e sia dall’esigenza di porre un freno alle alla pervicacia erezione di costruzioni abusive che caratterizzavo per
esempio le estreme pendici di Collserola prossime alla città82.