• Non ci sono risultati.

14 - Storia e spirito. L'interpretazione

"tropologica" della Parola di Dio

Fin dai primi anni di permanenza a Betlemme, soprattutto su richiesta (insistente) di Paola ed Eustochio, ma non solo, Girolamo si dedicherà a due tipi di attività sul testo biblico: la traduzione e il commento ai vari libri, i cosiddetti "commentari".

Il mondo che spalanca un universo praticamente infinito, e che Girolamo ha appreso soprattutto da Origene e la tradizione Alessandria, è quello della tropologia, cioè del "re-indirizzamento" (come diciamo oggi) di un testo verso un senso più ampio collegato soprattutto a quello che io chiamo i "mondi paralleli" (o forse meglio "interconnessi"), il cosiddetto "senso spirituale", cioè leggere i testi non soltanto come suonano nella loro normalità storica o espressiva ma come scritti da un unico

"Spirito", quello Spirito creatore e vivificatore che è la terza persona della santa Trinità e nel quale Padre e Figlio fanno sussistere ogni cosa. Dunque se lo Spirito è all'origine di tutto e lo Spirito ha "ispirato" quelle parole speciali che sono le parole di rivelazione, vuol dire che la Parola di Dio è rivelativa di ogni altra realtà originata dallo spirito, il mondo e la sua creazione, la storia, l'uomo fisico, psichico e spirituale, la ragione, gli eventi della storia della salvezza, il mondo umano, animale e vegetale, .. Il tutto centrato sull'evento decisivo che è l'Uomo-Dio, Cristo Signore, l'agnello che solo è degno di togliere al mistero del mondo e della storia i sigilli del significato. Questa credo sia quella profondità e mistero (chiamata anche "sacramento") che faceva "inorridire" sia Girolamo che Agostino. Sotto un'apparenza di semplicità e a volte di sciatteria, la Parola di Dio nasconde tutti i segreti della sapienza e della scienza che sono in Cristo (Cl 2,3). Il modo più bello e significativo di passare la vita è scrutare nel tempo le profondità di Dio, del mondo e dell'uomo, indagando nel loro significato profondo le parole

della Parola, tesi a leggere tutta la verità in chiarezza sul volto del Verbo di Dio alla fine di questa vita.

Come esempio di lettura tropologica del testo biblico propongo qui il primo capitolo del commentario di Girolamo a Giobbe. Va da sé che il significato più bello e profondo dell'Antico la nobiltà di genere. E siccome abbiamo detto che Giobbe porta la figura (tipo) del Cristo, vediamo cosa significa in Cristo la terra di Huz. Noi interpretiamo questa terra come detto di quel vero uomo assunto da Maria, che noi chiamiamo 'Consigliera' perché proprio per la divinità di colui che ha assunto in lei l'umanità sono nascosti in lei tutti i tesori della divina sapienza e scienza. E lui ha congiunto con sé questa terra con congiunzione assolutamente indissolubile, per cui all'interno della Trinità uno solo è il Figlio di Dio. I sette figli invece rappresentano la grazia settiforme dello Spirito Santo mentre le tre figlie significano per noi la legge, la profezia e il Vangelo.

Nomina poi le pecore che sono la plebe di Cristo, in nome di quell'innocenza che hanno ricevuto deponendo nel battesimo le macchie dei peccati. I cammelli invece sono le genti nella loro depravazione, che vengono a Cristo carichi dei pesi dei loro crimini e con sensibilità tortuosa. I buoi invece, che sono animali mondi, rappresentano il popolo dei Giudei. Negli asini invece, animale immondo, sono mostrati i popoli delle genti. Per questo Isaia dice: Il bue ha conosciuto il suo padrone e l'asino la mangiatoia del suo padrone, in quanto hanno riconosciuto la natività del Cristo nella carne i Giudei da una parte e le genti dall'altra e si sono accostati poi alla mangiatoia dell'altare del Signore, come animali ormai purificati nel Battesimo. Forse a questo allude il detto del Vangelo: il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero. Il giogo sono i Giudei, mentre l'asino, al quale facciamo prevalentemente portare i pesi, sono le genti.

Grande è detto Cristo tra tutti i (re) d'Oriente, secondo quella parola: Ti ha unto il tuo Dio con olio di letizia a preferenza dei tuoi compagni. Anche i numeri degli animali, tre mila, sette mila e cinquecento sono numeri consacrati. Infatti, secondo l'autorità della Scrittura, sette indica la pienezza dei sacri misteri, ad esempio sette spiriti, sette candelabri, sette Chiese. Nel tremila invece abbiamo anima, corpo e spirito, oppure la tripartizione della scienza della dottrina, nelle sante Scritture, oppure si può intendere anche il sacramento della beata Trinità. Oppure l'altra simbologia per cui i tre giorni sono il tempo di questa vita in cui tutta la moltitudine dei credenti cammina fino ad arrivare al fine perfetto dell'eternità. Parlando poi del numero cinquecento, che ha origine dal cinque, troviamo che rappresenta la nostra vita che oltrepassato il cammino scivoloso del tempo presente arriviamo all'uomo adulto perfetto. Cinque per dieci fanno cinquanta e cinquanta per dieci cinquecento. Allo stesso modo l'intera Chiesa, che raffigura la colonna e fondamento della verità di Cristo. In essa i nostri sensi ricevono la purificazione o la remissione dei peccati. Infatti in questo numero si dichiara anche la venuta dello Spirito Santo. I figli invece sono i figli di Dio, gli angeli o i santi che per il dono della grazia dello Spirito Santo sono detti figli di Dio. Tra questi viene detto che si presenta anche il diavolo, perché col permesso di Dio osa tentare anche i santi. Meravigliosa concordia fraterna tra i figli di Giobbe! E siccome abbiamo detto che Giobbe porta la figura di Cristo, sotto di lui i sette figli sono i sette doni di grazia della Chiesa che formano il banchetto spirituale dei sacramenti, e poi la Legge, la Profezia e i Vangeli, sono tre sorelle che si nutrono a sazietà delle vivande costituite dalle divine parole. L'unico che rimane è colui che fa l'annuncio a Giobbe e che indica la rarità dei persecutori. I Sabei poi sono tradotti come 'prigionieri' e i Caldei come 'demoni': sono i prigionieri dei demoni che fanno guerra alla Chiesa. Costoro non solo dove possono fanno razzia dei greggi del Signore ma li riducono di molto con il loro cuore che mentendo dicono discendere dal cielo, che sono le eresie e le malvagità delle superstizioni. L'azione anche oggi violenta dei re nella similitudine di venti violentissimi scuotono la casa di Cristo fortemente fondata ai quattro angoli con i quattro Vangeli e i sette figli e le tre figlie muoiono sotto la rovina di quella casa... E Giobbe si straccia le vesti. Si alza a mostrare la sua pazienza. Infatti Giobbe è Cristo che si alzò a dare pace

alla Chiesa e il suo gesto significa vendetta. Strappò le sue vesti, cioè separò i fedeli dagli infedeli. Si gettò in terra quando dalla forma di Dio si svuotò fino alla forma di servo. Nudo era uscito dal grembo materno, perché era nato senza alcuna macchia di peccato originale. Come uomo disse: 'Il Signore ha dato, il Signore ha tolto'. Il Padre diede i buoni in eredità e separò i cattivi dal regno del Figlio. In tutte queste cose, dice il testo, Giobbe non peccò e non disse nulla di stolto contro Dio.

Cioè: la sapienza del Padre non poté parlare con stoltezza e non poté commettere peccato l'Agnello immacolato".

Spesso cogliamo nei testi di Girolamo espressioni come questa che ci dicono quanto egli viva i testi come "spinta" verso l'alto, verso un mondo più vasto e significativo (anà in greco - ricordiamolo - è la particella che indica dal basso verso l'alto):

"..Parla dello stesso Geremia, benché la maggior parte degli interpreti considerano questo testo come riguardante il Signore Gesù secondo l'"anagogia" (Adv. Pel. 2,23)

Ora riguarda all'approccio tropologico alla Parola di Dio e ai suoi misteri e sacramenti, dobbiamo dire diverse cose importanti:

1) L'interpretazione che passa dai nudi fatti storici al "dynamis", alla potenza divina e alla significatività che essi racchiudono è insegnata a Girolamo e a tutti gli altri autori cristiani dalla Scrittura stessa. Dunque un modo "autorizzato" di procedere.

Pensiamo ad un solo esempio, 1Co 10, dove la pietra da cui Mosé fa scaturire acqua è e sarà per sempre la pietra che è Cristo Signore, unico fondamento della nostra vita, voluto dal Padre.

Dunque leggere la Scrittura non solo per quello che "suona" ma anche cercando di cogliere i suoi dinamismi profondi, in essa iscritti dallo Spirito è un piacere spirituale, ma anche un dovere del cristiano e soprattutto dell'esegeta. Come dice Girolamo a Paolino di Nola:

"Ogni passo che leggiamo nei testi sacri, appare già in superficie ben chiaro e luminoso; ma se poi ne raggiungi il midollo, ti risulta ben più saporoso. Chi vuol mangiare il gheriglio di una noce, ne spezza il guscio" (Ep. 58,9)

2) Soprattutto il mondo dell'Antico Testamento, già definito dal mondo apostolico come "ombra" e "profezia" dei beni futuri, non poteva e non può essere lasciato alla sua lettera spesso così datata. Ricordiamo l'interpretazione che Girolamo dà delle vesti del sommo sacerdote (ep. 64 a Fabiola), per citarne una. Del resto decine e decine di pagine sul tempio, vecchio e nuovo, non possono non "racchiudere" significati ben più alti, la cui chiave di ingresso è sempre Cristo (per questo Girolamo quasi

"inorridisce" a commentare gli ultimi otto capitoli di Ezechiele sul nuovo tempio, testo che annoia e fa sbadigliare decisamente un lettore sprovveduto o inconsapevole.

3) In Girolamo e nei padri c'è una convinzione che non so quanto sia presente ancora oggi. I misteri profondi di ogni singola parola del testo biblico che parlano di Cristo, come diceva Agostino, "o da venire, o venuto, o che verrà", sono decisivi per comprendere noi stessi, il nostro mondo, il nostro stesso passato, presente e futuro Non è dunque un puro esercizio di retorica. Per i Padri è vivere e anticipare nell'oggi il significato permanente in eterno di noi stessi, il nostro essere creati e ad immagine di Dio, il nostro essere popolo in cammino, e soprattutto il nostro essere destinati ad una comunione eterna.

Sempre a Paolino, Girolamo scrisse uno dei testi giustamente più famosi tra i suoi e che testimonia questo "anelito" alla pienezza della vita in Cristo che oggi, onestamente, molto raramente risuona tra noi!

"Ora ti domando, carissimo fratello, se non ti pare di abitare, già qui sulla terra terra, nel regno dei cieli, quando si vive fra questi testi, quando li si medita, quando non si conosce o non si cerca

di conoscere nessun'altra cosa. Non vorrei che ti fosse di danno nella Sacra Scrittura la semplicità e - vorrei dire - la banalità delle parole. Può essere che questa stesura dipenda da difetto di trascrizione oppure che sia stata fatta appositamente per renderne più facile la comprensione al pubblico, e per far sì che in un'unica e medesima frase tanto l'uomo di cultura quanto l'ignorante potessero coglierne il senso secondo le proprie capacità. Da parte mia non sono così superficiale e stupido da farmi passare per uno che tutte queste cose le conosce, o che vuol cogliere in terra i frutti di quelle radici che sono piantate in cielo. Ma confesso che ne ho il desiderio e che ho pure voglia di mettercela tutta" (ep. 53,10).

4) L'elemento più affascinante, per me, è la convinzione che tutta la Scrittura, da capo a fondo è stata "dettata" dallo Spirito.

E quindi uno dei compiti dell'interpretazione tropologica è quello che trovare vie, metodi interpretativi, regole, che permettano di ricondurre testi, scritti su una distanza di secoli, ad un unico mondo armonioso e con "corrispondenze" perfetta tra una parte e l'altra. Per secoli gli esegeti cristiani si sono dedicati a questo compito. Ma oggi esso è stato praticamente abbandonato, dinanzi all'avanzare di nuovi metodi interpretativi, legati anche a tante scoperte scientifiche. E Cristo, chiave centrale del tutto? Probabilmente dobbiamo ripensare molte cose del nostro approccio alla Parola di Dio, perché sia e rimanga un libro vivo che nutre in maniera vivente la Chiesa e parola di Gesù e conduce a Gesù, e ci è donata da Gesù.

Quando, da ragazzo, leggevo con avidità Agostino, spesso mi meravigliavo di una cosa: a volte le sue interpretazioni esegetiche erano, mi si consenta, "sbagliate" rispetto a quanto diciamo oggi o abbiamo scoperto oggi. Ma l'intuizione di fondo, il discorso finale, e quanto ogni testo "valga per me" lui ci arrivava sempre e io potevo ricevere un messaggio per me da ogni testo come lo aveva ricevuto il cuore di Agostino!