Questo documento, come ovvio, non vuole indicare gli obiettivi precisi da raggiungere entro il 2050, poiché i cambiamenti tecnologici, dei mercati e dell’intera società da qui a quarant’anni sono assolutamente imprevedibili. Però vuole indicare una “tabella di marcia”, una strada da percorrere, per arrivare, come vedremo ad una maggiore sostenibilità ambientale.
Per quanto riguarda l’orizzonte di lungo e lunghissimo periodo (2030 e 2050), le sfide ambientali, di competitività, e di sicurezza richiederanno un cambiamento più radicale del sistema, che in larga parte non coinvolgerà solo il mondo dell’energia, ma l’intero funzionamento della società.
In coerenza con la strategia descritta nella SEN, l’Italia deve adottare un approccio neutro da un punto di vista tecnologico, promuovendo in ambito europeo la definizione di un unico obiettivo post-‐2020 concentrato sulla riduzione complessiva delle emissioni, da declinare per Paese sulla base del punto di partenza di ogni Nazione. In tale ambito sarà da valutare a livello europeo un’evoluzione del sistema ETS, o il suo superamento con l’introduzione di una fiscalità ambientale, con la definizione degli obiettivi al 2030. Al contempo, è indispensabile che l’Italia e l’Europa svolgano un ruolo esemplare in grado di stimolare una risposta globale
alle problematiche del cambiamento climatico, in quanto unica efficace.
Un’analisi dei possibili scenari evolutivi per il Paese a conoscenze attuali per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione, ci consente di identificare con maggiore precisione le implicazioni comuni che dovranno orientare il settore nelle sue scelte di lungo periodo, e di cui tener conto già nelle scelte attuali.
Tra le principali:
• La necessità di moltiplicare gli sforzi in efficienza energetica. I consumi primari dovranno ridursi in un range dal 17 al 26% al 2050 rispetto al 2010, disaccoppiando la crescita economica dai consumi energetici; in particolare saranno fondamentali gli
sforzi nel settore dei trasporti.
• La forte penetrazione delle energie rinnovabili, che in qualunque degli scenari ipotizzabili al momento dovrebbero raggiungere livelli di almeno il 60% dei consumi finali lordi al 2050, con livelli ben più elevati nel settore elettrico. Oltre alla necessità della ricerca per l’abbattimento dei costi, sarà fondamentale un ripensamento delle infrastrutture di rete e mercato.
• Un incremento sostanziale del grado di elettrificazione, che dovrà quasi raddoppiare al 2050, raggiungendo almeno il 38%, in particolare nei settori elettrico e dei trasporti. • Il mantenimento di un ruolo chiave del gas per la transizione energetica.
Tale percorso di progressiva decarbonizzazione richiede la ricerca e lo sviluppo di tecnologie in grado di mutare gli equilibri delle forze di mercato. È fondamentale che si rilanci uno sforzo coordinato mondiale in tale direzione: in questo senso l’Italia può contribuire investendo di più e con maggiore convinzione, e ancor di più aiutando ad orientare il dibattito. Le scelte di fondo che guideranno le decisioni in tema di ricerca e sviluppo nel settore puntano a rilanciare le tematiche di interesse prioritario (tra le quali la ricerca sulle rinnovabili innovative, sulle reti intelligenti e sistemi di accumulo e su materiali e soluzioni di efficienza energetica), rafforzare le risorse a disposizione ad accesso competitivo destinate al partenariato tra università, centri di ricerca e imprese e superare l’attuale segmentazione delle iniziative affidate ad Enti e Ministeri.
IL PROBLEMA
Far fronte alle problematiche relative al cambiamento climatico, assicurare la competitività del sistema produttivo e garantire l’accessibilità energetica a tutti i cittadini sono le sfide che segneranno il percorso del sistema energetico italiano ed europeo nei prossimi decenni. Inevitabilmente, si tratta delle stesse problematiche da cui prendono le mosse le priorità e le azioni già descritte per il breve-‐medio termine. Tuttavia, la dimensione delle stesse sfide nel lungo-‐lunghissimo termine richiederà una trasformazione più radicale del sistema.
Innanzitutto, le problematiche relative al cambiamento climatico, dovute ad un innalzamento senza precedenti dei livelli di emissione di anidride carbonica, unitamente alla crescente pressione globale sul consumo di risorse energetiche e ambientali, a causa della rapida crescita in importanti aree del Mondo, saranno sempre più forti nei prossimi decenni e rendono necessaria una forte riduzione delle emissioni ed un uso più attento delle risorse a disposizione. Come ricordato con forza anche recentemente dalla Banca Mondiale, le conseguenze economiche e sociali del riscaldamento globale stanno diventando sempre più evidenti: nel lungo termine saranno molto significative, ma anche nel corto-‐medio importante eventi climatici estremi. Se non si addiverrà ad un intervento forte e concentrato a livello globale, le prospettive di sviluppo sono preoccupanti: entro fine secolo la temperatura
media globale potrebbe salire di circa 4° Centigradi, con conseguenze potenzialmente drammatiche.
D’altra parte, la necessità di continuare ad avere uno sviluppo economico positivo e diffuso richiederà un’evoluzione del sistema che associ la maggiore sostenibilità ambientale con il
mantenimento della competitività del sistema produttivo su scala globale, evitando extra-‐costi ed inefficienze al sistema economico.
Inoltre, il previsto aumento a livello globale dell’uso di risorse relativamente scarse comporterà nel lungo periodo rischi di innalzamento del livello dei prezzi e di incremento della loro volatilità per tutte le risorse naturali, ed in particolare per quelle energetiche, esponendo i Paesi più dipendenti ad un elevato grado di incertezza sulla sicurezza degli
approvvigionamenti e sui costi economici per soddisfare tali approvvigionamenti. Fatta
esclusione per lo shock petrolifero degli anni ’70, nell’ultimo decennio il livello e la volatilità dei prezzi delle commodities ha già raggiunto i massimi storici dall’ultimo secolo.
Il benessere delle generazioni future, non solo in termini ambientali, ma anche sociali, dipenderà in larga parte dalle risposte che sapremo dare per mitigare l’impatto e per adattare il sistema ad una inevitabile trasformazione. Per questo è decisivo che le principali economie del mondo, responsabili della quota più importante delle attuali emissioni, agiscano in maniera decisa nel coordinare una forte risposta globale, perché globale deve essere la risposta a queste sfide.