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5.2 Lo strumento privilegiato del lavoro: le interviste semi-strutturate

Lavorando sul piano della ricerca di tipo qualitativo (vedi 1.3) strumento privilegiato di indagine sono state le interviste semi-strutturate, rivolte ali anziani ospiti della residenza. L’intervistatore ha interagito con loro proponendo argomenti da trattare con domande di ordine molto generale, secondo una traccia, un “canovaccio” precedentemente

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Marco Predazzi, 1953, fondatore del centro polifunzionale Il Melo di Gallarate, una delle realtà più poliedriche e creative del panorama gerontologico italiano, è ora direttore scientifico del laboratorio per l’Housing Sociale Protetto della Fondazione Il Melo onlus L. Figini di cui è presidente dal 1995. Medico generalista, esperto di progettazione sociale gerontologica, saggista, artista, ha al suo attivo partecipazioni congressuali e pubblicazioni in campo gerontologico, produzioni e mostre personali in campo artistico. L’intervista, sotto forma di un dialogo non strutturato, si è svolta nel mese di giugno del 2019 ed è durata circa 2 ore, in un clima molto cordiale e aperto, senza nessun tipo di preclusione né resistenza da parte dell’intervistato a trattare anche gli aspetti di criticità emersi. La parte iniziale si è concentrata sulle origini del progetto ed ha consentito di mettere a fuoco il percorso compiuto, pur nelle difficoltà che sono state di volta in volta descritte.

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Il convegno aveva come titolo “Où habitera la personne âgèe du troisièime millénaire” e si è svolto in forma itinerante a Nantes (Francia), Louvain La Neuve (Belgio), Lisbona (Portogallo), Gallarate (Varese). A promuoverlo sono stati 4 enti: IPES (Institut Pluridisciplinaire d’Etudes Sociales), Il Melo (Centro di cooperazione sociale), UCL (Université Catholique de Louvain La Neuve) e CCPC (Centro Comunitario Parrocchia di Carvcavelos) sotto l’egida delle Nazioni Unite per l’Anno Internazionale dell’Anziano e con il contributo della Comunità Europea. Il progetto è stato realizzato con il contributo, tra gli altri, della Presidenza del Consiglio dei Ministri italiana, della Regione Lombardia, della Provincia di Varese, del Comune di Gallarate, della Fondazione Cariplo e di Sea Malpensa. La presidenza del convegno è stata del sociologo Richard Vercauteren, con la collaborazione di Marco Predazzi, Michel Loriaux (demografo), Maria Fernando (direttrice), Franck Jahan (gerontologo). Gli atti del convegno sono stati pubblicati in Predazzi et al., 2000.

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predisposto, ma declinato poi in modo flessibile sia nella formulazione dei quesiti sia nell’ordine di sviluppo dell’intervista, a seconda di quanto ritenuto più utile ed efficace al momento. Si è lasciata così ampia libertà sia all’intervistato che all’intervistatore. Questi poteva modulare diversamente le questioni, intervenire, ma ciò è avvenuto in modo molto limitato, per chiedere chiarimenti e approfondimenti o per reindirizzare il discorso quando si allontanava dal tema proposto, per sottoporre all’interessato nuove piste di riflessione suggerite dallo sviluppo del discorso, se ritenute utili e interessanti anche se non previste all’inizio dell’intervista. In realtà si è cercato di intervenire il meno possibile per interrompere le “divagazioni” dell’intervistato, avendo cura di ricondurlo sulla traccia posta dalla domanda solo a divagazione conclusa.

Agli anziani intervistati quindi si è voluto dare la possibilità di spaziare nel discorso, seguendo il flusso della memoria e dei pensieri che di volta in volta emergevano in loro anche riguardo ad aspetti apparentemente estranei all’argomento proposto (ricordi della giovinezza, ricordi di fatti del loro passato e di avvenimenti storici che hanno vissuto, riflessioni sui cambiamenti sociali in atto, cenni anche scherzosi alla realtà politica odierna ecc.) ma ritenuti dall’intervistatore interessanti ai fini della comprensione complessiva dell’intervento. Questo atteggiamento di disponibilità ad accettare in modo non inutilmente censorio il discorso dell’intervistato ha contribuito a mettere a suo agio l’anziano, ad eliminare forme di stress, a “sciogliere “ le sue resistenze e a creare quella cordialità empatica che ha permesso poi uno sviluppo costruttivo a tutta l’intervista. In questo modo si è ottenuto l’effetto di consentire all’anziano di esprimere ampiamente il suo “vissuto” cosciente e quindi di poter delineare un ritratto, per così dire “a tutto tondo” della sua personalità. Domande troppo dettagliate e minuziose e una conduzione rigida dell’intervista con continui interventi rettificatori avrebbero creato una sorta di “gabbia” che avrebbe magari facilitato il lavoro successivo di analisi e sintesi ma che non avrebbe reso giustizia della complessità e della ricchezza del mondo interiore dell’anziano, fallendo così il suo scopo. Oltretutto molte risposte, sganciate da una visione complessiva della personalità dell’intervistato, sarebbero risultate poco comprensibili o addirittura, per così dire, “standardizzate”.

Diverso è stato il caso per le successive interviste con i familiari caregivers, nelle quali si è proceduto in modo più strutturato (stesse domande per tutti nella stessa formulazione e nello stesso ordine anche se ancora “aperte”). Ciò proprio per le diverse caratteristiche delle persone coinvolte. A queste ha poi fatto seguito un colloquio-intervista conclusivo con la Direttrice della struttura, colloquio nel quale si sono messi a fuoco i temi emersi dalle precedenti interviste, avviando una prima discussione critica.

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5.2.1 - La trascrizione e l’analisi delle interviste

Questa modalità, come accennato sopra, ha creato maggiori difficoltà in sede di successiva analisi dei dati e di realizzazione di una sintesi valutativa, proprio per l’aspetto, a volte “fluviale”, degli interventi, ma si è voluto correre questo rischio per raggiungere una comprensione più adeguata e meno “asettica” delle problematiche prese in esame e per accedere al punto di vista degli intervistati, alla loro “definizione della situazione”(Cardano, 2011: 160), ed acquisire utili informazioni rispetto al contesto sociale in cui vivono.

Naturalmente ove le risposte si sono mostrate del tutto sconnesse rispetto ai riferimenti spazio-temporali e del tutto prive di consequenzialità logica, per le condizioni evidenti dell’anziano, le interviste sono state annullate.

Le interviste sono state regolarmente registrate e trascritte alla lettera. Nella loro riproposizione si è voluto mantenere l’andamento del parlato, con le eventuali sgrammaticature, interiezioni, esclamazioni, termini dialettali (Cardano, cit.) Solo ove queste caratteristiche del discorso parlato impedissero la piena comprensione del contenuto si è intervenuti per correggerne la forma espositiva.

Le interviste sono state poi esaminate, selezionate nelle parti più significative in ordine alle problematiche affrontate, che sono state raccolte e classificate per temi e proposte dapprima in termini “narrativi” (che consentono quasi di immedesimarsi col vissuto diretto delle persone), individuando, con l’adeguata contestualizzazione e con brevi indicazioni sulle caratteristiche socio-anagrafiche degli intervistati, gli spunti più interessanti presenti. Al termine dell’esposizione si sono discussi i contenuti selezionati per arrivare a una sintesi generale e per giungere alle conclusioni rispetto alle domande di fondo della ricerca. La natura particolare della conversazione e delle risposte e il numero ridotto del campione intervistato non hanno consentito una generalizzazione statistica (anche se le risposte simili sono state, ove possibile e con tutte le cautele del caso data la tipologia delle interviste, quantificate anche numericamente e percentualmente rispetto al totale degli ospiti intervistati, allo scopo di formulare un quadro generale limitatamente alla struttura esaminata) ma hanno permesso una valutazione di tipo qualitativo. Solo per i dati socio- anagrafici si è fatto ricorso in sede di presentazione a tabelle sintetiche riassuntive. L’esito di questo primo sondaggio è stato confrontato poi con quello delle interviste ai caregivers, a loro volta trascritte ed analizzate, per avere punti di vista più articolati e quindi raggiungere una valutazione più completa. Utile è stato a questo punto anche il confronto con dati statistici nazionali disponibili riguardo a queste tematiche e con la più recente letteratura sul tema, in particolare con l’indagine “Abitare leggero in Lombardia”.

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Da ultimo si segnala che nella presentazione e nell’analisi delle interviste si è avuto cura a distinguere sempre le risposte degli ospiti degli alloggi-autonomia da quelle degli ospiti dei

cantou, per consentire una valutazione metodologicamente più corretta.

Condurre un’indagine sul mondo degli anziani e approcciarsi a loro ha costituito per chi l’ha vissuta un’esperienza ricca di novità; è stato l’incontro con un mondo che, visto da fuori, appare completamente diverso da come è in realtà. Spesso chi guarda al mondo degli anziani segue degli stereotipi che precludono a una vera comprensione di questa realtà, molto più ricca e articolata, e per molti versi sorprendente, di come appaia all’esterno. Occorre, per entrare veramente in questo mondo, una sorta di “osservazione

partecipante156 (Corbetta, cit.), un’interazione personale, un coinvolgimento fino

all’immedesimazione senza atteggiamenti di distacco o di totale coinvolgimento acritico, gli atteggiamenti cioè del “marziano” e del “convertito” (Davis, 1973), ma in modo equilibrato. Pur nell’ambito temporale ridotto di questa ricerca (l’osservazione partecipante in realtà richiede tempi molto più lunghi) anche l’intervistatore si è recato più volte presso la residenza (per due mesi con cadenza settimanale o bisettimanale), ha condiviso con gli anziani ospiti momenti della giornata, ha pranzato con loro, ha condiviso i momenti di svago e di festa, ha cercato di arrivare a vedere il mondo con i loro occhi.

5.2.2 - I temi affrontati e le modalità di somministrazione delle interviste

I temi affrontati con gli ospiti della residenza tramite queste interviste riguardavano in particolare quattro ambiti:

a- le condizioni di vita precedenti all’ingresso in Synergy e le motivazioni che hanno condotto a questo passo. Attraverso questi quesiti si intendeva anche accertare come è stata conosciuta la residenza, che ruolo hanno avuto familiari e parenti nella decisione, che ruolo hanno avuto i medici e gli operatori socio-sanitari;

b- il grado di autonomia e indipendenza che gli ospiti hanno o pensano attualmente di avere o di avere conservato e come questa autonomia e indipendenza si pone e viene gestita rispetto alla vita quotidiana all’interno della residenza, ai servizi che essa offre, alle attività che propone;

c- la qualità del livello relazionale cioè il rapporto con le persone interne alla residenza (altri ospiti innanzitutto, ma anche operatori socio-sanitari, famiglie

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L’osservazione partecipante è una tecnica di ricerca nella quale il ricercatore condivide l’esperienza delle persone oggetto di studio, in modo ravvicinato, empirico, interattivo (Clifford, 1997), vive con loro e come loro, “coordina le proprie mosse con quelle delle persone coinvolte nello studio” (Cardano, 2011: 93). È la “tecnica principe per lo studio dell’interazione sociale” (ibid.).

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caregiver) e con quelle esterne (parenti, visitatori, ambiente urbano di Cardano,

amici avuti prima del ricovero); qual è quindi il grado di socializzazione che gli ospiti vivono e se si può parlare, in questo ambito, di relazioni intergenerazionali;

d- la percezione della domiciliarità cioè il significato da essi attribuito alla residenza nella quale vivono attualmente: se la percepiscono e la “vivono” come il proprio “domicilio”, se si sentono “a casa”, se eventualmente lo considerano l’“ultimo” domicilio della loro vita e quindi si sentono in una condizione di definitività oppure se mantengono nei confronti di essa un’ultima estraneità, se la considerano un luogo da cui si può ancora uscire. Questa questione si intreccia con quella più profonda di come percepiscono questa fase della loro vita: se conservano ancora, anche grazie all’ambiente in cui vivono, una certa progettualità rispetto al loro futuro o al contrario se prevale la passività, la percezione di aver intrapreso il percorso del declino definitivo e l’attesa rassegnata dell’ultimo definitivo e inevitabile evento del morire.

Gli stessi temi sono stati trattati nelle interviste rivolte a famigliari e caregivers, con quesiti però più strutturati. L’intento era quallo di trovare conferma o smentita, rispetto ai giudizi emersi nelle interviste con i loro parenti anziani, ma anche di allargare la riflessione su Synergy, sul suo funzionamento, sulle positività e criticità che, dal loro punto di vista, emergono.

Le interviste sono state effettuate in due fasi, purtroppo ben distinte e distanziate, a causa del lockdown imposto dalla diffusione dell’epidemia da Covid19:

1- La prima, con gli anziani ospiti della residenza di Synergy, è avvenuta nell’estate del 2019 ed è in questo contesto che sono state realizzate le venti interviste di cui quattro a uomini e sedici a donne. I nominativi degli intervistati sono stati concessi dalla Direzione della struttura che ha permesso la realizzazione della ricerca. Analizzando con cura e leggendo le varie relazioni di ingresso, i referti medici, le dimissioni ospedaliere e l’anamnesi clinica di ogni paziente, si è accertato fin da subito che i soggetti da intervistare si trovassero tutti in condizioni cognitive adeguate. Le interviste sono state precedute dall’avviso agli intervistati da parte del personale di assistenza e da una lettera informativa sulla privacy che è stata consegnata loro allo scopo di rassicurarli. Durante il colloquio, inoltre, si sono rispettate tutte le strutture della conversazione, posizione e distanza, poiché le conversazioni sono eventi comunque strutturati e non casuali (Bailey 3, cit.: 53), si è specificato il tema dell’intervista, il tempo stimato per la sua realizzazione ed infine, per quanto riguarda il luogo, si è cercato sempre di mantenere la massima riservatezza. Alcuni colloqui si sono tenuti nell’abitazione delle singole persone anziane e altri in luoghi adatti e silenziosi come la sala Ipazia all’interno della residenza, con tempi diluiti, in modo

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da lasciare a proprio agio l’intervistato, evitandogli situazioni di stress. Si è prestata grande attenzione anche al linguaggio non verbale: gesti, atteggiamenti, mimica facciale e corporea, movimenti involontari, pause, distrazioni e temporanee perdite di contatto, tic e lapsus (Cardano, cit.): di tutto si è preso nota e si è poi tenuto conto in sede di esame delle interviste. In conclusione si può dire che le interviste sono state realizzate in un clima di massima cordialità.

Su venti, quattro interviste non sono state ritenute valide successivamente per l’esiguità dei contenuti e la mancanza di pertinenza delle risposte.

2- La seconda, con i familiari caregivers, è stata realizzata nell’estate del 2020, dopo la lunga interruzione di contatti dovuta al lockdown. Anche qui le interviste sono state precedute da una lettera informativa con la quale si spiegavano gli scopi dell’intervista, le modalità della stessa e si fornivano tutte le indicazioni per il rispetto sia delle normative sulla privacy che su quelle anti-contagio. Gli indirizzi dei famigliari e i contatti telefonici sono stai forniti dalla Direzione che ha offerto piena collaborazione. Alla richiesta hanno risposto positivamente dieci caregivers che poi sono stati personalmente contattati e intervistati. Si tratta di otto figli/e, una nuora e una amministratore di sostegno. A causa delle norma anti-contagio le interviste non si sono potute realizzare all’interno della residenza, ma sono state effettuate in altri luoghi scelti dall’intervistato. Il clima nel quale si sono effettuate le interviste è stato molto sereno e collaborativo. Spesso gli intervistati nelle loro risposte manifestavano un certo desiderio di narrare ed esporre che andava oltre il contenuto della domanda stessa, segno di una loro volontà di esprimersi e di confrontarsi con qualcuno sull’esperienza faticosa che stanno vivendo. I risultati di queste interviste sono poi stati esaminati in un colloquio con la Direttrice della struttura157.

5.3 - Considerazioni preliminari