La politica demografica socialista in Romania (1966-1989)
2.6. Il tabù dell'educazione sessuale
La diffusione dell'educazione sessuale non fu mai sostenuta dai dirigenti che si avvicendarono alla guida del regime romeno, non essendo previsto un reale piano 37 Nel 1981 Ceaușescu decise di pagare il debito estero della RSR (ammontante a 11 miliardi di dollari) esportando gran parte della produzione agricola e industriale del Paese. L'adozione di questa politica economica portò, nel giro di qualche anno, alla razionalizzazione di generi alimentari, luce, gas e benzina, con un conseguente drastico abbassamento della qualità della vita in tutta la nazione. La manovra ideata dal conducător ebbe come risultato l'azzeramento del debito nella primavera del 1989, ma le ripercussioni su tutta la popolazione furono malnutrizione diffusa, condizioni di vita pessime (i cittadini erano costretti a fare file di ore per ottenere i pochi prodotti disponibili sul mercato, convivendo tutto l'anno con la mancanza di riscaldamento, luce e acqua calda), fiorente sviluppo di mercato nero e corruzione dilagante. Una barzelletta dell'epoca recitava: “Come si chiama la Romania?” “Ceaușwitz”(gioco di parole tra Ceaușescu e Auschwitz).
di informazione della popolazione a proposito di tutto ciò che riguardava la sfera sessuale. La posizione promossa dagli ideologi del PCR rifletteva vecchie e nuove tendenze che avevano preso forma nel corso della storia del Paese, e che vennero imposte con una legge non scritta fino alle soglie degli anni '90.
Tradizionalmente, la disinformazione su contraccezione e pianificazione familiare era dovuta alla mancanza di istruzione di gran parte della popolazione, fortemente influenzata anche dalla Chiesa ortodossa, soprattutto nelle zone rurali. Sebbene già durante gli anni '30 fossero stati pubblicati alcuni scritti (saggi, tesi, ecc.) su sessualità e contraccezione nell'ambito della profilassi dalle malattie sessualmente trasmissibili, queste opere non raggiunsero mai un livello di divulgazione tale da penetrare anche tra i ceti più poveri. L'impostazione culturale vigente all'interno della società romena non si allontanava poi molto dalla puritana concezione ideologica del sistema comunista: pur senza implicazioni religiose, il sesso a scopo non riproduttivo era visto come uno spreco di energie individuali, che sarebbero così state sottratte alla causa comune; vivere una vita sessuale slegata dalla procreazione acquisiva quindi connotazioni negative, in un'ottica moralistica del rapporto fisico tra uomo e donna. Con l'affermazione del regime, pur non essendo la discussione di tematiche legate alla sessualità soggetta a un espresso divieto da parte del partito, si promosse un atteggiamento di omertà riguardo a questi argomenti che già storicamente non venivano discussi in ambito pubblico e privato.
Nella prima metà degli anni '60 alcuni specialisti sostennero la necessità di trattare l'educazione sessuale pubblicamente, allo scopo di ridurre il ricorso sempre crescente delle donne agli aborti ripetuti. In questo periodo furono così pubblicate opere nelle quali si affrontava la questione della pianificazione familiare e l'utilizzo consapevole della contraccezione, concetti ripresi anche nella proposta di legge antiaborto del Ministero della Sanità. Nonostante gli esperti raccomandassero, come soluzione al crescente numero di aborti, la maggior diffusione di conoscenze che rendessero la popolazione consapevole delle proprie scelte in ambito sessuale e familiare, il governo non incentivò mai
una vera e propria campagna di educazione sessuale.
Nella Romania di Ceaușescu le possibilità di ottenere conoscenze sulla sessualità erano fortemente limitate, sia a livello privato che pubblico. Le famiglie mostravano un'attitudine ambivalente, frutto del clima di puritanesimo che permeava tutta la società: mentre nei confronti dei figli maschi veniva adottato un atteggiamento più permissivo, nei confronti delle figlie femmine si passava dall'elusione totale dell'argomento alla proibizione di qualsiasi rapporto che avrebbe potuto implicare rischi di esperienze sessuali. Una discussione aperta tra madri e figlie su qualsiasi tema riguardante il sesso era pressoché impossibile, essendo ritenuto questo soggetto troppo imbarazzante da trattare. Un esempio della pudibonderia di alcuni genitori emerge dalle interviste condotte da Adriana Băban: “i miei genitori erano molto puritani, riservati e solitari di natura. Non esprimevano mai apertamente i loro sentimenti reciproci, pur essendo in buoni rapporti; non li ho mai visti neppure toccarsi. Parlare di sesso in casa nostra era fuori questione, tuttavia accennavano spesso al fatto che una relazione sessuale al di fuori dal matrimonio fosse qualcosa di indecente e sporco. Ci ordinavano di uscire dalla stanza se alla tv trasmettevano qualche scena d'amore. Ricordo che una volta mia madre mi trovò a leggere Madame Bovary: si arrabbiò moltissimo e si indignò perché volevo leggere un libro così volgare, e me lo portò via nonostante fossi abbastanza matura per leggerlo.
Mi ricordo vagamente che mia madre mi preparò al mio ciclo, ma insistette molto sul fatto che avrei dovuto nasconderlo agli altri, e non far sapere a nessuno della mia condizione quando avevo le mestruazioni, aggiungendo che non dovevo lasciare tracce dietro di me. La nudità non era accettata da mia madre, anche se in casa c'erano solo donne (ho due sorelle); ad esempio, non si è mai tolta i vestiti di fronte a noi.”(XIX); “mio padre era un ufficiale e sono cresciuta in un'atmosfera estremamente austera. Era semplicemente assurdo, non mi permetteva di andare in un nessun altro posto che non fosse la scuola; accettava anche le mie amiche femmine con sospetto. La mia educazione sessuale era ridotta a frasi del tipo: “Ti spezzo il collo se ti trovo con un ragazzo” o “Quando sarai sposata a casa tua
potrai fare ciò che vorrai, ma ora sei in casa mia e fai come ti dico io”. Non mi permetteva di andare in piscina, dicendo che sua figlia non era una di “quelle” che camminano nude tra la gente; anche se stavo per compiere 16 anni, mi picchiò una o due volte perché ero andata a vedere un film senza chiedergli il permesso. Quando finii la scuola non mi permise di andare alla festa di fine anno perché, così mi disse, era a conoscenza di ciò che accadeva solitamente a “quei” tipi di feste.”(XX); “il contesto familiare e l'educazione sessuale che ho ricevuto sono stati completamente diversi per me da quelli avuti da mio fratello. A me dicevano che rimanere incinta significava rovinare il mio futuro, e perciò dovevo essere strettamente sorvegliata. Mio padre decise che ogni mese dovevo dimostrare a mia madre che stavo avendo il ciclo: una buona cura previene un pericolo mortale, era solito dirmi. Mio fratello, al contrario, era stato incoraggiato a stabilire relazioni sessuali con le ragazze: lo consideravano parte dell'educazione di un ragazzo, e una buona pratica per la sua salute. Inoltre gli era stato detto che, se avesse avuto problemi con una ragazza rimasta incinta di lui, avrebbe dovuto subito informare nostro padre, così lui lo avrebbe aiutato a risolvere il problema.”(XXI) Il confronto con sorelle o coetanee (spesso supportato da libri acquistati al mercato nero e passati di mano in mano tra i giovani) era uno dei pochi modi che una donna aveva a disposizione per avere informazioni sul proprio corpo e sui rapporti con l'altro sesso: “noi non abbiamo ricevuto nessun tipo di educazione sessuale. Quando ho avuto le mestruazioni per la prima volta mi sono spaventata, e, quando ho saputo dalla mia sorella più grande di che cosa si trattasse, mi sono sentita terribilmente imbarazzata e in colpa; lo stesso è avvenuto quando il mio seno ha iniziato a crescere.”(XXII); “quando sono cresciuta e sono venuta a conoscenza grazie alle mie compagne di scuola delle relazioni sessuali tra uomo e donna, non potevo semplicemente concepire che i miei genitori avessero fatto certe cose. Alla fine accettai che probabilmente avevano fatto l'amore, almeno le tre volte con le quali ebbero noi. [...] Le mie compagne mi dettero un libro sulla sessualità umana e io lo lessi di nascosto: sapevo che, se mia madre mi avesse scoperto, a causa di questo mio
interesse sarebbe accaduta una vera tragedia.”(XXIII)
Se in privato la sessualità non era assolutamente affrontata, nello spazio pubblico se ne parlava in modo molto tecnico e solo in relazione alla riproduzione. Le opere divulgate dal regime come Sfaturi pentru tinerii căsătoriți (Consigli per giovani sposati di I. Vinți, 1975), Pregătirea pedagogică a adolescenţilor pentru
viaţa de familie (Preparazione pedagogica degli adolescenti per la vita di coppia
di V. Liciu, 1975), Educația sexuală (Educazione sessuale di Ș. Milcu, 1979),
Adolescenţa şi sexualitatea (Adolescenza e sessualità di I. Vinți e C. Pascu,
1983) sottolineavano l'importanza del controllo dello Stato sulla vita sessuale della popolazione, con lo scopo di proteggere “l'etica e la morale socialista” e permettere la “costruzione dell'uomo nuovo”, elemento fondamentale per la crescita “di una società socialista multilaterale sviluppata”. I bravi cittadini, dal canto loro, avevano il dovere di applicare quei principi etici e morali impartiti dallo Stato nei momenti di vita coniugale privata: veniva raccomandato di non cedere a quell'erotismo tipico della società occidentale, che avrebbe portato “a una decadenza fisica e morale” completamente estranea alla gioventù socialista; inoltre la masturbazione, il sesso prematrimoniale o al di fuori di un rapporto riconosciuto e il sesso omosessuale erano esplicitamente condannati, in quanto moralmente proibiti all'interno di una sana società socialista. Così come agli adolescenti si raccomandava l'astinenza, suggerendo di indirizzare le proprie energie sessuali nello studio, nel lavoro e nello sport, ai giovani da poco sposati si sconsigliava vivamente “l'accoppiamento bestiale che comporta la rinuncia alle vere gioie dell'amore”; una nuova coppia doveva praticare un'accurata “igiene della riproduzione” per favorire al massimo la procreazione, ossia avere non più di 3 o 4 rapporti sessuali a settimana (un numero maggiore avrebbe provocato danni alla salute dei coniugi), potendo optare per la contraccezione naturale o l'astinenza in quei periodi nei quali non erano desiderati dei figli.
In concomitanza con l'adozione della politica pronatalista si assistette a un fenomeno di forte medicalizzazione della gravidanza, divenuta così non più un normale evento nella vita di una donna, ma un processo da monitorare
costantemente attraverso esami e visite specifiche; per assicurarsi che le donne seguissero le procedure mediche stabilite dal governo centrale, il regime mise in atto un piano di manipolazione pedagogica della popolazione, con l'obiettivo non dichiarato di spingere le future madri ad affidarsi nella maniera più completa ai medici per tutto il corso della gestazione. Per garantire che tutte le donne in età fertile possedessero dunque le conoscenze necessarie a portare a termine gravidanze senza problemi, furono previste nelle scuole superiori e sui luoghi di lavoro delle ore di “educazione sanitaria”, dove le partecipanti venivano istruite da medici e assistenti sanitari sui processi biologici implicati nella gravidanza e sulle procedure igieniche necessarie per la cura di sé stesse e dei futuri neonati. Durante lo svolgimento di queste lezioni obbligatorie doveva essere presente anche un rappresentante del potere ufficiale (un procuratore, un miliziano, ecc.), per garantire che non venissero trattati argomenti che erano vietati dalla legge, come la contraccezione moderna; nonostante la presenza nelle aule di autorità e
turnători38, i medici cercavano comunque di aiutare il più possibile le donne
presenti: “durante le sessioni di educazione sanitaria all'interno delle imprese offrivamo alle donne informazioni, non in modo diretto, perché la gente benevola si trova ovunque, ma in un'altra forma. Facevamo per loro un calendario su una lavagna e spiegavamo quale fosse il periodo fertile. Dicevamo loro che, se desideravano una gravidanza, allora dovevano avere rapporti in quel periodo. Se non volevano una gravidanza, non dovevano avere rapporti nel periodo rispettivo. Soprattutto, se volevano avere un bambino e quindi avevano un rapporto nel periodo di intensa attività ormonale, in questo lasso di tempo non dovevano fare irrigazioni (lavande) vaginali con una soluzione molto blanda di aceto, così da rimanere incinte. Non dovevano utilizzare il preservativo né gli 38 Turnători: informatori presenti all'interno di tutti gli spazi pubblici (scuole, fabbriche, organizzazioni, ecc.) che avevano il compito di riportare alle autorità discorsi o atti equivoci che potevano classificare le persone che li avevano compiuti come “nemici della patria”. Durante il governo di Ceaușescu, il fenomeno della delazione prese sempre più piede nella società romena, a causa dei metodi applicati dalla Securitate: oltre ad assoldare persone favorevoli al regime, spesso le autorità ricattavano coloro che avevano commesso infrazioni e li inducevano a collaborare per evitare di subire la pena che avrebbero dovuto scontare. Questo fenomeno divenne così pervasivo che molti evitavano di criticare apertamente il regime e le sue leggi anche in famiglia.
ovuli spermicidi, se volevano un bambino.
C'è stato anche un episodio divertente una volta durante una di queste riunioni in un'azienda, quando una donna si è alzata e ha chiesto chiarimenti su come fare per evitare la gravidanza, e allora le colleghe in aula le hanno detto di mettersi a sedere e di ascoltare meglio ciò che diceva il dottore. Questo soprattutto perché, nella maggior parte delle volte, in questo tipo di lezioni eravamo accompagnati dalla segretaria di partito per i problemi sociali di zona (che doveva assicurare lo svolgimento di questi corsi) e dai rappresentanti della procura o della milizia, con i quali però ho sempre collaborato molto bene...
Sono convinto che, se una donna voleva evitare una gravidanza la evitava, purtroppo anche a rischio della vita, poiché l'ignoranza era tanta. Ho avuto un caso, un esempio illuminante, di 15 anni, che è arrivata in stato grave. L'ho salvata, ma le ho fatto un'isterectomia. Dopo un po' di tempo, è venuta da me per dirmi che non aveva più le mestruazioni: le ho spiegato perché, e lei mi ha chiesto se, volendo in seguito avere altri figli, avrebbe poi potuto farne.”(XXIV) 2.7. Contraccezione, tra mercato nero e metodi naturali
In Romania, storicamente, la cultura della contraccezione sicura non si era mai diffusa a livello popolare. La carenza di metodi contraccettivi moderni, infatti, aveva spinto la popolazione a sviluppare metodi alternativi più o meno efficaci per evitare gravidanze indesiderate. L'utilizzo di anticoncezionali moderni fu promosso per un breve periodo all'inizio degli anni '60, grazie alla pubblicazione di alcuni studi che ne incoraggiavano la diffusione, per poi venire volontariamente escluso dal discorso pubblico con l'introduzione del decreto 770. L'approccio da adottare riguardo alla questione della contraccezione fu ben espresso da Ceaușescu già durante la seduta del 2 agosto '66: “riflettiamoci e togliamo in ogni caso dal materiale (elaborato nello studio) il problema degli anticoncezionali. Questo è sicuramente un problema, ma bisogna studiarlo. In primo luogo dobbiamo occuparci di correggere la situazione della
natalità.”(XXV) Nella pratica, questa presa di posizione si tradusse nella diffusione di studi che sottolineavano la dannosità dei metodi contraccettivi moderni e in una forte limitazione della produzione di preservativi e pillole da immettere sul mercato legale; anche le poche donne in condizioni speciali (malattia, numero di figli sufficienti a ottenere per legge l'accesso a metodi contraccettivi, ecc.) che avrebbero potuto farne uso, spesso non poterono reperirli legalmente.
Ufficialmente non vi furono provvedimenti che mettessero chiaramente al bando i metodi contraccettivi moderni fino al 1985; questa lacuna legislativa rese possibile, tra il 1969 e il 1985, l'apparizione del Serviciul de consultații și
tratamente anticoncepționale (Servizio di consulenze e trattamenti
anticoncezionali), rinominato nel 1974 Colectivul de cercetare pentru
combaterea sterilității, contracepție, sfat genetic și colposcopie (Collettivo di
ricerca per la diagnosi della sterilità, la contraccezione, la consulenza genetica39 e la colposcopia40): il centro, fondato a Bucarest, si occupava della ricerca e somministrazione di contraccettivi destinati alle donne che potevano usufruirne per legge, monitorandone dosaggio ed effetti collaterali nel corso del tempo. Pur essendo subordinato al Ministero della Sanità del Municipio di Bucarest e svolgendo le proprie attività grazie a disposizioni del Ministero stesso, il
Colectivul non godette dell'attenzione delle autorità fino al 1985, anno nel quale
fu chiuso a seguito della messa al bando ufficiale della contraccezione da parte del governo.
A partire dalla metà degli anni '80, essendo il regime preoccupato per la diminuzione continua della natalità nel Paese, vennero promosse alcune disposizioni che vietarono di fatto l'amministrazione e l'utilizzo di metodi contraccettivi efficaci in territorio romeno. Con l'Ordine n. 300 del ministro della 39 Consulenza genetica: processo attraverso il quale i soggetti, o i familiari a rischio per una malattia che può essere ereditaria, vengono informati delle conseguenze della malattia, dei modi con i quali essa può essere prevenuta o curata, del rischio della sua comparsa e della probabilità di trasmetterla. (Harper)
40 Colposcopia: esame che permette di avere una visione ingrandita della cervice uterina (parte più esterna del collo dell'utero) attraverso l'uso di uno strumento denominato colposcopio.
Sanità, nell'agosto 1986 si vietò la sterilizzazione chirurgica tramite chiusura delle tube o utilizzo della spirale. In una nota pubblicata precedentemente, si evidenziava come “ogni azione, medica o chirurgica, in seguito alla quale viene soppressa la capacità di procreazione delle donne, costituisce una violazione della concezione del partito e dello stato fondata sulla stimolazione della natalità ed è contraria alla legge.”(XXVI) Nello stesso anno venne proibito l'utilizzo dei contraccettivi orali, destinati già nel 1985 solo a persone che ne facevano uso per ragioni terapeutiche. Le nuove misure che regolavano la contraccezione vennero diffuse in tutti i distretti sanitari del Paese, con l'ordine imperativo per medici e farmacisti di cessare la prescrizione e la somministrazione di dispositivi anticoncezionali. Queste ingiunzioni, però, non vennero seguite ciecamente da tutti gli specialisti: “anche i dottori che facevano politica e che erano arrivati ad avere una buona considerazione a livello politico, nel proprio intimo, credevano nella contraccezione e ne sapevano qualcosa a riguardo. Non so se ci sono stati molti dottori che che hanno fatto propaganda contro gli anticoncezionali; forse coloro che non avevano assolutamente cognizione di causa, ma i ginecologi che avevano una qualche nozione di contraccezione, sono convinto che non l'hanno fatta. Sono stato anch'io in fabbrica, e anche i miei colleghi, e in fabbrica non è stato fatto...nulla per danneggiare la salute o la dignità delle donne. Andavi in fabbrica a fare un consulto medico, a scoprire un cancro, a scoprire un'infezione ginecologica, a internare una malata per operarla, perché non dire anche questa cosa? Ma non andavi a fare quel tipo di educazione...demografica, con lo scopo di per far crescere la natalità. Io credo che nessun dottore abbia fatto una cosa del genere... I dottori aiutavano le donne quanto potevano.”(XXVII)
Nel 1987 il Segretariato dell'Onu, nell'ambito di un'inchiesta mondiale, invitò la RSR a descrivere la propria politica demografica e le misure adottate nel Paese per favorire o meno la natalità. Nella sezione dedicata alla contraccezione il governo romeno indicò chiaramente la propria contrarietà alla diffusione di metodi contraccettivi moderni, sostenendo però di tollerare i metodi di contraccezione naturali.
Va sottolineato che, a dispetto delle disposizioni dettate dal regime, durante tutto il periodo ceaușista le donne cercarono di evitare gravidanze indesiderate utilizzando qualsiasi contraccettivo disponibile, rivolgendosi al mercato nero interno, alla bontà di parenti e amici che vivevano all'estero e confidandosi conoscenze vecchie di generazioni. Poiché una buona parte della popolazione non utilizzò comunque alcun tipo di contraccezione, vi fu un generale ricorso all'aborto indotto come principale sistema per non mettere al mondo ulteriori figli.
• Metodi contraccettivi moderni
– Preservativo → unico metodo efficacie per prevenire sia le gravidanze indesiderate che le malattie veneree, fu il solo contraccettivo a non essere mai esplicitamente bandito per legge. Negli anni '80, in concomitanza con la sparizione dal mercato libero dei preservativi prodotti nel Paese e di quelli importati da Polonia e Cina, comparvero sul mercato nero preservativi provenienti dall'Ungheria. Sebbene la situazione fosse tacitamente accettata dalle autorità, coloro che erano colti a fare appositamente la spola tra le due nazioni per rifornire il mercato romeno rischiavano di finire in carcere, essendo posti sotto osservazione dalla
Securitate a partire dal 1979. La diffusione dei preservativi non fu