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Capitolo II – L’ ANALISI : REQUISITI FORMALI E SOSTANZIALI

I. La teoria della descrizione

Una teoria della rappresentanza politica distinta dalle precedenti è quella che emerge dai pensatori che si approcciano al concetto da una prospettiva differente, interessandosi alla corretta composizione di un’assemblea legislativa, ai collegi elettorali e alla loro ripartizione, al suffragio e all’organizzazione dei partiti o ai sistemi elettorali e al voto. Il risultato di tale approccio è la teoria della descrizione, secondo la quale la rappresentanza politica è definibile in termini di “ciò che, per propria natura, dovrebbe essere un legislativo rappresentativo”; il corpo rappresentativo in base a una corrispondenza o somiglianza precise con ciò che rappresenta, in base a un riflesso non distorto; e il corpo rappresentato, correlativamente, in base alla stessa corrispondenza, somiglianza o riflesso. Conseguentemente, questa teoria può essere articolata mediante una gran varietà di esempi e di espressioni familiari. Secondo la teoria della descrizione, la

rappresentanza politica è la sostituzione nell’attività di governo, da parte di un

soggetto (il rappresentante) e nei confronti di un altro soggetto (il rappresentato), in ragione di una corrispondenza o somiglianza di caratteri o di capacità tra il rappresentante e il rappresentato, basata su immagini o su idee (la rappresentatività

descrittiva). Questa sostituzione è spesso identificata con le elezioni. Per questi

autori, rappresentare non è agire con autorità, o agire prima di essere chiamati a rispondere, o qualsiasi altro tipo di azione; piuttosto, ciò dipende dalle caratteristiche del rappresentante, da come egli è o sembra, dall’essere qualcosa anziché dal fare

76 Cfr. PITKIN, H.F., op. cit., 59 e 113.

77 Cfr. PITKIN, H.F., op. cit., 60-91.

qualcosa: il rappresentante non agisce per altri, ma “sta per” loro, in virtù di una corrispondenza o connessione tra loro, una somiglianza o riflessione79.

Gli autori favorevoli alla teoria della descrizione (i teorici della descrizione) possono essere suddivisi in due correnti di pensiero, la corrente aristocratica e la corrente del sorteggio.

La corrente aristocratica è quella di coloro – come, ad esempio, MILL e ORLANDO – che richiedono che il legislatore sia selezionato in modo tale che la sua composizione – come un “ritratto”, una “mappa” o uno “specchio” – rifletta la nazione, la pubblica opinione, il popolo, lo stato della coscienza pubblica o il movimento delle forze sociali ed economiche della nazione. MILL nota che uno dei maggiori pericoli cui va incontro una democrazia rappresentativa è quello “derivante da un grado di intelligenza alquanto mediocre del corpo rappresentativo e nell’opinione popolare che lo controlla”80. ORLANDO propugna il c.d. “principio

aristocratico”, secondo il quale “il governo dello Stato dev’essere confidato ai

migliori – in altri termini, ai più capaci”81. La principale differenza tra questi autori sembra essere il fatto che il primo ha in mente soprattutto l’intelligenza e le abilità dei governati, mentre il secondo si riferisce in particolar modo a quelle dei governanti.

79 Cfr. PITKIN, H.F., op. cit., 60-61 e 78.

80 Cfr. MILL, J.S., Considerazioni sul governo rappresentativo, Bompiani, Milano, 1946, 120: “Si è visto che i pericoli ai quali è soggetta una democrazia rappresentativa sono di due specie: pericoli derivanti da un grado di intelligenza alquanto mediocre del corpo rappresentativo e nell'opinione popolare che lo controlla; e pericoli di una legislazione di classe da parte della maggioranza numerica, in quanto questa sia composta di una medesima classe”.

81 Cfr. ORLANDO, V.E., op. cit., 443: “Un principio fondamentale della filosofia politica, che conviene considerare come un postulato, vuole che il governo dello Stato appartenga ai più capaci. Ripetiamo ch’è questo un postulato, il quale non ha bisogno di spiegazione per chiunque sia qualche po’ versato nella nostra scienza. Che se, poi, taluno desiderasse dei chiarimenti su questo punto, potrebbe utilmente meditare l’ammirabile capitolo: «Delle forme e delle forze politiche» nella

Sociologia dello Spencer. Questo filosofo ha dimostrato che una delle forze politiche che agiscono,

senza eccezione, in tutte le Costituzioni, è quella che corrisponde al così detto «principio

aristocratico», prendendo questa espressione nella sua accezione più larga: cioè, come manifestazione

della legge sociologica da noi enunciata, secondo la quale il governo dello Stato dev’essere confidato ai migliori – in altri termini, ai più capaci”.

Questo approccio al concetto è molto diverso da quello proprio delle teorie formalistiche della rappresentanza politica. Per questi autori, rappresentare non è agire con autorità, né agire prima di essere chiamati a rendere conto, né alcun altro tipo di condotta in assoluto; anzi, la rappresentanza politica dipende dalle caratteristiche del rappresentante, da ciò che è o da ciò che sembra essere, dall’essere qualcosa piuttosto che dal fare qualcosa. Il rappresentante non agisce per il rappresentato; egli lo “sostituisce” in virtù di una corrispondenza o connessione tra loro, di una somiglianza o riflessione.

Le metafore del ritratto, della mappa e dello specchio sono tutte rese di un “originale” in un supporto differente da quello che gli è proprio – un ritratto di oggetti o di scene su tela, una mappa di un territorio su carta e uno specchio di corpi su vetro. Tuttavia, una teoria simile può essere formulata anche ricorrendo a esempi nei quali si rappresenta mediante qualcosa che appartiene alla stessa specie dell’originale – una miniatura o una condensato dell’originale, o una parte dell’originale che può stare per il resto. Se le prime espressioni, come s’è accennato, costituiscono la fonte della corrente di pensiero sopra esposta, dalle seconde espressioni ha origine una distinta corrente di pensiero interna alla teoria descrittiva.

La corrente del sorteggio è quella di coloro – come, ad esempio, MONTESQUIEU e MANIN – che auspicano un’assemblea legislativa che sia un campione medio di uomini comuni, che può essere ottenuto – similmente a una miniatura o condensato dell’originale o a una parte dell’originale che possa stare anche per il resto – mediante un processo di selezione random. MONTESQUIEU sostiene che il suffragio a sorte è proprio della democrazia perché “non affligge nessuno” e “lascia a ciascun cittadino una ragionevole speranza di servire la patria”82. MANIN ritiene che una delle principali caratteristiche distintive del governo rappresentativo è il fatto “che i governanti siano selezionati solo attraverso elezioni”, e mai con “estrazione a sorte”, che garantirebbe a chiunque aspirasse a una carica un’eguale probabilità di

82 Cfr. MONTESQUIEU, C.-L. de S. de, Lo spirito delle leggi, I, Biblioteca Universale Rizzoli, Milano, 1989, 158: “Il suffragio a sorte è proprio della natura della democrazia; il suffragio a scelta lo è di quella dell’aristocrazia. La sorte è un modo di eleggere che non affligge nessuno; lascia a ciascun cittadino una ragionevole speranza di servire la patria”.

esercitarla83. Così, se il primo autore non esclude che le elezioni possano garantire a tutti i cittadini le stesse opportunità di ottenere una carica, il secondo opina in senso contrario.

Nonostante le loro varie assunzioni e implicazioni, le metafore del ritratto, della mappa, dello specchio, della miniatura e del campione tutte sembrano avere questo in comune: implicano un rappresentare molto differente da quello definito dai teorici formalistici, fondamentalmente uno “stare per” qualcosa o qualcuno assente per mezzo di qualche corrispondenza di caratteristiche (la rappresentatività). Esse costituiscono generalmente ciò che potremmo chiamare “rappresentanza

descrittiva”, nella quale una persona o una cosa sta per altre essendo

sufficientemente simile ad esse; sicchè, tale rappresentanza può essere predicata di oggetti inanimati. Il principale risvolto di questa teoria della rappresentanza politica è forse la capacità dei governanti di fornire informazioni sul popolo o sulla nazione – non più un mero “stare per”, ma una sorta di attività – e che, pertanto, rappresentare bene significa dare accurate informazioni sui rappresentati.