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Il programma di accoglienza e protezione per i MSNA è attivato tramite una lettera di inserimento che può pervenire sia con segnalazione dei Servizi Sociali che con una procedura di smistamento dal Centro FAMI, direttamente dal Servizio Centrale. Nel momento in cui il minore arriva in struttura, il Centro si occupa di inviare una segnalazione al Ministero dell‟Interno, tramite procedura di registrazione sulla Banca Dati SPRAR, e alle autorità territoriali competenti: Procura, Questura, Comune, Tribunale e ASP. A queste due modalità di comunicazione, “Il Golfo” è tenuto a segnalare la presenza dell‟ospite anche alla Fondazione, tramite una comunicazione interna.

Successivamente il minore è sottoposto ad un primo colloquio conoscitivo, alla presenza del:

- Mediatore culturale - Responsabile Struttura

- Assistente Sociale del Comune - Responsabile dell‟Ente Comunale.

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All‟interno del colloquio si cerca di ricostruire il percorso del minore, al fine di avviare una presa in carico che tenga conto del suo superiore interesse.

Effettuato il primo colloquio, il minore è tenuto a firmare il Patto di accoglienza e a sottoscrivere il regolamento sella Struttura. È essenziale che la documentazione sia comprensibile al minore, pertanto il mediatore deve spiegare accuratamente i contenuti del regolamento e del patto all‟ospite.

Conclusa la procedura burocratica, il minore è sottoposto a screening sanitario; in particolare viene effettuato il test di “Mantoux Turber”(per escludere la presenza di tubercolosi) e, se positivo, si procede ad un esame radiologico.

Prima di poter costruire il progetto sul minore, questi è sottoposto ad un periodo di osservazione da 15 a 20 giorni, per verificare le sue abilità e criticità. Solo al termine di questo periodo di osservazione è possibile avviare la presa in carico: è organizzata una riunione di equipe per poter assegnare il minore ad un operatore, in modo da poter avere una fissa persona di riferimento. Questa assegnazione è operata sulla base delle caratteristiche del minore e delle competenze dell‟operatore; si cerca di rendere la presa in carico quanto più compatibile tra le due parti.

Giunti a questo momento, viene delineato il PEI del minore alla presenza del mediatore, dell‟operatore di riferimento e del ragazzo per individuare degli obiettivi che devono essere ovviamente il più possibile attuabili e che vanno inquadrati in un lasso temporale. Fissato l'obiettivo il minore viene affiancato in tutte le attività non solo dall'operatore che ha la presa in carico ma anche da tutta l'equipe multidisciplinare che lo aiuta a superare le difficoltà. Il PEI

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prevede l‟attivazione dell‟accoglienza integrata, tramite una serie di servizi che sono offerti al minore. Ogni PEI è costruito sulla base delle esigenze e delle competenze del ragazzo, ma devono essere sempre intrapresi dei percorsi comuni di integrazione:

1. Il percorso scolastico;

2. Il percorso formativo e/o di inserimento lavorativo;

3. Il percorso di integrazione sociale e conoscenza del territorio ;

4. Il percorso sanitario;

5. Il percorso ludico- ricreativo 6. Il percorso legale;

1. Per garantire lo sviluppo educativo e linguistico viene effettuata l‟iscrizione alla scuola elementare o garantita la frequenza di corsi di italiano organizzati direttamente nel Centro. Per gli ospiti di 17 anni è prevista l‟iscrizione al CPIA. A partire dal 2017, il Centro offre la possibilità di partecipare alla “Summer School” direttamente organizzata con l‟ Università Cattolica di Milano, questo grazie ad un‟esperienza positiva già vissuta da un altro SPRAR di Lampedusa.

2. Il percorso di inserimento lavorativo e/o formativo viene offerto a coloro che, dopo aver compiuto il diciottesimo anno di età, risultano meritevoli ad intraprendere una formazione professionale. In questo caso può essere offerta al ragazzo: una borsa lavoro, un corso di formazione o un tirocinio formativo. Lo strumento che consente la formazione professionale è la convenzione tra lo SPRAR e le aziende dislocate sul territorio. Il progetto formativo è sottoscritto dal tutor dell‟ azienda ospitante e dallo SPRAR.

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3. L‟integrazione sociale è resa possibile dall‟organizzazione di gite e di tornei di calcio. I minori de “Il Golfo” sono anche coinvolti all‟interno di manifestazioni di sensibilizzazione organizzate direttamente con le scuole.

4. Attraverso le convenzioni e protocolli di intesa, lo SPRAR collabora con l‟ospedale e l‟ASP; in particolare il minore può usufruire di una consulenza psicologica della Neuropsichiatria infantile in qualsiasi momento se ne presenti l‟esigenza187

ed è regolarmente iscritto al Servizio Sanitario Nazionale.

5. La Fondazione ha previsto la costituzione di laboratori di cucina, teatro, riciclo e musica.

6. Il percorso legale orienta tutti i minori che hanno intenzione di presentare domanda di protezione internazionale. L‟obiettivo è anche quello di aiutare il minore a prendere familiarità con l‟iter burocratico che bisogna seguire al fine del riconoscimento della sua domanda.

Tutte le attività del PEI sono sottoposte a monitoraggio in base agli obiettivi prefissati nel progetto. Attraverso il monitoraggio, gli operatori sono in grado di capire quali sono stati i miglioramenti raggiunti dal minore e le lacune ancora presenti. Da quando è attivato il PEI fino alla maggiore età, si cerca sempre di incentivare e migliore i percorsi previsti nell‟accoglienza integrata.

Raggiunta la maggiore età, per i ragazzi meritevoli è prevista una conversione del PEI nel Piano di Trattamento Individuale (PTI), attraverso il quale è concessa una proroga dell‟accoglienza di sei mesi con l‟obiettivo di intraprendere un percorso di formazione professionale e inserimento lavorativo. Conclusi i sei mesi, il

187Necessaria per l‟alto livello di vulnerabilità a cui è sottoposto il minore a causa dei suoi trauma psicologici.

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programma si conclude. L‟obiettivo è quello di raggiungere un buon livello di integrazione del ragazzo all‟interno della comunità. L‟output del programma fin ora è stato raggiunto, in quanto tutti gli ex ospiti hanno mantenuto buoni rapporti sia col personale dello SPRAR che con la comunità di Squillace. Anche se in pochissimi casi è stata raggiunta una stabilità economica e lavorativa, i ragazzi sono continuamente coinvolti in lavori saltuari da parte dei cittadini e hanno stretto una buona rete relazionare all‟interno di Squillace. È capitato anche che i ragazzi si siano allontanati dal Centro senza farvi più ritorno, ancor prima del termine del programma: questo avviene in quanto i ragazzi mantengono una buona rete con i propri concittadini e hanno delle guide per potersi spostare sul territorio nazionale; per molti ragazzi l‟aspirazione è quello di raggiungere il Nord del Paese grazie alle maggiori opportunità occupazionali. Lo SPRAR diventa quindi un mezzo per poter formare e aiutare tutti gli ex MSNA a creare un futuro più roseo, attraverso la costituzione di un ponte tra la società locale e la residenzialità del Centro.