11. La Pax e le conquiste
11.5 Tiberio
Augusto nelle Res Gestae menziona quattro volte Tiberio, colui il quale finì per diventare suo successore. La prima volta nel par. 8, mentre elenca i censimenti condotti a termine, chiamandolo Tiberius Caesar e filius, la seconda nel par. 12, segnalandolo solamente come console del 13 a.C., quindi nei parr. 27 e 30 in cui lo designa sia come
privignus che come legatus.189
Senza indagare la data di composizione e la distribuzione dei diversi paragrafi dell'Autobiografia, si può comunque notare il cambiamento nel grado di parentela e nella nomenclatura che varia da 'Tiberius Nero' a 'Tiberius Caesar', segno dell'avvenuta adozione.
Partendo da quanto il Princeps scrive sul figliastro, si arriva anche a chiarire la posizione del secondo dominatore di Roma.
Se si parla di Tiberio Claudio Nerone, almeno inizialmente, non si può lasciare nell'oblio suo fratello minore, Druso Claudio Nerone. Entrambi erano i figli di Tiberio Claudio Nerone, primo marito di Livia Drusilla, diventati poi figliastri di Augusto, quando questi sposò Livia stessa. La donna sfruttò le proprie abilità a vantaggio dei figli, ottenendo per loro che accedessero alle magistrature prima dell'età legale, grazie a permessi speciali.190
A Tiberio si associano le regioni della Pannonia, dell'Illirico, i territori vicini al
188 AA, p. 80
189 RES GESTAE, 8. 2 Et ter]tium consulari cum imperio lustrum conlega Tib(erio) Cae[sare filio] m[eo feci], Sex(to) Pompeo et Sex(to) Appuleio co(n)s(ulibus).
Per la terza volta, con imperium consolare feci un censimento, avendo come collega mio figlio Tiberio Cesare, sotto il consolato di Sesto Pompeo e Sesto Appuleio.
190 p. 377. Syme ricorda che Tiberio e Druso avrebbero intrapreso brillanti carriere politiche e militari, anche se non fossero stati figliastri di Augusto, poiché appartenevano alla gens Claudia, nello specifico al ramo dei Neroni.
Danubio e la più orientale Armenia, mentre a Druso la Germania, col Reno e l'Elba. Per quanto riguarda l'Illirico (par. 30), esso fu il "tema centrale della politica estera di Augusto", che ebbe tra i risultati proprio l'ampliamento di quella regione fino alle rive del Danubio. L'operazione era importante, perché andava a colmare una lacuna costituita dall'assenza di un itinerario sicuro, che congiungesse via terra l'Italia e i Balcani.191 Tiberio portò a termine il compito, in qualità di legato dell'Illirico, ma non si limitò a questo, poiché, dopo la morte di Agrippa (12 a.C.), fu incaricato di sottomettere i Pannoni e i Dalmati (par. 30), svolgendo la missione tra il 12 e il 9 a.C.192 Sempre all'insegna della sostituzione di un generale defunto, Tiberio svolse le campagne in Germania, iniziate da Druso, che era giunto fino all'Elba guidando le legioni del Reno e le reclute galliche.193 Tornato dalle azioni militari munito di imperium proconsolare, nel gennaio del 9 a.C. il fratello maggiore celebrò la sua ovazione, ma rifiutò l'appellativo di Pannonicus che, secondo Syme, era certamente inferiore a quello tributato a Druso, dopo la morte, ossia Germanicus. Il secondogenito di Livia, dal canto suo, si meritò l'ovazione e la salutatio imperatoria grazie alle vittorie, che ebbero in aggiunta il sapore della vendetta, perché conseguite contro i Cimbri e i Teutoni (par. 26). Augusto non nomina Druso nelle Res Gestae, ma Sir Ronald ha ben presente la predilezione del
Princeps nei confronti di questo giovane, quando fa notare che proprio a lui era stato
affidato il compito di rilevanza storica sicuramente maggiore, ma di difficoltà minore rispetto alla missione toccata a Tiberio, per il quale, però, erano previsti onori decisamente più modesti.194
Benché ancora non avesse intenzione di nominarlo proprio successore, dopo le conquiste in Illirico e in Germania, Augusto volle che fosse conferita a Tiberio la
tribunicia potestas per cinque anni e lo allontanò nuovamente, mandandolo in Oriente
(par. 27), secondo Syme munendolo di un imperium speciale. Nelle sue Res Gestae,
191 p. 434
192 AA, p. 65. Syme commenta in questo modo le parole di Augusto del par. 30: "Una dichiarazione nelle Res gestae del dominatore, inserita (è ovvio) in uno stato avanzato della composizione e al di fuori di
una sequenza corretta, celebra il successo: Tiberio Nerone conquistò le nazioni dei Pannoni, che mai l'esercito del Popolo Romano aveva avvicinato, e i confini dell'Illirico furono avanzati fino al Danubio".
193 p.435
194 AA, pp. 67-68. Più in generale, si nota che Augusto omette le disfatte di Druso, sebbene la prima gli
sia costata l'intera flotta e nella seconda sia stata a stento evitata la catastrofe. Syme ascrive tale 'dimenticanza' all'eccessiva benevolenza riservata dal dominatore al figliastro.
l'autore segnala che il figliastro agevolò il passaggio dell'Armenia al re Tigrane, per poi esaltare l'impresa di Gaio Cesare, abile a domare la rivolta del popolo armeno. Proprio per favorire Gaio e suo fratello Lucio, sostiene il Professor, il Princeps inviò lo scomodo discendente dei Claudi lontano da Roma, ottenendone in cambio la ribellione, una volta terminata la missione orientale.
Tiberio nel 6 a.C. scatenò una crisi nella 'famiglia imperiale', ritirandosi dalla vita politica e militare nell'esilio volontario di Rodi. Syme rimarca l'ostilità del figliastro nei confronti del patrigno, ricordando che si dedicò ai digiuni, alle scienze e alle lettere, da opporre con amarezza e risentimento alle minacce del dominatore e alle preghiere della madre. Approfittando di questa assenza, Augusto "non fece più mistero della rapida carriera e dell'eredità che sarebbero toccate" ai figli di Agrippa, Gaio e Lucio.195
Come detto, nel par. 8 Augusto elenca i tre censimenti da lui voluti e specifica quale collega lo affiancò. In occasione del terzo, databile al 14 d.C., ebbe l'aiuto di Tiberio Cesare, suo figlio. All'altezza del 14 d.C., Gaio e Lucio, i successori designati, erano morti rispettivamente da dieci e dodici anni, frustrando le speranze del Princeps che pensava di aver finalmente trovato nei figli di Giulia degli eredi di sangue. Vicino alla morte – il 14 d.C. è proprio l'anno della sua dipartita - Ottaviano si vide costretto a designare il primogenito di Livia come suo successore. Eppure, anche in quella situazione per lui drammatica "rimase fedele a se stesso", cercando di intrappolare il figliastro mai amato attraverso l'adozione di Germanico, figlio del fratello di Tiberio stesso, nipote di Ottavia e quindi consanguineo di Augusto. In questo modo il potere non sarebbe stato trasmesso unicamente ai Claudi, dal momento che Tiberio aveva già un proprio figlio naturale.
Almeno dal punto di vista militare, Ti. Claudio Nerone continuava a farsi valere: con la potestà tribunizia e un imperium "speciale" fu mandato nuovamente nel Settentrione, dove domò le rivolte dei Pannoni tra il 6 e il 9 d.C. e sistemò la questione
195 p. 462. Syme afferma che Ottaviano temeva Tiberio, giudicandolo un uomo "indipendente e deciso", quindi una possibile minaccia, qualora avesse cercato "la popolarità personale", andando così a incrementare "le possibilità della fazione claudiana". Continua, esplorando il carattere del futuro
Princeps: "Come Agrippa, sotto la maschera della deferenza e della subordinazione Tiberio
nascondeva una grande ambizione", ma non era disposto a cedere in tutto e per tutto, poiché riteneva "delittuose" le intenzioni monarchiche del dominatore.
germanica nell'11, dopo che Publio Quintilio Varo aveva perso le legioni augustee.196 Successivamente, nell'agosto del 14 d.C., dopo essere diventato "coreggente in virtù di una legge che gli conferiva poteri uguali a quelli del Princeps nel controllo delle province e degli eserciti", Tiberio Cesare andò in l'Illirico. Ormai la successione era stata regolamentata, per quanto possibile, con tanto di censimento svolto in qualità di figlio di Augusto.197 Non passò molto tempo prima che quest'ultimo morisse, il 19 agosto dell 14 d.C., a Nola. La notizia raggiunse l'erede mentre era in viaggio e lo fece tornare a Roma "in tempo per ricevere le ultime disposizioni dalle labbra del Princeps morente – così almeno suonava l'immancabile versione ufficiale, immancabilmente accolta con ironica incredulità". Chiaramente, questa "versione ufficiale" manca nelle
Res Gestae, ma torna utile continuare a seguire il ragionamento di Syme, secondo il
quale a Roma tutto era già stato predisposto per favorire la successione. Non solo il Senato e i magistrati, ma anche i soldati e la plebe prestarono un "giuramento ad
personam" nei confronti di Tiberio, "rinnovando l'impegno di fedeltà giurato molto
tempo prima a Ottaviano nell'imminenza di Azio". Sir Ronald conclude additando la caratteristica precipua del principato che fu lampante alla morte del dominatore: il rispetto delle formalità.198
196 pp. 477-478. A proposito delle mosse di Augusto, atte a limitare il potere di Tiberio, Syme ricorda che il Princeps volle adottare anche Agrippa Postumo, l'ultimo figlio di Agrippa e Giulia rimasto in vita. Per quanto riguarda Varo, invece, Sir Ronald entra nel dettaglio a p. 479, spiegando che quella disfatta militare, unita ad altre, afflisse l'animo di Augusto, al punto di "strappare alla sua disumana compostezza il grido disperato con cui rimproverò a Varo le legioni perdute".
197 p. 479
198 p. 483. A p. 485, Syme aggiunge: "Dal primo all'ultimo, la dinastia dei Giuli e dei Claudi non cessò mai di essere ligia alla forma, dispotica e sanguinaria".