Più impegnativo per Artsystem fu il progetto realizzato in collaborazione con la Diocesi nel 2007, Il Tesoro di San Salvador. Arte Orafa a Venezia tra Fede e Devozione in occasione del V Centenario della rifabbrica della chiesa di San Salvador a Venezia, che permise di osservare da vicino l’arte orafa nella sua declinazione di espressione di fede e devozione. L’archivio della Chiesa di San Salvador divenne luogo di studio, di recupero e di restauro di un’arte antichissima che vedeva i veneziani campioni per maestria e raffinatezza. Gli oggetti custoditi nella Sala del Tesoro affascinarono studiosi e restauratori per la preziosità dei materiali e complessità delle tecniche, ma soprattutto per la capacità di esplicare l’intricato rapporto tra committenti, popolo, Scuola e botteghe.
Il patrocinio e il contributo economico derivavano da diversi Enti e Associazioni, spinti da molteplici interessi ma finalizzati all’unico obiettivo di dare nuova luce a un tesoro dimenticato che raccontava la storia della comunità religiosa dal 1300 al 1800. Furono partner del progetto l’Associazione orafa Veneziana, la Scuola Grande Confraternita di San Teodoro in quanto sede espositiva, l’Istituto d’Arte di Venezia, che fornì un prezioso contributo al progetto didattico della bottega, Ott-Art per l’allestimento delle bacheche espositive, lo Studio di scenografia Decorpan per l’allestimento della bottega, le Assicurazioni Generali e infine il Museo Diocesano di Venezia. Inoltre, vennero coinvolte anche numerose Istituzioni locali quali la Regione del Veneto, Provincia e Comune di Venezia, la Camera di Commercio, Confartigianato Venezia e la Diocesi del Patriarcato di Venezia. Il progetto riscosse molto interesse da parte della stampa locale che gli dedicò numerosi articoli: da Gente Veneta al Leggo al Gazzettino.
Le scoperte fatte nei depositi furono molteplici: le carte, innanzitutto, attestavano una presenza massiccia di attività artigianali che si dedicavano all’oreficeria nella città lagunare, coprendo un periodo temporale di diversi secoli; si apprese che l’altare di Sant’Antonio Abate (situato all’interno della
127 chiesa di San Salvador) era luogo di raccoglimento e devozione dei maestri orafi; infine vennero recuperati i beni della Diocesi che, da tempo dimenticati in scaffali e bisognosi di un intervento di restauro, costituivano un tesoro di inestimabile valore capace di raccontare la storia di un’arte millenaria. Le opere di oreficeria del Tesoro della chiesa permettevano di ripercorrere le tappe dell’evoluzione artistica veneziana attraverso un linguaggio meno immediato rispetto a quello delle arti monumentali ma finalizzato alle stesse esigenze espressive.
Il contributo scientifico della Presidente Fornezza non si esaurì con la catalogazione dei beni e con la supervisione dei lavori, ma si espanse fino a incontrare il settore educativo e dell’intrattenimento, oggetto del presente studio. Pezzi particolarmente significativi e rilevanti nello sviluppo storico dei linguaggi artistici furono selezionati per intrattenere un primo dialogo con maestri artigiani che ancora si occupavano dell’arte di lavorare i metalli preziosi, offrendone una visione privilegiata. Avvalendosi poi dell’aiuto di storici dell’arte specializzati in oreficeria, fu sviluppato il primo progetto di incontro e diffusione della conoscenza di un mestiere.
Vennero così promosse diverse iniziative: fu pubblicato il volume Il
Tesoro di San Salvador. Arte orafa a Venezia tra Fede e Devozione130, venne
organizzata una mostra e si allestì uno spazio dedicato alla ricostruzione storica di un laboratorio del Settecento (il cui progetto è inserito al termine della presente sezione come figura 3.2), nella splendida cornice della Scuola Grande di San Teodoro. Il catalogo degli oggetti esposti in occasione della mostra offriva una panoramica dell’oreficeria veneta, ambiente in cui è inserita la produzione veneziana, e a questo tema si agganciava il focus dedicato alla storia della produzione veneziana tra il XIV e il XIX secolo analizzandone gli aspetti religiosi, gli stili, le tecniche e le tipologie degli oggetti. Erano inoltre inserite le schede di tutti i beni esposti, corredate da informazioni sul restauro cui erano stati sottoposti.
130 P
ICHI S. (a cura di), Il Tesoro di San Salvador. Arte orafa a Venezia tra Fede e Devozione, Il Prato,
128 La mostra, allestita al piano terra della Scuola Grande di San Teodoro e inaugurata il 22 Settembre 2008, esponeva gli arredi d’arte orafa appartenenti alla collezione, scelti e disposti in ordine cronologico. Per aumentare il fascino del percorso si decise di ricreare la bottega artigianale dell’orafo veneziano del Settecento basandosi sulle fonti figurative d’archivio: il grande rispetto filologico permise di predisporre un ambiente ricco di atmosfera, luogo storico di progettazione ed esecuzione. In particolare quest’ultima iniziativa riscosse grande successo di pubblico e di critica poiché dava la possibilità alla collettività di rivivere uno spazio storico, nel cuore della città, in cui venivano esposti arnesi del mestiere, riproduzione di disegni di bottega, documenti e fonti che testimoniavano la vita quotidiana dell’artista artigiano (organizzazione della bottega, corporazione di appartenenza, devozione al santo patrono). Ma l’elemento che più di ogni altro affascinò i visitatori fu la guida d’eccezione: l’orafo in persona spiegava la propria arte, presentandone strumenti, materie prime e prodotti finiti, raccontando la propria storia, fatta di sacrificio e pazienza, di ore a guardare il maestro di bottega per rubarne i segreti, di ferite e soddisfazioni.
Grazie al rapporto con Confartigianato Venezia vennero coinvolti sette orafi della città i quali, al termine dell’evento, realizzarono un calice in argento massiccio a testimonianza del grande lavoro effettuato, che venne donato al Patriarca durante un incontro riservato. Il manufatto, prodotto in un unico esemplare, fu il frutto delle idee, della creatività e delle doti tecniche delle maestranze coinvolte e divenne simbolo del buon artigianato ancora vivo in città.
Al termine della mostra, la ricostruzione del laboratorio venne trasferita nella Chiesa di San Bartolomeo, fino ad allora rimasta chiusa, e in questa nuova sede vennero per la prima volta accolte le classi: la proposta di visita rimase valida per un intero anno scolastico grazie al supporto economico di Confartigianato Venezia (che sposò successivamente diverse iniziative di Artsystem) e al simbolico contributo richiesto ai partecipanti (1€). Allo scadere dell’anno il laboratorio venne trasferito all’interno del Museo Diocesano d’Arte
129 Sacra di Venezia, dove tutt’ora ospita dimostrazioni tenute da maestri dell’arte orafa veneziana.
Per agevolare la visita degli studenti era stato anche sviluppato un sussidio didattico in cui veniva narrata, con un lessico semplice, la storia dell’Arte degli Oresi a Venezia, dalla nascita al periodo di massima fortuna fino alla decadenza; venivano poi introdotti i sistemi di controllo per la qualità del prodotto e il ruolo della Zecca veneziana. Il materiale comprendeva poi una parte dedicata alle tecniche e agli utensili, mostrando anche le differenze tra gli strumenti antichi e quelli moderni, oltre a un capitolo dedicato alle tipologie di oggetti di oreficeria sacra e privata. Inoltre, come per la proposta di itinerario acqueo inserita nel progetto Il Leone in Moleca, anche questo progetto prevedeva la creazione di un percorso per gli studenti, invitati a seguirlo e a scoprire alcune delle principali opere di oreficerie visibili a Venezia, come la Pala d’oro di san Marco o la Pala di San Salvador, o le insegne di bottega dei più importanti orafi veneziani dal 1500 al 1700, o ancora le botteghe a tutt’oggi operative a Venezia e nei suoi dintorni.
I programmi didattici per i più piccoli erano impostati sulla pedagogia della scoperta, dell’approfondimento e della condivisione delle osservazioni con laboratori che privilegiavano l’aspetto ludico dell’apprendimento e quello concreto del fare prevedendo al termine la realizzazione di un oggetto in metallo. Per agevolare la comprensione degli oggetti esposti venivano consegnate delle schede che i bambini utilizzavano per “scoprire” le opere attraverso la modalità della caccia al tesoro: l’operatore poneva loro delle domande e, divisi in squadre, i giovani visitatori si sfidavano a chi ne sapeva riconoscere e scovare il maggior numero. La proposta formativa per gli studenti delle scuole superiori era fondata invece sulla possibilità di entrare in contatto con documenti d’archivio riscoperti, confrontandosi con l’eredità del passato e le difficoltà odierne che l’arte orafa deve combattere.
L’intuizione di Artsystem è stata significativa: per la prima volta si proponeva un momento di incontro tra generazioni diverse con lo scopo di
130 trasferire e tramandare una conoscenza che non è fatta (solo) di studio sui libri e di regole, ma di mani e tradizioni. L’obiettivo di questo primo progetto era proprio quello di far conoscere un aspetto della storia che permea la città di Venezia ma che, purtroppo, oggi è sottovalutato o addirittura ignorato.
Una volta concluso il periodo di visita, il laboratorio ricreato è stato trasportato al Museo Diocesano, nella sala dedicata all’oreficeria e all’argenteria sacra veneziana ma in questo nuovo contesto l’allestimento ha perso un po’ della sua connotazione di bottega per assumere l’aspetto di una sacrestia, in cui vengono esposti e fanno bella mostra di sé gli oggetti preziosi. Accanto alle teche è stato comunque posizionato il banco dell’orafo dove ancora oggi, durante gli incontri del Mestiere dell’Artigiano131, il maestro orafo mostra a bambini e
ragazzi i gesti e gli strumenti che contraddistinguono la sua arte.
Questo impegno iniziale è stato per Artsystem il punto di partenza per le successive iniziative. Da qui, infatti, ha preso il via l’intero ciclo de Il Mestiere dell’Artigiano. Benvenuto nella mia Bottega! il cui obiettivo è ridare dignità e interesse storico e scientifico a una parte fondamentale della grandezza di Venezia, raccontato direttamente dall’artigiano.
131
131
Figura 3.2: Progetto banco d lavoro dell’orafo. Strumenti e appoggi sono filologicamente perfetti, rifacendosi a illustrazioni documentate di botteghe settecentesche.
132 Punti chiave
Artsystem opera a livello locale dal 2007, anno della fondazione, dapprima come Associazione Culturale e successivamente come azienda (Srl). Dialoga con diversi Soggetti sia pubblici che privati e sviluppa proposte didattiche rivolte a scuole, famiglie e gruppi di adulti.
Il leone in moleca (2007) è il primo progetto.
o Obiettivo: restaurare il leone del rio di San Marcuola e diffondere la conoscenza del simbolo marciano.
o Strumenti adottati: allestimento di una mostra (Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ D’Oro) con esposizione di reperti che spiegassero l’evoluzione dell’iconografia; formazione di studenti liceali come operatori culturali; sviluppo percorso acqueo per i canali veneziani alla scoperta di altri esempi.
Il tesoro di San Salvador (2007) è stato il primo impegno importante di Artsystem. La Presidente Fornezza era stata incaricata di supervisionare la catalogazione dei beni mobili, artistici e culturali, della Diocesi e delle chiese. Dallo studio in archivio è nato un progetto didattico.
o Obiettivo: dare visibilità al tesoro di oreficeria rinvenuto; presentare il mestiere dell’orafo, con le differenze tra l’antico e il moderno; offrire un contatto diretto con l’artigiano mostrandone anche gli strumenti usati. o Strumenti adottati: pubblicazione del catalogo; allestimento mostra
completa di ricostruzione della bottega artigianale dell’orafo; organizzazione incontri tenuti dall’artigiano; sviluppo materiale didattico di supporto da lasciare alle classi in visita.
133