• Non ci sono risultati.

Il turismo nelle città d’arte: un “Turismo culturale di massa”

Il turista moderno cerca nel viaggio un approccio individuale con il territorio e la cultura. Le forme di turismo tendono così a diventare momenti di confronto e di crescita sia culturale che esperienziale.

Negli ultimi decenni il turismo nelle città d‘arte ha subito una notevole crescita in Europa e soprattutto in Italia. I fattori che hanno determinato tale crescita sono molteplici ma i più importanti sono:

- una crescita dell‘interesse per la cultura;

- un aumento delle cosiddette nano breaks (vacanze brevi) e city breaks (vacanze in città), che sono le nuove tendenze del turismo culturale.

Il turismo nelle città rappresenta sempre di più una componente vitale delle economie urbane, un segmento di mercato in crescita all‘interno delle attività terziarie, diventando spesso anche una voce fondamentale del bilancio cittadino.

Il turismo urbano è in aumento ovunque nel mondo, pertanto il suo peso sull‘economia locale è rilevante, così come la sua capacità di trainare sulla propria scia anche altri settori chiave del tessuto produttivo urbano come trasporti, comunicazioni, industrie, artigianato, servizi e attività culturali.

A fianco dei benefici economici che indubbiamente il turismo apporta alle città, vi sono anche altri aspetti meno lusinghieri e più difficili da individuare e gestire. Esso si presenta con una doppia faccia: se da un lato può creare e diffondere crescita economica, dell‘altro può avere ripercussioni negative sulla società (perdita dell‘identità, omologazione) ed esercitare pressioni eccessive sulle risorse e sull‘ambiente (inquinamento, consumo e degrado). Se, per esempio, l‘eccesso di pressione turistica tende a concentrarsi quasi esclusivamente all‘interno di una limitata superficie dei centri storici, questa alta concentrazione può produrre danni al patrimonio storico-architettonico così come alla qualità della vita dei residenti, modificando le attività di sviluppo locale (Romei, 2008).

I vecchi centri storici diventano così ogni giorno sempre più un luogo di visita dei turisti stranieri, mentre solitamente le imprese e le abitazioni tendono ad allontanarvisi (Augé, 2014).

Generalmente è possibile suddividere i visitatori di una città in due grandi categorie: gli escursionisti (che si fermano nella città per meno di 24 ore) e i turisti (coloro che pernottano in una struttura ricettiva della città). Entrambe le categorie originano flussi turistici che si sovrappongono, e a volte anche si scontrano con la popolazione locale. In un gran numero di località la prima categoria prevale su quella dei turisti veri e propri.

Negli ultimi decenni si è ampliata enormemente la ricerca sugli studi turistici e ha anche acquistato una certa importanza culturale. Parallelamente si è intensificato lo studio del turismo in sé e dei vari aspetti che lo riguardano come le varie tipologie di turismo (turismo balneare, turismo montano, turismo religioso, turismo congressuale, turismo termale, ecc.); tra tutte una delle classi di turismo più analizzata è sicuramente il turismo culturale che molte volte se riferito ai centri storici cittadini diventa di massa. Il fenomeno del turismo è diventato una chiave di lettura molto importante per gli eventi di rilevanza assoluta negli studi storici, come nella elaborazione del concetto di Heritage o per le possibilità di sviluppo delle economie arretrate.

Il turismo nelle città d‘arte in passato avveniva tramite il fenomeno del ―Grand Tour‖, che abbiamo spiegato in precedenza, ma nella seconda metà del Novecento il turismo nelle città d‘arte si è trasformato in un turismo di massa dato che questa epoca è stata una delle più feconde per il settore turistico culturale. In questo periodo intraprendere un viaggio diventa possibile anche per i ceti medi, perché aumentano le possibilità economiche e inoltre l‘individuo inizia a sentire l‘esigenza di evadere dalla routine, così la vacanza diventa, nel corso del Novecento uno dei riti di riferimento della società occidentale. Aspetto da non sottovalutare per lo sviluppo del turismo di massa è anche il cambiamento dei mezzi di trasporto, che ha portato l‘automobile a diventare il simbolo delle vacanze di massa (Battilani, 2009).

Tra gli anni Sessanta e Settanta i primi studi sociologici che sono stati fatti su questa forma di turismo, non si limitavano solo a definirla, ma offrivano anche valutazioni che la maggior parte delle volte risultavano negative. I fattori che spinsero ad una visione negativa del turismo di massa sono: il consumo di risorse naturali, il negativo impatto paesaggistico e le problematiche relative all‘impatto sociale ed economico. Quest‘ultime due problematiche possono essere spiegate in questo modo: il ceto medio, nel periodo preso in esame, copia gli itinerari dell‘aristocrazia compiendo

un‘operazione di riduzione per renderli più adeguati sia al proprio livello di cultura sia alla propria capacità di spesa; di conseguenza per rispondere alle esigenze culturali e monetarie del ceto medio, i produttori di servizi turistici attivano processi di riduzione dei costi che impongono la standardizzazione e la produzione in serie dei servizi offerti. Tra le varie definizioni date del turismo di massa, si preferisce quella proposta da Burkart e Medlik: ―Il turismo di massa si riferisce alla partecipazione al turismo di un numero elevato di persone, un fenomeno che ha caratterizzato i paesi sviluppati nel XX secolo. In questo senso il termine è utilizzato in contrasto alla partecipazione limitata […] dei decenni precedenti. Turismo di massa è una nozione essenzialmente quantitativa, basata sulla proporzione di popolazione che fa turismo o sulla dimensione dell‘attività turistica‖ (Burkart e Medlik, cit. Battilani, 2009, p.135).

L‘etichetta ―di massa‖ deriva sì dalla diffusione della pratica turistica nelle società industrializzate, ma anche dalle connotazioni passive che la caratterizzano. Il turismo di massa si fonda sull‘omologazione dei comportamenti e sulla mancanza di criticità nell‘attuarli. Come già detto la possibilità che era accessibile solamente a pochi aristocratici si è diffusa a tutte le classi sociali e pertanto l‘uomo moderno vede sminuito il proprio status sociale quando non può viaggiare. I viaggi e le vacanze costituiscono un elemento caratteristico e significativo della vita moderna, ma contemporaneamente tendono a trasformarsi in inattesi veicoli di conformismo. Essere un turista è una delle caratteristiche dell‘esperienza moderna: la vacanza oltre ad essere un indicatore di status è considerata un‘importante attività sociale.

Il turista diventa sul piano sociale e culturale un consumatore. Si può considerare il turismo un agire sociale, in quanto da un punto di vista socio-economico è un fenomeno migratorio di masse da una località ad altre. Ma la differenza con quanto si verificava nel 17°- 19° secolo è proprio in questa concezione: il turismo di massa è un comportamento collettivo (Battilani, 2009).