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Ulteriori implicazione di una concezione del giusto processo che include in sé il valore della giustizia della decisione sulla struttura del processo civile: il

Giustizia del processo e giustizia della decisione

11. Ulteriori implicazione di una concezione del giusto processo che include in sé il valore della giustizia della decisione sulla struttura del processo civile: il

problema della completezza del materiale probatorio

Evidenziato come il valore della giustizia della decisione debba essere considerato un elemento necessario del diritto costituzionale ad un giusto processo, resta da verificare in che misura esso sia rispettato nella realtà del processo civile. Il sacrificio di tale valore, infatti, sarà giustificato soltanto se posto in essere in nome di un diritto costituzionalmente garantito con esso in contrasto.

La giustizia della decisione, individuata in base al suo grado di approssimazione alla realtà dei fatti, porta in evidenza la funzione del processo come luogo di accertamento della verità.

Data l’intrinseca imperfezione che caratterizza il processo civile nell’accertamento della verità dei fatti, insieme alle garanzie processuali, già analizzate, volte a rendere meno probabili casi di distorsione della realtà dei fatti che renderebbero meno probabile il perseguimento di decisioni giuste, vi è un ulteriore principio, da cui non si può prescindere, se si concorda sul fatto che il processo deve perseguire decisioni il più possibile veritiere, che riguarda il problema della completezza del materiale probatorio123.

Proprio perché nel processo non si può mai raggiungere la certezza della verità dei fatti posti a fondamento della decisione, è necessario che la decisione sia fondata su una ricostruzione il più attendibile possibile dei fatti, supportata dal

123 TARUFFO, la prova dei fatti giuridici, Milano, 1992, 341, sottolineando la differenza fra il

concetto di rilevanza e quello di ammissibilità osserva come negli ordinamenti di common law sia vigente il principio per cui tutte le prove rilevanti sono ammissibili, essa secondo tale autore, rappresenta £la consacrazione di un principio di ragione per cui se occorre accertare un fatto tutti gli elementi idonei a fondare questo accertamento devono poter essere impiegati”

maggior numero di elementi a disposizione del giudice per vedere confermata l’ipotesi di decisione124.

Poiché nel processo gli elementi di conferma o confutazione di un’ipotesi, sono costituiti dalle prove, ed il giudice decide qual è l’ipotesi più attendibile in base alle prove di cui dispone125, ne consegue che tanto maggiori saranno i mezzi di prova disponibili, tanto maggiore sarà il grado di approssimazione alla realtà dell’ipotesi considerata più attendibile. Analogamente tanto più saranno limitati gli elementi di prova a disposizione del giudice, tanto meno potrà considerarsi attendibile l’ipotesi di fatto126 posta a fondamento della decisione127.

Al di là, quindi, delle peculiarità proprie di ogni ordinamento, può considerarsi un principio generale di razionalità in campo giuridico quello secondo cui ”ogni prova rilevante va ammessa salvo che una specifica norma di

legge la escluda o ne subordini l’ammissione a particolari presupposti o condizioni”128.

124 DAMASKA, Evidence Law adrift, London, 1997 114 rileva la generale indifferenza dei sistemi

di civil law nei confronti del problema della completezza del materiale probatorio; al riguardo vedi anche FICCARELLI, Esibizione di documenti e discovery, Torino 2004

125 TARUFFO, la prova dei fatti, 212 “idea della probabilità logica come rapporto di conferma tra

un’ipotesi e gli elementi che ne fondano l’attendibilità”

126 STEIN, An Essay on Uncertainty and Fact-finding in Civil Litigation, with Special Reference to

Contract Cases, in Univ. of Toronto L.J., 1998, 299 afferma “Law, experience, and philosophy of

induction all tell us that fact-finding in adjudication is a matter of probability rather than certainty. In civil trials, upon which this essay focuses, a fact generally will be held as established when it is 'more probable than not.' This standard is known as 'proof on a balance of probabilities' or 'proof by a preponderance of the evidence.' The problem examined here is evidential scarcity and the resulting contingency of probability assessments. Because trial evidence is always scarce, any probabilistic decision that triers of fact make on the basis of available information will be open to challenge. A decision could easily be justified, or even necessitated, by the existing evidence, if the latter were known to be sufficient. But the sufficiency of evidence is a largely unknown, if not altogether unknowable, factor. Factual uncertainty is engendered by evidence that is missing, not by evidence that is available, and nobody can point rationally to the facts that would be revealed by the missing evidence, if it were available. Triers of fact are, therefore, doomed to conditioning their probability assessments upon existing evidence, in the hope that their findings can survive a potential collision with other information of which they are unaware. The validity of probabilistic assessments made by triers of fact is always contingent on this hope.”

127 SUMMERS, formal légal truth and substantive truth in judicial fact – finding, in Essays in

légal theory, Kluwer, 2000, 285, ivi 289

Questo principio, è stato osservato, “risponde all’esigenza fondamentale di massimizzare le possibilità di accertamento razionale ed attendibile dei fatti.”129

Il problema della disciplina della prove nel processo è, però, spesso visto dalla dottrina130 come un problema autonomo e autosufficiente rispetto a considerazioni extragiuridiche, ed è perciò analizzata solo da un punto di vista interno all’ordinamento, ignorando il fatto che le regole sulla ammissibilità delle prove riguardano ragioni storiche e contingenti, non inerenti alla razionalità dell’accertamento dei fatti131.

Senza approfondire l’analisi della questione, ci sembra per ora opportuno sottolineare come, almeno in linea di principio, non possa dirsi giusto un processo che, ingiustificatamente, ponga dei limiti all’ingresso del materiale probatorio nel processo. Questo rende necessario verificare quale sia il fondamento razionale in base al quale, nel nostro ordinamento, sono giustificate le norme che contrastano tale principio generale.

129 TARUFFO, 351

130 TARUFFO, la prova dei fatti giuridici, Milano, 1992, 319 sottolinea che “se si assume un punto

di vista positivista secondo cui è giuridico solo ciò che è previsto dalle norme, allora il problema dell’accertamento dei fatti nel process e quello conseguente delle prove rimane ancorato ai criteri già interni al processo, che però non potranno servire per valutare la bontà di un metodo. Taruffo spiega come questo atteggiamento sia prevalente nella dottrina italiana che studia i problema delle prove e dell’accertamento del fatto nel processo soltanto riferendosi alla disciplina giuridica positiva delle prove e non a problemi metagiuridici. Egli inoltre riporta come eccezioni a questa concezione le riflessioni di PESCATORE, Teoria delle prove civili e criminali, Torino, 1847, 187; CARNELUTTI, La prova civile, Roma, 1947, 76 e 116 e ss.; CALAMANDREI, Il giudice e lo

storico, e la genesi logica della sentenza civile, in Opere giuridiche, I, 11.

Capitolo IV

Analisi di alcuni istituti del processo civile contrastanti con la

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