La maggior parte degli studi sul benessere nel contesto scolastico è di tipo correlazionale e valuta l’esistenza di relazioni tra le caratteristiche individuali e le caratteristiche contestuali.
Alcuni studi, ad esempio quelli di Eccles (1998) sulla motivazione, considerano l’impatto di variabili individuali sul successo scolastico; al- tri studi prendono in esame l’impatto di alcune condizioni di contesto su queste variabili individuali o sul rendimento. L’insegnante, dalla rasse- gna, sembra essere la variabile di contesto più determinante e certamen- te la più indagata.
L’intento di capire la natura delle relazioni che intercorrono tra le va- riabili segue, secondo uno schema che anche qui non ha alcuna pretesa di essere esaustivo, uno dei seguenti modelli:
a) X Y
b) X Y Caratteristiche Benessere individuali c) X Y Caratteristiche Benessere del contesto d) X Y Caratteristiche Benessere del contesto Caratteristiche individuali e) X Y
Scuola Benessere (sociale, economico, psicologico)
Il primo modello considera il benessere come variabile indipendente e l’apprendimento come dipendente per studiare l’effetto che le condi- zioni di benessere hanno sull’apprendimento.
Il secondo modello studia l’impatto delle caratteristiche individuali e di personalità nella costruzione di condizioni di benessere individuale, soggettivo e psicologico.
Il terzo modello considera l’incidenza delle caratteristiche del conte- sto, in questo caso della scuola, sulle condizioni di benessere individua- le.
Un quarto modello considera l’influenza reciproca di caratteristiche individuali e di contesto e l’impatto di questa relazione sul benessere.
Infine un ultimo modello considera l’impatto dell’istruzione sul be- nessere sia individuale, sia sociale ed economico.
Da uno studio della letteratura sembra meno raro un modello che se- gua il concetto teorico che qui è stato definito di «benessere educativo» (Antonova et al. 2016) cioè di quelle condizioni di benessere che se pre- senti sono in grado essestesse di educare. Il modello dovrebbe perciò se- guire questo disegno in cui il benessere è una variabile mediatrice o mo-
deratrice dell’apprendimento o più globalmente di un’esperienza scola- stica di successo.
X Y
Caratteristiche Apprendimento
contestuali
(didattica, insegnante, etc.) Oppure come moderatore:
X Y
Caratteristiche Apprendimento
Contestuali (didattica, insegnante, etc.)
Nel primo caso il benessere media il processo di apprendimento e il modello permette di inserire come variabile indipendente qualsiasi con- dizione di contesto, dalla didattica, alla valutazione alle caratteristiche relazionali.
Nel secondo caso il benessere modera l’effetto di alcune condizioni di contesto. Questo è di particolare interesse per capire quali aspetti della didattica attivino processi di benessere che aumentano i risultati di ap- prendimento. La presenza meno fitta in letteratura degli ultimi due mo- delli testimonia la necessità di creare un ponte tra gli studi della psicolo- gia e quelli della pedagogia sul benessere.
Un termine su cui porre attenzione è quello di sfida.
Riprendiamo la definizione di esperienza ottimale (Bassi et al., 2008):
Nell’ambito delle fluttuazioni dell’esperienza che caratterizzano la vita quoti- diana, Csikszentmihalyi (1975) ha identificato l’esperienza ottimale, una peculiare condizione di positività e complessità. Numerose ricerche transculturali, con- dotte su oltre 5000 partecipanti, hanno mostrato che la grande maggioranza de- gli individui, indipendentemente da genere, età, cultura di appartenenza, occu- pazione e livello di istruzione riconosce l’esperienza ottimale nella propria vita. Essa viene unanimemente descritta come uno stato ordinato, caratterizzato da concentrazione, coinvolgimento, controllo della situazione, chiarezza di obietti-
M Benessere
vi, stato affettivo positivo e motivazione intrinseca (Cskszentmihalyi e Csi- kszentmihalyi, 1988; Delle Fave e Massimini, 2004a). Essa è la risultante di un complesso equilibrio tra le componenti cognitive, emotive e motivazionali del sistema psichico (Delle Fave e Bassi, 2000), ed è contraddistinta inoltre dalla percezione di un bilanciamento tra richieste ed opportunità d’azione ambientali (challenge) e capacità personali nel farvi fronte (skill).
Le caratteristiche dell’esperienza ottimale sono quindi:
è riscontrabile in ogni tipo di attività, compreso lo studio, a patto che il livello di sfida sia sufficientemente elevato;
il giusto livello di sfida aumenta il grado di soddisfazione nel raggiungimento degli obiettivi, aumenta la concentrazione e attiva l’utilizzo di risorse personali;
non è quasi mai associata a compiti ripetitivi ma ad attività che richiedono un certo grado di autonomia e responsabilità.
Abbracciando il presupposto di Levin (2008), secondo cui per miglio- rare la scuola sia necessario migliorare le pratiche quotidiane di inse- gnamento-apprendimento, è necessario costruire gli elementi necessari affinché i docenti siano in grado di attivare un’esperienza ottimale creando il giusto livello di sfida e le condizioni relazionali più sane affinché pos- sa avvenire il processo di apprendimento. L’importanza di una muta- zione, applicazione e realizzazione in campo educativo del concetto di esperienza ottimale è dato dal fatto che quest’ultima è motore e accelera- tore del processo di crescita individuale (Massimini e Delle Fave, 2000) coinvolgendo due dimensioni chiave: i challenge (le sfide) e le skill, cioè le abilità di far fronte e sfruttare le opportunità presentate, in questo caso dall’educatore. Il bilanciamento tra challenge e skill è essenziale per la ri- uscita del processo e conduce l’individuo e ricercare la situazione pro- posta e a impegnarsi e mobilitare risorse personali per affrontare i nuovi compiti.
Ogni azione educativa dunque, a partire dalla più efficace, deve tene- re conto del bilanciamento tra queste due sfere.
Tuttavia questa non vuole essere una promozione dell’educazione positiva di Seligman (2009), ma solo un ragionamento utile per trovare un anello di congiunzione tra le pratiche didattiche e relazionali, in ge- nerale quotidiane, e la costruzione di benessere dell’individuo come va-
dell’educazione positiva è un modello che, oltre a non essere applicabile in ogni contesto, non ha dato sempre buoni e significativi risultati.
Inoltre, prevede la messa in campo d’interventi esterni da parte di e- sperti che oltre ad essere certamente utili, sono solo una parte del pro- cesso che, pedagogicamente, è molto più complesso.
Dobbiamo considerare noi stessi agenti positivi di cambiamento per gli studenti che arrivano da noi – per la maggior parte di essi la scuola è un obbligo e a volte ci vanno con riluttanza, ma la maggior parte degli studenti (per lo meno all’inizio) è ansiosa di essere sfidata ad apprendere (Hattie, 2016; p.70).