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Vaccinazioni, la reazione degli psicologi alle parole di Mario Draghi

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Draghi: «Assurdo vaccinare uno psicologo di 35 anni». La risposta degli psicologi: «È stato il Governo a sancire l’obbligo per tutti i sanitari»

Lazzari (CNOP): «Siamo increduli. Quando il vaccino era volontario circa la metà degli psicologi vi aveva rinunciato, mostrando un grande senso di responsabilità. Si tratta di professionisti che onestamente avevano ritenuto che le proprie condizioni di lavoro (a distanza) non potessero mettere a rischio lo stato di salute dei propri pazienti» di Isabella Faggiano «Assurdo vaccinare uno psicologo di 35 anni. Priorità agli anziani». Lo ha detto il premier Draghi, lo stesso presidente del Consiglio che con il “suo” decreto, pochi giorni fa, ha obbligato tutti gli operatori sanitari a vaccinarsi contro il Covid-19, senza distinzione di età o di luogo di lavoro (all’articolo 4 del D.L. 1 aprile 2021, n. 44 ). E dal 2018, con l’approvazione della legge Lorenzin, anche gli psicologi rientrano tra questi professionisti sanitari. È stato il Governo a sancire l’obbligo vaccinale per gli psicologi Una contraddizione alla quale la categoria degli psicologi ha reagito con estremo stupore: «Siamo increduli – dice David Lazzari, presidente dell’Ordine Nazionale degli Psicologi, in un’intervista a Sanità Informazione -. Il principio della vaccinazione a tutti i sanitari, e di conseguenza a tutti gli psicologi, è stato sancito dal Governo. In una prima fase della campagna vaccinale, con la disposizione di una priorità su base volontaria, circa la metà dei nostri iscritti si sono dichiarati disponibili alla vaccinazione. Una scelta dalla quale è emerso un grandissimo senso di responsabilità: ha rinunciato al vaccino, infatti – sottolinea Lazzari – chi ha onestamente ritenuto che le proprie condizioni di lavoro non potessero mettere a rischio lo stato di salute dei propri utenti, perché impegnati in terapie a distanza o temporaneamente inoccupati. Con un successivo e recente decreto questa priorità vaccinale è stata resa obbligatoria per tutti gli operatori sanitari e, quindi, per tutti gli psicologi». Nel Lazio la metà degli psicologi aveva rinunciato al vaccino Anche i numeri regionali confermano la stessa tendenza descritta a livello nazionale: «Nel Lazio – dice Federico Conte, presidente dell’Ordine regionale degli Psicologi – su 21 mila iscritti, circa 11 mila avevano aderito alla campagna vaccinale quando non vigeva ancora nessun obbligo per i professionisti sanitari. E, considerando che circa la metà dei nostri iscritti lavora in regime libero professionale, è probabile che siano stati proprio questi, per principio di responsabilità, a rinunciare al vaccino, non ritenendo ci fossero rischi né per i propri pazienti, né per se stessi». Vaccinarsi significa proteggere i pazienti fragili Il principio su cui si basa la vaccinazione di tutti gli operatori sanitari è proprio la protezione dell’utenza: «La maggior parte degli psicologi è a contatto con bambini, famiglie, malati, anziani. Opera in contesti differenti, dalle Rsa agli ospedali, fino alle scuole, e non solo all’interno degli studi professionali – sottolinea Lazzari -. Per questo avevamo accolto favorevolmente la decisione dell’attuale Governo di vaccinare gli operatori sanitari per garantire protezione ai soggetti più fragili».

Con l’emergenza Covid esplose le richieste di sostegno psicologico E mai come in questo periodo gli psicologi sono a contatto con le persone più a rischio: la pandemia ha incrementato il lavoro di questa categoria professionale, rendendo sempre più urgente e necessario il loro intervento, anche in prima linea. Lo stesso Governo, già ad aprile del 2020, infatti, aveva istituito un numero verde che rispondesse alle crescenti richieste di sostegno psicologico, registrando immediatamente un boom di chiamate «Non c’è stato mai tanto bisogno del nostro aiuto come in questo periodo», afferma il presidente dell’Ordine degli Psicologi del Lazio. «Ma, oltre al sostegno psicologico – conclude Lazzari -, vogliamo poter garantire sicurezza ai nostri pazienti, rispettando ogni decisione del Governo, compresa quella di vaccinare l’intera categoria professionale». Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato TagsCNOPdavid lazzaripsicologivaccini anti covid

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Source: Primasaronno.it Country: Italy

Media: Internet

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Date: 2021/04/09 Pages:

-Web source: http://primasaronno.it/cronaca/giovani-psicologi-vaccinati-lordine-contro-draghi-nessuno-ha-scavalcato-le-priorita-le-ha-date-il-governo

Giovani psicologi vaccinati, l'Ordine contro Draghi: "Nessuno ha scavalcato, le priorità le ha date il Governo"

L'Ordine: "L'ultimo Decreto trasforma la facoltà in obbligo, esteso a tutti gli iscritti agli Ordini sanitari non per proteggere i sanitari ma le persone, bambini e adulti, da loro seguiti"Giovani psicologi vaccinati, l#Ordine contro Draghi: #Nessuno ha scavalcato, le priorità le ha date il Governo#L#Ordine degli Psicologi risponde alle critiche lanciate ieri sera, giovedì 8 aprile, in conferenza stampa dal Presidente del Consiglio Mario Draghi, che ha dichiarato si deve smettere di #vaccinare chi ha meno di 60 anni, i giovani, i ragazzi, psicologi di 35 anni#. Peccato però che a obbligare alla loro vaccinazione sia stato proprio il suo ultimo decreto.Giovani psicologi vaccinati: il Governo obbliga, Draghi si lamentaGiovani psicologi, e giovani sanitari in generale, vaccinati prima degli over 70: scandalo. Draghi ieri sera nel censurare il comportamento di chi avrebbe #saltato la fila# per essere vaccinato prima se l#è presa anche con gli

#psicologi di 35 anni#. Che però la fila non l#hanno scavalcata, dato che rientrano fra le professioni sanitarie che devono ricevere obbligatoriamente e prioritariamente il vaccino. In base al Decreto e agli accordi con l#Ordine presi dal suo Governo e firmati proprio da lui.Di seguito la lettera di David Lazzari, Presidente del Consiglio Nazionale Ordine Psicologi#Può capitare di essere ottimi tecnici ma non brillare come comunicatori. Sorprendono infatti le affermazioni del presidente Draghi che nella sua conferenza stampa ha parlato di giovani psicologi che si fanno vaccinare scavalcando le persone anziane. Sorprendente da molti punti di vista: perché nessuno di noi ha chiesto di avere priorità, è stato il Governo a decidere le priorità vaccinali, ed in queste sono state incluse tutte le professioni sanitarie. Perché addirittura l#ultimo Decreto trasforma la facoltà in obbligo, esteso a tutti gli iscritti agli Ordini sanitari.

Perché queste priorità e questi obblighi non sono determinati dal fine di proteggere i sanitari ma le persone, bambini e adulti, da loro seguiti#.E allora, signor Presidente, le dico che non ci sono solo gli Psicologi del SSN, ma ci sono le migliaia di psicologhe e psicologi che lavorano nella scuola per sostenere il disagio determinato da un anno di scuole chiuse; ci sono, signor Presidente, le migliaia di di psicologhe e psicologi che lavorano con soggetti fragili, bambini diversamente abili, con problemi di sviluppo e con le loro famiglie; ci sono, signor Presidente, le migliaia di psicologhe e psicologi che lavorano con gli anziani, RSA, malati oncologici, persone con patologie croniche, nel fine vita; ci sono, signor Presidente, le migliaia di psicologhe e psicologi che sono a fianco delle tante, troppe persone, che non ricevendo risposte dal pubblico per la mancanza scandalosa di psicologi, si rivolgono al privato.Come li vogliamo considerare, signor Presidente, queste decine di migliaia di professionisti della salute psicologica? Ma soprattutto, come vogliamo considerare i bambini, i giovani, le donne, gli uomini, gli anziani, che stanno aiutando e che non sono vaccinati o non possono esserlo? Persone che non meritano nessuna protezione? Le persone che in Italia, ogni giorno, hanno bisogno di un aiuto psicologico sono un popolo. Un popolo al quale sinora il Governo non ha dato risposte. Ora vogliamo dire che tutti quelli che chiedono aiuto ad uno psicologo non sono meritevoli di protezione?

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Source: Notizie.tiscali.it Country: Italy Media: Internet

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Date: 2021/04/09 Pages:

-Web source: http://notizie.tiscali.it/feeds/vaccini-psicologi-draghi-mal-consigliato-noi-offesi-umiliati-00001/

Vaccini, psicologi: "Draghi mal consigliato, noi offesi e umiliati"

"Credo che purtroppo il presidente Draghi sia stato mal consigliato, per il semplice motivo che gli psicologi, in quanto operatori sanitari, sono stati obbligati dal Governo stesso a fare il vaccino. Quindi non c'è stato salto di fila né richiesta da parte nostra, è stato il Governo che ha stabilito che, per proteggere i pazienti, tutti gli operatori sanitari dovessero essere vaccinati. Addirittura l'ultimo decreto prevede che, se non c'è vaccinazione, gli psicologici possano essere sospesi dall'attività professionale: c'è una contraddizione clamorosa, è evidente che un capo del Governo non possa sapere tutto ma i suoi consiglieri avrebbero dovuto conoscere questi fondamentali dettagli tecnici". Lo dice all'Adnkronos David Lazzari, presidente del Consiglio Nazionale dell#Ordine degli Psicologi (Cnop). "L'altro aspetto è che chi evidentemente ha consigliato il presidente Draghi - continua Lazzari - non sa quello che fanno gli psicologi, la maggior parte dei quali sul campo, opera all'interno non solo delle strutture sanitarie ma in tantissime realtà con bambini, con soggetti disabili, con anziani nelle Rsa, nei consultori familiari, nelle comunità terapeutiche, siamo in mezzo alla gente e a contatto con le persone che aiutiamo e la ratio della norma era di non contagiarle, considerato che non tutto e non sempre si può fare online. Siamo offesi e anche umiliati, ma non me la prendo tanto con Draghi quanto con chi lo ha consigliato, probabilmente rimasto a molti decenni fa, con una visione antica dello psicologo e della psicologia".

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di Eleonora Zollo «Questo è un romanzo autobiografico che parla di me, di SMA (atrofia muscolare spinale) e di amore.

È una storia dissacrante, che strappa la maschera della disabilità e permette al Lettore di conoscere e di conoscermi»:

così Eleonora Zollo, psicologa e psicoterapeuta, donna con disabilità, parla del suo libro “Dietro le quinte”, uscito nei giorni scorsi. E ben volentieri diamo spazio a lei stessa, che racconta come è nato questo suo romanzo e molto altro ancora «Questo è un romanzo autobiografico che parla di me, di SMA (atrofia muscolare spinale) e di amore. È una storia dissacrante, che strappa la maschera della disabilità e permette al Lettore di conoscere e di conoscermi»: così Eleonora Zollo, psicologa e psicoterapeuta, donna con disabilità, parla del suo libro Dietro le quinte, uscito nei giorni scorsi per i tipi di Echos Edizioni. E ben volentieri diamo spazio a lei stessa, che racconta come è nato questo suo romanzo e molto altro ancora. Io amo l’arte in ogni sua forma ed espressione e ho due grandi passioni: il canto e la scrittura. Il canto è sempre stato il mio canale di sfogo. Da bambina guardavo i classici Disney in tv e mi lasciavo trasportare dalle colonne sonore, intonandole insieme ai personaggi. Mia madre si accorse di questa mia attitudine e mi permise di esprimerla appieno facendomi seguire delle lezioni private. Da quel momento non avrei più smesso.

Coltivai la mia passione anche da autodidatta, nel 2010 incisi un album e devolvetti il ricavato delle vendite alla Fondazione Telethon. Fu da quel momento che entrai a far parte del Coordinamento Telethon della mia città. Quando salgo su un palco per cantare, tutto scompare. Ci siamo solo io e la musica. Mi sento viva e so di poter mostrare agli altri la donna che sono, al di là della malattia. Ed è proprio dietro le quinte di un palco che sono stata colta come da una folgorazione, un pensiero fugace che racchiude tutto il mio essere. Sì, perché purtroppo a volte la disabilità diventa una maschera che nasconde e non lascia vedere agli altri la persona che c’è sotto, non lascia immaginare cosa ci sia dietro le quinte della sua vita. C’è un passo nel mio romanzo in cui esprimo bene quanto appena detto:

«La vita di una persona disabile è come uno spettacolo teatrale: gli attori portano in scena il prodotto finito, ma gli spettatori conoscono tutto quello che ci sta dietro? Conoscono cosa succede dietro le quinte? Riescono a scorgere sotto la maschera del personaggio che l’attore rappresenta? No. Lo possono immaginare, certo, ma non saperlo o vederlo veramente. Allo stesso modo, le persone non sanno che cosa succede nella vita di tutti i giorni di un disabile.

Vedono come prima cosa tristezza, amarezza, difficoltà, inerzia, malinconia, lentezza, impossibilità a vivere una vita in pienezza. Fanno fatica a scorgere un essere umano completo, con il suo carattere, i suoi pensieri, una visione personale del mondo, della vita; con le sue aspirazioni, le sue passioni e gli obiettivi che si pone, con i suoi momenti di gloria oltre a quelli di sconforto. Insomma, fanno fatica a capire che il disabile che hanno davanti è una persona comune, né peggiore né migliore». Così, decisi di sfruttare l’altra mia grande passione, la scrittura, per dare vita ad un romanzo che parlasse di me. Una mia qualità è la testardaggine e, nonostante i miei impegni universitari e poi lavorativi, in sei anni ho finalmente portato a compimento il mio obiettivo. Dietro le quinte è un romanzo autobiografico che parla di me, di SMA [atrofia muscolare spinale, N.d.R.] e di amore. È una storia dissacrante, che strappa la maschera della disabilità e permette al Lettore di conoscere e di conoscermi. Così, io mi racconto, senza veli, lungo una serie di episodi dal sapore tragicomico. Nel susseguirsi delle pagine affronto con ironia diversi temi che, con buona probabilità, accomunano le storie di vita di persone con una disabilità come la mia. Dal mio racconto emerge il rapporto con le mie assistenti, la dipendenza dagli altri e la mia irrefrenabile smania di libertà e indipendenza. «La luna quella notte sembrava splendere di più, perché non c’era niente che mi impediva di ammirarla, nessuno ad assillarmi, nessuno a dirmi cosa dovevo o non dovevo, potevo o non potevo fare. Gli altri andarono a bagnarsi i piedi. Quella notte potevo farlo anch’io. Anna mi prese in braccio. “No, Anna, ho la nausea, se mi sollevi vomito”. Lei mi guardò con superiorità. “Ti ricordo che mia figlia mi ha cagato addosso, non mi fai paura”. Celeste intervenne in suo aiuto. Una da un lato, una dall’altro, mi tennero sollevata con i piedi a bagno e la notte di fronte. Eravamo solo io, il cielo, la luna, le stelle, gli amici, la sabbia, il mare. La luna quella notte splendeva di più, perché ero libera». Metto in mostra la lenta presa di consapevolezza di essere affetta da una patologia neuromuscolare – perché un conto è sapere di avere la SMA, un conto è prenderne profonda coscienza. «L’adrenalina, che fino a poco tempo prima mi aveva tenuta sveglia la notte, cedette il posto al terrore. Fu proprio in una di quelle tormentate notti che vidi la realtà, che osservai me stessa dall’esterno, che mi percepii, che toccai la SMA. La toccai e toccai me stessa. E poi compresi. Compresi che io ero questo, che lo ero sempre stata». E poi esibisco la mia positività, come spinta per guardare sempre avanti. «Ho sempre amato la mia vita. Perché non è scontata, non è facile e nemmeno gentile, e a volte si diverte a prendersi gioco di me, un po’ come la tipologia di uomini dai quali sono irrimediabilmente attratta. Insomma, la amo perché

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