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La piena validità ed efficacia della clausola in favore degli eredi, interpretata nei piani termini in cui essa pare esprimere il suo significato, consente di svolgere

assicurazioni e diritto successorio *

5. La piena validità ed efficacia della clausola in favore degli eredi, interpretata nei piani termini in cui essa pare esprimere il suo significato, consente di svolgere

alcune valutazioni conclusive e di trarre alcuni ulteriori corollari applicativi.

Dal punto di vista degli interessi in gioco, l’attribuzione del beneficio assicurati-vo agli eredi dell’assicurato che rivestano effettivamente tale qualità risulta la solu-zione applicativa che consente di rispettare in modo più fedele la volontà dell’assi-curato nella identificazione tanto del beneficiario quanto delle eventuali quote di divisione del capitale assicurato. Tale impostazione permette altresì di garantire una maggiore tutela ai creditori dell’assicurato (quantomeno al di fuori dei casi di accet-tazione con beneficio di inventario), con conseguente riduzione dei costi che com-porterebbe l’attuazione del credito qualora fosse necessario esperire un’azione revo-catoria.

Sembra opportuno osservare altresì che la soluzione raggiunta è analoga, in alcu-ni dei principali effetti sostanziali, all’interpretazione che, in una differente prospet-tiva e nel vigore del codice di commercio, aveva sostenuto che la stipulazione «per sé e per gli eredi» equivalesse a una assicurazione priva di designazione, con

conseguen-93 Di revoca implicita parla Giampaolino, L’assicurazione, cit., 402.

te ingresso nell’asse ereditario del capitale assicurato94. Al di là della questione dell’ammissibilità di una simile lettura nella prospettiva dell’interpretazione dell’at-to di audell’at-tonomia nell’attuale contesdell’at-to normativo, sembra interessante notare che essa coincide funzionalmente altresì con il risultato della declaratoria di nullità (ex art.

458 c.c.) della clausola. Invero, l’attribuzione iure hereditario del beneficio consenti-rebbe di includere il capitale assicurato nel patrimonio ereditario, in particolare ai fini della disciplina dell’acquisto con beneficio di inventario. Una simile soluzione applicativa è però oggi esclusa dalla legge, allorché presuppone con nettezza un ac-quisto inter vivos di un diritto proprio al beneficio.

Vi è, infine, da considerare un ulteriore argomento, benché di carattere sostan-zialmente apagogico, che si potrebbe opporre alla ricostruzione della clausola di destinazione agli eredi in chiave parasuccessoria e che costituisce un problema pra-tico non trascurabile. Sebbene, a differenza di altri ordinamenti95, non sia riscontra-bile un esplicito riconoscimento normativo, è innegariscontra-bile l’interesse delle compagnie di assicurazione a liberarsi in breve tempo dall’obbligo conseguente al verificarsi dell’evento (ossia del decesso dell’assicurato). Tale interesse è sovente giustificato da stretti tempi di liquidazione del sinistro previsti contrattualmente e che non potran-no che risentire del lasso potran-non breve che spesso caratterizza il procedimento di accet-tazione dell’eredità

Sotto questo profilo, non è possibile trascurare altresì che la necessità di identifi-care il beneficiario potrebbe essere fonte di enormi incertezze. Si pensi alle ipotesi di contenzioso tra eredi circa la validità di testamenti multipli, ovvero alla presenza di legittimari pretermessi ovvero ancora alla facoltà di revocare la rinuncia all’eredità96. Più in generale e ferma restando l’opportunità dell’applicazione della disciplina del sequestro liberatorio, l’assicuratore, in assenza di un fondato sospetto del difetto della qualità di erede di un beneficiario, potrà invocare la tutela offerta dall’art. 1189

94 Vivante, Trattato, cit., 493 ss. (n. 2007), il quale considera la clausola denominata «per sé e per i miei eredi»;

Tartufari, Dei contratti a favore di terzi, Verona, 1889, 308 ss., il quale ritiene che la stipulazione «a favore degli eredi» non costituisca una stipulazione a favore di terzo, non potendo essere tale l’erede.

95 Negli Stati Uniti la sect. 6-102 (i) (1) del Uniform Probate Code (legislazione modello, modificata nel 2010, che costituisce il paradigma legislativo al quale si ispirano le discipline successorie di molti stati ed è stata adottata pedissequamente da 18 stati), sia pure con riferimento alle pretese dei creditori sul capitale assicu-rato, dispone che: « Unless a written notice asserting that a decedent’s probate estate is nonexistent or insuf-ficient to pay allowed claims and statutory allowances has been received from the decedent’s personal repre-sentative, the following rules apply: … Payment or delivery of assets by a financial institution, registrar, or other obligor, to a nonprobate transferee in accordance with the terms of the governing instrument control-ling the transfer releases the obligor from all claims for amounts paid or assets delivered». Sul punto, v.

Rojas Elgueta, Evoluzione, cit., 433.

96 A quest’ultimo riguardo, la soluzione raggiunta dalla S.C. pone solo apparenti problemi di compatibilità con la disciplina dell’accettazione dell’eredità, in quanto la rinuncia alla stessa (art. 525 c.c.) può essere re-vocata in modo efficace soltanto nell’ipotesi in cui altri chiamati non abbiano accettato la medesima eredità.

Disciplina analoga potrà trovare applicazione anche per identificare quali siano gli effettivi titolari del bene-ficio al capitale assicurato.

c.c. in forza del principio di apparenza. Questa soluzione sembra poi obbligata, se si considera il recente orientamento della Corte di Cassazione97 che ha considerato, a determinate condizioni, vessatorio (art. 33, comma 2, lett. q, cod. cons.) l’insieme di formalità richieste ai fini della liquidazione di una polizza vita, tra le quali vi è spesso la produzione della documentazione successoria. Sarà, ad ogni modo, neces-sario individuare mediante il regolamento contrattuale un delicato equilibrio tra l’interesse del beneficiario a ottenere il capitale assicurato, senza sopportare eccessive formalità e quello dell’assicurazione a non ritrovarsi, in un secondo momento, parte di un contenzioso, nella sostanza, parasuccessorio98.

Le considerazioni che precedono e le numerose incertezze interpretative che tut-tora caratterizzano lo spazio di confine tra contratto e successione, confermano l’e-sigenza di una disciplina dei fenomeni parasuccessori che individui un delicato bi-lanciamento tra i vari interessi contrapposti. Nel contesto italiano risulta ancora attuale e di stimolo per una futura riforma quanto John H. Langbein autorevolmen-te scriveva più di trent’anni fa: «The law would function betautorevolmen-ter if it admitautorevolmen-ted that will substitutes are simply “nonprobate wills”. The inconsistent treatment of identi-cal interpretive questions raised by will and will substitutes is often linked to the mischaracterization of will subsitutes as lifetime transfers. The law of wills has reached sounds solutions to these interpretive questions, and (…) these solutions should extend presumptively to the will-like transfers of the nonprobate system. The result would be a unified (…) law of succession»99.

97 Cass., 20 agosto 2015, n. 17024. Su questa decisione v. Lettera IVASS del 17 novembre 2015 e C. Pagni-G.

Bonivento, Polizze vita e clausole vessatorie: linee di orientamento dalla Corte di Cassazione e dall’IVASS, in dirittobancario.it.

98 Considerazioni analoghe sull’opportunità di una maggiore attenzione delle compagnie di assicurazione nella redazione delle schede di raccolta della designazione del beneficiario in Leslie-Stark, Revisiting, cit., 75 ss.

99 Langbein, The nonprobate, cit., 1140 s.

La responsabilità dello Stato tra diritto

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