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Secondo la ricostruzione della scienza che abbiamo compiuto, i criteri con i quali gli scienziati determinano la validità di un’applicazione di teorie sul piano empirico non sono sufficienti, da soli, per determinare la scelta tra due teorie rivali. Infatti criteri logici si possono applicare solo quando una teoria è stata presupposta. Le asserzioni o ipotesi che gli scienziati espongono a controlli sono solitamente le migliori supposizioni di un individuo circa il modo di collegare il problema proposto al corpo del

sapere scientifico accettato63. Ad esempio si può congetturare che una

configurazione spettrale recentemente scoperta debba essere ritenuta effetto di un particolare spin nucleare, i passi successivi della ricerca sottopongono a controllo la congettura. Questa procedura che fa parte di quella che Kuhn chiama scienza normale, non viene impiegata nei confronti della teoria corrente; al contrario durante i periodi di ricerca lo scienziato deve premettere la teoria corrente stessa.

Non tutta la ricerca scientifica è tuttavia scienza normale, ma esistono anche momenti rivoluzionari, in cui vecchie teorie scientifiche vengono sostituite da nuove. In questo caso il confronto tra le teorie non può essere fatto sul piano empirico, perché i due nuovi linguaggi scientifici parlano lingue differenti e di fatto designano fenomeni differenti.

[...] quando devono scegliere fra teorie concorrenti, gli scienziati

63 T. S. KUHN, The Essential Tension, University of Chicago Press, Chicago 1979 (trad. it. di M.

agiscono come filosofi.64

Nelle scelte tra teorie rivali il controllo non può esercitare un ruolo decisivo. Per definire il progresso scientifico Kuhn riconosce che dovremmo poter descrivere un insieme di valori, un’ideologia d’insieme; dobbiamo conoscere i valori degli scienziati per poter capire quali scelte facciano in particolari circostanze di conflitto.

tali massime e tali valori possono spiegare il risultato di scelte che non potrebbero essere state dettate soltanto dalla logica e dall’esperimento.65

Nei casi in cui gli scienziati decidono di abbandonare un paradigma in favore di uno nuovo, tale tipo di decisione non può essere presa sulla base di una dimostrazione. Una comunità scientifica ben addestrata concorderà però su una serie di caratteristiche che una teoria deve possedere per essere definita una buona teoria.

I criteri individuati da Kuhn per rendere una teoria buona comprendono accuratezza, coerenza, ampiezza di prospettiva, semplicità, redditizia di prospettive di nuova ricerca. Questi criteri sono necessari per spiegare scelte che non potrebbero essere dettate dalla sola logica e dall’esperimento. L’accuratezza significa che le conseguenza deducibili dalla teoria devono essere in accordo con i risultati dell’osservazione e degli esperimenti disponibili; la coerenza deve essere sia interna sia con le altre teorie accettate; l’ampiezza di prospettiva richiede che le conseguenze della teoria si estendano oltre le osservazioni per cui sono state progettate; la semplicità si ottiene dando ordine a fenomeni che in assenza della teoria sarebbero isolati; infine una teoria si dice redditizia se è capace di mostrare nuove

64 ivi, p. 298. 65

relazioni o nuovi fenomeni.

Questi sono i criteri solitamente condivisi dagli scienziati nello scegliere tra teorie rivali: essi forniscono la base condivisa per la scelta della teoria anche se, di volta in volta, si può dare più peso all’uno piuttosto che all’altro.

Presi singolarmente questi criteri sono però imprecisi, ciascuno può avere idee diverse per quanto riguarda la loro applicazione a casi concreti; inoltre, quando applicati insieme, possono dimostrarsi più volte in contraddizione tra di loro: l’accuratezza potrebbe ad esempio indicare la scelta di una teoria mentre la prospettiva un’altra.

Ad esempio nella scelta tra il sistema geocentrico e quello eliocentrico, la coerenza e la semplicità hanno avuto un ruolo decisivo, ma il loro utilizzo è stato ambiguo. Come teorie astronomiche sia quella di Copernico che quella di Tolomeo erano internamente coerenti, ma avevano differenti relazioni con le teorie attinenti ad altri campi. La terra ferma al centro del sistema era infatti un ingrediente essenziale della fisica accettata, ad esempio nello spiegare come cadono le pietre, come funzionano le pompe ad acqua ed il movimento delle nuvole. In questo l’astronomia eliocentrica non era assolutamente in accordo con le teorie accettate, dunque il criterio di coerenza si esprimeva in maniera inequivocabile a favore della tradizione geocentrica. La semplicità favoriva invece la teoria copernicana, ma solo valutando la semplicità in un modo molto particolare, infatti se interpretata come mole di calcolo necessaria per prevedere la posizione di un pianeta entrambe si sarebbero rivelate equivalenti. D’altra parte se si valutava l’apparato matematico necessario non per dedurre la posizione del pianeta, ma per descriverne le qualità come il moto retrogrado e simili, allora Copernico richiedeva un solo circolo mentre Tolomeo due. In questo senso la teoria copernicana era più semplice, e questo fatto fu decisivo nel suo

successo sulla rivale; ma questo modo di interpretare la semplicità non era l’unico possibile né il più naturale per gli astronomi professionisti.

Quanto illustrato per questo caso particolare vale per ogni criterio di scelta presentato, dunque neanche i criteri presentati sono da soli sufficienti a determinare le decisioni dei singoli scienziati.

Per poter capire completamente queste scelte è necessario considerare anche dei criteri soggettivi, diversi da quelli oggettivi cioè quelli condivisi dalla comunità scientifica prima elencati. Questi criteri soggettivi possono riguardare la personalità del ricercatore, ad esempio uno scienziato può essere più predisposto alla conservazione mentre un altro all’innovazione, o anche al contesto culturale nel quale sono inseriti; ad esempio il movimento Neoplatonico giocò un ruolo decisivo nella precoce scelta di Keplero per il Copernicanesimo. Solitamente questi criteri soggettivi non vengono considerati dalla filosofia della scienza poiché si ritengono appartenere al contesto della scoperta; la nostra precedente trattazione ci permette però di considerarli a pieno titolo nell’indagine epistemologica.

La necessità che criteri soggettivi entrino nella scelta di teorie rivali è data dunque dall’articolazione non univoca dei criteri oggettivi indicati. Questo però non depone a sfavore dell’impresa scientifica, che in quanto attività umana tiene conto di massime, norme e valori per il suo sviluppo. Queste massime e norme possono anche essere opposte tra di loro nella vita di tutti i giorni, si prenda ad esempio la quantità di proverbi che invitano a comportamenti spesso opposti; tuttavia offrire massime opposte modifica la natura delle decisioni da prendere, chiarisce le conseguenze essenziali che la decisione comporta, altera la natura del processo decisionale.

Valori e norme dunque anche nella ricerca scientifica forniscono una guida in presenza di contrasti ed equivoci, ed i criteri forniti per la scelta tra teorie

agiscono proprio come valori epistemici. Ciò permette agli scienziati di essere razionalmente in disaccordo in alcune circostanze, dando alla ricerca scientifica quella caratteristica di espansione e sviluppo che le è propria, e che non sarebbe possibile se fossero individuati dei criteri certi di scelta tra teorie poiché ciò congelerebbe il processo creativo che deve accompagnarsi alla raccolta dei dati empirici.

I valori, conclude Kuhn, sono comunque variabili nel tempo. Anche se sostanzialmente quelli propri della scienza restano quelli da lui indicati, a variare è il loro peso specifico ed importanza relativa. Questo spesso dipende anche dalla teoria di riferimento e da cosa con essa apprendiamo dall’esperienza; non con un nesso logico diretto sia chiaro, altrimenti sarebbe risolto il problema dell’induzione, ma un’influenza. Ad esempio con lo sviluppo della scienza l’accuratezza ha sempre preso più le sembianze dell’accordo quantitativo a spese di quello qualitativo, dato che la misura ha assunto un ruolo preponderante in molte discipline scientifiche.