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VERSO IL FUTURO

Nel documento Cronache Economiche. N.004, Anno 1984 (pagine 47-51)

Bruno Cerrato

Per il nono anno consecutivo la Camera di commercio di Torino ha pubblicato i risul-tati dell'indagine economico-finanziaria condotta sulle principali società aventi sede legale in Piemonte. Se nel 1976, anno di inizio del sondaggio, le imprese che ave-vano collaborato erano state 127, nell'ulti-ma edizione le ditte analizzate hanno rag-giunto il numero di 884, consentendo di comprendere sempre meglio e più estesa-mente la realtà e l'andamento del mondo produttivo regionale.

Che cosa emerge dalle elaborazioni dei dati forniti dalle aziende mediante la com-pilazione di un apposito questionario? In-nanzitutto che nel 1982, anno di riferimen-to della ricerca, di inflazione elevata (15,3%) e di stagnazione, le imprese che hanno aumentato il fatturato in maniera sensibile risultano meno che in passato. Solo per 162, su 877 che hanno dato indi-cazione per tale grandezza (ossia per il 18,50%), il tasso di incremento è stato su-periore al 30% e non più di 372 sono an-date oltre il ritmo di crescita del costo del-la vita (42,4%), mentre per 227 (26% circa) vi è stata addirittura una diminuzione. A fronte di questo bilancio poco positivo, è motivo di soddisfazione constatare, dall'e-same delle cifre relative alle esportazioni, che su 615 ditte che hanno denunciato di operare con l'estero, vale a dire il 70% di quelle partecipanti allo studio, ben 125 hanno esportato più del 50% del fatturato (20,3%), 240 più del 30% (39%) e 316 più del 20% (51,4%). Particolarmente signifi-cativo notare che ai primi centoventicin-que posti di centoventicin-questa graduatoria figurano sì 55 imprese meccaniche, ma anche 32 del tessile-abbigliamento-calzaturiero, 13 del vario, 5 dei mezzi di trasporto, 5 del me-tallurgico, 5 della gomma e plastica, 3 del-l'elettrico-elettronico, 3 dell'alimentare, 2 del chimico, 1 dell'autotrasporto e 1 del commercio: cioè imprese di settori c. d. maturi assieme a società di comparti d'at-tività più d'avanguardia, prova in sintesi di un'assoluta eccellenza del sistema operati-vo regionale, che riesce a conquistare spazi importanti nel mondo in ogni ramo pro-duttivo, e non soltanto per la bellezza

del-Yitalian style, ma soprattutto in virtù di

una tecnologia (di prodotto o di processo) di primissimo ordine. Si badi inoltre che tale successo è toccato sia da imprese gran-di che gran-di piccole gran-dimensioni, sia da aziende di recente costituzione che da quelle con

molti decenni di attività.

Ciò che è altrettanto interessante rilevare è che di queste prime della classe nell'export, solo 52 appartengono alla pro-vincia di Torino, 24 operano nel vercelle-se, 22 nell'area di Novara, 13 nell'alessan-drino, 8 ad Asti e relativo hinterland, 6 nel territorio di Cuneo. È la conferma che la struttura industriale della regione è molto meno accentrata di quanto comunemente si crede e che l'avanguardia

imprenditoria-le export oriented non risiede principal-mente nell'ambito metropolitano, dove è pure possibile avvalersi di una più allarga-ta gamma di servizi di informazione, assi-stenza, consulenza e promotion. Ovunque i manager sono validi, dove il prodotto è buono, in ogni angolo del Piemonte, in pianura e nelle valli, in ambiente ancor fortemente agricolo o in zone ad alta tradi-zione manifatturiera lì c'è un'azienda che fa affari sui più diversi mercati dei cinque continenti, primeggiando inoltre proprio nei paesi maggiormente avanzati.

Ombre congiunturali accanto a luminose luci strutturali dunque, così come eviden-ziano pure le informazioni raccolte sull'oc-cupazione ed i nuovi investimenti. Se è ov-vio preoccupi l'osservare che gli occupati indicati dalle 878 aziende che hanno rispo-sto alla specifica domanda sono diminuiti in un anno di 18.977 unità (da 406.738 a 387.761), con un calo del 4,66%, è invece estremamente confortante prendere atto che gli investimenti nuovi, segnalati da tut-te quantut-te le 884 imprese aderenti al son-daggio, sono aumentati rispetto all'anno precedente del 43,99% (da 1.534 a quasi 2.209 miliardi). È un segno inequivocabile che l'imprenditoria della regione non sta per niente manifestando atteggiamenti di disaffezione rinunciataria; anzi, come testi-moniano le cifre, dimostra un determinato, consistente impegno per adeguare costan-temente gli impianti al miglior livello tec-nologico posseduto dagli apparati operativi dei paesi più attrezzati. La riduzione di manodopera è forse il grave, ma inevitabile pedaggio da pagare per evitare in futuro più forti riduzioni. Fortunatamente, in contemporanea ai tagli di personale, c'è questo cospicuo sforzo finanziario per l'ammodernamento che, oltre a consentire nell'immediato una tenuta di occupazione nei settori direttamente interessati dalle de-stinazioni degli investimenti, permette di guardare all'avvenire con una discreta tranquillità. Gli esperti ritengono infatti che il livello tecnologico dell'industria lo-cale sia già adesso per una buona metà del-le imprese superiore a quello della più di-namica concorrenza internazionale. Nel 1948, Luciano Giretti, pubblicando nel IV numero della collana «Quaderni di Cronache Economiche» (editi dall'istituto camerale torinese) un saggio sulla decaden-za del Piemonte intitolato «Uomini in cri-si», di fronte alla delicata situazione del

Le prime 10 società di ogn. provincia piemontese in base al rapporto fatturato export/fatturate totale secondo I indagine camerale « Le principali società piemontesi »

Società NEW TEAM AVANDERO PETTINATURA ITALIANA VIR SEIRA COPIAR

VITALE BARBERIS CANONICO EDELWEISS Gl LETTI BLOTTO BALDO Settore RE EVA MARENGHI CERUTTI SARDI COFI ROTOMEC VENDO ITALY ALEXANDRIA ACERBI VEICOLI IND.LI

Graduai nella regione 1982 1981 Fatturato export 0 Fatturato totale % 1982 1981 PROVINCIA DI A L E S S A N D R I A Calzaturiero Abbigliamento Abbigliamento Meccanico Mobili Gomma e plastica Meccanico Elettromeccanico Calzaturiero Mezzi di trasporto 2 7 9 1 1 12 16 2 2 3 4 4 0 76 VALSA NUOVA PERLINO

BOSCA FRA PRODUCTION ASPERA TUBOSIDER ITALIANA NUOVA IBMEI C.E.SET

CAVAGNINO & GATTI S.I.C.E.R. UNIMORANDO CONSORTIUM BONINO CO METTO GAZZOLA CERAMICA PIEMONTESE NUOVA BOTTERO GALFER MIROGLIO MONDO RUBBER FERODO ITALIANA MONDO S.I.M.A. ELETTRA PROGETTI COMMEDOR

DYNAMIT NOBEL SILICON PI RALLA

PETTINAROLI THUN

TESSITURA DI NOVARA CANE

OFF. MECC. GOZZANO GHIA CONSISTAL PROMA GRONDONA NIMET PLASTER EUROSAIM ITALCAN RIBER O.M.B.I. S.I.V. PROVINCIA DI A S T I Alimentare Alimenta re Tessile Meccanico Meccanico Elettrico-Elettronico Meccanico Meccanico Elettrodomestici Varie PROVINCIA DI CUNEO Legno Mezzi di trasporto Alimentare Vario Meccanico Tessile Abbigliamento Gomma e plastica Tessile Gomma e plastica PROVINCIA DI NOVARA Meccanico Elettrico-Elettronico Infissi alluminio Chimico Meccanico Rubinetterie Meccanico Tessile Metallurgico Meccanico PROVINCIA DI T O R I N O Mezzi di trasporto Impiantistica Abrasivi Meccanico Gomma e plastica Meccanico Meccanico Elettrodomestici Meccanico Meccanico PROVINCIA DI VERCELLI Abbigliamento Autotrasporti Tessile Meccanico Tessile Tessile Tessile Tessile Tessile Tessile 4 8 7 17 38 1 6 2 0 2 2 32 1 1 6 98,52 95,62 95.00 93,75 91,94 90,48 86,71 77,67 75,91 62.1 1 97,69 94,07 94,97 86,47 74,95 86,63 84,16 82,81 75,82 39,44 47 61 73,03 68,26 54 33 70,38 75,82 64 71 66,56 62,89 71 43 64,46 71,89 89 59,00 100 159 55,86 42,21 109 113 52,35 50,32 110 126 52,24 47,97 162 92 40,98 55,05 190 142 37,79 45,26 23 18 84,81 86,10 32 35 79,53 75,08 55 54 70,12 69,45 63 62 66,80 68,15 116 123 51,27 48,48 118 88 51,1 1 56,19 152 122 43,49 48,55 163 9 0 40,97 55,91 173 169 39,35 40,33 178 39,19 3 2 98,36 99,04 5 15 96,93 87,74 8 95,38 2 4 23 84,07 82,36 35 51 77,02 70,20 38 42 76,38 72,16 41 50 74,44 70,86 42 78 73,92 60,09 43 29 73,20 78,45 4 4 57 73,19 68,95 1 3 99,37 98,43 4 97,79 6 5 96,00 97,00 13 2 4 91,93 82,01 14 10 91,83 93,34 15 21 90,80 83,90 17 19 90,20 84,52 19 13 89,72 89,20 2 0 14 87,82 88,93 21 528 87,71 2,27 CELLI 10 6 94,38 96,41 18 12 90,00 90,00 25 25 83,72 81,44 26 58 83,05 68,79 2 7 27 82,74 79,42 33 4 0 78,82 73,20 36 28 76,99 78,88 46 63 73,15 68,14 48 46 72,85 71,46 53 7 0 70,43 64,84

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momento, all'ipotesi da qualcuno ventilata di un lento recupero di attivismo, dopo la guerra, della gente piemontese, si

esprime-va così: i

«Ma perché mai il piemontese e il torinese sarebbero improvvisamente diventati inca-paci, lenti e improduttivi? Non lo erano af-fatto in passato, anche quando dovevano

superare periodi di crisi fra i più tragici della loro storia.

Basti pensare al ventennio fortunoso di cui il Piemonte ebbe a soffrire durante l'epoca

Napoleonica, quando la nostra regione co-nobbe guerra, sconfitta, occupazione stra-niera, persecuzioni, rivoluzione e restaura-zione, con tutte le tristezze, i dolori, gli or-rori, le miserie, le ipocrisie, gli esili, le ven-dette, i servilismi, gli arrivismi e le meschi-nità che soglion generalmente accompa-gnarsi a simili sconvolgimenti. Fugge il Re e fa largo agli alberi della libertà, che a loro volta cedono il posto alle aquile impe-riali, scomparse poi di fronte agli abiti al-l'uso antico, alle ciprie, ai codini, ai cap-pelli alla Federico II — le espressioni sono di una celebre pagina di Massimo d'Aze-glio — che coi reali ritornan di Sardegna. Così il Piemonte vede via via l'esaurirsi delle risorse economiche, l'inflazione, il pauperismo e l'ingigantirsi delle imposte durante i quattro anni in cui dal 1792 al 1796 Vittorio Amedeo III si difende dagli attacchi francesi. Dopo l'armistizio di Che-rasco la situazione peggiora ancora, per diventare catastrofica quando caduta della monarchia e successive occupazioni fran-cese, austriaca e russa portano ad una vera gara di saccheggi, furti, imposizioni esose; al disordine nell'amministrazione; alla fame del popolo che muore d'inedia nelle

campagna. Poi il Direttorio strozza il già languente commercio piemontese, circon-dando la regione di tariffe doganali, e sol-tanto dopo la pace di Lunéville la vita eco-nomica può segnare una ripresa confortan-te; mentre il «grande spazio» del sistema continentale napoleonico apre ai produttori piemontesi i mercati dell'impero e fa del Piemonte una delle principali vie di transi-to. In tutte queste vicende l'economia pie-montese soffre naturalmente assai; eppure, nonostante l'atmosfera definita «asfissian-te» dal Cavour, nonostante i «baccanali della mediocrità» di cui racconta Cesare Balbo, dopo l'epoca napoleonica il Pie-monte si riprende ben presto e fin dal 1830 fa mostra di iniziative e di energie,

imper-sonificate in una classe dirigente ricca di virtù e di intelligenza creativa. Riferendosi all'esposizione industriale tenuta in Torino nel 1844, il matematico e economista Car-lo Ignazio Giulio può esaltare i risultati delle prime, più liberistiche direttive im-presse alla politica commerciale, dopo lun-ghi anni di pregiudizi protezionistici, in-formati a conservatorismo alquanto gretto.

Segue la crisi politica dovuta alla sconfitta di Novara; ma anche questa volta il Pie-monte risorge in brevissimo tempo e riesce

anzi a fare della guerra perduta la bandie-ra che gli riunisce intorno le simpatìe d'Europa e le aspirazioni unitarie di tutti i più generosi fra gli italiani. Infine quando, ancora una volta, Torino e i Piemontesi si trovan di fronte a crisi preoccupante, per-ché la vecchia città sabauda vede di colpo sminuita l'antica importanza di centro amministrativo e dirigente e le mancano gli appoggi della residenza governativa, anche questa crisi viene però brillantemen-te superata, e Torino ed il Piemonbrillantemen-te riesco-no benissimo a risolvere il problema di una attività cittadina e regionale rivolta a cer-care una fortuna indipendente.

Proprio quando il sole dei loro destini pare volgersi all'occaso, Torino e i torinesi sem-brano saper meglio reagire e lottare per farlo risorgere e maggiormente brillare.

Forse a ciò alludeva il nostro mite Guido Gozzano, nel poetare sui tramonti torinesi:

«È questa l'ora vera di Torino, l'ora ch'io dissi del Risorgimento, l'ora in cui penso a Massimo d'Azeglio».

Già nel 1880 Carlo Anfiosso può nuova-mente notare i primi successi delle iniziati-ve piemontesi, documentati nel 1884 da una seconda esposizione industriale e arti-stica. E ancora una volta, quando nel 1888 una gravissima crisi viene provocata, con seguito di catastrofi edilizie e bancarie e di generale impoverimento, dalla guerra com-merciale con la Francia, il. Piemonte e To-rino sanno benissimo riprendersi e dare con l'esposizione del 1898 spettacolo ri-marchevole di attività creatrice.

Attraverso a guerre, a crisi politiche ed economiche, torinesi e piemontesi han dunque dimostrato ad usura di saper resi-stere, svilupparsi, produrre e prosperare. Il che — a onor dei nostri padri e a smentita delle critiche mosse con troppa faciloneria

alla nostra gente — indica che essi san brillare, in tempi diffìcili, non per apatia, ma, tutt'al contrario, per energia, tenacia, lavoro e buona volontà.

Che proprio adesso, allora, il piemontese sia stato punto dalla mosca tse-tse e abbia dimenticato o perduto del tutto le antiche virtù?

Bisogna andare molto cauti, prima di ac-cettare affermazioni così categoriche, pro-babilmente avventate, ingiuste e offensive».

Gli anni '50 e i primi '60 hanno dato piena ragione alla prudenza e alla fiducia di Gi-retti.

A far pensare chi scrive nello stesso modo per il futuro degli anni '90 non sono sola-mente le riprese considerazioni storiche e il commento alle cifre prima esposto, ma anche la constatazione che la regione, come ha qualche tempo fa messo chiara-mente in luce uno studio della Fondazione Agnelli, è al primo posto in Italia per l'in-tensità delle spese di ricerca delle imprese, sia misurata in rapporto al Prodotto inter-no lordo sia in termini di spesa pro-capite. Nel 1980 infatti quasi il 30% della spesa nazionale di ricerca industriale è stata ef-fettuata dal sistema produttivo piemontese, mentre gli addetti alla ricerca e sviluppo, secondo le stime più recenti (1983), sono almeno 18.000, esclusi quelli inseriti nelle industrie considerate ad alta tecnologia (con questi si sale a 50.000 unità).

Il Piemonte insomma ha le carte in regola (tradizione e ampie potenzialità strutturali) per continuare a proporsi, se saprà e potrà sfruttare completamente tutte le possibili sinergie presenti nel proprio tessuto tecni-co ed umano, tecni-come area trainante di un nuovo sviluppo nazionale basato sull'in-formatica, la meccatronica, la biotecnolo-gia e l'integrazione massima tra le produ-zioni tradizionali e l'elettronica.

Si è detto, cautamente, «potrà», perché è indubbio che nel raccogliere e vincere que-sta sfida tecnologica il mondo delle impre-se della regione riuscirà più facilmente impre-se gli autonomi, ingenti, privati sforzi di ri-strutturazione e rinnovamento saranno so-stenuti, sullo stesso territorio piemontese, da altrettanto adeguati investimenti pub-blici (ovviamente ben finalizzati) nel cam-po della ricerca e dell'innovazione.

Nel documento Cronache Economiche. N.004, Anno 1984 (pagine 47-51)