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La prima e la seconda Repubblica del Kosovo

2.3 Verso l’indipendenza

La guerra creò un caos quasi totale in Kosovo. Non solo il numero di rifugiati, emigrati e vittime era vertiginoso, ma l’amministrazione locale serba collassò quasi del tutto, lasciando qualche avamposto solo nelle zone del nord, vicino al confine con la Serbia. In questo contesto, l’azione della missione UNMIK fu fondamentale, specialmente nel portare a termine uno degli incarichi più delicati, quello cioè di ristabilire le basi per una vita normale, tra la creazione di istituzioni pubbliche, apparato burocratico e forze dell’ordine e l’organizzazione di nuove elezioni democratiche. La fase di transizione sotto la guida dell’UNMIK si concluderà con la dichiarazione d’indipendenza del 17 febbraio 2008, che stavolta otterrà molti più consensi della precedente, anche se, ancora una volta, non quello della Serbia.

2.3.1 La fase del protettorato UNMIK

Non mi dilungherò sul periodo in cui il Kosovo fu posto sotto il controllo della missione ONU, mi limiterò a citare le principali tappe verso la stabilizzazione. Nel gennaio 2000 furono istituiti i primi “proto-ministeri”, cogestiti da un esperto straniero ed uno locale. L’anno seguente si produsse una bozza di costituzione i modo da poter organizzare le elezioni ed ottenere un nuovo governo, parlamento e presidente, a cui vennero ceduti con gradualità i poteri esecutivi e legislativi. Ibrahim Rugova fu rieletto presidente nelle elezioni del 2000 e continuò a sostenere il progetto dell’indipendenza da ottenere tramite mezzi legali e pacifici, nonostante la sua popolarità fosse in calo, come dimostrò un attentato organizzato ai suoi danni nel 2005 ma non riuscito.

Si verificarono scontri e violenze tra albanesi e serbi, e atti di vandalismo ai danni delle chiese serbe della provincia nel marzo 2004, allo scopo di provocare un’ondata migratoria slava verso la Serbia in modo da rendere lo stato

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etnicamente puro38. In una sorta di cruda operazione di riappropriazione della totalità dell’area in vista di una possibile dichiarazione d’indipendenza, si misero in atto politiche volte alla pulizia etnica, stavolta ad opera degli albanesi. Poiché l’obiettivo era rendere il Kosovo uno stato monoetnico, in molte aree anche altre minoranza etniche diventarono i bersagli delle rappresaglie, tanto che Amnesty International produrrà un rapporto sulla situazione in Kosovo nel 2003 con il titolo “Kosovo/Kosova: minoranze prigioniere in casa propria” 39.

La sicurezza era affidata dalle forze di peace-keeping KFOR, e pertanto l’UÇK fu progressivamente disarmato, tuttavia molti combattenti vennero integrati nei cosiddetti Corpi di Protezione del Kosovo, a cui erano assegnati, da statuto, incarichi unicamente difensivi. In realtà la situazione di instabilità, l’alto tasso di disoccupazione e le ferite ancora aperte causate dal recente conflitto avevano creato i presupposti per una guerra civile, e l’amministrazione UNMIK, che si poneva come superpartes, fu più volte accusata di aver scelto la fazione albanese durante la fase di transizione. Altra piaga del Kosovo in questi anni fu l’imponente traffico di droga, prostituzione, benzina e altre merci, che il dispiegamento di forze dell’ordine non riusciva ad impedire e che anzi avveniva spesso con il beneplacito degli ufficiali di controllo. Probabilmente rimase coinvolto in questi traffici anche Hashim Thaçi, uno dei maggiori esponenti dell’UÇK, che rivestirà un ruolo fondamentale nell’amministrazione del Kosovo negli anni a venire40.

Intanto, nel 2002 Milošević era morto in cella, mentre era ancora sotto processo presso il Tribunale penale internazionale per l'ex-Jugoslavia de L’Aja, durante il quale era stato accusato per crimini contro l’umanità commessi in Kosovo ed altri gravi reati legati al conflitto in Croazia e Bosnia. Per il Kosovo in particolare, era

38 Intorno al 2000, la popolazione albanese in Kosovo costituiva circa l’88% della popolazione totale dell’area.

39 A. CATONE, Il Kosovo sotto “protettorato” UNMIK: un Etnocidio Annunciato, in AA. VV. a cura di L. ZANELLA, L’altra Guerra del Kosovo. Il Patrimonio della Cristianità Serbo Ortodossa da Salvare, Padova 2006, pag.153.

40 Ivan Krastev, scienziato sociale bulgaro, sottolinea come “il confine tra criminalità organizzata e stato è il meno protetto nei Balcani”.

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accusato della deportazione di circa 800000 albanesi, e della morte di altri albanesi e non-serbi in Croazia e Bosnia.

2.3.2 Dalle elezioni alla dichiarazione di indipendenza

Le negoziazioni sulla proposta di “indipendenza sotto supervisione” portate avanti dalle Nazioni Unite per mezzo del loro inviato Martti Ahtisaari, raggiunsero l’approvazione nell’estate del 2007 solo dopo numerose obiezioni, specialmente da parte della Russia. Le elezioni tenutesi verso la fine dello stesso anno videro la vittoria di Hashim Thaçi, e un dato interessante fu l’astensione dei membri della comunità serba, in un ribaltamento della situazione degli anni ’90.

L’indipendenza fu ufficialmente dichiarata, unilateralmente, dal Parlamento del Kosovo il 17 febbraio 2008. Da allora circa 11 paesi membri dell’ONU hanno formalmente riconosciuto il Kosovo come stato sovrano41. Tra quelli che non ne hanno ancora accettato la legittimità spiccano cinque paesi membri dell’Unione Europea (Spagna, Slovacchia, Romania, Grecia e Cipro, chiaramente contrari data la presenza di forti movimenti secessionisti al loro interno). Anche la Russia e la Cina non hanno concesso la loro approvazione per lo stesso motivo, considerate le richieste dei ceceni e di taiwanesi e tibetani. Il Sudafrica non ha ancora espresso un parere42, considerata la delicata situazione politica del paese e dei movimenti armati in Sudan, Somalia, Darfur, Mali: una scelta di parte comporterebbe la rottura di rapporti diplomatici tra il paese e numerosi altri stati africani43.

La Serbia, diventata intanto un’entità a sé nel 2006 quando il Montenegro ha approvato in un referendum la secessione dalla Repubblica federale, non solo non ha riconosciuto la neonata formazione sovrana, ma si è appellata

41 Naturalmente l’Albania è stata tra i primi.

42 SA should acknowledge Kosovo’s independence, H. DRAKE (consultato 27 aprile 2016)

Disponibile all’indirizzo: http://thoughtleader.co.za/readerblog/2011/10/21/sa-should-acknowledge-kosovos-independence/

43 Africa: Kosovo Vote Could Impact Continent, L. KOLKENBECK-RUH (consultato 27 aprile 2016) Disponibile all’indirizzo: http://allafrica.com/stories/200803260102.html

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all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per avere un parere sulla legittimità di tale dichiarazione di indipendenza. Con la risoluzione 63/3 dell’8 ottobre 2008 l’Assemblea si è appellate alla Corte di Giustizia Internazionale per avere un parere sulla presunta violazione di norme di diritto internazionale da parte delle istituzioni provvisorie del Kosovo. La Corte si è espressa il 22 luglio 201044, affermando che gli autori della dichiarazione d’indipendenza devono essere considerati come rappresentanti del popolo del Kosovo, pertanto esterni alle strutture dell’amministrazione provvisoria. Come tali, non sono legalmente trattenuti dal produrre una dichiarazione d’indipendenza, che peraltro, stando all’analisi della Corte, non determina in modo definitivo lo status del Kosovo. Il parere della Corte ha ricevuto molte critiche a livello internazionale per la sua scarsa determinatezza. Gli ultimi riconoscimenti all’indipendenza del Kosovo sono arrivati nel 2015.

2.3.3 Sviluppi recenti

La Repubblica del Kosovo presenta ora una percentuale di abitanti albanesi attestata intorno al 92%45. Negli ultimi anni è stato teatro di ulteriori episodi di violenza46, specialmente per quanto riguarda la definizione dei confini, nonostante con alcuni degli stati confinanti abbia raggiunto degli accordi, tra cui il trattato di Ohrid con la Macedonia. Nel 2015 si sono verificate proteste nell’aula parlamentare del Kosovo con lancio di lacrimogeni47 in occasione della votazione sull’approvazione di un nuovo trattato che ridefinirebbe la demarcazione dei confini con il Montenegro. Per quanto riguarda i rapporti con la Serbia,

44 Il testo completo è consultabile sul sito dell’ICJ (consultato 4 maggio 2016)

http://www.icj-cij.org/docket/index.php?p1=3&p2=4&case=141&p3=4 45 Stando al censo del 2008.

46 Armed clashes on Macedonia-Kosovo border: five police killed, The Telegraph (consultato 5 maggio 2016) Disponibile all’indirizzo:

http://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/europe/macedonia/11595272/Armed-clashes-on-Macedonia-Kosovo-border-reports-of-police-deaths.html

47 Kosovo, no agli accordi con Serbia e Montenegro. Ancora lacrimogeni in Parlamento, Euronews (consultato 6 maggio 2016) Disponibile all’indirizzo: http://it.euronews.com/2015/10/24/kosovo-no-agli-accordi-con-serbia-e-montenegro-ancora-lacrimogeni-in-parlamento/

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nonostante le negoziazioni portate avanti con la partecipazione di Catherine Ashton, Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell'Unione Europea, la normalizzazione delle relazioni per ora resta sulla carta. La Serbia ha fatto richiesta per essere inclusa nell’Unione Europea, ed ha status di paese candidato: i suoi contrasti non sanati con il Kosovo sono alcuni dei principali temi dei dibattiti a Bruxelles. Hashim Thaçi è stato rieletto nel febbraio 2016, nonostante le accuse di coinvolgimenti in azioni criminali, tra cui il traffico di organi recuperati da prigionieri serbi48. La tensione nel paese rimane altissima.

48 The bullies who run Kosovo, C. SUDETIC (consultato 8 maggio 2016)

Disponibile all’indirizzo: http://www.politico.eu/article/kosovo-hashim-thaci-un-special-court-tribunal-organ-trafficking-kla-serbia-milosevic-serbia-ramush/

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Capitolo 3