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E XXIII gioni e delle province autonome approva il Protocollo quale sistema nazionale per la certifica-

zione energetico-ambientale degli edifici. Esso è infatti è utilizzato in diverse Regioni e Comuni italiani come riferimento per l’erogazione di incentivi a favore dell’edilizia sostenibile.

L’implementazione del Protocollo avviene su base volontaria, mentre la disciplina sull’accreditamento dei valutatori e dei soggetti deputati ai controlli e al rilascio delle certifica- zioni è regolata dalle singole regioni che procedono all’integrazione delle procedure di valuta- zione della sostenibilità energetico-ambientale all’interno dei propri regolamenti.

Attualmente è disponibile un'unica versione destinata agli edifici residenziali di nuova costruzio- ne o soggetti a ristrutturazioni importanti, nelle fasi di progetto e “as built”, mentre sono in cor- so di sviluppo, da parte di un consorzio costituito da iiSBE Italia e ITC-CNR, le versioni appli- cabili agli edifici per uffici, commerciali, scolastici ed agli edifici alti.

Nel mese di marzo del 2009, in considerazione dell’evoluzione e dell’aggiornamento della piattaforma SBC, è stato predisposto un aggiornamento del Protocollo che prevede una ridu- zione del numero complessivo degli indicatori e una riorganizzazione delle aree di valutazione. La versione attuale, sviluppata dall’Istituto ITACA, in collaborazione con iiSBE Italia ed il sup- porto tecnico dell’Università Politecnica delle Marche, di ITC-CNR ed Environment Park, com- prende 49 criteri raggruppati in 18 categorie a loro volta aggregate in 5 aree di valutazione: qualità del sito, consumo di risorse, carichi ambientali, qualità ambientale indoor.

Al fine di consentire livelli graduali di approfondimento nella valutazione prestazionale degli e- difici è stata predisposta una versione semplificata dello strumento in cui il numero dei requisiti di compatibilità ambientale è ridotto a 1412. La selezione dei criteri è stata guidata dall’intento di includere nella valutazione le principali problematiche ambientali pur rinunciando ai criteri di minor rilievo dal punto di vista tecnico.

I requisiti di sostenibilità esaminati nelle procedura valutativa sono organizzati secondo una struttura gerarchica articolata su tre livelli: aree di valutazione, categorie di requisiti e requisiti. Ciascun requisito, espressione di una specifica esigenza,è valutabile all’interno di una scala di prestazione per mezzo di un indicatore di natura quantitativa o qualitativa. Il sistema di attribu- zione dei punteggi e di pesatura dei criteri consente di graduare l’importanza di ciascun ele- mento oggetto di valutazione rispetto al livello gerarchico superiore. In analogia con il sistema di valutazione SBTool, per ciascun livello di scomposizione della struttura dei requisiti è definito un peso espresso in termini percentuali, di conseguenza a partire dal voto attribuito al singolo requisito è possibile determinare un voto pesato del requisito, della categoria di requisiti e dell’area di valutazione.

Il punto di forza del Protocollo, e della piattaforma SBC su cui si fonda, consiste nell’estrema chiarezza con cui sono definiti gli indicatori e le procedure di valutazione, limitando al minimo l’influenza legata alla soggettività del valutatore. L’applicazione dello strumento prevede infatti un significativo livello di approfondimento nell’analisi di dati e documenti progettuali, il cui re- perimento può essere tuttavia difficile e gravoso per progetti già realizzati.

Le Linee guida, in cui è delineata la struttura della procedura, i sistemi di pesatura e la defini- zione dei livelli di benchmark, sono accompagnate dalle Schede di valutazione che costituisco- no lo strumento operativo del Protocollo.

Ciascuna scheda è organizzata per campi in cui sono contenute le seguenti informazioni:

12 La versione precedente del Protocollo ITACA prevedeva complessivamente 70 criteri per 7 aree di va-

lutazione: qualità ambientale degli spazi esterni; consumo di risorse; carichi ambientali; qualità dell’ambiente interno; qualità della gestione, qualità del servizio, trasporti. Analogamente all’aggiornamento predisposto nel 2009, la precedente prevedeva una versione semplificata ed una sin- tetica, in cui il numero dei criteri era limitato rispettivamente a 28 e 12.

 la definizione del requisito e la specificazione dell’area e della categoria di appartenenza;  le esigenze perseguite attraverso il requisito;

 il peso del criterio all’interno della categoria;  l’ indicatore di prestazione del requisito;

 l’unità di misura (nel caso di indicatore di prestazione di tipo quantitativo);  la scala di prestazione cui è associata la serie di punteggi corrispondenti;  i metodi e gli strumenti di verifica da adottare;

 la documentazione e i dati di input di cui è necessario disporre per il calcolo e la verifica dell’indicatore;

 la metodologia adottata per la definizione dei benchmark o livelli di prestazione di riferi- mento;

 i riferimenti legislativi, normativi e tecnici per la verifica del requisito.

La scala di prestazione utilizzata nel Protocollo ITACA consente l’attribuzione di punteggi il cui valore può variare da -1 a +5, con riferimento a due livelli di benchmark predefiniti, il livello 0 ed uno fra i livelli 3 e 5, da cui sono derivati gli altri per interpolazione lineare. Il livello 0 corri- sponde generalmente al requisito minimo imposto da leggi, norme e regolamenti vigenti o alla pratica costruttiva corrente; in quest’ultimo caso la definizione del livello implica una conoscen- za approfondita dello stato dell’arte, delle pratiche costruttive e delle politiche di settore unita- mente all’elaborazione dei dati statistici disponibili in riferimento alla materia in esame. Il livello 3 corrisponde ad un significativo miglioramento della prestazione rispetto alle leggi, norme e regolamenti vigenti o alla pratica costruttiva corrente. Tale livello può corrispondere all’adeguamento dei valori minimi previsti dai regolamenti per i criteri in esame nel medio pe- riodo o agli obiettivi fissati dalle politiche regionali, nazionali e internazionali; nel caso di as- senza di tali valori è necessario determinare la migliore pratica corrente attraverso un procedi- mento analogo a quello definito nel punto precedente. Il livello 5 corrisponde ad una presta- zione considerevolmente avanzata rispetto alla pratica corrente, di natura sperimentale o con- seguita attraverso un ingente investimento economico iniziale. Tale livello può corrispondere a valori limite particolarmente restrittivi, eventualmente previsti da regolamenti o politiche di set- tore, o conseguire da un’analisi del parco costruito, che tuttavia può risultare poco significativa per il numero limitato di edifici esistenti con prestazioni energetico-ambientali associabili al li- vello 5.

Una scala di prestazione così strutturata, in cui è previsto un unico livello di valutazione negati- vo, limita pertanto l’utilizzo del Protocollo agli edifici esistenti, non essendo definita un’analoga gradazione delle prestazioni in riferimento a valori inferiori ai minimi imposti dai regolamenti o dalla pratica corrente. La sua applicazione agli edifici esistenti determina uno schiacciamento della valutazione su punteggi bassi, limitando pertanto la sua significatività ed efficacia nella classificazione dello scostamento di singoli oggetti del parco costruito in riferimento ai livelli minimi imposti dalla norma o a livelli da conseguire a seguito di interventi di riqualificazione. La metodologia valutativa implementata nel Protocollo ITACA appartiene alla categoria gli strumenti multicriteria del tipo multiattributi, i quali consentono la possibilità di apprezzare all’interno della medesima struttura indicatori di natura quantitativa e qualitativa.

I pesi delle aree di valutazione e delle categorie, espressione del rispettivo grado di rilevanza all’interno della sistema di valutazione, sono assegnati mediante votazione all’interno di un in- tervallo compreso tra 0 e 5.

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