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27 NOVEMBRE – 1 DICEMBRE 2017

YOUTH IN ASIA – CHALLENGES FOR CHURCH MISSION

Offrire uno sguardo complessivo sulla condizione e sulle sfide che affrontano i giovani in diversi paesi asiatici, indagandone bisogni e desideri, difficoltà e aspettative, con particolare attenzione alla situazione dei giovani cattolici, anche in relazione e in prospettiva dello speciale Sinodo sui giovani che si celebrerà nel 2018: questo l’obiettivo del Seminario di studi dal titolo

“Youth in Asia: challenges for Church mission”, organizzato dal CIAM dal 27 novembre al 1 dicembre 2017.

Invitati a tenere un intervento sulle rispettive realtà nazionali, otto tra ricercatori, operatori pastorali e studiosi provenienti da paesi asiatici hanno costituito un fecondo Gruppo di Ricerca, coordinato da Paolo Affatato. I presenti erano p. Santosh Digal, Direttore delle Comunicazioni sociali nella diocesi of Bhubaneswar (Orissa, India); Chiaretto Yan Kin Sheung (Cina), ricercatore al Sophia University Institute a Loppiano (Firenze); Jayeel Serrano Cornelio, Direttore del Dipartimento di Studi Sociali all’Ateneo di Manila University (Filippine); Paul Pati, fondatore e direttore di “PEN@Katolik”, servizio di informazione pastorale ed ecclesiale edito dai Domenicani in Indonesia; Soohyun Park, ricercatrice di Diritto Canonico (Corea del Sud); Acacio Pinto, ricercatore e analista di Scienze economiche e sociali (Timor Est); Dinh Anh Nhue Nguyen (Vietnam), Direttore del Franciscan Institute for Asian Theological Studies e rettore della Pontificia Facoltà Teologica “San Bonaventura” a Roma. A costoro si è aggiunto un contributo inviato da p.

Mario Rodrigues (Pakistan), Direttore della Pastorale giovanile della arcidiocesi di Karachi.

Il Gruppo di Ricerca è partito dal constare che in Asia oggi, secondo dati delle Nazioni Unite, vivono oltre 1,1 miliardi di giovani tra i 10 e i 24 anni, che rappresentano il 26% della popolazione totale del continente. Questa generazione di giovani deve sostenere il peso della grande crescita socioeconomica che l’Asia ha vissuto negli ultimi decenni. Tra le sfide che accomunano molti dei paesi, si è notato che 220 milioni di giovani non sono impegnati nell’istruzione, nella formazione o nel lavoro. Oltre 36 milioni di giovani sono disoccupati, con altri 300 milioni di sottoccupati; e tali dati non tengono conto di quanti vivono in condizioni di lavoro difficili (ad esempio lavori part-time, manodopera nell’economia informale), mentre 180 milioni di giovani vivono in condizioni di estrema povertà (sotto 1,25 dollari giorno).

Di fronte a tale scenario, si sono individuate tre piste di riflessione trasversale: istruzione, occupazione e impegno di vita, nella famiglia come nella società. Un focus speciale è sempre stato dedicato dal Gruppo di Ricerca alla realtà dei giovani cattolici nei diversi contesti e paesi asiatici, constatando che i millennials cattolici vedono spesso la Chiesa come “una struttura” piuttosto che

177 come “una comunità di credenti” e questo crea a volte una frattura tra la fede professata e le opinioni espresse su questioni come aborto, divorzio, “salute riproduttiva”, pena di morte e altre questioni di carattere etico-sociale.

Nella prima giornata di studio, il prof. Jayeel Serrano Cornelio si è soffermato sulle sfide che riguardano i giovani delle Filippine, soprattutto per quanto concerne l’educazione religiosa nelle scuole cattoliche. Analizzando innanzitutto il contesto stesso dei giovani, si è rilevato che nelle Filippine solo una piccola minoranza degli studenti ha accesso alle scuole cattoliche, mentre la maggioranza frequenta scuole pubbliche. Il nodo dell’educazione religiosa risulta determinante per comprendere come i millennials si rapportano alle questioni che toccano fede e vita e si incrocia con le nuove domande sui mutamenti culturali e della morale. Cornelio ha coniato l’espressione

“creative Catholics” per indicare quei giovani che sviluppano un carattere e una risposta piuttosto personale alle questioni che l’adesione alla fede cattolica pone dinanzi a loro.

Acacio Pinto ha notato che a Timor Est, paese dove oltre la metà della popolazione ha meno di 25 anni, la Chiesa cattolica ha svolto un ruolo molto importante nella lotta per l’autodeterminazione, contribuendo a determinare l’identità nazionale. Tuttavia, ci sono ancora molte lacune per quanto riguarda la cura pastorale per i giovani fedeli che sono nati per lo più prima dell’indipendenza nel 2002. Illustrando il quadro statistico e situazionale dei giovani a Timor Est, Pinto rileva un grande cambiamento nell’idealismo cristiano della gioventù come risultato del passaggio da un tempo di guerra al tempo presente, di pace e riabilitazione. Sebbene al momento un alto numero di giovani partecipi alle attività pastorali della Chiesa, si osserva che molto della loro fede resta un atteggiamento piuttosto superficiale o solo “nominale”. Nasce dunque l’urgenza di individuare forme di supporto pratico che possano rappresentare un fattore motivante per approfondire o ritrovare una autentica fede.

Nella seconda aggiornata del Seminario, il Gruppo di Ricerca ha spostato l'attenzione sull’Asia del Nord, toccando Cina e Corea del Sud. Chiaretto Yan ha notato che in Cina esistono sfide per i cattolici che vivono in un ambiente non cristiano, tuttavia, vi sono anche grandi opportunità e prospettive promettenti, perché molti giovani sono interessati alle religioni in generale e al cristianesimo in particolare. Data la “sete” di valori, la Chiesa cattolica in Cina può offrire alla società orientamenti morali e spirituali, aiutando i giovani a impostare i loro obiettivi nella vita. Il prof. Yan ha rimarcato che ogni anno ci sono molti battesimi di giovani nella Chiesa cattolica, ma accade che dopo solo uno o due anni essi si allontanino dalla Chiesa: una strada necessaria è quella di accompagnarli con testimonianze di autentica vita cristiana. Il paese è molto preoccupato per l’educazione dei giovani e il governo cinese, per la prima volta, ha inserito il programma di sviluppo della gioventù come obiettivo nazionale. In tale quadro anche la Chiesa cattolica potrebbe

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dare un contributo per lo sviluppo e la formazione della realtà giovanile in Cina.

Rosaria Soohyun Park, parlando dei giovani in Sud Corea, ha preso in considerazione tre punti: i problemi principali riguardanti i giovani; le sfide dell’intera società coreana (disoccupazione, basso tasso di matrimoni, basso tasso di natalità); il rapporto tra cultura coreana e fede cattolica. La sua relazione ha analizzato l’attività e le aspettative dei giovani cattolici di oggi, illustrando le iniziative promosse dalle parrocchie e le opinioni degli animatori della Pastorale giovanile. Dal quadro emerge che in Corea i giovani cattolici manifestano un certo desiderio per l’istruzione cattolica, per la condivisione della Bibbia e dell’esperienza cristiana. Si auspica soprattutto che la Chiesa si faccia “più vicina”, più prossima ai giovani: urge cioè colmare il distacco che esiste spesso tra clero, da un lato (i preti vengono considerati come “guru” in una cultura permeata dal confucianesimo, cioè soggetti di “classe superiore”), e i giovani, dall’altro, parte della “gente comune”.

Nella terza giornata il Gruppo di Ricerca si è soffermato sull’India, che da oltre trent’anni vede l’ascesa della classe media urbana e un’economia in rapida crescita. In un contesto segnato ancora da corruzione e disuguaglianze sociali, p. Santosh Digal ha rilevato che l’India ha una popolazione giovanile senza eguali: il 65% della sua popolazione è sotto i 35 anni. La migrazione dei giovani dalle zone rurali a quelle urbane connota una realtà giovanile desiderosa di cambiamento, modernizzazione e nuove opzioni tecnologiche ed economiche. Le questioni più urgenti che riguardano i giovani indiani ruotano attorno a migliori opportunità di lavoro e di istruzione. Essi diventano sempre più disillusi, mentre i loro sogni vengono spesso distrutti.

Pertanto hanno bisogno di modelli credibili, di un accompagnamento spirituale e formativo, di una vera promozione umana, sociale e culturale, ha rimarcato Digal, che spesso trovano nella Chiesa cattolica e nelle sue strutture e istituti. L’insegnamento cristiano fondamentale sulla dignità personale dell’esistenza umana e sulla titolarità di diritti inalienabili trova terreno fecondo in una realtà sociale tuttora segnata dalla discriminazione di natura castale e religiosa.

Nella giornata conclusiva del Seminario, fra Dinh Anh Nhue Nguyen ha presentato una dettagliata panoramica sulla situazione dei giovani vietnamiti, dentro e fuori dal paese. Presentando dati statistici sullo stile di vita, su abitudini e tendenze dei giovani nella moderna società vietnamita, l’indagine ha preso in considerazione, in particolare, la situazione dei giovani cattolici in due importanti metropoli, nonché arcidiocesi del Vietnam: Ho Chi Minh City (Saigon) e Hanoi. Si è riflettuto sui bisogni e le aspirazioni spirituali dei giovani, nelle circostanze concrete del Vietnam, dove un governo di matrice comunista pone ancora limitazioni alla Chiesa nel campo dell’educazione. Raccogliendo anche voci di giovani della diaspora vietnamita, in particolare in Giappone, la presentazione ha formulato alcune proposte per la Pastorale giovanile della Chiesa in

179 Vietnam oggi.

L’ultimo intervento ha descritto la condizione dei giovani in Indonesia che, come ha detto Paul Pati, desiderano essere “al 100% cattolici e al 100% indonesiani”, sottolineando una questione cruciale di identità per i giovani cattolici, in un paese a larga maggioranza musulmana. Nel contesto dell’arcipelago indonesiano la Pastorale giovanile della Chiesa cattolica è ben sviluppata a livello locale, diocesano e nazionale, grazie a incontri comunitari che finiscono sempre con una risoluzione o un impegno verso la loro Chiesa e insieme verso il loro paese. La Chiesa indonesiana si sforza di dare ai suoi giovani opportunità e prospettive sempre nuove, rafforzando la solidarietà, il lavoro “in rete”, accompagnandone, in modo particolare, il cammino del fidanzamento o verso il matrimonio.

Stile precipuo del seminario di studio è stato l’ascolto e la reciproca condivisione: i lavori sono andati avanti grazie a un fruttuoso confronto e aperto dibattito, sviluppatosi nelle giornate di ricerca. Questo ha permesso uno scambio culturale e generato un arricchimento che si è tradotto nell’accogliere le osservazioni formulate dai vari membri del Gruppo, al fine di modificare e integrare il proprio intervento. Il Gruppo di Ricerca valuta anche la possibilità di editare una pubblicazione, che raccolga le relazioni presentate durante il Seminario di studi.

Roma, 7 dicembre, 2017

Paolo Affatato Coordinatore

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13 NOVEMBRE – 9 DICEMBRE 2017 PUM