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Analisi di bilancio in un'ottica strategica. Il caso Softec S.p.A..

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Academic year: 2021

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(1)UNIVERSITA’ DI PISA FACOLTA’ DI ECONOMIA. Corso di Laurea Specialistica in MANAGEMENT & CONTROLLO. TESI DI LAUREA. Analisi di bilancio in un’ottica strategica. Il caso Softec S.p.A.. Relatore: Dott. Andrea GUERRINI. Candidato: Claudia GARRUTO. Anno Accademico 2006-2007.

(2) 2.

(3) Alla mia famiglia.. 3.

(4) 4.

(5) Indice INTRODUZIONE......................................................................................................... 7. Capitolo Primo L’ANALISI DI BILANCIO E LA STRATEGIA D’IMPRESA 1.1 Il bilancio d’esercizio come strumento di comunicazione ..................................... 13 1.2 Dal bilancio civilistico al bilancio gestionale come migliore strumento di comunicazione .............................................................................................................. 16 1.3 Le logiche di riclassificazione ................................................................................ 20 1.3.1 Lo stato patrimoniale...................................................................................... 20 1.3.2 Il conto economico ......................................................................................... 29 1.3.3 Il rendiconto finanziario ................................................................................. 34 1.4 Gli indicatori di performance economico-finanziari .............................................. 41 1.4.1 L’analisi della redditività ............................................................................... 43 1.4.2 L’analisi delle incidenze percentuali, dei trend dei valori economicofinanziari e dell’efficienza ............................................................................................ 45 1.4.3 L’analisi della gestione finanziaria ................................................................ 48 1.5 Analisi di bilancio e strategia d’impresa................................................................. 51 1.5.1 Un modello di rappresentazione della strategia ............................................. 54 1.5.2 Gli indicatori economici come mezzo per esprimere un giudizio sulla strategia aziendale ......................................................................................................... 57. Capitolo Secondo ANALISI DI BILANCIO DI SOFTEC S.P.A. 2.1 La storia e il profilo d’azienda ................................................................................ 63 2.2 La struttura organizzativa ....................................................................................... 64 2.3 Gli schemi di bilancio riclassificati ........................................................................ 65 2.4 Il quadro degli indicatori di performance ............................................................... 76 2.4.1 L’analisi della redditività ............................................................................... 76 2.4.2 L’analisi delle incidenze percentuali, dei trend dei valori economicofinanziari e dell’efficienza ............................................................................................ 78 2.4.3 L’analisi della gestione finanziaria ................................................................ 81 2.5 L’interpretazione dei risultati in un’ottica strategica.............................................. 83 2.5.1 Il cambiamento del modello di business alla luce dell’analisi di bilancio..... 86. 5.

(6) Capitolo Terzo IL GRUPPO DATEL: ANALISI DI BILANCIO DI UN’AZIENDA CONCORRENTE 3.1 Il profilo dell’azienda.............................................................................................. 91 3.2 La struttura organizzativa ....................................................................................... 92 3.3 L’analisi di bilancio ................................................................................................ 93 3.3.1 Gli schemi di bilancio riclassificati ................................................................ 94 3.3.2 Il quadro degli indicatori di performance....................................................... 98. Capitolo Quarto L’INTERPRETAZIONE DEI RISULTATI: LA COMPARABILITA’ INTERAZIENDALE 4.1 I rischi tipici della comparabilità interaziendale................................................... 105 4.2 I principali elementi distintivi dell’analisi comparativa ....................................... 107 4.3 L’applicazione del “common size method” tra Softec S.p.A. ed il Gruppo Datel...................................................................................................... 110 4.4 Il confronto tra i principali indicatori di performance economico-finanziaria ..... 115. CONCLUSIONI E SVILUPPI FUTURI ................................................................ 123 BIBLIOGRAFIA....................................................................................................... 127 RINGRAZIAMENTI................................................................................................ 129. 6.

(7) INTRODUZIONE L’insieme dei documenti che formano il sistema di bilancio d’esercizio si propone come una sintesi delle operazioni di gestione economica e finanziaria che hanno caratterizzato la vita dell’azienda nel corso dell’esercizio. Il bilancio risulta essere uno strumento molto prezioso, sia per i portatori d’interesse interni all’azienda, sia per gli utenti esterni, per conoscere gli andamenti gestionali passati e le relative prospettive future. In questo modo il bilancio diviene un documento di sintesi fondamentale per comprendere le cause che hanno determinato, durante la gestione, specifiche dinamiche patrimoniali e reddituali nonché le modificazioni della struttura d’azienda. E’ per tali motivi che occorre rivedere la forma e la struttura del bilancio civilistico, che non risultano ottimali per il raggiungimento degli obiettivi sopra citati. Questo problema può essere facilmente ovviato tramite l’applicazione di una serie di tecniche di “analisi di bilancio”, attraverso cui è possibile rivedere gli schemi contabili che compongono il bilancio d’esercizio (Conto Economico, Stato Patrimoniale e Rendiconto Finanziario). Con questo procedimento le voci contabili verranno riclassificate al fine di evidenziare alcuni aggregati ritenuti maggiormente significativi e che, seguendo i riferimenti imposti dai principi contabili (nazionali ed internazionali), non sono visibili nel bilancio pubblicato. In questo senso l’analisi di bilancio permette di considerare e valutare attentamente gli andamenti della gestione passata e di quella in essere, per poi proiettarli nel futuro dell’azienda. Tutto questo però non basta. E’ indiscutibile infatti che compiere le proprie valutazioni sugli andamenti futuri della gestione aziendale basandosi esclusivamente sulle determinazioni quantitative risulta alquanto limitato: è necessario infatti considerare anche quegli aspetti della gestione aziendale di natura qualitativa, in modo tale da ottenere tutte le informazioni necessarie per effettuare le opportune valutazioni sull’effettiva capacità di crescita e di sviluppo dell’azienda. Si parla, in tal senso, delle tematiche strategiche e direzionali in genere. Ed è proprio da queste considerazioni che si comprende l’importanza dell’integrazione dei temi di strategia con quelli di bilancio.. 7.

(8) L’idea di questa ricerca è nata durante lo svolgimento di uno stage presso un’azienda di Firenze che opera nel settore dell’Information & Comunication Technology, Softec S.p.A., che era dedicato principalmente all’analisi delle performance economicofinanziarie aziendali attraverso lo studio dei bilanci d’esercizio. Nella prima parte di questo stage ho avuto la possibilità di raccogliere dati ed informazioni, utili alla stesura della tesi, grazie alla collaborazione del responsabile amministrativo Dott. Luca De Lillo. Durante la prima fase di questa esperienza, la mia attenzione si è completamente focalizzata sugli andamenti e sui risultati aziendali di natura quantitativa. Con il passare dei mesi, una volta considerati sotto ogni punto di vista gli aspetti economicopatrimoniali, l’interesse si è esteso a tematiche più qualitative, attinenti nello specifico l’impostazione strategica aziendale, e allo studio dell’integrazione che si genera tra i risultati economici e quelli strategici. Grazie all’aiuto del presidente Dott. Maurizio Bottaini ed alla sua disponibilità, come si vedrà in seguito durante questa ricerca, è stato possibile riscontrare un forte legame tra le dinamiche reddituali e patrimoniali e la struttura strategica aziendale. Per concludere è stato interessante osservare la situazione economico-patrimoniale di Softec S.p.A. svolgendo anche un’analisi del settore competitivo, in particolare applicando la tecnica della “comparazione interaziendale” tra Softec ed una sua diretta concorrente, il Gruppo Datel, per rendere il meno possibile limitati i risultati raggiungibili da questo minimo ma intenso studio. Il lavoro si sviluppa in quattro parti. Nella prima si offre una panoramica generale delle tecniche d’analisi di bilancio a disposizione. Dopo aver esposto sinteticamente le diverse alternative di scelta, l’attenzione si è maggiormente rivolta a quelle specifiche tecniche che sono state scelte ed applicate durante questa ricerca. La seconda parte è dedicata totalmente a Softec S.p.A.; dopo una breve presentazione circa la sua storia, la sua struttura organizzativa ed il suo profilo, si passa all’applicazione vera e propria degli strumenti d’analisi, sia di tipo tecnicoquantitativo, sia di tipo strategico-qualitativo. Al termine di questa parte vengono esposte alcune considerazioni che vertono sul singolare rapporto, evidenziato nella realtà di Softec, tra elementi quantitativi e qualitativi.. 8.

(9) La terza parte si occupa invece del Gruppo Datel che viene analizzato e studiato in primo luogo con riferimento alle sue dinamiche economiche e patrimoniali, attraverso l’applicazione delle medesime tecniche precedentemente utilizzate per Softec, in modo tale da garantire massimi livelli di omogeneità tra i due diversi studi. In seguito, grazie alla collaborazione del Dott. Alessandro Cicchi, l’attenzione si è concentrata sulle dinamiche strategiche d’impresa. L’ultima parte è dedicata all’analisi del settore competitivo, in particolare modo si è proceduto con l’applicazione del common size method alle due realtà aziendali considerate in questa ricerca, mettendo così a confronto i risultati quantitativi raggiunti dalle due dirette concorrenti. Colgo l’occasione per ringraziare il Dott. Luca De Lillo ed il Dott. Maurizio Bottaini per la loro continua disponibilità, sia per la raccolta del materiale, sia per le preziose spiegazioni che hanno saputo darmi per ogni mio dubbio. Allo stesso modo ringrazio vivamente il Dott. Alessandro Cicchi, che con poco preavviso si è reso completamente disponibile ad aiutarmi ed a colmare alcune mie lacune.. 9.

(10) 10.

(11) Capitolo Primo. L’ANALISI DI BILANCIO E LA STRATEGIA D’IMPRESA. 11.

(12) 12.

(13) Capitolo Primo L’ANALISI DI BILANCIO E LA STRATEGIA D’IMPRESA. 1.1 Il bilancio d’esercizio come strumento di comunicazione. Il bilancio d’esercizio rappresenta, sin dagli albori dell’economia moderna, il principale strumento di informazione esterna d’impresa1. Questo documento ha acquistato un’importanza sempre più crescente, sia per la funzione che è chiamata ad assolvere, sia per la rete degli interessi di persone, enti ed istituzioni che su di esso confluiscono2. In altre parole il bilancio mira a soddisfare le esigenze informative dei portatori di interessi interni ed esterni. Appartengono al primo gruppo i seguenti soggetti:. 1. Il proprietario o i soci; 2. gli amministratori; 3. i componenti l’organo sindacale di controllo; 4. i dirigenti aziendali; 5. le forze personali.. Dall’altro lato, tra i soggetti che si occupano e che si interessano al bilancio dall’esterno si ricordano i seguenti:. 1. Gli istituti di credito; 2. i fornitori;. 1. C. Caramello, F. Di Lazzaro, G. Fiori, Indici di bilancio – Strumenti per l’analisi della gestione aziendale, Dott. A. Giuffrè Editore, Milano, 2003, pag. 3 2 G. Paolone, Il bilancio d’esercizio delle imprese in funzionamento e dei gruppi societari, G. Giappichelli Editore, Torino, 1998, pag. 63. 13.

(14) 3. i clienti; 4. le società controllanti, collegate e controllate; 5. l’amministrazione finanziaria3.. L’insieme dei documenti che compongono il bilancio si propone come una sintesi delle operazioni di gestione economica e finanziaria che hanno caratterizzato lo svolgimento ordinario e straordinario della vita dell’azienda durante tutto l’esercizio amministrativo. In altre parole il bilancio è il documento che rappresenta, in una visione d’insieme, la situazione economica, finanziaria e patrimoniale dell'impresa nel corso dell'esercizio preso in esame. Il Codice Civile regolamenta la redazione del bilancio d'esercizio nelle società di capitali stabilendo in modo rigoroso i prospetti che lo compongono e lo accompagnano, il contenuto e i criteri di valutazione. In particolare in queste società il bilancio d'esercizio si compone di tre parti strettamente connesse e costituenti un tutto inscindibile. Ognuna di queste si contraddistingue per specifici contenuti: • Conto Economico: costituito dall’insieme dei valori che riflettono le operazioni effettuate durante il periodo di riferimento e che determinano la composizione e l’entità del reddito aziendale. Fornisce così un rendiconto annuale dei ricavi e dei costi sostenuti dall’azienda e viene redatto in forma scalare in base ad uno schema a struttura obbligatoria; • Stato Patrimoniale: dettaglia l’entità e la provenienza delle fonti di finanziamento e le modalità di investimento al momento della chiusura del bilancio. E’ composto dall’insieme dei valori degli impieghi (investimenti) e delle fonti di risorse finanziarie che determinano il capitale disponibile nell’azienda alla data di fine esercizio. Viene redatto a sezioni divise in base ad uno schema a struttura obbligatoria;. 3. Classificazione ripresa da: G. Paolone, Il bilancio d’esercizio delle imprese in funzionamento e dei gruppi societari, op. cit., pag. 68 e seg.. 14.

(15) • Nota Integrativa: parte integrante del bilancio, il cui contenuto informativo minimo è prescritto dal Codice Civile, che ha lo scopo di completare i dati dei prospetti contabili sopra citati fornendo ulteriori informazioni quantitative e descrittive e di motivare determinati comportamenti aziendali soprattutto in merito alle valutazioni poste in essere ed alle deroghe a certe disposizioni di legge.. La normativa italiana, che nel 1993 ha recepito le norme europee previste dalla IV Direttiva, prevede precisi schemi sia per lo Stato Patrimoniale che per il Conto Economico. In seguito si è assistito ad un processo di applicazione a livello internazionale di una serie di principi contabili per la redazione dei bilanci. In particolare, con il regolamento comunitario 1606/2002 i bilanci consolidati delle società quotate nei mercati regolamentati europei dovranno essere redatti secondo i nuovi principi contabili internazionali dal 1° gennaio 2005. Così come definiti dal regolamento4, i principi contabili internazionali sono gli International Accounting Standards (IAS), gli International Financial Reporting Standards (IFRS), e le relative interpretazioni (Interpretazioni SIC/IFRIC). Ai fini del presente paragrafo tra i principi contabili internazionali meritano una maggior attenzione lo IAS 1 e lo IAS 7. Per ciò che riguarda lo IAS 1, la sua finalità è quella di definire i criteri per la presentazione del bilancio al fine di assicurarne la comparabilità sia con riferimento ai bilanci della stessa impresa di esercizi precedenti, sia con i bilanci di altre imprese. A tale scopo il principio espone considerazioni generali e linee guida sulla struttura e sui requisiti minimi del contenuto del bilancio. L’insieme completo dei prospetti che compongono il bilancio, così come esplicitato dallo IAS 1, comprende i seguenti documenti:. a. stato patrimoniale; b. conto economico; c. un prospetto che riassume le variazioni delle poste del Patrimonio Netto; d. rendiconto finanziario; 4. Regolamento Comunitario 1606/2002, Articolo 2, Definizioni. 15.

(16) e. principi contabili e note esplicative.. Il principio contabile internazionale n°7 ha come oggetto il Rendiconto Finanziario con l’obiettivo di predisporre un prospetto che classifichi i flussi finanziari derivanti dall’attività operativa, d’investimento e finanziaria durante l’esercizio. Questo in considerazione del fatto che lo stesso IAS 7 ribadisce l’importanza e l’utilità, per gli utilizzatori del bilancio, dell’informazione sulla capacità di un’impresa di produrre disponibilità liquide e mezzi equivalenti. La particolarità di questo principio sta proprio nel rendere il Rendiconto Finanziario parte integrante del bilancio d’esercizio.. 1.2 Dal bilancio civilistico al bilancio gestionale come migliore strumento di comunicazione. Il bilancio risulta essere un documento molto prezioso da utilizzare come strumento per conoscere gli andamenti gestionali passati, per evidenziare le cause che hanno determinato modificazioni alla struttura reddituale e patrimoniale, ma anche per individuare le prospettive economico-finanziarie future di un’impresa. In realtà, sebbene un’azienda attraverso il bilancio civilistico riesca a soddisfare le svariate richieste informative che giungono dalle diverse categorie di stakeholder con cui si relaziona costantemente, vi sono alcuni portatori di interesse intenzionati a conoscere in maniera più approfondita gli andamenti della gestione trascorsa al fine di sviluppare anche delle ipotesi sugli andamenti futuri. In particolare ci si riferisce agli azionisti ed agli amministratori per quanto concerne gli stakeholder interni e ai finanziatori come stakeholder esterni. Più nel dettaglio: i primi vorranno analizzare i risultati che le politiche aziendali intraprese in passato hanno generato; i secondi invece vorranno studiare le performance passate aziendali al fine di valutare l’opportunità e la convenienza economica di un investimento in azienda. Per soddisfare completamente tali fabbisogni informativi non basta più il bilancio civilistico ma occorre costruirne uno nuovo, con logiche di classificazione differenti. In sostanza bisogna procedere ad una riclassificazione del bilancio d’esercizio.. 16.

(17) Riclassificare significa disporre le voci che compongono i prospetti contabili di bilancio (Stato Patrimoniale e Conto Economico) in maniera differente da quella prevista dal Codice Civile al fine di evidenziare nuovi aggregati, ovvero misure utili alla comprensione delle dinamiche economiche e patrimoniali. In altre parole l’attività di riclassificazione si traduce in una riorganizzazione dei dati contabili. Tale riorganizzazione è finalizzata a quantificare la consistenza di certe grandezze ritenute di significativa importanza ai fini della comprensione delle condizioni economiche e finanziarie della gestione5. Solitamente, di fianco alla colonna dei dati di bilancio assoluti e riclassificati viene inserita una seconda colonna degli stessi dati espressi in termini relativi: in altre parole si calcolano i. valori. percentualizzati rispetto a certe voci ritenute fondamentali (es. “ricavi di vendita” o “valore della produzione” per il Conto Economico, “capitale investito netto operativo” o “totale attivo” per lo Stato Patrimoniale)6. Un’ efficace ed approfondita riclassificazione permette agli stakeholder aziendali di: • Analizzare la gestione operativa sotto il profilo economico e finanziario; • analizzare la creazione della struttura patrimoniale; • risalire alle determinanti della redditività aziendale; • formulare valide previsioni e simulazioni; • evidenziare le relazioni tra grandezze economiche e patrimoniali. In un’ottica più ampia va specificato che il processo di riclassificazione non coincide con quello che comunemente prende il nome di “analisi di bilancio”. In realtà l’analisi di bilancio consiste “in un complesso ragionamento volto all’interpretazione dei valori che compongono il bilancio stesso”7 ed ha come finalità principale quella di diagnosticare, in tempi brevi, lo stato di salute di un’impresa. In altre parole l’esame. 5. F. Giunta, M. Bonacchi, Redditività e fabbisogni finanziari per aree di gestione, in Amministrazione e finanza, n. 24/1998, pag. 38 6 Tale aspetto verrà meglio analizzato e chiarito in seguito. 7 G. Ferrero, F. Dezzani, Manuale delle analisi di bilancio, Giuffrè Editore, Milano, 1979. 17.

(18) dei valori di bilancio si realizza usufruendo di apposite tecniche quantitative (tra le quali si trova la riclassificazione)8:. a. La tecnica di riclassificazione; b. la tecnica degli indicatori di performance; c. la tecnica dei flussi finanziari; d. i raffronti temporali e spaziali.. a. Nella letteratura è disponibile una pluralità di schemi di riclassificazione dei prospetti costituenti il bilancio. Infatti, secondo le esigenze ed il fabbisogno informativo, si rendono necessarie diverse aggregazioni dei valori contabili: in questo senso non esiste un unico criterio di riclassificazione universalmente accettato. Al contrario ne esistono molti, ognuno strutturato al fine di evidenziare specifici aspetti della gestione piuttosto che altri. Il ricorso ai modelli di riclassificazione costituisce il punto di partenza indispensabile per svolgere un’idonea analisi di bilancio. b. La tecnica degli indicatori di performance economico-finanziari rappresenta lo strumento più diffuso per l’interpretazione dei bilanci. Tale metodologia si caratterizza per il calcolo e la successiva valutazione di una serie di quozienti aritmetici tra valori di bilancio o tra loro aggregati. Anche per questa tecnica si può far riferimento ad un vasto numero di indici proposti dalla letteratura, classificati secondo diversi criteri, ognuno dotato di un differente valore segnaletico. Per meglio evidenziare il profilo economico-finanziario di un’impresa, la dottrina economico-aziendale suggerisce di inserire i diversi indicatori in sotto-sistemi che permettano un’analisi maggiormente concentrata su certi canoni interpretativi9. Oltre a ciò, bisogna ricordare come un quoziente di bilancio, se considerato singolarmente, perde totalmente il suo valore segnaletico e può persino portare a conclusioni distorte ed errate sulla situazione aziendale. In altre parole, il non considerare congiuntamente il complesso sistema di indicatori di performance, senza evidenziare le relazioni tra loro esistenti, favorisce sia 8. G. Invernizzi, M. Molteni, Analisi di bilancio e diagnosi strategica – strumenti per valutare posizione competitiva, vulnerabilità, patrimonio intangibile, Etaslibri, Milano, 2000, pag. 55 e seg. 9 Ai fini di questo studio si svolgerà un’analisi di bilancio prendendo come riferimento il quadro di indicatori di performance economico-finanziaria proposto da L. Marchi, A. Paolini, A. Quagli, Strumenti di analisi gestionale. Il profilo strategico, G. Giappichelli Editore, Torino, 2003. 18.

(19) la possibilità di trascurare certi aspetti aziendali di estrema rilevanza sia un’analisi frammentata e riduttiva della gestione. c. La tecnica dei flussi finanziari rimanda in realtà al terzo prospetto contabile che compone il bilancio d’esercizio: il Rendiconto Finanziario. L’applicazione delle tecniche finora descritte consente di analizzare il bilancio sia da un punto di vista contabile (con le riclassificazioni) che di redditività (attraverso i quozienti); in realtà, con riferimento all’analisi della situazione finanziaria d’impresa, la tecnica degli indicatori presenta delle carenze informative: infatti attraverso questa metodologia non è possibile ottenere informazioni aggiuntive a quelle che si acquisiscono attraverso le riclassificazioni a valori percentuali. Ciò è dovuto dal fatto che le risorse finanziarie di un’impresa sono individuate dal bilancio d’esercizio in termini di “quantità-livello”10; in altre parole esse rappresentano il risultato finale di una serie di variazioni (incrementative e decrementative) subite a seguito del normale svolgimento delle operazioni di gestione. Nulla si dice sulla dinamica finanziaria, diversamente da quanto accade per la dinamica reddituale11. Per queste ragioni occorre l’utilizzo di un ulteriore prospetto di bilancio, il Rendiconto Finanziario appunto, che permetta di estendere l’analisi dalla situazione patrimoniale finale a quella iniziale e che consideri le diverse relazioni tra i dati reddituali e patrimoniali con l’obiettivo ultimo di cogliere la complessa dinamica finanziaria d’impresa12. d. Per concludere con la presentazione delle tecniche di analisi di bilancio, si ricorda il valido strumento delle comparazioni di bilancio sia spaziali che temporali13. Tali raffronti possono essere effettuati sia tra i prospetti riclassificati che tra gli indicatori di performance. Alcune delle metodologie più diffuse sono: • L’elaborazione di serie storiche dei valori percentualizzati dei prospetti di bilancio;. 10. F. Giunta, Il rendiconto finanziario: la costruzione Nel Conto Economico si evidenziano più risultati economici intermedi che mostrano la capacità dell’azienda di creare nuova ricchezza nel tempo. 12 Delle peculiarità e dell’importanza del Rendiconto Finanziario ai fini dell’analisi di bilancio si dirà più avanti. 13 Si parla di comparazioni di bilancio spaziali se ci si riferisce all’attività di mettere a confronto i dati di bilancio e/o gli indicatori di performance dell’azienda oggetto di analisi con gli stessi valori di un’azienda diretta concorrente, dell’azienda leader del settore di riferimento o della media del settore. Se invece le voci di bilancio e/o i quozienti di un’azienda si confrontano con gli stessi valori della medesima azienda ma riferiti a periodi precedenti, si parla di comparazioni temporali. 11. 19.

(20) • l’elaborazione di serie storiche di alcuni valori dei prospetti riclassificati indicizzati a partire da un anno base che rappresenta un punto di svolta della strategia aziendale; • il confronto temporale di un cruscotto di indicatori di performance.. 1.3 Le logiche di riclassificazione. Come accennato nel paragrafo precedente, non esiste un modello d’analisi di bilancio universalmente riconosciuto ed applicato (soprattutto in relazione alle tecniche di riclassificazione). Ciò che conta è sapere dove si vuole arrivare: più precisamente, a seconda di quelli che sono gli obiettivi e le finalità informative dello studio del bilancio, si prediligerà, tra i tanti disponibili, un determinato schema di analisi che permetta di focalizzare l’attenzione su quelle voci che meglio di altre garantiscono la completa soddisfazione delle proprie esigenze informative. Per meglio precisare quanto sopra detto, nei prossimi paragrafi viene presentata, in estrema sintesi, una rassegna dei possibili criteri di riclassificazione dei prospetti contabili di bilancio tra cui scegliere in relazione ai diversi scopi conoscitivi. In un secondo momento, per ciascuna delle tre tavole costituenti il bilancio, si proseguirà con un’analisi più dettagliata del preciso modello di riclassificazione scelto ai fini di questo lavoro spiegando anche le motivazioni che hanno spinto a certe scelte.. 1.3.1 Lo Stato Patrimoniale. La rielaborazione dello Stato Patrimoniale viene operata impiegando determinati modelli, ossia particolari chiavi di lettura dei valori patrimoniali dell’impresa14. I criteri di riclassificazione dello Stato Patrimoniale sono due:. 14. F. Giunta, Interpretare la gestione con lo stato patrimoniale finanziario, in Amministrazione e finanza, n. 1/1997, pag. 23. 20.

(21) -. il modello finanziario (o della liquidità crescente/decrescente);. -. il modello di pertinenza gestionale.. Proseguiamo con un approfondimento sulle caratteristiche principali di questi due modelli.. Il modello finanziario.. Il criterio finanziario (o della liquidità crescente/decrescente) permette di classificare le voci secondo la loro natura. In particolare, per ciò che riguarda le fonti di finanziamento, queste sono suddivisibili secondo la loro provenienza e la loro scadenza; mentre gli impieghi di capitale sono osservati considerando i loro tempi di ritorno in forma liquida. In altri termini con questo schema sia gli investimenti che i finanziamenti verranno classificati rispetto alla facilità con cui torneranno in forma liquida: nello specifico, per gli impieghi si considereranno i loro diversi livelli di liquidità (o realizzabilità) mentre per le fonti di finanziamento si terranno presenti i loro livelli di scadenza (o tempi di rimborso) evidenziando così i tempi in cui si dovrà procedere ad una loro estinzione15. Inoltre si opterà per questo criterio se l’intento conoscitivo è quello di evidenziare la composizione degli investimenti e dei finanziamenti aziendali distinguendo i valori di lungo periodo (con scadenza maggiore di dodici mesi) da quelli di breve periodo (con scadenza inferiore a dodici mesi). Attraverso questa tecnica è possibile ottenere alcuni aggregati significativi per acquisire ulteriori informazioni sull’adeguatezza della struttura delle fonti di finanziamento e sulle condizioni di equilibrio finanziario16: • L’attivo corrente, dato dalla somma degli impieghi a breve termine;. 15. U. Sòstero, P. Ferrarese, Analisi di bilancio – strutture formali, indicatori e rendiconto finanziario, Giuffrè Editore, Milano, 2000, pag. 17 16 U. Sòstero, P. Ferrarese, Analisi di bilancio – strutture formali, indicatori e rendiconto finanziario, op. cit., pag. 18 e seg.. 21.

(22) • il passivo corrente, formato dalle fonti di finanziamento con scadenza nel breve termine; • l’attivo immobilizzato, che comprende gli impieghi di durata pluriennale; • il passivo consolidato, in cui si ritrovano i debiti a lunga scadenza; • il patrimonio netto, composto dal capitale sociale, dalle riserve e dagli utili.. Sarà possibile inoltre scegliere se rappresentare l’andamento delle voci dello Stato Patrimoniale, sempre rispetto alla loro propensione di tornare in forma liquida, in ordine crescente o decrescente.. Il modello di pertinenza gestionale.. In questo caso il criterio-guida al quale si ispira la riclassificazione permette di suddividere le poste dello Stato Patrimoniale in relazione alla loro appartenenza a determinate aree di gestione. In altre parole la gestione aziendale viene suddivisa in zone, separate tra loro, che riguardano l’attività caratteristica, l’attività accessoria e quella finanziaria; investimenti e finanziamenti verranno riclassificati in relazione alle aree di gestione alle quali sono pertinenti. Questo criterio è stato scelto per procedere alla riclassificazione dello Stato Patrimoniale delle aziende che sono state prese in esame durante questo lavoro. Per questo motivo in seguito si svilupperanno una serie di approfondimenti sulla forma e sul contenuto di questo modello, andando a descrivere ed a spiegare nel dettaglio le voci che compongono il prospetto patrimoniale riclassificato in questo modo; ma prima è necessario motivare questa scelta. Come risulterà ancor più chiaro nelle prossime pagine, il criterio della pertinenza gestionale garantisce una distinzione tra le voci di debito. Infatti, grazie a questo schema è stato possibile isolare i debiti di natura finanziaria separandoli da quelli di funzionamento, ovvero dalle forme spontanee di finanziamento connesse a dilazioni nel pagamento dei fattori produttivi che non comportano il sostenimento di oneri. 22.

(23) finanziari espliciti (debiti verso fornitori, trattamento di fine rapporto, ecc.). In questo modo è stato più facile osservare la composizione della struttura finanziaria d’impresa al fine di evidenziarne il grado di “aggressività”17. Un altro punto di forza da attribuire a questo modello si può osservare nella seconda parte del percorso di analisi di bilancio, che prevede la costruzione degli indicatori di performance. E’ qui che il criterio della pertinenza gestionale rappresenta un aiuto per il calcolo di alcuni indici ritenuti in questa sede di notevole importanza: in particolare, la sua peculiare composizione rende subito disponibili certi valori da poter utilizzare, senza ulteriori rielaborazioni, per il calcolo dei quozienti di bilancio. Detto questo si può procedere all’esposizione completa di questa tecnica. Come ricordato nelle pagine precedenti la riclassificazione dello Stato Patrimoniale secondo il criterio della pertinenza gestionale consente di classificare i valori patrimoniali rispetto al loro grado di appartenenza alle diverse aree di gestione aziendale: ciò si spiega meglio ricordando come la complessiva gestione di un’azienda può essere scomposta in più “sotto-gestioni” (o aree di gestione) ciascuna delle quali si caratterizza per determinati tratti distintivi. Una prima suddivisione da compiere è quella tra la gestione ordinaria e la gestione straordinaria. Rientrano all’interno della gestione ordinaria tutte le tipologie di operazioni che vengono svolte in modo ricorrente e che riguardano direttamente l’attività tipica e caratteristica dell’impresa. Mentre la gestione straordinaria si interessa alle operazioni di gestione che si realizzano saltuariamente; in altre parole a quelle operazioni che si presentano con un carattere di eccezionalità per frequenza di manifestazione e/o per natura. Dal momento che la gestione ordinaria è quella che assume un maggior rilievo sotto il profilo patrimoniale, è necessario scomporla ulteriormente per isolarne le singole componenti:. -. L’area operativa considera le operazioni attinenti le attività di produzione, acquisto e vendita dei beni e dei servizi. In pratica in questa gestione rientrano quelle operazioni che si ricollegano esplicitamente all’attività caratteristica dell’impresa;. 17. Il concetto di grado di “aggressività” della struttura finanziaria sarà ripreso più avanti.. 23.

(24) -. l’area accessoria (o extra-caratteristica) raccoglie le operazioni che non riguardano in modo diretto il core business aziendale: si parla in questo caso di operazioni di natura complementare rispetto alla gestione ordinaria;. -. l’area finanziaria racchiude tutte le operazioni di natura finanziaria attraverso le quali l’azienda reperisce le fonti necessarie alla copertura dei propri impieghi.. Proseguendo con l’analisi di tale modello di riclassificazione un ulteriore aspetto da evidenziare riguarda la particolarità della struttura con cui si rappresenta il prospetto contabile patrimoniale: l’esposizione delle voci avviene in forma scalare e ciò permette di far risaltare una serie di aggregati di sintesi che in realtà rappresentano i risultati intermedi delle aree di gestione dell’azienda.. Tabella 1: schema di Stato Patrimoniale di pertinenza gestionale Crediti verso clienti Fondo Svalutazione Crediti Crediti/(debiti) diversi commerciali Rimanenze prodotti Rimanenze materie (Debiti verso fornitori correnti) CAPITALE CIRC. NETTO COMMERCIALE. Ratei e Risconti Crediti/(debiti) diversi operativi Attività finanziarie che non costituiscono immob. CAPITALE CIRC. NETTO OPERATIVO. Fondo TFR e altri fondi Immobilizzazioni tecniche Fondo ammortamento immobilizzazioni tecniche CAPITALE INVESTITO NETTO OPERATIVO. Liquidità e investimenti finanziari ed accessori CAPITALE INVESTITO NETTO GLOBALE. Debiti di finanziamento a lungo Debiti di finanziamento a breve CAPITALE NETTO. 24.

(25) Nelle pagine che seguono si procederà con un’analisi dettagliata di questo schema. Come è possibile osservare dalla tabella sopra riportata, la struttura scalare consente il calcolo dei risultati intermedi delle aree di gestione aziendali che, in altri termini, rappresentano il fabbisogno generato (se di segno algebrico positivo) o le fonti richieste (se negativo) dall’area stessa.. Il Capitale Circolante Netto Commerciale ed Operativo.. Il primo fondamentale margine che si può calcolare grazie al modello di pertinenza è il Capitale Circolante Netto Commerciale (CCNC). Tale valore si ottiene come risultato della sommatoria algebrica tra le attività e le passività attinenti la gestione commerciale18. Questa grandezza esprime l’entità di fabbisogno finanziario netto derivante dallo svolgimento delle operazioni commerciali. Per comprendere meglio questa affermazione si osservi la tabella 2 in cui si esplicita in maniera molto sintetica il processo di costruzione del CCNC:. Tabella 2: costruzione del Capitale Circolante Netto Commerciale Crediti commerciali Magazzino ( Debiti commerciali) CAPITALE CIRC. NETTO COMMERCIALE. Le attività sono per loro natura degli impieghi di capitale (ovvero investimenti). In quanto tali esse esprimono il Fabbisogno Finanziario (FF) lordo dell’azienda che si manifesta inevitabilmente. Le passività invece rappresentano delle fonti di finanziamento, cioè quelle risorse di cui l’azienda dispone per coprire (in tutto o in parte) il proprio FF lordo. In questo caso quindi i debiti commerciali, che altro non. 18. In tal senso si intende per gestione commerciale il ciclo acquisti - produzione – vendite in senso stretto.. 25.

(26) sono che dilazioni di pagamento ottenute dai fornitori, rappresentano delle fonti “spontanee” di finanziamento che garantiscono la riduzione del Fabbisogno Finanziario lordo dell’impresa. Per queste ragioni si parla di FF netto come risultato della sommatoria tra attività e passività commerciali. Un valore negativo del CCNC sta a significare che il ciclo operativo19, anziché generare un fabbisogno finanziario, produce delle risorse monetarie20: in queste determinate situazioni le aziende avranno a disposizione delle disponibilità liquide con cui estinguere, in un secondo momento, i debiti verso i fornitori commerciali. Congiuntamente al CCNC, con la stessa metodologia di calcolo, si può arrivare ad un secondo margine patrimoniale: il Capitale Circolante Netto Operativo (CCNO). Come si può notare dalla tabella 3 questo si ottiene come somma algebrica di tutte le voci patrimoniali legate alla gestione caratteristica, in questo caso intesa in senso ampio. Il valore segnaletico del CCNO è simile a quello del CCNC, in questo caso però l’oggetto di analisi è più vasto: in altre parole il Capitale Circolante Netto Operativo rappresenta il fabbisogno finanziario netto complessivo d’impresa derivante dallo svolgimento del ciclo operativo corrente.. Tabella 3: Calcolo del Capitale Circolante Netto Operativo Crediti commerciali Magazzino ( Debiti verso fornitori correnti) CAPITALE CIRC. NETTO COMMERCIALE. Ratei e Risconti Crediti/(debiti) diversi operativi Attività finanziarie che non costituiscono immob. CAPITALE CIRC. NETTO OPERATIVO. 19. Sempre inteso nel senso stretto del termine. Questa situazione si verifica in quelle aziende le cui peculiarità della gestione garantiscono valori di crediti e scorte molto esigui (quasi nulli) a confronto con debiti verso fornitori molto alti. Si pensi, a titolo di esempio, alla gestione di un supermercato. 20. 26.

(27) Il Capitale Investito Netto Operativo e Globale.. Il CCNC ed il CCNO non sono gli unici margini che si possono costruire avvalendosi dei dati di uno Stato Patrimoniale di pertinenza gestionale. In special modo ve ne sono altri due che meritano particolare attenzione ai fini di un’accurata analisi di bilancio: infatti, grazie a queste grandezze è possibile svolgere analisi di redditività e finanziarie particolarmente articolate ed approfondite. Il primo margine a cui ci si riferisce è il Capitale Investito Netto Operativo. Esso è incentrato sui valori dell’area operativa (così come accadeva per i due margini analizzati in precedenza) e viene calcolato, a partire dal valore del CCNO, come esplicitato nella tabella 4:. Tabella 4: costruzione del Capitale Investito Netto Operativo CAPITALE CIRC. NETTO OPERATIVO Fondo TFR e altri fondi Immobilizzazioni tecniche Fondo ammortamento immobilizzazioni tecniche CAPITALE INVESTITO NETTO OPERATIVO. Con questo margine si va ad individuare il valore globale del fabbisogno finanziario netto generato dalla gestione operativa21: in altre parole dal lato delle attività si considerano tutti gli investimenti richiesti dalla gestione operativa, mentre per quanto riguarda le passività viene incluso l’autofinanziamento spontaneo complessivo, e quindi sia i debiti verso i fornitori che tutti gli accantonamenti operativi. Un ultimo aggregato da tener presente è il Capitale Investito Netto Globale (CING). Questo valore esprime il complesso dei capitali investiti nell’azienda al netto delle fonti di finanziamento spontanee22 (tabella 5).. 21 22. Questo fabbisogno finanziario netto è riconducibile sia al ciclo operativo che alla struttura operativa. Quindi sia gli impieghi della gestione operativa che quelli della gestione accessoria e finanziaria attiva.. 27.

(28) Tabella 5: costruzione del Capitale Investito Netto Globale CAPITALE INVESTITO NETTO OPERATIVO. Liquidità e investimenti finanziari ed accessori CAPITALE INVESTITO NETTO GLOBALE. La costruzione del CING è un elemento di fondamentale importanza in quanto consente di evidenziare sinteticamente due aggregati essenziali ai fini dell’analisi di bilancio: da un lato il capitale complessivamente impiegato nelle aree di gestione al netto dei finanziamenti spontanei, dall’altro il capitale raccolto presso terzi sia con vincolo di debito che con vincolo di rischio23 (tabella 6).. Tabella 6: elementi dell'aggregato Capitale Raccolto Debiti di finanziamento a lungo Debiti di finanziamento a breve Capitale Netto. I valori che formano l’aggregato del capitale raccolto sono sostanzialmente i finanziamenti espressamente negoziati dall’impresa, ovvero quelle fonti la cui consistenza e composizione sono il risultato di un’attenta e precisa scelta gestionale. Un ulteriore aspetto da evidenziare riguarda il costo di tale indebitamento: infatti l’aggregato del capitale raccolto si focalizza solo su quelle fonti esplicitamente onerose, ovvero su quei debiti direttamente riferiti al valore degli oneri finanziari segnalato dal Conto Economico. L’ultimo aspetto da sottolineare è inerente la durata24 delle partite di debito: in questa ottica si può distinguere l’indebitamento finanziario a breve termine da quello a lungo termine per valutare, in sede di analisi di bilancio, il grado di aggressività della 23. Si tratta di fonti di finanziamento non spontaneamente generate dai processi operativi ma appositamente richieste al mercato: ci si riferisce quindi al capitale netto e ai debiti finanziari. 24 E’ bene sottolineare come per durata si intenda la “durata originaria” delle fonti e non la “durata residua”: una quota di mutuo in scadenza nell’esercizio successivo resta comunque un debito negoziato alle condizioni tipiche dell’indebitamento a medio - lungo termine e come tale va classificato.. 28.

(29) struttura finanziaria. Una struttura finanziaria viene considerata aggressiva se sbilanciata fortemente verso l’indebitamento a breve termine: questo atteggiamento sottolinea l’attitudine dell’azienda a cogliere le diverse opportunità di finanziamento di volta in volta offerte dal mercato al tasso migliore. Un’ulteriore precisazione sull’ultimo componente dell’aggregato del capitale raccolto: il capitale netto. Questo esprime l’ammontare di capitali investiti nell’impresa dal soggetto economico. Si tratta anzitutto del capitale sociale, ovvero di capitali che vengono acquisiti dall’azienda, anche in questo caso negoziati esplicitamente sul mercato, con un vincolo di rischio. Insieme al capitale sociale formano il patrimonio netto le riserve, il risultato d’esercizio ed eventualmente i risultati degli esercizi precedenti portati a nuovo.. 1.3.2 Il Conto Economico. Anche per quanto riguarda il Conto Economico è necessario apportare delle modifiche rispetto allo schema proposto dal Codice Civile per far sì che questo prospetto possa essere utilizzato efficacemente ai fini dell’analisi di gestione. In questo caso le possibili classificazioni a cui si può far ricorso sono molteplici, generate dalla combinazione delle seguenti alternative25. Un primo aspetto da considerare riguarda la scelta da fare circa il posizionamento delle esistenze iniziali e delle rimanenze finali di materie prime, semilavorati e di prodotti finiti all’interno del prospetto economico. In altre parole bisogna scegliere precise logiche secondo le quali far assorbire tali valori dai costi e dai ricavi d’esercizio. Sotto questo aspetto le strutture alternative risulteranno tre. La prima è definita “a costi, ricavi e rimanenze”: questo schema è a sezioni contrapposte e in estrema sintesi il contenuto del conto può essere rappresentato nel modo seguente:. 25. C. Caramello, F. Di Lazzaro, G. Fiori, Indici di bilancio – Strumenti per l’analisi della gestione aziendale, op. cit., pag. 229 e seg.. 29.

(30) Tabella 7: Conto Economico a costi, ricavi e rimanenze.. COSTI. RICAVI. Rimanenze iniziali di materie Rimanenze iniziali di prodotti Costi d'esercizio Utile d'esercizio. Rimanenze finali di materie Rimanenze finali di prodotti Ricavi di esercizio (Perdita d'esercizio). La seconda struttura è denominata “a costi e ricavi della produzione ottenuta” in quanto mette a confronto i valori relativi alla produzione ottenuta indipendentemente dalla vendita della stessa, come mostra la tabella 8:. Tabella 8: Conto Economico a costi e ricavi della produzione ottenuta.. COSTI. RICAVI. Rimanenze iniziali di materie Costi d'acquisto di materie (Rimanenze finali di materie) Utile d'esercizio. Ricavi di esercizio Rimanenze finali di prodotti (Rimanenze iniziali di prodotti) Perdita d'esercizio. Da questo schema emergono due peculiarità. Come prima cosa si può notare che nella sezione di dare si riscontra il valore delle “spese di utilizzo materie” dato dalla somma tra le esistenze iniziali di materie e il loro costo d’acquisto a cui si sottraggono le rimanenze finali (i valori evidenziati in rosso). In secondo luogo, la differenza tra le rimanenze finali ed iniziali dei prodotti, così come espressa in tabella, se assume un segno positivo rappresenterà un incremento del magazzino dei prodotti, viceversa un suo decremento. Infine il terzo schema alternativo è chiamato “a costi e ricavi della produzione venduta” il cui contenuto viene mostrato sinteticamente in tabella 9:. Tabella 9: Conto Economico a costi e ricavi della produzione venduta. COSTI. RICAVI. Rimanenze iniziali di materie Costi d'acquisto di materie (Rimanenze finali di materie) Rimanenze iniziali di prodotti (Rimanenze finali di prodotti) Utile d'esercizio. Ricavi di esercizio Perdita d'esercizio. 30.

(31) Infatti, sommando alle “spese di utilizzo materie” le rimanenze iniziali di prodotti si ottiene il valore della produzione disponibile; sottraendo a questo aggregato le rimanenze finali di prodotti si giunge al valore della produzione venduta durante l’esercizio. Dopo aver scelto il posizionamento delle rimanenze di magazzino, un secondo aspetto concerne la scelta di classificare rispetto alla natura dei valori di Conto Economico oppure alla loro funzione. Nel primo caso si elencano le voci in base al tipo di fattore produttivo a cui si possono ritenere collegate; nel secondo caso si concentra l’attenzione sulla “destinazione” dei costi, ovvero sulla posizione che assumono all’interno del sistema produttivo. Il terzo aspetto da valutare ha a che fare con il grado di variabilità delle voci di costo. In altri termini è possibile scegliere di procedere alla riclassificazione del Conto Economico distinguendo i costi variabili dai costi fissi rispetto ai volumi di vendita. L’ultimo aspetto riguarda la forma del Conto Economico. Questa può essere “a sezioni divise”, come abbiamo visto in precedenza, oppure scalare. Il primo tipo di schema si limita ad esprimere soltanto il risultato finale d’esercizio, mentre il secondo evidenzia risultati parziali corrispondenti alle singole aree di gestione in cui è suddivisa l’azienda. Tenuto conto delle finalità di questo studio e delle peculiarità dei dati a disposizione rappresentativi delle realtà aziendali oggetto di questo lavoro, l’analisi di bilancio che si svolgerà in seguito si avvale del prospetto di Conto Economico riclassificato secondo il modello del valore della produzione ottenuta e valore aggiunto. Così come accadeva per lo Stato Patrimoniale di pertinenza gestionale, anche qui la struttura del prospetto economico è stata scelta a forma scalare e prevede l’esposizione dei dati suddivisi in aree gestionali. La scelta di questa particolare struttura di conto può essere giustificata sotto diversi aspetti. Prima di tutto la forma scalare è preferibile a quella “a sezioni divise” in quanto permette di evidenziare il percorso di un’impresa nelle sue tappe fondamentali di creazione di ricchezza senza limitarsi ad informare solamente circa il valore dell’utile (o della perdita) d’esercizio. Inoltre si è scelto di non classificare le voci di costo rispetto al loro grado di variabilità in quanto non è stato possibile giungere a queste informazioni, anche a seguito di varie. 31.

(32) interviste al management aziendale; pertanto si è proceduto, come si osserverà meglio nelle pagine seguenti, a distinguere i costi tra quelli di origine esterna da quelli di origine interna. Lo scopo principale di questo modello di riclassificazione è quello di mettere in evidenza il percorso intrapreso dall’azienda durante tutto l’esercizio che l’ha portata alla definizione del risultato economico globale di gestione. In altre parole, con questo schema di analisi è possibile mostrare e studiare la sequenza dei risultati intermedi delle diverse aree gestionali che portano al valore finale del risultato netto d’esercizio.. Tabella 10: schema di Conto Economico a valore della produzione ottenuta e valore aggiunto 1.Fatturato 2.Ricavi Interni 3. PRODOTTO DI ESERCIZIO. 4. Consumo di materie 5. MARGINE INDUSTRIALE LORDO (3-4) Servizi industriali e lavorazioni industriali. La distribuzione del valore aggiunto:. Spese per godimento di beni di terzi Oneri diversi di gestione. 6. Spese per servizi 7. VALORE AGGIUNTO (5-6). I lavoratori. 8. Spese di personale 9. MARGINE OPERATIVO LORDO (7-8). L’azienda. 10.1. Quote di ammortamento e svalutazioni 10.2. Accantonamenti per rischi e spese future 11. REDDITO OPERATIVO (9-10). I finanziatori. 12. Saldo area finanziaria 13. Saldo area extracaratteristica 14. Saldo area straordinaria 15. RISULTATO PRIMA DELLE IMPOSTE (11+12+13+14). Lo Stato. 16.1. Oneri tributari 17. UTILE (O PERDITA) D'ESERCIZIO (15-16). Gli azionisti. Come si può notare dalla tabella 10, a ciascuna area di gestione corrisponde un aggregato di sintesi che specifica il risultato intermedio raggiunto.. 32.

(33) In particolare, le tipiche aree di gestione che concorrono alla creazione del reddito netto d’esercizio sono: • L’area operativa-caratteristica è composta da tutte le voci di ricavo e di costo direttamente attribuibili al core business aziendale: si pensi ai proventi generati dalle operazioni di vendita di prodotti o servizi ed agli oneri sostenuti per l’acquisizione delle materie prime o degli impianti e dei fattori produttivi indispensabili per la produzione dei beni e dei servizi venduti; • l’area finanziaria generalmente comprende solamente il valore complessivo degli oneri finanziari che l’impresa deve sostenere a fronte del proprio indebitamento finanziario: pertanto il suo saldo è sempre negativo. Vi è comunque la possibilità di considerare, congiuntamente agli oneri, anche i proventi di natura finanziaria (es. interessi attivi su titoli) per arrivare al saldo dell’area finanziaria che può essere così sia positivo che negativo26; • l’area extra-caratteristica in cui si inseriscono i ricavi ed i costi generati da investimenti accessori (si pensi, a titolo di esempio, alle rivalutazioni e alle svalutazioni di partecipazioni, di crediti iscritti nell’attivo circolante, ecc.); • l’area straordinaria il cui saldo si ottiene dai ricavi e dai costi sostenuti a seguito di operazioni gestionali di carattere straordinario, ovvero infrequenti ed eccezionali (tra queste voci si possono ricordare le plusvalenze e le minusvalenze da alienazioni); • l’area delle imposte in cui si inseriscono le quote di reddito di competenza dell’Amministrazione Tributaria.. La gestione operativa.. Focalizziamo l’attenzione sull’area della gestione operativa. Un primo aspetto da considerare concerne la classificazione dei costi: il criterio che viene usato si basa 26. Nel modello considerato in questo studio il saldo finanziario si calcola come somma algebrica tra i componenti di reddito di natura finanziaria sia positivi che negativi.. 33.

(34) sulla posizione funzionale dei fattori produttivi ai quali si riferiscono. In altre parole, si ritengono costi esterni quelli relativi ai fattori acquisiti all’esterno della combinazione aziendale, mentre per costi interni ci si riferisce a quelli generati dai fattori già esistenti all’interno dell’impresa27. Tale distinzione è rilevante anche ai fini del calcolo del “valore aggiunto” (come si vede in tabella 10). Questo margine può essere definito come la quota del prodotto d’esercizio che, coperti i costi esterni, può essere usata per la copertura dei costi interni e di tutti gli altri costi generati nelle restanti aree di gestione. Il valore aggiunto ha una notevole importanza anche per le categorie di stakeholder con cui l’impresa si relaziona: questo perché rappresenta quel valore che viene distribuito tra i diversi portatori d’interesse aziendali. In altre parole, come si può notare nella parte finale della tabella 10, il valore aggiunto viene spalmato tra il personale dipendente, l’azienda, i finanziatori, lo Stato e gli azionisti. Sotto questa ottica il valore aggiunto può essere visto come la consistenza del reddito di cui l’azienda dispone per remunerare gli elementi apportatori di valore (il lavoro, l’impianto, il capitale proprio e di terzi). In ultima analisi va ricordato un altro elemento del Conto Economico: il Margine Operativo Lordo (MOL). Questo componente si ottiene sottraendo dal valore aggiunto i costi per il personale; e per questo può essere visto come la quota di reddito che residua dopo aver remunerato la parte più rilevante dei costi di esercizio.. 1.3.3 Il Rendiconto Finanziario. Per ciò che attiene la costruzione del Rendiconto Finanziario, si rende necessaria una breve introduzione all’argomento che aiuti a comprendere l’importanza e il ruolo che tale strumento ha nell’informativa esterna ed interna all’impresa. Come è stato accennato in precedenza il Rendiconto Finanziario, benché non espressamente richiesto per tutte le categorie di aziende dalla normativa italiana, rientra tra i. 27. Nello schema qui proposto i costi esterni sono: costi per materie prime, per servizi, per godimento di beni di terzi e oneri diversi di gestione.. 34.

(35) fondamentali strumenti di analisi di bilancio in quanto permette di conoscere e comprendere in maniera globale la gestione aziendale; senza tale elemento sarebbe cioè impossibile arrivare a rappresentare in maniera completa l’andamento della gestione, in particolar modo per quel che concerne la dinamica finanziaria. Il Rendiconto Finanziario completa l’informativa di bilancio attraverso una serie di informazioni riguardanti le condizioni di liquidità della gestione. Abbiamo detto che questo ultimo prospetto di bilancio ha come oggetto di studio la dinamica finanziaria d’impresa: ciò avviene attraverso la combinazione dei valori patrimoniali e reddituali. In particolare i dati necessari alla costruzione del Rendiconto Finanziario riguardano la situazione patrimoniale iniziale (01/01) e finale (31/12) d’impresa nonché quella economica28. Questo documento è composto da un insieme di flussi finanziari rappresentativi della dinamica finanziaria aziendale: per flusso finanziario si intende la variazione, finanziariamente rilevante, intervenuta negli elementi di due Stati Patrimoniali successivi29. In altre parole, è un valore dinamico che per sua natura esprime un movimento. La costruzione di un sistema di flussi finanziari in un unico documento permette di attribuire dinamicità ai valori patrimoniali e finanziari (che vengono rappresentati solamente in maniera statica nello Stato Patrimoniale) evidenziando le variazioni subite durante l’esercizio grazie al confronto tra i valori iniziali e quelli finali. Il Rendiconto Finanziario consente inoltre di collegare in un tutto unico la gestione economico-reddituale con quella finanziario-patrimoniale e di mettere in evidenza sia la capacità dell’azienda di creare nuova ricchezza che di renderla monetariamente disponibile. Come per lo Stato Patrimoniale ed il Conto Economico, anche per questo prospetto è necessario scegliere tra varie strutture, ognuna delle quali capace di soddisfare. 28. In altre parole per costruire il Rendiconto Finanziario per l’anno n sono necessari i valori di Conto Economico per l’anno n e di Stato Patrimoniale per gli anni n e n-1. 29 U. Sostero – P. Ferrarese, Analisi di bilancio - strutture formali, indicatori e rendiconto finanziario, op. cit., pag. 152. 35.

(36) precisi fabbisogni informativi. La classificazione può essere fatta rispetto alle seguenti variabili30:. - La scelta della grandezza-fondo. Gli aggregati che possono essere recuperati dagli schemi di bilancio sono molteplici. Si tratta di valori che esprimono risorse finanziarie molto importanti per la solvibilità d’impresa. Tra gli aggregati più studiati si ricordano: • Il Capitale Circolante Netto, come sintesi tra attivo e passivo corrente; • la liquidità, che può essere vista nella sua composizione ampia o stretta in funzione della considerazione o meno dei depositi bancari e postali oppure nella sua accezione lorda o netta rispetto alle poste passive dei debiti in c/c verso le banche; • la posizione finanziaria netta a breve (o a lungo), calcolata sommando alla liquidità i crediti finanziari a breve e sottraendo le passività finanziarie a breve (e le passività finanziarie a medio-lungo termine).. - La struttura formale del Rendiconto. E’ possibile scegliere se adottare uno schema a sezioni divise, in cui i flussi che generano fabbisogni di risorse sono separati da quelli che generano fonti31, oppure uno schema scalare che mostra una progressione dei fabbisogni e delle fonti. - Le modalità di aggregazione dei movimenti finanziari. La scelta qui riguarda il criterio di classificazione dei flussi. Questi possono essere rappresentati secondo la “natura” dei valori a cui si riferiscono oppure secondo la loro “destinazione” nelle diverse aree gestionali d’azienda.. A questo punto, così come è stato fatto per i precedenti due prospetti contabili, si giunge alla scelta del Rendiconto Finanziario da utilizzare ai fini del presente lavoro. Pertanto in seguito si farà riferimento ad un documento, così come si è verificato in precedenza per lo Stato Patrimoniale ed il Conto Economico, con una struttura scalare 30. U. Sostero, P. Ferrarese, Analisi di bilancio - strutture formali, indicatori e rendiconto finanziario, op. cit., pag. 223 e seg., pag. 168 e seg. 31 Per fabbisogno si intende una diminuzione di risorse finanziarie mentre per fonte un suo incremento.. 36.

(37) e nel quale si aggregano le operazioni di gestione secondo aree omogenee32. Inoltre, per. rappresentare. la. dinamica. finanziaria. è. stato. necessario. procedere. all’individuazione di una “grandezza-fondo” di riferimento ovvero dell’elemento (o un insieme di elementi) fondamentale, di natura statica, esprimente un valore istantaneo di cui si spiegheranno le variazioni nel periodo considerato: in questo senso si parla di analisi dei flussi dei fondi. La scelta è ricaduta sull’aggregato della “posizione finanziaria netta a breve” definita in una sua particolare composizione, i cui componenti verranno evidenziati in seguito.. Il rendiconto finanziario scelto.. La forma scalare del prospetto si articola come segue (per una migliore comprensione si osservino le tabelle 11 e 12): il punto di partenza è il calcolo del valore iniziale della risorsa finanziaria di riferimento, si procede aggregando le variazioni in aumento ed in diminuzione degli impieghi e delle fonti finanziarie per aree di gestione omogenee fino ad arrivare al calcolo del valore finale di periodo della grandezza-fondo.. Tabella 11: costruzione del valore iniziale della grandezza-fondo POSIZIONE FINANZIARIA NETTA A BREVE INIZIALE: Liquidità e Att. Finanziarie che non costituiscono immob. - Debiti di finanziamento a breve = Indebitamento netto. 32. Le aggregazioni vengono fatte in relazione produzione/assorbimento di risorse finanziarie.. 37. alla. omogeneità. delle. operazioni. rispetto. alla.

(38) Tabella 12: costruzione del Rendiconto Finanziario A) POSIZIONE FINANZIARIA NETTA A BREVE INIZIALE B) FLUSSO MONETARIO DELLA GESTIONE OPERATIVA Ricavi di vendita Acquisti di materie Spese per servizi Spese per godimento di beni di terzi Oneri diversi di gestione Salari e stipendi Oneri sociali Svalutazione crediti. Fonte/fabbisogno di capitale circolante netto della gestione operativa. Pagamenti collegati ai fondi. Utilizzo fondo TFR, fondo rischi e oneri Variazione crediti comm.li Variazione altri crediti breve Ratei e risconti attivi Ratei e risconti passivi Variazione fornitori Variazione altri debiti Totale. Variazione degli elementi operativi del capitale circolante netto. C) GESTIONE FINANZIARIA D) GESTIONE STRAORDINARIA E) GESTIONE TRIBUTARIA F) FLUSSO MONETARIO DA INVESTIMENTI Acquisto di cespiti Vendite di cespiti Investimenti imm. Immateriali Disinvestimenti imm. Immateriali Investimenti imm. Finanziarie Disinvestimenti imm. Finanziarie Totale FLUSSO MONETARIO DA ATTIVITA' DI G) FINANZIAMENTO Nuovi finanziamenti (medio-lungo termine) Conferimenti dei soci Rimborsi di finanziamenti Rimborsi di capitale proprio Totale H) GESTIONE DEL PATRIMONIO NETTO I). FLUSSO MONETARIO NETTO DEL PERIODO. L) POSIZIONE FINANZIARIA NETTA A BREVE FINALE. 38. (B+C+D+E+F+G+H) (A+I).

(39) La grandezza-fondo.. Come abbiamo visto dettagliatamente nelle pagine precedenti, le risorse finanziarie di riferimento più utilizzate per la costruzione del Rendiconto sono il Capitale Circolante Netto (come differenza tra impieghi e fonti con scadenza a breve termine) la liquidità (ovvero l’aggregato delle disponibilità di moneta e temporanei sostituti) e la posizione finanziaria in quanto, grazie alle peculiarità degli elementi che le compongono, sono idonee a descrivere le condizioni finanziarie di un’impresa. Tuttavia, ricordando che nulla viene ufficialmente imposto né della normativa italiana né dai principi contabili internazionali circa la forma e il contenuto del Rendiconto33, vi è la possibilità di scegliere in piena autonomia la composizione dell’aggregato finanziario di riferimento che meglio si addice alle caratteristiche gestionali e finanziarie dell’azienda oggetto d’analisi: proprio per questo motivo si è giunti, durante lo svolgimento di questo lavoro, alla definizione di una grandezzafondo ad hoc, che meglio di altre poteva rappresentare la dinamica finanziaria delle realtà aziendali in seguito analizzate. Si tratta (come evidenziato in tabella 11) dell’indebitamento netto, vale a dire della posizione finanziaria netta a breve calcolata come differenza tra la liquidità (determinata come sopra) e i debiti verso gli istituti di credito con scadenza a breve termine34.. La classificazione dei movimenti finanziari per aree di gestione.. Nella parte centrale del prospetto si procede alla classificazione dei movimenti finanziari per aree di gestione. In altre parole si mette in evidenza in che misura le diverse operazioni gestionali hanno causato entrate o uscite di moneta.. 33. Tra i principi contabili internazionali ve n’è uno, lo IAS 7, specificatamente dedicato alla costruzione del Rendiconto Finanziario. Tale principio però non indica uno schema vincolante da rispettare, bensì delinea solo una serie di principi da rispettare durante la redazione del prospetto. 34 Si è deciso per questa composizione in quanto lo scoperto dei conti correnti bancari costituisce, nel nostro Paese, parte integrante della gestione della liquidità dell’impresa.. 39.

(40) Come accennato nelle pagine precedenti le entrate di moneta sono fonti di liquidità mentre le uscite impieghi: pertanto se le entrate sono superiori alle uscite si avrà un avanzo di liquidità, viceversa un fabbisogno35. Dopo aver calcolato ed inserito nella sezione A della tabella 12 il valore dell’indebitamento netto iniziale, si provvede nella sezione B al calcolo del flusso di cassa della gestione operativa. Per arrivare a questo risultato si deve scomporre ulteriormente il lavoro da svolgere in tre distinte sotto-aree.. a) La gestione operativa caratteristica: in questa prima area si giunge alla determinazione del flusso di capitale circolante netto dato dalla somma dei flussi generati dalle componenti reddituali caratteristiche: in altre parole si evidenzia la contropartita finanziaria delle variazioni reddituali36. b) La gestione dei pagamenti a fronte dei quali, nei precedenti esercizi, erano stati accantonati appositi fondi: si tratta di comprendere se i fondi aziendali sono stati utilizzati o meno considerando sia la variazione intervenuta tra l’inizio e la fine dell’esercizio che l’accantonamento annuale. Infatti, se la variazione del fondo coincide con l’ammontare dell’accantonamento ciò significa che il fondo non è stato utilizzato e quindi non ci sono state uscite di cassa; se invece la variazione è inferiore all’accantonamento allora il fondo è stato usato e pertanto si dovrà procedere alla riduzione del flusso di cassa. c) La gestione delle variazioni delle attività e delle passività correnti collegate alla gestione operativa: in questa area è necessario rettificare il valore del flusso di capitale circolante netto generato dalla gestione operativa (vedi sopra al punto a.) in quanto ai componenti di reddito che lo generano non sempre corrispondono delle entrate o delle uscite monetarie di uguale ammontare (si pensi a titolo di esempio ai ricavi di vendita e ai costi per materie prime: è possibile che parte delle vendite avvenga a credito così come parte degli acquisti a debito. In queste situazioni è evidente che solo la quota dei crediti effettivamente incassata genera una fonte di liquidità così come il fabbisogno 35. F. Giunta, Il rendiconto finanziario: la costruzione, op. cit. Per comprendere quanta liquidità è stata assorbita o generata dalla gestione operativa caratteristica si utilizzeranno i valori positivi e negativi di reddito caratteristici da estrapolare dal Conto Economico.. 36. 40.

(41) di liquidità non dipende dal valore complessivo dei costi per materie prime bensì solamente dal saldo dei debiti pagati).. Procedendo con la costruzione del prospetto, nelle sezioni C, D ed E si inseriranno i saldi delle aree di gestione rispettivamente finanziaria, straordinaria e tributaria37. La sezione F accoglie la gestione delle immobilizzazioni che determina fabbisogni monetari in caso di nuove acquisizioni e fonti finanziarie derivanti dalle cessioni effettuate. La sezione G riguarda la gestione del capitale di terzi (acquisizione o rimborso di finanziamenti) e del capitale proprio (aumenti o rimborsi di capitale), mentre nella sezione H si inserisce il valore dei dividenti distribuiti. In ultima analisi si procede al calcolo del flusso monetario netto di periodo come sommatoria dei singoli flussi generati dalle distinte aree di gestione per poi arrivare al valore finale della grandezza-fondo presa come riferimento (sezioni I ed L). Un’adeguata costruzione del Rendiconto Finanziario costituisce il punto di partenza per la sua interpretazione, al fine di esprimere un giudizio finale sulle condizioni di equilibrio finanziario dell’impresa38.. 1.4 Gli indicatori di performance economico-finanziaria. Come già spiegato in precedenza, tra le tecniche a disposizione per svolgere un’approfondita ed accurata analisi di bilancio, dopo aver adeguatamente creato e strutturato i tre prospetti contabili in forma riclassificata, si passa alla creazione di un sistema integrato di indicatori di performance economico-finanziaria, in altre parole ad un gruppo significativo di quozienti ottenuti grazie a particolari correlazioni tra i valori di bilancio. Anche per quanto concerne questa tecnica non esiste un unico modello di riferimento, gli indicatori a disposizione sono molteplici. Pertanto sarà compito di chi 37. Questi valori si recuperano dal Conto Economico riclassificato. Come si vedrà in seguito l’analisi del Rendiconto Finanziario si basa sullo studio e l’interpretazione dei risultati finanziari ottenuti dalle singole aree di gestione. 38. 41.

(42) svolge l’analisi di scegliere il cruscotto di quozienti di bilancio che meglio si addice alle proprie finalità conoscitive ed alle informazioni storiche sulla combinazione aziendale di cui dispone. Prima di mostrare ed analizzare il sistema di indici che è stato preferito per questo studio, è opportuno procedere ad una sintetica ma globale classificazione all’interno della quale possono rientrare tutte le distinte tipologie di quozienti:.  Indici di composizione: esprimono il peso di valori (o classi di valori) sul totale di sezione39; rientrano in questa categoria anche i rapporti tra valori (o classi di valori) diversi appartenenti alla stessa sezione di conto40. Possono avere natura economica o finanziaria a seconda che si riferiscono al Conto Economico o allo Stato Patrimoniale.  Indici di correlazione: tra valori di sezioni diverse di Stato Patrimoniale o tra valori di Stato Patrimoniale e di Conto Economico.  Indici di andamento: si tratta di quozienti per l’analisi orizzontale della dinamica aziendale che permettono di svolgere comparazioni temporali tra i dati di due o più bilanci successivi.. Passiamo ora all’individuazione di alcuni significativi indicatori di performance integrati in un unico sistema che si riferisce alle seguenti aree di indagine:. A. Analisi della redditività; B. Analisi delle incidenze, dei trend dei valori economico-patrimoniali e dell’efficienza; C. Analisi della gestione finanziaria.. 39 40. Per lo Stato Patrimoniale a sezioni divise riclassificato secondo il criterio della liquidità crescente/decrescente. In altre parole si parla di rapporti tra valori di investimento, tra valori di finanziamento e tra valori economici.. 42.

(43) 1.4.1 L’analisi della redditività. L’analisi di bilancio attraverso gli indicatori economico-patrimoniali si deve sviluppare partendo dalla sintesi per arrivare all’analisi: in altre parole si deve procedere ad uno studio incentrato su delle linee generali per poi scendere nel dettaglio. Il punto di partenza di un’analisi di questo tipo è la redditività della gestione aziendale. Con questo termine si fa riferimento alla capacità del capitale d’impresa di produrre reddito. In particolare, durante l’analisi della redditività si utilizzano degli indicatori che permettono il confronto tra una determinata configurazione di risultato economico e il valore del capitale che ha generato quello stesso risultato. I quozienti fondamentali da cui partire sono il R.O.E. (Return on Equity) ed il R.O.I. (Return on Investiment). Il R.O.E. (tabella 13) esprime la redditività del capitale di rischio aziendale, ovvero del capitale apportato dai soci o dal titolare: viene calcolato come rapporto percentuale tra il risultato netto di periodo (l’utile o la perdita) ed il capitale netto. In altri termini questo strumento offre preziose informazioni circa la capacità dell’impresa di autofinanziarsi mediante la produzione di utili. Il R.O.E. viene generalmente in aiuto ai portatori di capitale proprio: infatti questi possono mettere a confronto tale valore con la redditività di impieghi alternativi per scegliere la migliore allocazione delle proprie risorse finanziarie. In altre parole il R.O.E. di un’impresa, per attrarre e per mantenere il capitale, dovrebbe essere superiore sia al rendimento di altri investimenti alternativi che a quello atteso dagli attuali investitori. L’indice di redditività del capitale netto si può anche vedere come strumento per misurare la capacità di attrazione del capitale di rischio in quanto è espressione della sua remunerazione.. 43.

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