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Indice
Introduzione………...p. 2.
PRIMA PARTE………p. 4.
1.
Parigi: luoghi, usi e costumi………p. 5.
1.1. Alla scoperta della capitale di Francia……….…p. 5.
1.2. Ospedali e prigioni……….p. 27.
1.3. Prostituzione, maison galante e gioco d’azzardo………...…p. 38.
2.
Versailles, una prigione dorata………..p. 46.
2.1. La corte e l’etichetta………...p. 46.
2.2. Due Re e una Regina………..p. 57.
2.3. Parot e la sua Regina………..p.64.
3.
La polizia di Parigi e i suoi ingranaggi………p. 68.
3.1 Il funzionamento della polizia………...………p. 68.
3.1 M. de Sartine: personaggio storico al servizio del romanzo...p. 74.
SECONDA PARTE………..…….p. 80.
1. Il romanzo poliziesco………....p. 81.
2. Nicolas Le Floch: un detective fuori dagli schemi………....p. 92.
2.1 Da Guerande a Parigi……….p. 92.
2.2 Fra banalità e originalità………p. 94.
2.3 Pierre Bourdeau: la spalla di Nicolas………p. 101.
Conclusioni………...p. 104.
Bibliografia………...…p. 106.
Sitografia………..p. 110.
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Introduzione
Creato dalla penna di Jean-François Parot, il commissario Nicolas Le Floch ha saputo nel giro di pochi anni conquistare la fedeltà di un vasto pubblico. In undici anni ( e undici romanzi), il giovane commissario ha saputo imporre la sua percezione della capitale francese durante il secolo dei Lumi riuscendo a farne la principale protagonista dei romanzi.
Il suo creatore, allievo alla Sorbona di Roland Mousnier e di Marcel Reinhard, ha conservato dei suoi studi universitari un gusto evidente per il XVIII secolo che riesce a trasmettere ai suoi lettori mediante l’utilizzo di uno dei generi più in voga al momento: il giallo storico. L’attenzione alla storia e la minuziosità con cui viene ricreata la vita quotidiana dell’epoca in cui sono ambientate le vicende narrate, costituiscono il vero e proprio punto di forza dell’intera serie.
Partendo dalla lettura di tutti i romanzi della serie, pubblicati da 10-18 nella collana Grands detectives, in questo elaborato si cerca di scindere il romanzo giallo da quello storico cercando di stabilirne i rispettivi confini e analizzandone le peculiarità. Per questo motivo il lavoro è stato suddiviso in due parti: nella prima viene analizzato il contesto storico all’interno del quale si svolgono le vicende narrate, cercando di riscontrare la veridicità delle informazioni fornite dall’autore mediante l’ausilio di una documentazione storica; nella seconda parte, viene preso in considerazione l’aspetto del romanzo giallo cercando di sottolinearne gli elementi di novità rispetto alla tradizione.
Il primo capitolo si occupa della città di Parigi che assume un ruolo da protagonista all’interno della narrazione. Una città ricostruita fedelmente nel suo assetto urbanistico e che, grazie a Nicolas, viene svelata in ogni suo minimo dettaglio. Ma non sono solo le strade e i palazzi a essere descritti, il genio di Parot riesce a riportare in vita il popolo della capitale che offre al lettore un’ampia idea di quelli che erano gli usi e i costumi di una delle città europee più popolate dell’epoca. Una ricostruzione perfetta che trova appoggio in una serie di documenti dell’epoca, sottolineando quindi la volontà di Parot nel ricostruire fedelmente un contesto storico.
Se Parigi svolge una funzione privilegiata all’interno delle vicende, lo stesso vale per un altro dei luoghi fondamentali dell’epoca: la Reggia di Versailles, sede del
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potere monarchico assoluto e della nobiltà francese. Il secondo capitolo di questo elaborato si occupa di fornire una descrizione dei costumi che erano adottati durante la fine dell’Ancien Régime focalizzando soprattutto l’attenzione sull’etichetta di corte e su personaggi storici come Luigi XV, Luigi XVI e Maria Antonietta.
La polizia di Parigi e i suoi ingranaggi sono l’oggetto di studio del terzo capitolo. Essendo Nicolas Le Floch un ispettore di polizia dello Châtelet risulta doveroso dover analizzare l’organizzazione delle forze dell’ordine dell’epoca mettendo a fuoco l’importanza della polizia parigina come istituzione statale. Si precisa inoltre la figura di Gabriel de Sartine, lieutenant général de police e personaggio storico al servizio del romanzo giallo.
Terminata la prima parte di ricostruzione storica, si passa all’analisi del romanzo giallo cercando di definirne in maniera semplice e lineare le caratteristiche principali. Si fornisce una breve storia di questo genere letterario e, in seguito all’analisi dei romanzi di Parot, si è cercato di sottolineare gli elementi di modernità che si discostano dalla tradizione giallista.
In ultima analisi sono presi in considerazione la figura del commissario Le Floch e del suo assistente, l’ispettore Pierre Bourdeau. Anche in questo caso si è voluto mettere in risalto gli elementi di originalità che caratterizzano i due personaggi rispetto alla tradizione.
Nella conclusione si è valutato come il romanzo poliziesco sia fortemente influenzato dal romanzo storico. Un’influenza che sembra contraddistinguere solo i romanzi di Jean-François Parot rispetto agli altri gialli storici presenti nella collana Grands Detectives.
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1. Parigi: luoghi, usi e costumi
1.1. Alla scoperta della capitale di Francia.
È l’anno 1761 quando Nicolas Le Floch arriva a Parigi dalla sua Bretagna per assumere l’incarico di segretario del commissario Lardin, sotto la tutela di Sartine, Lieutenant Général de Police au Châtelet. Inizia in questo preciso anno per Nicolas la scoperta della capitale di Francia, una capitale che grazie agli occhi del commissario di polizia viene descritta in ognuna della sue sfaccettature, dai grandi palazzi abitati dalla nobiltà, alle più sporche vie in cui si mescolano la povertà, la fatiscenza e lo sconforto degli “umili”. L’esplorazione di questi spazi sconosciuti non è solo funzionale a quelle che saranno le varie inchieste del commissario Le Floch, ma è indicativa di un vero e proprio amore per la scoperta che porta il giovane Bretone a diventare un flâneur nell’accezione baudeleriana del termine. Nicolas ama camminare per Parigi osservando i comportamenti degli individui e lasciandosi trasportare dalle emozioni suscitate in lui dai paesaggi che gli si offrono.
Il primo incontro con la città è narrato nelle prime pagine del primo volume della serie e provoca nel giovane un senso di stupore e di smarrimento. Parot ricrea il topos del giovane provinciale inesperto che si appresta a conquistare la capitale, rimaneggiando e riadattando alla società del XVIII secolo, il plot standard dei romanzi del XIX secolo in cui un giovane di provincia si muove alla conquista di Parigi, basti pensare a personaggi come Lucien de Rubempré, Eugène de Rastignac o Georges Du Roy1.
Quando Nicolas raggiunge Parigi, si trova di fronte a un qualcosa di mai visto prima che resta impresso in maniera indelebile nei suoi ricordi: «Encore aujourd’hui, il revivait son entrée dans la grande ville : des rues étroites, des maisons prodigieusement hautes, une chaussée malpropre, boueuse, tant et tant de cavaliers et de voitures, des cris et ces odeurs innommables…»2
. Il ricordo di Nicolas mette davanti agli occhi del lettore una città sporca, dalle vie strette e pericolosamente
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I primi due sono personaggi che fanno parte de La Comédie Humaine di Balzac rispettivamente dei romanzi intitolati Illusions perdues e Le Père Goriot, l’ultimo è il protagonista del romanzo di Maupassant Bel-Ami.
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J.-F. PAROT, L’énigme des Blancs-Manteaux, Paris, édition Lattés, 2000; edizione utilizzata: édition 10/18, Paris, 2001, p. 19. (D’ora in poi abbreviato EBM)
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affollate, dalle case alte le une attaccate alle altre che ricorda molto il primo contatto che Rousseau ha avuto con la capitale e che viene raccontato nelle sue Confessions: «En entrant par le faubourg Saint-Marceau, je ne vis que de petites rues sale set puantes, de vilaines maisons noires, l’air de la malpropreté, des mendiants, des charretiers, des ravaudeuses, des crieuses de tisane set de vieux chapeaux»3.
Nicolas si trova di fronte una sorta di labirinto che, col passare del tempo, impara a conoscere e all’interno del quale riesce sempre a trovare l’uscita, evitando di perdersi come accade il giorno del suo arrivo in questo dedalo di vicoli e giardini4. Il giovane inesperto, andando alla scoperta della capitale, diventa una sorta di novella Arianna che, utilizzando al posto del filo una grossolana cartina e una mina di piombo, nel giro di poche settimane, può essere già paragonato a «un vieux Parisien»5.
I primi due tragitti compiuti da Nicolas attraverso la capitale, mettono sin dall’inizio il lettore nell’ottica di comprendere come questi attraversamenti cittadini mescolino gli elementi del quotidiano ai luoghi immutabili che caratterizzano la capitale di Francia. Dovendosi recare dal Convento dei Carmelitani Scalzi allo Châtelet6, Nicolas si imbatte in alcuni di questi luoghi immutabili come: il Palais Mazarin, il Pont Neuf, la statua di Enrico IV e la Samaritaine. È proprio intorno a questi luoghi che prende vita la città, una città dove: «l’agitation était déjà intense sur le rives du fleuve, semblables à des plages boueuses. […] Les premiers cris de Paris éclataient de toutes parts, signe que la ville s’éveillait»7
. In questo primo approccio alla città non viene meno l’aspetto degli odori che sono una parte fondamentale riguardante la descrizione dei luoghi. Trovandosi sul Quai de la Mégisserie, Nicolas è costretto a «[parcourir] cette berge nauséabonde, le mouchoir sur le nez»8. Una città non si conosce solo attraverso la vista ma anche tramite l’olfatto.
Ancora più interessante è sicuramente il secondo tragitto, quello che va dal convento alla dimora dei Lardin sita in Rue des Blancs-Manteaux. Qui la capitale viene attraversata da una vera e propria diagonale che taglia in due la città da
3
J.-J. ROUSSEAU, Les Confessions, Genève, 1782, p. 432. www.e-rara.ch/doi/10.3931/e-rara-7945 (23 aprile 2014)
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« À son arrivé, il s’était égaré de longues heures, butant sans cesse sur des jardins au fond d’impasses, ou sur le fleuve ». EBM, p. 20.
5
EBM, p. 20.
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Il seguente tragitto è descritto nelle prime pagine del romanzo L’énigme des Blancs-Manteaux.
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EBM, p. 23.
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ovest a nord-est facendone emergere l’universo tumultuoso. Ripercorrendo l’itinerario fatto per recarsi allo Châtelet, Nicolas prosegue oltre esplorando quindi una parte della città ancora a lui sconosciuta. È durante questo percorso che scopre con stupore le Pont Marie (Nicolas lo scambia inizialmente per una semplice via e solo dopo averlo attraversato, si rende conto che è un ponte), la Place de Grève (riconosciuta per averla vista su una stampa quando era bambino), ma soprattutto entra «dans le cœur du vieux Paris par l’arcade Saint-Jean de l’Hôtel de Ville»9. Compare per la prima volta una vera e propria descrizione di un ambiente popolare dell’epoca. Nicolas infatti scopre il mercato di Saint-Jean: «le plus vaste de Paris après les Halles»10. È possibile notare in questo episodio una costante che caratterizza interamente il primo romanzo della serie, e cioè come Parigi sia qualcosa d’impressionante agli occhi di un provinciale.
La sua voglia di conoscere la città lo porta a esplorarla anche al di fuori degli spostamenti richiesti dall’inchiesta, facendolo abbandonare al piacere della scoperta spensierata che lo conduce ad assaporare le opportunità di una città che non smette mai di stupirlo. Comincia a frequentare «les concerts spirituels qui se donnaient alors dans la grande salle du Louvre»11 e Stohrer, il pasticcere del re, «dont la boutique, rue Montorgueil, était un rendez-vous à la mode depuis que l’artisan fournissait la cour en gâteaux de son invention que goutait particulièrement la reine Marie Leszczyńska»12
. Per tutto il primo romanzo questo desiderio di scoperta sarà uno dei tratti caratterizzanti della vita parigina del commissario Le Floch.
Conclusa questa parentesi di vera e propria acquisizione di nozioni riguardanti Parigi, Nicolas viene presentato nei romanzi successivi come un ormai perfetto conoscitore della capitale13 nonostante la sua voglia di apprendere non sia mai sazia e in ogni sua nuova inchiesta la sua conoscenza della città non faccia altro che perfezionarsi ulteriormente.
Durante le inchieste, Nicolas percorre la città in tutta la sua ampiezza, spingendosi oltre le barriere che ne delimitano il perimetro avventurandosi fra i mulini e i vigneti
9 EBM, p. 30. 10 EBM, p. 31. 11 EBM, p. 39. 12 EBM, p. 39. 13
“Sa connaissance des quartiers touchait aux détails et avait étonné Sartine en plusieurs occasions”. J.-F. PAROT, L’homme au ventre de plomb, Paris, J.C. Lattès, 2000; edizione utilizzata: édition 10/18, 2001, p. 91. (D’ora in poi abbreviato HVP).
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di Vaugirard a sud-ovest, visitando l’ospedale di Bicêtre a sud, recandosi a Montfaucon a nord-est, portando avanti un’inchiesta nel nuovo quartiere della Chaussée-d’Antin a nord-ovest e andando ancora oltre, visitando i vari castelli reali che gravitano intorno alla città come il castello di Vincennes e quello di Bellevue. Questi sono solo alcuni dei luoghi che il commissario Le Floch scopre nei dintorni di Parigi, luoghi che nonostante si trovino al di fuori del perimetro cittadino fanno parte della città stessa e la loro conoscenza è necessaria a Nicolas per poter conoscere ancora più a fondo la capitale di Francia.
Ma quanto è vasta la capitale del regno di Francia all’epoca in cui si svolgono le vicende del commissario Le Floch?
Nonostante sotto il regno di Luigi XIV il perimetro della città fosse stato disegnato con rigore, è possibile notare come invece questo venga superato in diversi punti della città in seguito all’enorme espansione che la capitale ebbe sotto i regni di Luigi XV e Luigi XVI. La città in questo periodo è in perenne sviluppo e i suoi abitanti, Nicolas compreso, notano i cambiamenti cui è sottoposta. Se da una parte c’è un’edilizia della magnificenza scenografica dettata da una volontà monarchica di rafforzamento del ruolo di Parigi come capitale, dall’altra c’è un’urbanizzazione selvaggia e libera, portata avanti dai privati e che sconvolge la fisionomia dei quartieri più antichi e ne fa sorgere di nuovi. Lo stesso Nicolas nota in più di un’occasione l’espansione della città verso la campagna. E’ il caso della Chaussée-d’Antin, una zona paludosa situata a nord-est della città vicino al villaggio dei Porcherons. Con la fine della guerra dei sette anni questa porzione di terra fuori dalle barriere subirà una grande urbanizzazione coprendosi di hôtels costruiti dai maggiori architetti dell’epoca (uno fra tutti, Ledoux che si occuperà di costruire l’hôtel di Marie-Madeleine Guimard14) e diventando uno dei quartieri più alla moda di Parigi fino alla Restaurazione15.
« La Chaussée-d’Antin ne se trouvait pas éloignée de la Comédie Italienne où une enquête, déjà ancienne, l’avait conduit. Le quartier vers les Porcherons, au sud de la butte Montmartre, demeurait encore campagnard. La Chaussée-d’Antin prenait tout juste son essor sur des sites libérés par la vente de biens appartenant à des ordres religieux. Ce n’était encore qu’un vaste espace autour de maisons éparses au milieu
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E’ la più celebra ballerina dell’Opéra. HVP, p. 276.
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des jardins et des marais. Mais elle attirait désormais l’opulence qui tendait à y fixer ses brillants domiciles »16.
Ne L’honneur de Sartine, Nicolas si reca di nuovo nel quartiere e nota come questo sia cambiato17.
Lo sviluppo urbanistico porta Parigi ad avere un nuovo aspetto, basti pensare che: «Se la Parigi di Luigi XIVconcentrava circa 450.000 abitanti su meno di mille ettari, quella di Luigi XVI ne raduna meno di 800.000 su più di 3000 ettari»18. Questa espansione porta a un minore addensamento della popolazione che allo stesso tempo crea una disuguaglianza rispetto allo spazio di cui si dispone. Si vengono a creare due città distinte che occupano all’incirca la stessa superficie ma con caratteristiche nettamente contrapposte: la Parigi popolare, dove nelle strette vie dalle case sopraelevate sono male alloggiati il popolo laborioso e la borghesia commerciale e artigianale e la Parigi dei nuovi quartieri protesi verso le campagne, in cui l’aristocrazia e la ricca borghesia speculano sull’acquisto dei terreni rivaleggiando nella costruzione di dimore sfarzose capaci di dare lustro al proprio nome19.
Lo sviluppo urbanistico va di pari passo con la ristrutturazione della città. Le inchieste del commissario Le Floch permettono di percepire una capitale in continuo rinnovamento. Si assiste al rimaneggiamento della Place Louis XV20 (in seguito Place de la Concorde) e a quello del Louvre e alla ricostruzione dell’Opéra al Palays Royal e del Théatre-Français21 che dopo varie peregrinazioni, viene installato al
16
HVP, p. 278.
17
« Combien cette banlieue a changé ! murmura Nicolas. Je l’ai connue quasi campagnarde avec des bois, des jardins maraîchers et de marais. J’y ai joyeusement chassé le canard et la sarcelle avec le feu roi ! ». J.-F. PAROT, L’honneur de Sartine, Paris, J.C. Lattès, 2010; edizione utilizzata: édition 10/18, Paris, 2011, p. 47. (D’ora in poi abbreviato HDS)
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D.ROCHE, Il popolo di Parigi. Cultura popolare e civiltà materiale alla vigilia della Rivoluzione, Il Mulino, Bologna, 1986, p. 23.
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A tal proposito è interessante vedere come Parot descriva ne L’honneur de Sartine la nuova dimora dei Ravillois sottolineando le speculazioni che all’epoca avvenivano riguardo l’acquisto di terreni edificabili in queste nuove zone di Parigi. Il palazzo di questa famiglia borghese, ha tutte le caratteristiche che è possibile ritrovare in una dimora nobile (HDS, p. 49). La speculazione viene esplicitamente denunciata mediante un dialogo fra Nicolas, Bourdeau e Monsieur de Gévigland, medico dei Ravillois e conoscente di Nicolas (HDS, p. 48).
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Il rimaneggiamento della Place Louis XV può essere preso come esempio. Se ne L’enigme de
Blanc-Manteaux la piazza è in fase di costruzione, nel romanzo intitolato Le fantôme de la rue Royale,
la sistemazione della piazza è terminata e permette di ospitare la festa che il prévôt des marchands di Parigi offre in onore delle nozze di Luigi XVI e Maria Antonietta.
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« Celui-ci avait longtemps présenté ses spectacles au jeu de paume de l’Étoile, rue des Fossés-Saint-Germain. En 1770, l’édifice menaçant ruine et l’Opéra reconstruit au Palais-Royal lassant vacante aux Tuileries la salle des Machines de Servandoni, il vint s’établir dans cette salle. Nicolas partageait l’avis de nombreux critiques qui jugeaient la disposition de ce théâtre provisoire mal appropriée a son
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Luxembourg22. Questo interesse per i rimaneggiamenti cui la città è sottoposta e la conseguente critica a tali lavori, fanno di Nicolas un cittadino a tutti gli effetti, dimostrando come il giovane Bretone, nel giro di qualche anno, sia riuscito a trasformarsi in un giovane Parigino.
Sono principalmente due i punti di partenza da cui il commissario Le Floch parte alla scoperta di Parigi: lo Châtelet e la casa di M. de Noblecourt (in cui Nicolas alloggerà dopo la morte del Commissario Lardin) sita in Rue Montmartre.
« Il s’agissait d’une maison de cinq étages, qui appartenait au magistrat e don il avait loué les parties supérieures pour ne conserver que les étages nobles du premier et du deuxième. Le rez-de-chaussée était partagé entre une boulangerie et des communs qu’occupaient Marion, la gouvernante, et un laquais nommé Poitevin, presque aussi âgé que son maître »23.
Punto di forza dei romanzi di Parot è anche la scoperta dei domicili privati della Parigi del XVIII secolo. Grazie alle inchieste condotte dal commissario Le Floch e dal suo aiutante Bourdeau è possibile entrare all’interno delle case degli abitanti di Parigi, dalle semplici abitazioni popolari ai grandi palazzi nobiliari passando per gli interni delle case borghesi.
Nell’inchiesta condotta all’interno del romanzo intitolato Le Crime de l’hôtel Saint-Florentin, sono aperte a Nicolas due dimore: quella nobile dell’hôtel Saint-Florentin e quella borghese dei Duchamplan, la cui casa sotto alcuni punti di vista ha alcune somiglianze con la dimora del Duc de la Vrillière, che mostrano così l’ambizione dei borghesi nel competere con la nobiltà in materia di architettura, come se la classe borghese volesse somigliare, almeno in questo campo, alla classe nobiliare. Le due residenze presentano scale distinte. Una, maestosa, destinata ai padroni e ai loro ospiti; mentre l’altra, più modesta, a uso dei domestici e dei fornitori. In entrambe le dimore è possibile notare la distinzione dei piani in base al loro utilizzo abitativo. Entrambe le dimore non sono abitate in tutta la loro ampiezza dai proprietari che, infatti, limitano i loro appartamenti ai cosiddetti piani nobili, lasciando gli altri piani
objet ». J.-F. PAROT, L’affaire Nicolas Le Floch, Paris, J.C. Lattès, 2002; edizione utilizzata: édition 10/18, Paris 2003, p. 22. (D’ora in poi abbreviato ANLF).
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Per quanto riguarda la sistemazione del Théâtre-Français al Luxembourg (oggi conosciuto come Teatro dell’Odeon), è possibile assistere a una vera è propria querelle fra M. de La Borde e M. de Noblecourt riguardo a tale soggetto. Si rimanda il lettore a consultare il romanzo L’enquête russe. J.-F. PAROT, L’enquête russe, Paris, J.C. Lattès, 2012; edizione utilizzata: édition 10/18, Paris 2013, pp. 126-129. (D’ora in poi abbreviato ER).
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a usi diversi come l’alloggio dei domestici nel caso dell’hotel Saint-Florentin o all’affitto di camere ammobiliate per quanto riguarda la dimora Duchamplan.
In tutte le case parigine del 1700 la costante è una: più alto è il piano in cui si abita, più basso è il rango sociale al quale si appartiene. I borghesi proprietari delle case in centro a Parigi si riservano i piani inferiori, affittando quelli superiori.
Se i nobili e i borghesi vivono in una condizione di agiatezza, la cosa non vale per i loro domestici che nonostante abitino il medesimo palazzo dei padroni, si trovano a vivere in condizioni di estrema ristrettezza, ampliando quindi il divario sociale presente nella Parigi del 1700. E’ nell’inchiesta condotta all’interno del romanzo L’honneur de Sartine che Nicolas e Bourdeau portano avanti una perquisizione all’interno dell’appena costruito hôtel de Ravillois, una perquisizione che porta Nicolas a riflettere sulle «conditions misérables de vie réservées au domestique dans l’hôtel d’une famille riche»24
.
Ma i domestici possono ritenersi fortunati rispetto agli abitanti delle zone meno abbienti di Parigi costretti a vivere in condizioni di estremo disagio. Ne Le cadavre anglais, Nicolas fa una descrizione dell’interno di uno di questi immobili, offrendo al lettore un’idea chiara delle condizioni malsane in cui la maggior parte degli abitanti di Parigi era costretta a vivere.
« Il s’engagea avec prudence dans un escalier pourri aux degrés branlants. Les parois de la cage étaient recouvertes du noir de la fumée qui sortait des galetas et des carrés. Plus il gravissait les étages, plus les stigmates de la misère lui sautaient aux yeux. Les portes ouvertes offraient des visions de vie pitoyables : familles entassées dans des soupentes, enfants à moitié nus, couchés pêle-mêle à terre au milieu de grabats sans draperies, pots et ustensiles de cuisine voisinant avec de vases de nuit. Il constatait tout cela, étourdi par le bruit d’un martellement continu. Dans ces repaires et faute des souliers, luxe inaccessible, le choc des sabots sur les planches rythmait la vie. Ici, point de papiers peint ou de siamoise, seuls des morceaux d’annonces décollées dans les rues recouvraient les murailles de leur triste assemblage »25
Sotto i regni di Luigi XV e Luigi XVI si assiste a un vero e proprio “mercato dell’alloggio” che vede i proprietari delle case del centro trarre profitto dall’ammassare il popolo all’interno di case fatiscenti, creando habitat corrotti in cui le condizioni igieniche sono ben lontane dall’essere accettabili.
24
HDS, p.228.
25
J.-F. PAROT, Le cadavre anglais, Paris, J.C. Lattès, 2007; edizione utilizzata: édition 10/18, Paris 2008, pp. 240-242. (D’ora in poi abbreviato LCA).
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La scoperta della Parigi popolare è sicuramente una costante che accompagna il percorso di acquisizione della topografia e dei costumi parigini. Tramite gli occhi di Nicolas ci viene descritta quella Parigi che nella varie guide dell’epoca non era sicuramente riportata, una Parigi nascosta e ignorata per troppo tempo e che, arrivata allo stremo delle forze, si solleverà contro il potere monarchico. È viaggiando attraverso i quartieri popolari di Parigi che è possibile comprendere le condizioni in cui la maggior parte della popolazione della capitale viveva. Come già precedentemente accennato, la cosa che salta subito agli occhi di Nicolas è un’impressione generale di sporcizia che sembra impossessarsi di tutta la capitale. Il faubourg Saint-Marcel, quello di Saint-Jacques-de-la-Boucherie, il quartiere di Saint-Antoine e alcune delle strette vie che attraversano Parigi saranno uno spunto di riflessione per il commissario Le Floch.
L’interesse di Nicolas per i quartieri popolari è un interesse non solo di natura topografica ma traspare una vera e propria preoccupazione per gli abitanti di questi quartieri malsani che porterà Nicolas, nel corso della sua vita e delle sue inchieste, a porsi delle domande riguardo alla struttura dell’ Ancien Régime.
La Parigi del XVII secolo si nutre di un contrasto che risulta ben visibile all’interno dei romanzi di Parot: la miseria sociale di Parigi e l’alienazione morale e materiale della popolazione non sono disgiunti dal lusso delle classi aristocratiche26. Questa constatazione è riportata dallo stesso Nicolas che nota come nella grande capitale del regno l’opulenza e la miseria si mescolino: «Le nez à la portière, vitre descendue, il observait la rue et respirait les odeurs. Il regardait défiler les boutiques, les étals, ce mélange inouï d’opulence et de misère. Paris était à la fois un cloaque et un paradis»27.
Uno dei fattori che contribuiscono ad aumentare la miseria nelle strade di Parigi è un flusso immigratorio senza controlli, che vede riversarsi nella capitale un gran numero di persone alla ricerca di un lavoro. Ma il lavoro nella capitale scarseggia e queste orde di immigrati non fanno altro che andare ad aumentare un enorme sotto-proletariato di senza lavoro e disoccupati.
26
D. ROCHE, op. cit., p.13.
27
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Parigi, agli occhi dell’immigrato, è il luogo dei sogni realizzabili, del tangibile miglioramento di vita che, invece, nella maggio parte dei casi non si realizza, lasciando il nuovo arrivato in una situazione di miseria e disagio.
« La richesse côtoyait la plus atroce misère. La ville tentatrice aspirait une population attirée par la rumeur qu’on y engageait sans compter des domestiques. Le prestige de la livrée et les perspectives d’une vie oisive entraînaient une foule de paysans ou d’ouvriers des provinces. Le cruel tourniquet de la chance en décevait beaucoup. Le nombre de ceux qui cherchaient à se placer en condition excédait de la demande tant la hausse des prix, notamment des subsistances, engageait les maîtres à réduire leur train domestique »28.
Tra il 1750 e il 1790, si calcola che siano arrivati a Parigi fra le 7000 e le 14.000 unità all’anno. Il problema dell’immigrazione è molto più complesso di quello che lo stesso Nicolas ritiene possibile. È con suo grande orrore che scopre alla Basse-Geôle tre ceste al cui interno giacciono quattro neonati morti. Il commissario, in maniera crudele, viene posto di fronte alla preoccupazione che le autorità hanno riguardo ai neonati nati in provincia e inviati nella capitale attraverso una sorta di contrabbando illegale. È Luigi XVI che, su suggerimento di Necker, tramite un arrêt de conseil29 del 1779 fece interdire questo tipo di trasporti invitando i sacerdoti delle parrocchie del regno a opporvisi in modo tale da far rimanere i neonati in provincia calcolando che l’Hôpital des enfants trouvés era sommerso dai bambini parigini nati e
28
HDS, p. 26.
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« N° 1016. —Arrêt du conseil concernant les enfants trouvés. Versailles, 10 janvier 1779.
S. M. est informée qu'il vient tous les ans à la Maison des Enfants-Trouvés de Paris, plus de 2000 enfants nés dans des provinces très éloignées de la capitale. Ces enfants, que les soins paternels pourraient à peine défendre contre les dangers d'un âge si tendre, sont remis sans précautions, et dans toutes les saisons, à des voituriers publics, distraits par d'autres intérêts, et obligés d'être longtemps en route, de manière que ces malheureuses victimes de l'insensibilité de leurs parents, souffrent tellement d'un pareil transport, que près des neuf dixièmes périssent avant l'âge de trois mois. […] Les dangereuses conséquences d'un pareil abus n'ont pu échapper à l'attention de Sa Majesté. Elle examinera dans sa sagesse quelles seraient les précautions nécessaires pour mettre un frein à cette dépravation; et voulant néanmoins éviter, s'il est possible, d'avoir à déployer à cet égard la sévérité des lois, elle a jugé à propos de commencer par enjoindre aux curés, à leurs vicaires, et à tous ceux qui ont droit d'exhortation sur les peuples, de redoubler de zèle pour opposer à ce pernicieux dérèglement, et les préceptes de la religion, et les secours de la charité, afin de parvenir, autant qu'il est en eux, à détourner de ces crimes cachés auxquels les lois ne peuvent atteindre que par des recherches rigoureuses, mais qui deviendraient cependant indispensables, si les efforts des ministres de la religion, et tous les moyens de bonté que Sa Majesté emploie, n'arrêtaient point les progrès d'un si grand désordre ».
In: F.-A. ISAMBERT, A. JOURDAN, DECRUSY, Recueil général des anciennes lois françaises, depuis
l’an 420 jusqu’à la Révolution de 1789, Paris, Belin-Leprieur, 1826, vol. 29, p. 7.
<,http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k517125/f15.image.r=Recueil%20g%C3%A9n%C3%A9ral%2 0des%20anciennes%20lois%20fran%C3%A7aises%20depuis%20420%20jusqu%27%C3%A0%20la %20R%C3%A9volution%20de%201789.langEN,> (28 aprile 2014)
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abbandonati dalle loro madri che, a causa della miseria, non si potevano permettere di provvedere ai loro figli.
I quartieri in cui si concentrano gli immigrati sono i quartieri popolari più poveri come il faubourg Saint-Marcel e il faubourg Saint-Antoine30, quartieri difficili in cui la plebaglia di Parigi trova il suo posto. È qui, accanto a sudditi laboriosi, che vivono i disadattati di Parigi, i senza lavoro, quella massa di disoccupati, di falliti che ogni mattina si sveglia per recarsi in Place de Grève alla ricerca di un’occupazione temporanea nella speranza di veder migliorare la propria condizione di vita31. Una massa che preoccupa la stessa polizia incapace di poter gestire con efficienza questo agglomerato di sconosciuti32.
E’ proprio del faubourg Saint-Marcel che Nicolas, nel romanzo dal titolo L’affaire Nicolas Le Floch, ci fornisce un vero e proprio tableau. Questo quartiere, per i contemporanei di Nicolas, è una terra sconosciuta dove ci si avventura solo per necessità e in cui prevalgono lo squallore e la miseria.
« Ce quartier, le plus pauvre de la capitale, abritait outre des couvents et des hôpitaux, toute une population éloignée du mouvement central de la ville. Là se cachaient quelques sages studieux et misanthropes, dans des retraites isolées. Ce faubourg était réputé méchant, querelleur et inflammable, plus disposé qu’aucun autre aux émotions populaires. […] Nicolas et Bourdeau fréquentaient dans leurs enquêtes les tabagies fameuses du faubourg installées dans les estaminets immondes où l’ouvrier en chômage coulait sa journée, la fumée et l’eau-de-vie de contrebande lui tenant lieu de nourriture. Là se rassemblaient aussi des soldats déserteurs, des portefaix et gadouards harcelés par les boucaneuses de la plus basse prostitution. […] Il regardait ces pauvres maisons de torchis, ces visages hâves et tous ces enfants
30
« Une fois de plus, la traversée du Faubourg Saint-Antoine, sous le regard de la Bastille, le frappait par la diversité des spectacles offerts à son attention. Là, se mêlaient les diverses couches de la population : paisibles bourgeois se promenant en famille, ouvriers des manufactures en goguette, riches paysans du faubourg dont les tenues détonnaient, filles galantes effrontées, enfin armées de mendiants et d’estropiés, vrais ou simulés, que déversaient les provinces de la capitale du royaume ». J.-F. PAROT, Le crime de l’hôtel Saint-Florentin, Paris, J.C. Lattès, 2002; edizione utilizzata: édition 10/18, Paris, 2004, p. 138. (D’ora in poi abbreviato CHSF).
31
« Chaque jour, de pauvres hères arrivaient par la grand’route attirés par les prestiges et les mirages de Paris. Ils espéraient y trouver une solution à leurs malheurs ainsi qu’un terme à leur pauvreté. Les travaux des grands chemins à corvée, où l’on forçait le labeur et la subsistance des journaliers au-delà de l’imaginable, les entrainaient au désespoir ; ils prenaient le parti de se refugier dans les villes, où ils venaient grossir la masse des indigents. Nicolas le constatait depuis des années : une grande partie d’entre eux alimentait les hordes de tire-laine, de vide-goussets, parfois d’assassins, qui finiraient dans les geôles, à la chaîne des galères du roi ou, pire encore, pitoyables silhouettes des fourches patibulaires et des échafauds ». CHSF, pp. 138-139.
32
« La masse de gagne-deniers qui trainent chaque matin sur la Grève en quête de travaille gonflait à l’excès. Le lieutenant général de police s’inquiétait fort de cet afflux de peuple. Le contrôle de ces inconnus s’avérait difficile, les bureaux ne pouvaient être instruits que de ceux qui logeaient dans les auberges, mais non des mendiants journaliers et autre misérables qui, tous les jours passant les barrières, couchaient dans les galetas où aucun registre n’était tenu ou, pis, à la belle étoile ». LCA, pp. 20-21.
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transis, les pieds nus dans la boue glacée. C’était le lieux de toutes les déchéances, où dominaient le pain de paille, l’huile empoisonnée, le vin aigre et la fièvre pourpreuse. Cette réputation faisait oublier la présence tranquille et discrète d’artisans modestes ayant pignon sur rue et qui se consacraient aux arts de l’ameublement, du textile et, surtout, de l’impression de et de la reliure »33
.
La miseria e la desolazione che traspaiono da questa descrizione sono spaventose. I poveri vivono in condizioni igieniche inesistenti, ammassati in case mal costruite, umide e buie. La contrapposizione con i quartieri alti della città dove le strade sono larghe, salubri e aperte è notevole: è ben lontana l’immagine del quartiere ordinato, areato ed elegante che Nicolas ritrova presso la Chaussée-d’Antin.
Elementi caratterizzanti dei quartieri popolari di Parigi sono la sporcizia, che invade le strade aggravando i problemi dell’igiene pubblica, e l’aria viziata che ne deriva. Il cuore di Parigi è un luogo maleodorante, sporco e fangoso. Nel quartiere della Grand Boucherie, in particolare nella Rue Pied-de-Boeuf, si trovano i mattatoi parigini. A discapito di quello che si potrebbe pensare prendendo in considerazione le norme igieniche vigenti oggi, questo è uno dei quartieri più sporchi della città, le cui strade sono attraversate da rigagnoli di sangue che si coagula sotto i piedi dei passanti34. Lo stesso Mercier ce ne parla nei suoi Tableau de Paris35 regalando al proprio lettore l’immagine di una Parigi che in alcuni tratti ricorda le descrizioni naturalistiche de L’Assomoir di Zola. La sporcizia è un problema che interessa anche il lieutenant général de police che si preoccupa di inviare per tutta la città più di cento tombarelli ogni giorno con il compito di raccogliere i rifiuti che i cittadini
33
ANLF, pp. 239-240.
Riferimento per questa descrizione del quartiere è il capitolo di Mercier intitolato Le faubourg Saint
Marcel.
« C’est le quartier où habite la populace de Paris, la plus pauvre, la plus remuante et la plus indisciplinable. Il y a plus d’argent dans une seule maison du faubourg Saint-Honoré, que dans tout le Saint-Marcel, ou Saint-Marceau, pris collectivement.
C’est dans ces habitations éloignées du mouvement central de la ville, qui se cachent les hommes ruinés, les misanthropes, les alchimistes, les maniaques, les rentiers bornés, et aussi quelque sages studieux qui cherchent réellement la solitude, et qui veulent vivre absolument ignorés et séparés des quartiers bruyants des spectacles. […]
Il est, dans ce faubourg, plus méchant, plus inflammable, plus querelleur, et plus disposé à la mutinerie, que dans les autres quartiers. La police craint de pousser à bout cette populace ; on la ménage, parce qu’elle est capable de se porter aux plus grands excès ». L.S. MERCIER, Le tableau de
Paris, Paris, Mercure de France, 1994, Tomo I, pp. 217-218. 34
« Les bouchers abattaient le bétail dans leurs boutiques et le sang ruisselait au milieu des ruelles, où il caillait sous les pieds des passants. Mais cela n’était rien a côté des exhalaisons qui sortaient des fonderies de suif animal ». EBM, p. 72.
35
« Le sang ruisselle dans les rues, il se caille sous vos pieds, et vos souliers en sont rougis ». L.S. MERCIER, op. cit., p. 112.
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ammassavano fuori dalle loro case36. La salubrità della capitale di Francia rientra quindi nelle competenze della Polizia di Parigi richiedendone una sempre maggiore attenzione.
Se le strade sono sporche e fangose, l’aria è viziata e fetida. Il commissario Le Floch in prima persona non smette mai di richiamare l’attenzione del lettore su quelli che erano gli odori nauseabondi nei quali ci si poteva imbattere passeggiando per le vie del centro37. L’aria malsana era una conseguenza logica rispetto allo stato in cui versavano le strade cittadine. I parigini sembrano però essere abituati all’aria della capitale come lo dimostra l’ispettore Bourdeau che, «insensible à la puanteur»38
, si prende gioco di Nicolas che invece è costretto a mettersi un fazzoletto sul viso mentre attraversa i miasmi della «petite rue du Pied-de-Bœuf»39. È ancora in Mercier che è possibile recuperare il problema dell’aria viziata, un’aria che ha causa delle strette vie e delle alte costruzioni non si ricambiava facendo piombare Parigi dentro una cappa fetida che emana esalazioni infette40. Le cause alla base di questo problema non si limitano sono a quelle sinora elencate, era anche il seppellimento dei morti all’interno della città che generava un’aria mefitica.
Nel romanzo L’honneur de Sartine il problema del crollo di uno dei muri perimetrali del Cimitero des Innocents41, sito «à l’angle des rues de la Ferronnerie et
36
« Dans l’entrée sale et puante d’une de ses bâtisses, si penchée qu’elle semblait prête à s’affaisser, il piétina un instant dans la fange. Dans les coins, des monceaux d’ordures démentaient les recommandations du lieutenant général de police dépêchant chaque jour au quatre coin de la ville plus de cent tombereaux chargés de retirer les immondices ». LCA, p. 242.
37
« Lorsqu’il sortit, un air frais animé par un petit vent chassait les miasmes de la cité. Il emplit avec bonheur ses poumons des senteurs de l’automne qui, pour une fois, l’emportaient sur celles des ordures et déchets qui empuantissaient l’atmosphère et concouraient à l’élaboration de ces boues fétides, pétries de charognes, dont les particules constellaient bas et culottes de mouchetures grasses et indélébiles ». HVP, p. 120. 38 EBM, p. 72. 39 EBM, p. 72. 40
« Dès que l’air ne contribue plus à la conservation de la santé, il tue ; mais la santé est le bien sur lequel l’homme se montre plus indifférents. Des rues étroites et mal percées, des maisons trop hautes et qui interrompent la libre circulation de l’air, des boucheries, des poissonneries, des égouts, des cimetières, font que l’atmosphère se corrompt, se charge de particules impures, et que cet air renfermé devient pesant et d’une influence maligne […].
Les maisons élevées sur les ponts, outre l’aspect hideux qu’elles présentent, empêchent le courant d’air de traverser la ville d’un bout à l’autre, et d’emporter avec les vapeurs de la Seine tout l’air corrompu des rues qui aboutissent aux quais ». L.S. MERCIER, op. cit., tomo I, pp. 114-115.
41
« Nicolas se dirigea vers l’enclos des Innocents, le contempla un long moment. Du côté du charnier où travaillent toujours les écrivains public on apercevait en surplomb les croisées des maisons voisines. Il se demanda combien de corps avaient trouvé là leur dernière demeure depuis tant de siècles. Le fossoyeur, interrogé un jour par curiosité, lui avait affirmé en avoir enterré quatre-vingt-dix mille depuis le jour, une trentaine d’années auparavant, où il était entré en fonction. À main gauche du
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de la Lingerie»42, porta il lettore all’interno di uno dei grandi problemi della capitale più volte denunciato dalla popolazione che di fronte a questo stato d’incuria che genera infezioni e malattie s’inasprisce contro il potere monarchico. È Nicolas, che incaricato dal M. Le Noir, si reca sul posto per sedare gli animi di una folla inferocita, che non si sente ascoltata, ma solo utilizzata dalla nobiltà che vuole mantenere i propri privilegi43.
La situazione dei cimiteri parigini nel XVIII secolo era preoccupante. Lo stesso Parlamento ne fece più volte oggetto di discussione facendo appello a misure di soppressione dei cimiteri all’interno della città e invocando il divieto all’inumazione all’interno delle chiese44
. La maggioranza dei Parigini veniva inumata all’interno dei cimiteri cittadini, spazi chiusi completamente circondati da case. Gli indigenti e i poveri che non disponevano di mezzi per potersi permettere la sepoltura all’interno di una chiesa o in una cappella privata, venivano gettati nelle fosse comuni e ricoperti da uno strato di calce viva. L’odore che emanavano questi cimiteri era pestilenziale. Lo stesso Mercier, a cui Parot si è ispirato per descrivere la vicenda riguardante il cimitero des Innocents, parla dei «miasmes cadavéreux [qui] menaçaient d’empoissonner l’atmosphère»45
nei pressi del suddetto cimitero. Nel 1763, in seguito alle lamentele del vicinato, il Parlamento di Parigi fece esaminare il cimitero des Innocents da alcuni esperti ma il loro rapporto restò senza seguito. Fu il progetto di estensione del cimitero di Saint-Sulpice che incitò il Parlamento a far controllare tutti i cimiteri parrocchiali di Parigi e a ordinare la loro chiusura nel 1763. Ma la misura di sicurezza non fu applicata. Il primo cimitero di Parigi che andrà incontro alla propria chiusura è proprio il cimitero des Innocents che nel 1780 verrà chiuso in seguito allo scandalo realmente accaduto e raccontato tramite gli occhi (e
charnier, au-dessus des fosses communes, il reconnut les murs aveugles qui marquaient les demeurs de la rue de la Lingerie. Le sol du cimetière était exhaussé d’au moins huit pieds au dessus du niveau de rues voisines. Il approcha du charnier dont les combles sous la toiture servaient d’abri à des milliers de crânes. Au-dessous, dans le passage derrière les stalles des écrivains, on décelait encore la fresque de la vieille dans macabre du XVe siècle où les morts serraient les vivants, n’epargnant ni les puissants ni les miserables. Une vieille sentencele rappellait : Telz comme vous un temps nous fumes, telz
serès-vous comme nous sommes ». HDS, p. 31-32. 42
HDS, p. 25.
43
« Sauf vot’respect, monsieur le commissaire, y a point d’années qu’on a houspillé pour voir cesser cette infection. On souffre, on est malade, nos enfants crèvent. On a crié sous le feu roi, on nous a point répondu. On nous oublie ! ». HDS, p. 27.
44
« [Le Parlement] a par trois fois dans le siècle appelé à des mesures de suppression des cimetières et de l’inhumation dans les églises. À raison ! ». HDS, p. 24.
45
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l’olfatto) del commissario Le Floch. Questa operazione di messa in sicurezza della città sarà un vero e proprio successo e porterà progressivamente alla chiusura di tutti i cimiteri situati nel centro di Parigi46.
La sicurezza della città diventa una delle maggiori preoccupazioni di Nicolas che si adopera in maniera attiva per limitare i pericoli che una città come Parigi può celare. Le difficoltà della circolazione e i pericoli a cui i pedoni vanno incontro camminando per strada sono aspetti largamente riportati in tutta le serie.
Quello della circolazione è un problema che affligge la capitale soprattutto a causa della strettezza delle sue strade e del loro numero47. Riguardo al quartiere dell’Ile de la Cité, Mercier scrive nei suoi Tableau de Paris: «Les voitures ont peine à tourner dans les rues ; il faut être habile cocher, pour se tirer d’affaire»48. Questo dedalo di strade anguste non può che generare degli ingorghi che portano in svariate occasioni Nicolas a spazientirsi davanti ai rallentamenti inevitabili che incontra durante i suoi spostamenti49. Come specifica Sartine ne L’affaire Nicolas Le Floch: «[Paris,] est une grande ville où six mille voiture circulent chaque jour par les rues, les places et les carrefours»50. Parigi non è la sola città europea ad affrontare il problema della circolazione: grazie all’invio in missione a Londra, Nicolas può constatare che: «On circulait à Londres aussi difficilement que à Paris»51. Strade strette e numero elevato di veicoli, portano a dei tentativi di riforma, alcuni dei quali vengono riportati all’interno della serie, come ad esempio l’instaurazione dei sensi unici che Sartine mise in atto a partire dal 176452.
46
S. DE DAINVILLE-BARBICHE, Les cimetières à Paris au XVIIIe siècle : problèmes d’odeurs et de salubrité publique, in F. BAYARD et al., Ordonner et régénérer la ville : entre modernités et
révolutions, Paris, Éditions du CTHS, 2014, pp. 51-68. 47
« Le réseau serré de ruelles situées entre le quartier du Marais et celui de la Halle, où passait avec difficulté une seule voiture, ralentissait son retour vers la rue Montmartre. Certaines voies étaient si étroites que Nicolas aurait pu toucher les maisons et lire, au gré des arrêts successifs, les innombrables affiches des murailles couvertes de mandements, d’annonces de charlatans, de décisions du parlement, se sentences du Chatelet, de ventes après décisions de justice, de monitoires, de recherches de chiens et de chats perdus, d’avis de décès, de la réclame d’une représentation exceptionnelle d’un Teatro di Puppi sicilien avec au programme le Roland Furieux de l’Arioste, enfin l’adresse dix fois répandue d’un fabricant de bandage herniaires élastiques ». ANLF, p. 197.
48
L.S. MERCIER, op. cit., tomo I, p. 456. 49
« Il s’impatienta devant les embarras de circulation de la ville en éveil. Charrois, charrettes, troupeaux entrants destinés aux boucheries entretenaient un désordre que la tiédeur de l’air paraissait de surcroit alanguir, en en ralentissant les mouvements ». LCA, p. 273.
50
ANLF, p. 132.
51
ANLF, p. 171.
52
Nella serie è Nicolas che suggerisce a Sartine di mettere in pratica questa misura. Parot in una nota annessa spiega che è stato Sartine in prima persona a ideare i sensi unici.
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Se le strade sono pericolose per colui che viaggia in carrozza, lo sono ancora di più per il pedone. Camminare per le strade di Parigi nel XVIII secolo è un incubo. Come racconta Mercier, è soprattutto il popolo che va incontro ai maggiori pericoli: «aucune commodité pour les gens de pied ; point de trottoirs. Le peuple semble un corps séparé des autres ordres de l’État ; les riches et les grands qui ont équipage, ont le droit barbare de l’écraser ou de le mutiler dans les rues. Cent victime expirent par année sous les roues des voitures»53. L’assenza di marciapiedi e la velocità a cui marciano le vetture impongono a colui che cammina a piedi un’attenta e permanente vigilanza. Come ci tiene a precisare Nicolas:
« Lorsqu’il marchait, son observation privilégiait l’étude des visages, mais il avait, dès son arrivée à Paris, compris le danger d’admirer le haut des demeures : gare à celui qui s’abandonnait à cette distraction périlleuse quand, dans un fracas de tonnerre, le carrosse, le fiacre, la patache ou le fardier surgissait, ne lui laissant d’autre chance de salut que de se plaquer contre la muraille, le visage de profil, ou de sauter d’un bond dans l’ouverture d’une échoppe »54
.
Oltre a essere numerose e strette, le strade presentano anche un ulteriore problema: sono buie. Ne L’énigme de Blancs-Manteaux, Nicolas constata che la città è debolmente illuminata e che questa situazione crea una preoccupazione in Sartine che vorrebbe migliorare l’illuminazione pubblica in modo da rendere le strade parigine più sicure durante la notte55. Un miglioramento viene descritto ne Le fantôme de la rue Royale, dove l’istallazione di lanterne a olio riesce a dare a Parigi un’illuminazione che dura per tutto l’arco della nottata con un conseguente aumento della sicurezza delle strade56.
53
L.S. MÉRCIER, op. cit., tomo I, p. 62. 54
CHSF, p. 135. Mercier dedica a questo problema il capitolo dei Tableau de Paris intitolato Gare !
Gare!, da cui Parot trae spunto per la descrizione dei fatti narrati nella serie. 55
« La nuit était maintenant profonde et la ville pauvrement éclairée par des lanternes dont les chandelles étaient souvent éteints par le vent. Nicolas avait entendu M. de Sartine réfléchir à haute voix sur les aménagements qu’il envisageait pour éclairer la capitale et mieux assurer la sécurité de ses habitants. Il s’élevait aussi contre la multiplication des enseignes te des auvents qui produisaient, sur le pavé des rues, d’immenses ombre portées, et créaient des zones obscures propices aux tire-laine, coupeurs de bourses et autres malandrins ». EBM, p. 252.
56
« La nuit tombait sur une ville qui resplendissait. L’année précédente encore, des lanternes mal conçues, suspendues à tout vent au milieu des rues, procuraient aux passants un éclairage médiocre. De plus les chandelles n’étaient allumées qu’au déclin du jour et jusqu’à deux heures du matin. Ayant beaucoup consulté, M. de Sartine avait consacré tous ses soins à établir des réverbères. On trouva les moyens de mieux fixer les lanternes et d’améliorer le délicat mélange des huiles afin d’en augmenter la combustion. Les artistes Argant et Quinquet, renommés pour l’invention et la fabrication de lampes servant à éclairer l’intérieur des maison, avaient participé à l’entreprise. Non seulement l’éclairage durait pendant toute la nuit, mais désormais la grand-route de Paris à Versailles était également
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È nei quartieri popolari che si trovano le taverne e le osterie, luoghi predisposti al ristoro ma anche all’incontro e che permettono al commissario Le Floch di entrare in contatto con gli abitanti della Parigi sommersa e abituarsi ai loro costumi. È la taverna rue Pied-de-bœuf, frequentata soprattutto da commis d’echoppes e clercs de notaires, che diventa per Nicolas e Bourdeau un luogo abituale in cui prendere una pausa dalle loro inchieste assaporando le primizie della cucina francese del 1700. Ma se questa è la taverna preferita dai due poliziotti anche a causa della sua posizione in prossimità della Châtelet, molti altri sono i luoghi di ristoro frequentati. Compare il locale della Mère Morel, «une tripière qui accueillait le client affamé autour de quelques tables bordées de bancs»57 e che ne Le noyé du Grand Canal verrà definita come «leur vieille complice gourmande»58 dimostrando come il locale sia frequentato assiduamente dai due compagni. È in questo locale che Nicolas dichiara di amare le abitudini del popolo, lasciando trasparire in maniera patente la dicotomia interiore di Nicolas fra la sua condizione di nobile e il suo interesse per i meno abbienti, una costante che accompagna il lettore in tutti i romanzi, portando il commissario a porsi sempre maggiori domande riguardo alla legittimità dell’Ancien Régime. Nicolas fa anche la conoscenza di uno dei maggiori ristoratori dell’epoca, Ramponneau, personaggio realmente esistito e proprietario del Tambour Royal, uno dei locali più celebri della Parigi del 1700 e che attirava a sé tutti gli strati della società. Il Tambour Royal59 fu uno dei locali più alla moda nel XVIII secolo al punto che si arrivarono a coniare veri e propri modi di dire che ruotavano attorno alla figura
illuminée, procurant sécurité et émerveillement aux occupants des carrosses qui circulaient la nuit entre Paris et Versailles ». FRR, pp. 126-127.
57
EBM, p. 72.
58
J.-F. PAROT, Le noyé du Grand Canal, Paris, J.C. Lattès, 2009; edizione utilizzata: édition 10/18, Paris, 2010, p. 400. (D’ora in poi abbreviato NGC).
59
« Dans la gaieté, ils se dirigèrent vers les barrières en direction de la Basse Courtille des Porcherons afin de rejoindre Le Tambour Royal, l’auberge du célèbre Ramponneau. […] Passé l’enseigne, on descendait par trois marches dans une vaste salle rectangulaire avec, à main droit, l’office. Sa cheminée monumentale, ses potagers gigantesques et ses fontaines au cuivre éclatant firent envie à Marion et Catherine. De nombreuses tables et bancs accueillaient une foule bon enfant dont la rumeur, par moments atteignait l’insupportables. Le maître de maison, gros homme rougeaud et courtaud à l’encolure d’un Silène, les reçut de belle humeur et les conduisit à une table bien placée, légèrement surélevée, offrant une vue panoramique sur l’assemblée. […] Louis s’égayait en déchiffrant les inscriptions sur la muraille, Mon aise fait tout, la Camargo, Belle humeur, Crédit est mort, bonum
vinum laetificat cor hominis : le bon vin réjouit le cœur, Gallus cantavit : le coq a chanté. Le docteur et polichinelle. La joie fut portée à l’extrême en découvrant Ramponneau représenté en majesté assis à
cheval sur un tonneau.
La chère et la cava, pour simple qu’elles fussent, y étaient réputées. Les gens de cour ne répugnaient pas venir incognito s’y encanailler ». J.-F. PAROT, Le sang de farines, Paris, J.C. Lattès, 2005; edizione utilizzata: édition 10/18, Paris, 2005, pp. 385-386. (D’ora in poi abbreviato SDF).
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del suo proprietario: i vestiti si portavano à la Ramponneau, être ramponneau significava essere ubriaco e ramponner, uscire rumorosamente la mattina da un locale dopo aver passato la notte a bere. Viene anche citato l’altro locale aperto da Ramponneau nel 1772, La Grande Pinte «qui ressemblait à s’y meprendre au Tambour royal»60.
In questo continuo girovagare per Parigi, le taverne non sono gli unici esercizi pubblici che il lettore scopre attraverso gli occhi di Nicolas, compaiono anche le numerose boutique presenti nella capitale. Sono molti gli atelier alla moda che popolano Parigi nel XVIII secolo e che Nicolas frequenta sia per motivi personali che per motivi legati all’inchieste.
Oltre al già citato Stohrer, compaiono altri importanti esercizi commerciali, veri e proprio punti di riferimento dell’epoca: la boutique di Rose Bertin61, l’atelier di Le Roy, orologiaio del re, e la gioielleria dei soci Bœhmer e Bassenge, gioiellieri della corona e creatori del famoso gioiello che causerà il noto scandalo della collana. A queste boutique realmente esistite si affiancano negozi frutto dell’immaginazione dell’autore ma non meno importanti per capire quelli che erano gli usi e i costumi della Francia dell’epoca. Compaiono il ventagliaio Michel Lecuyer, l’orefice Koegler, La Cloche d’Argent di Maître Gervais. Fra queste ultime boutique, merita una particolare attenzione l’atelier di maître Vachon, sarto di Sartine e di Nicolas, figura funzionale alle vicende storiche in quanto è grazie a lui che emerge l’importanza dell’abito nel secolo XVIII.
L’abito rappresenta un elemento di appartenenza a una determinata classe sociale: nella Parigi dell’Ancien Régime è obbligo di legge essere abbigliati in conformità al proprio stato. Grazie al vestito è possibile un’identificazione immediata che permette
60
HDS, p. 92.
61
« Un désordre de carrosses arrêtés lui signala l’approche du temple des grâces. L’endroit fleurait le neuf, le flambant et l’opulent. Sur l’enseigne éclatait en lettres gigantesques la mention MARCHANDE DE MODES DE LA REINE. Avant que le soleil de Versailles ne la caresse de ses rayons, ce n’était qu’une humble marchande sue le modeste quai de Gesvres, pratiquant des petit prix pour la bourgeoisie du quartier. La confiance et la protection de la souveraine et la clientèle des grands qui s’était ensuivie avaient précipité la façonnière vers la rue Saint-Honoré où, désormais, se concentrait le commerce de luxe. Dans cette annexe de la cour, elle avait installé, à l’enseigne du Grand Mogol, une somptueuse boutique.
[…]La boutique, agencée au dernier goût, participait autant du salon que du boudoir, ce n’étaient que damas, dauphines, satins brochés, brocarts et dentelles. Les portraits de la prêtresse du lieu et ceux de la reine et d’autres têtes couronnées de l’Europe accentuaient encore le faste et la solennité du sanctuaire de modes ». LCA, p. 234.
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di collocare colui che lo indossa all’interno della sua condizione. È questa la regola che porta Nicolas a utilizzare in alcune delle sue indagini il travestimento che gli permette di uscire fuori dalla sua condizione di nobile e poliziotto, dandogli la possibilità di mescolarsi alla massa del popolo62. Ma tutti i romanzi sono percorsi da quello che potrebbe essere definito un vero bisogno di travestirsi per i più svariati motivi come quello del Chevalier d’Eon63 che si traveste per mantenere l’incognito delle sue missioni all’estero o quello di Eudes Duchamplan, uno dei protagonisti del romanzo Le crime de l’hotel Saint-Florentin, che si traveste per mera depravazione. Quale che sia l’utilizzo che ne viene fatto, l’abito a Parigi fa il monaco, poiché definisce in maniera trasparente l’appartenenza alla classe sociale alla quale si è legati per nascita64.
62
Nel bureau des permanences allo Châtelet, c’è un armadio all’interno del quale la polizia tiene una serie di tenute disparate a cui sia Nicolas che Bourdeau attingeranno durante alcune delle loro inchieste.
« [Nicolas] ouvrit un placard empli de tenues disparates, de perruques et de chapeaux. Toute cette friperie aurait faite le bonheur d’un revendeur à la toilette et comportait de quoi vêtir une cour des miracles. Nicolas fit son choix dans cet étalage poussiéreux où puisaient ses collègues lorsqu’une affaire délicate imposait de passer inaperçu dans le Paris ténébreux du crime ». EBM, p. 168.
63
« Elle se laissa tomber dans une bergère sans attendre une réponse et frappa avec force ses falbalas de ses deux mains gantées de filoselle, afin de les dégonfler. Elle portait une robe grise à grande manche de Valenciennes avec un corsage remonté jusqu’à un cou épais entouré d’un large ruban noir. Nicolas nota la tache rouge de la croix de Saint-Louis, qui signalait les brillants états de service du soldats sous les ordres du maréchal de Broglie. Le visage, maquillé à l’excès, rappela au commissaire ceux des comédiens avant l’entrée en scène, quand leur traits soulignés se grossissaient démesurément, surmonté d’une coiffe de dentelles tuyautées. L’être s’agita, trouva sa place, allongea les jambes et laissa apparaître dans le désordre de sa toilette, les bottes de l’officier de dragon qu’il n’avait jamais cessé d’être ». ANLF, p. 158.
64 Nell’Ancien Régime la gerarchizzazione sociale si basa sullo status sociale di appartenenza per
nascita e non sul patrimonio posseduto: un borghese può anche essere più ricco di un nobile ma non potrà mai avere sangue blu nelle vene.
« Les vêtements sont dictés par le rang et s’approprier une tenue vestimentaire qui ne correspond pas à son rang est une façon de brouiller les cartes d’un ordre social établi par Dieu. Les édits du XVIe siècle soulignent ainsi la hiérarchie des tissu : la soierie, réservée à la noblesse, est ici le principal instrument de distinction. Le satin, le taffetas, le brocart sont l’apanage de la noblesse tandis que le velours rouge demeure le privilège exclusif de la famille royale qui l’arbore dans sa traîne. Au sein de la noblesse, un autre critère qui est celui de la couleur permet d’établir une hiérarchie descendante allant du rouge cramoisi, au brun, puis au noir.
Dès le XVIIe siècle, même si les critères de tissus et de couleur subsistent encore, les formes prennent une plus grande importance. Parmi les nobles, la longueur de la traîne du manteau dans le costume féminin est proportionnelle au rang. D’une manière plus générale, la coiffure signale le rang social : les paysannes ne portent qu’une coiffe simple, les femme de cour arborent à partir des années 1680 la coiffure à la Fontanges, qui est une coiffe haute ornée de rubans ou de pierreries. Le chaperon, quant à lui, est la coiffe de la veuve.
À partir de 1660, les édits touchent principalement les parures des vêtements et la passementerie des carrosses ; il s’étendent à toute la société, ne se restreignant plus à la seule bourgeoisie. Les vêtements des nobles et des bourgeois se distinguent par conséquent par le port des broderies en or ou en argent interdites aux routiers et non plus par leur nombre ou leur différence.
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È all’interno dell’aristocrazia che l’importanza attribuita all’abito e agli accessori assume un ruolo di fondamentale rilevanza poiché diviene il mezzo per eccellenza in grado di dimostrare e mettere in risalto il proprio rango. I nobili pur di ornare di pietre preziose i loro abiti arrivano a dilapidare ingenti somme di denaro e perfino a indebitarsi ricorrendo di conseguenza a Sua Maestà per cercare di saldare i propri debiti.
Uno degli esempi più illuminanti riguardo alle ingenti spese che l’aristocrazia è quello del maréchal de Bassompierre che nelle sue memorie descrive l’abito con il quale si presenta al battesimo del delfino di Francia:
« mon tailleur, nommé Tallot, vint avec mon brodeur me dire que, sur le bruit des magnificences du baptême, un marchand d’Anvers avait apporté la charge d’un cheval de perles a l’once, et que l’on me pourrait faire avec cela un habit qui surpasserait tous les autres du baptême, et que mon brodeur s’y offrait, si je lui voulais donner six cens écus de la façon seulement. Ces dames et moi résolûmes l’habillement, pour faire lequel il ne fallait pas moins de cinquante livres de perles. Je voulus qu’il fut de toile d’or violette, et des palmes qui s’entrelaceraient. En fin, devant que de partir, moi, qui n’avais que sept cens écus en bourse, fis entreprendre un habillement qui me devait coûter quatorze mille écus, et en même temps fis venir le marchand, qui m’apporta les échantillons de ses perles, [avec lesquelles] je conclus le prix de l’once. Il me demanda quatre mille écus d’erres »65.
Per contenere all’interno di limiti ragionabili le spese inerenti al lusso dei nobili, vengono adottate in Francia le lois somptuaire «qui ont pour objet de reprimer le luxe, soit dans la table ou dans les habits, ameublemens, équipages, &c»66.
L’importanza dell’abito nella società del XVIII secolo viene sottolineata da Gabriel de Sartine. Il liutenant général de police ha la premura di inviare Nicolas, appena giunto dalla provincia, dal suo sarto, maître Vachon, in modo tale che la bravura di quest’ultimo possa fornire a Nicolas un abbigliamento adatto a un
Mais très vite ces édits deviennent lettre morte, tant les mœurs l’emportent sur les normes, malgré des lois parfois tyranniques ». R. HONG, L’impossible social selon Molière, Tübingen, Gunter Nar Verlag, 2002, pp. 130-131.
65 F. DE BASSOMPIERRE, Mémoires du Marechal de Bassompierre contenant l’histoire de sa vie et de
ce qui s’est fait de plus remarquable à la Cour de France pendant quelques années, Paris, Du marteau,,1666,,pp.,163-164.
<<http://books.google.fr/books?id=VOQ_AAAAcAAJ&printsec=frontcover&hl=fr#v=onepage&q&f =false > (25 giugno 2014).
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D. DIDEROT, J.-B. D’ALAMBERT, Encyclopèdie, ou dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des métiers.,
<<http://portail.atilf.fr/cgi-bin/getobject_?a.69:87:178./var/artfla/encyclopedie/textdata/image/ > (25 giugno 2014).