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L'architettura degli impianti sportivi per la pallavolo. Studio degli aspetti tipologici, funzionali, illuminotecnici e proposta di linee guida per la riqualificazione.

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(1)

CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN INGEGNERIA EDILE –

ARCHITETTURA

Tesi di Laurea Magistrale

L’ARCHITETTURA DEGLI IMPIANTI SPORTIVI PER LA PALLAVOLO.

Studio degli aspetti tipologici, funzionali, illuminotecnici e proposta di linee guida

per la riqualificazione.

Relatori

Prof. Ing. Francesco Leccese

Prof. Arch. Giovanni Santi

Candidata

Letizia Verzoni

Matricola 478506

(2)

A chi non ha mai creduto in me, a chi mi ha ostacolato anche solo inconsapevolmente, a chi ha provato a farmi dubitare delle mie scelte,

a voi dedico questo lavoro perché avete reso questa salita più dolce.

(3)

Sommario

PREMESSA... 1

1. INTRODUZIONE ... 3

1.1 Fotografia della situazione impiantistica attuale in Italia ... 4

1.2 Aspetti tipologici e funzionali ... 10

1.3 Cenni di illuminotecnica ... 12

1.4 Definizione dell’ambito di studio del palazzetto dello sport ... 14

1.5 Lo sport in esame: la pallavolo ... 14

1.6 Cosa si intende per linee guida ... 16

1.7 Analisi della riqualificazione edilizia... 16

2. L’EVOLUZIONE STORICA DEGLI IMPIANTI SPORTIVI ... 18

2.1 La Grecia ... 19

2.2 Il mondo romano ... 23

2.3 Il Medioevo ... 29

2.4 Dal Rinascimento all’età moderna ... 31

2.5 L’età moderna ... 34

2.6 Lo sport moderno ... 37

2.7 Esempi di impianti sportivi ... 39

3. IL PALAZZETTO DELLO SPORT TRA TIPO EDILIZIO E TECNICA COSTRUTTIVA... 45

3.1 Le caratteristiche degli impianti sportivi ... 46

3.2 Aspetti distributivi e requisiti necessari dell’impianto sportivo palestra ... 59

3.3 I grandi impianti sportivi: le principali caratteristiche ... 65

3.4 Tecnica e tecnologia per l’impianto sportivo ... 68

3.5 Il rapporto tra spazio e struttura: tipologie di coperture appropriate ... 70

3.6 Requisiti e peculiarità della pavimentazione sportiva ... 107

4. SITUAZIONE IMPIANTISTICA IN ITALIA ... 116

4.1 Panoramica generale ... 119

4.2 Il Nord Italia ... 129

4.3 Il Centro Italia ... 132

4.4 Il Sud Italia ... 135

4.5 Nuovo verbale di omologazione dell’impianto ... 138

(4)

5.1 Norme CONI per l’impiantistica sportiva ... 144

5.2 Decreto del Ministero dell’Interno del 25 agosto 1989 numero 206 ... 149

5.3 Regolamento Gare ... 150

5.4 Circolare di attuazione dei regolamenti federali ... 151

5.5 Regole di Gioco FIPAV ... 152

5.6 Regolamento organico, Lega Pallavolo Serie A ... 153

5.7 Norma UNI EN 12464-1/2011, Illuminazione dei luoghi di lavoro in interni ... 155

5.8 Norma UNI EN 12193/2008, ‘’Light and lighting’’ per l’illuminazione sportiva ... 161

5.9 Illuminazione di interni: valutazione dell’abbagliamento molesto: il metodo UGR ... 169

6. CASI STUDIO E MODELLI DI CALCOLO ... 175

6.1 Criteri di valutazione ... 182

6.2 Il PalaCus ... 185

6.3 Il PalaDream ... 241

7. LINEE GUIDA PER LA RIQUALIFICAZIONE ... 268

7.1 Travi appoggiate tamponate ... 273

7.2 Travi appoggiate a vista ... 276

7.3 Travi reticolari ... 279 7.4 Telai ... 282 7.5 Lastre sagomate ... 285 7.6 Gusci e volte ... 288 7.7 Archi ... 292 7.8 Capriate ... 296 7.9 Tensostrutture ... 299 7.10 Geodetiche ... 302 7.11 Pneumatiche ... 305

8. CONCLUSIONI E SVILUPPI FUTURI ... 308

INDICE ESTESO ... 313

INDICE BIBLIOGRAFICO ... 318

Testi specialistici impiantistica sportiva ... 318

Elementi funzionali, distributivi e tecnici del settore ... 319

Elaborazioni Coni e Fipav ... 320

(5)

INDICE SITOGRAFICO ... 321 DIDASCALIA DELLE IMMAGINI ... 322 DIDASCALIA DELLE TABELLE ... 331 ALLEGATO A

Elencazione completa dei palazzi, palazzetti e palestre ad uso della pallavolo sul suolo italiano omologati per i campionati nazionali. ... 333

ALLEGATO B

Verbale attuale di omologazione del campo ... 349

ALLEGATO C

Proposta di verbale di omologazione dell’impianto, valutazione tipo tecnologico dell’edificio, programma di manutenzione ... 352

ALLEGATO D

Scheda tecnica delle lampade impiegate nella simulazione di calcolo con Dialux evo 7.1 .... 355

ALLEGATO E

(6)

PREMESSA

Con questa tesi ci si pone l’obiettivo di analizzare dettagliatamente la situazione impiantistica in Italia, relativa nello specifico al settore della pallavolo, con lo scopo di determinare alcuni punti ricorrenti nella progettazione sui quali è possibile attuare un intervento.

Il presente studio è stato ideato dopo un’attenta valutazione diretta della candidata sui vari impianti sportivi distribuiti sul suolo italiano, ai quali ha potuto accedere in quanto arbitro nazionale ufficiale della Federazione Italiana Pallavolo.

L’ambito di questa trattazione vede in primo piano il tema dell’Illuminotecnica per migliorare le condizioni di comfort da parte dei fruitori dell’impianto andando quindi ad analizzare e isolare le caratteristiche tecniche degli elementi posti in essere in queste strutture. Questi elementi al centro dell’indagine e dello studio rientrano in una serie di parametri alla base dell’omologabilità di un impianto di gioco e per questo sono previsti dalla normativa di settore vigente.

Attraverso questa ricerca si intende catalogare ed esaminare gli impianti sportivi, comprensivi sia di palestre all’interno di complessi scolastici che palazzetti dello sport intesi come adibiti esclusivamente ad una determinata disciplina sportiva, con la meta di delineare i punti focali su cui concentrare lo studio di settore. Sarà quindi realizzata un’indagine statistica circa l’anno di costruzione di tali strutture e la loro distribuzione sul suolo urbano, in relazione al numero di abitanti.

Questa ricerca è stata effettuata a partire dai Verbali di Omologazione ufficiali del CONI1,

richiesti dalla candidata e forniti dai Comitati Regionali di tutte le regioni italiane, escludendo le regioni della Calabria, della Lombardia e del Molise che hanno espresso contrarietà al rilascio del materiale, andando ad estrapolare tutti i dati concernenti lo studio e catalogandoli secondo varie voci in un unico documento risolutivo. In particolare l’analisi si è concentrata sui campi omologati dalla FIPAV2 e attualmente impiegati in partite ufficiali per i campionati di serie A, serie B e serie C; ovvero si è scelto di concentrare la ricerca sui campi nazionali includendo quelli relativi alla Serie A, gestiti dalla Lega Pallavolo Serie A3.

1

CONI: è emanazione del Comitato Olimpico Internazionale (CIO) ed è l’autorità che disciplina regolazione e gestione delle attività sportive nazionali. Il Comitato Olimpico Nazionale Italiano è un ente pubblico cui è demandata l’organizzazione e il potenziamento dello sport nazionale, promuove la massima diffusione della pratica sportiva. (fonte: www.coni.it)

2

FIPAV: Federazione Italiana Pallavolo, è un organismo affiliato al CONI e ha il compito di promuovere la pratica della pallavolo e del beach volley e coordinare le attività dilettantistiche e agonistiche, venne istituita ufficialmente a Bologna il 31 marzo del 1946 e l’anno successivo entrò a fare parte del CONI. (fonte: www.federvolley.it)

3 Lega Pallavolo Serie A: è un consorzio che raccoglie le squadre partecipanti di campionati di pallavolo

italiani femminili e maschili di Serie A1 e A2 allo scopo di organizzare l’attività agonistica. (fonte: www.legavolley.it).

(7)

Verranno attentamente studiate e caratterizzate le tipologie edilizie di maggior impiego in attinenza alla specifica zona geografica o al periodo di costruzione per essere in grado di delineare un quadro completo ed esaustivo sugli impianti sportivi in Italia e la loro valenza. Infine l’analisi statistica e conoscitiva comprenderà un abaco completo delle strutture dove verranno indicati la totalità delle dimensioni di impianti di gioco in relazione alla loro altezza ed al rapporto con il contesto urbano in cui sono inseriti al fine di poter comprendere meglio quale rapporto volumetrico è stato ritenuto più idoneo nella progettazione.

Saranno presi in considerazione due modelli significativi di impianti disposti nella Provincia di Pisa per poter procedere nell’analisi; la scelta sarà influenzata da canoni inerenti le materie principali di studio andando ad individuare dei casi che per originaria pianificazione e progettazione risultano ottimi, sufficienti o pessimi modelli.

Lo studio proseguirà in maniera scientifica ed analitica attraverso simulazioni Illuminotecniche con software conformi per stabilire se l’impianto di illuminazione attualmente installato nella struttura risulta conforme sia alle normative tecniche del settore, delineate dal C.O.N.I e dalla FIPAV, che dalle normative specifiche in materia.

Attraverso queste considerazioni analitiche, critiche e statistiche sarà possibile delineare e proporre le Linee Guida, ovvero l’ideazione di un metodo scientifico che trova la sua realizzazione nel perfezionamento prestazionale dell’impianto. Nello specifico verranno fornite delle soluzioni ad hoc che prevedranno, tra le altre cose, l’inserimento di nuovi elementi volti ad un miglioramento istantaneo delle condizioni oppure un cambiamento nella distribuzione funzionale degli stessi ritenuti tecnicamente validi.

Questa tesi quindi si pone l’obiettivo della stesura di una guida volta al miglioramento qualitativo, distributivo, funzionale ed impiantistico dei palazzi e palazzetti dello sport disposti sul suolo Italiano al fine di poter riqualificare, in senso tale, i molti impianti inutilizzati o ingiustamente declassati per serie e categorie inferiori.

Si provvederà inoltre alla realizzazione di un nuovo Verbale di Omologazione che miri agli aspetti strutturali e tipologici dell’impianto in previsione di un’attenta manutenzione, un corretto impiego e una prevenzione sismica futura ed eventuale.

Come si andrà ad analizzare, in Italia attualmente manca un censimento totale ed esaustivo della situazione impiantistica sportiva, di fatto fondamentale per una corretta programmazione e progettazione dell’attività sul territorio in previsione futura.

Il presente lavoro è stato ideato e finalizzato ad un ambito di applicazione universale per tutte le strutture rispondenti alle medesime normative tecniche di settore, reiterando il processo analitico.

(8)

1. INTRODUZIONE

Abstract

Nel presente capitolo si intende affrontare, espletare e spiegare a pieno il significato del lavoro che verrà affrontato. Con questa analisi si andrà a toccare molti ambiti di studio, anche specialistici di settore, procedendo nel dettaglio delle normative e dei regolamenti comunali, e non, che disciplinano l’attività e la programmazione. Appare quindi necessario effettuare un’indagine preliminare e preventiva al fine di poter conoscere al meglio i concetti alla base di questo studio, fondamentali per la comprensione del lavoro in sé. Si è quindi dapprima analizzata la situazione impiantistica in Italia secondo gli studi, sommari e insufficienti, fino ad oggi realizzati. È stato così definito il concetto di aspetto tipologico e funzionale, essenziale per la stesura del presente testo e sono stati chiariti al meglio quegli aspetti di base dell’illuminotecnica che saranno poi oggetto di studio, così come la definizione di palazzetto dello sport e in cosa si differenzia da altri impianti sportivi arrivando così ad illustrare i cardini dello sport della pallavolo. Infine è stata razionalizzata la nozione di riqualificazione edilizia espletando al meglio le sue implicazioni.

In this section we meant to fully explain and face the meaning of the work that will be dealt with. With this analysis we will touch many areas of study, even specialized in the sector, proceeding in detail of the regulations, and not, which controls the activity and planning. It is therefore necessary to carry out a preliminary and preventive investigation in order to better understand the concepts underlying this study, which are fundamental for understanding the work itself. In the very first time it was analyzed the sport facilities situation in Italy, according to the studies that have been already done, which are rough and insufficient. Secondly has been defined the concept of the typological and functional aspect, that are essential for the drafting of this thesis and the basic aspects of lighting engineering, the objects of the studies, as well as the definition of Sports Hall and how differs from other sports facilities and thus illustrates the principal rules of the sport of volleyball. Finally has been explained the notion of redevelopment of the building , best fulfilling its implications.

(9)

1.1 Fotografia della situazione impiantistica attuale in Italia

L’attuale fotografia della situazione impiantistica in Italia delinea i confini di uno stato di incertezza riguardante le prospettive del futuro.

L’ultimo censimento degli impianti sportivi si è svolto nel 2003 ad opera del CNEL4, del Ministero dei Beni e Attività Culturali5 e del CONI ed ha messo in evidenza come in Italia siano presenti 148.880 impianti sportivi elementari e 38.200 attività sportive non convenzionali. Per impianto sportivo elementare, chiamato semplicemente impianto sportivo, si intende un ‘‘singolo spazio’’ che consente la pratica di una o più attività sportive; spesso gli impianti sportivi elementari sono aggregati in impianti sportivi complessi, detti anche ‘‘complessi sportivi’’.

Quando si parla di attività sportive non convenzionali ci si riferisce ad aree e spazi, soprattutto all’aperto, non classificati come spazi tecnici di attività sportive ma che, per la continuità della pratica che vi si svolge e per la parziale presenza di attrezzature sportive anche non omologate, sono ‘’eletti’’ come luoghi per la pratica sportiva.

Si caratterizza quindi una situazione iniziale in cui gli impianti a Nord Ovest (Liguria, Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta) rivestono il 35% del totale, gli impianti a Nord Est (Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige, Veneto) il 25%, le strutture del Centro (Lazio, Marche, Toscana, Umbria) costituiscono il 20% ed infine al Sud e nelle Isole (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia) gli impianti incidono con un 20% sul totale.

Si riporta la Tabella 1, esplicativa della situazione in riferimento alla totalità degli impianti e ad un’unità di 100.000 abitanti.

Tabella 1: Situazione impiantistica sportiva in Italia riferita all’anno 2003 (fonte: indagine condotta dal CNEL, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e dal CONI del 2003)

Ripartizioni Territoriali Numero impianti sportivi Numero impianti sportivi per 100.000 abitanti Italia 148.880 264 Nord Ovest 52.330 354 Nord Est 37.200 352 Centro 29.080 271 Sud e Isole 30.280 149 4

CNEL: Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro; è un organo di rilievo costituzionale italiano che svolge attività di consulenza elaborando pareri, su richiesta del Parlamento, del Governo e delle Regioni e predisponendo testi di osservazioni o proposte sulla legislazione in itinere. (fonte: www.cnel.it)

5

Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo: noto come MiBACT, venne istituito nel 1975 con il compito di affidare alla competenza di un Ministero appositamente costituito la gestione del patrimonio culturale e ambientale al fine di assicurare l’organica tutela di interessa di estrema rilevanza sul piano interno e nazionale. (fonte: www.beniculturali.it)

(10)

Analizzando quindi il dato proposto si è potuto osservare come ci sia un numero sovrabbondante di impianti in relazione al numero di abitanti per le regioni del Nord mentre si rileva una carenza significativa per quanto riguarda le regioni del Sud; il rilievo condotto sulle regioni del Centro evidenza un numero in linea con la situazione nazionale.

Nello studio condotto dal CNEL è presente anche un’indagine circa la costruzione e l’evoluzione di detta tipologia dal 1989 al 2003 che riportiamo nello schema di Figura 1.

Figura 1: Impianti sportivi in Italia: evoluzione dal 1989 al 2003 (fonte: indagine condotta dal CNEL, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e dal CONI nel 2003)

Come si può chiaramente osservare si è registrato un incremento della costruzione degli impianti pari ad un 7,7 % per gli anni che vanno dal 1989 al 1996, passando da 133.886 a 144.148 strutture. Si è poi avuta una ricaduta negli anni tra il 1996 e il 2003 poiché si è registrato un incremento del 3,3 %, difatti siamo passati dai 144.148 ai 148.880.

Entrando nello specifico è possibile ricostruire questo andamento nelle ripartizioni territoriali prese in esame in precedenza nello schema di Figura 2.

Figura 2: Impianti sportivi in Italia: variazioni percentuali 1989-2003 per ripartizione territoriale(fonte: indagine condotta dal CNEL, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e dal CONI nel 2003)

7.7% 4.8% 6.1% 11.6% 11.1%

3.5%

4.5% 3.2%

2.8% 3.0%

Italia Nord Ovest Nord Est Centro Sud e Isole

Variazioni percentuali per ripartizioni

territoriali

1996-2003 1989-1996

(11)

È possibile osservare come in Italia vi sia stato un incremento complessivo del +11,2%. In riferimento alle ripartizioni territoriali notiamo per il Nord Ovest un aumento del +9,2%, per il Nord Est +9,2%, per il Centro +14,4% ed infine per il Sud e le Isole notiamo un aumento del 14,1%. Si può riscontrare come per quanto riguarda il Nord Ovest la programmazione e realizzazione degli impianti sia stata costante per entrambi i periodi analizzati producendo incrementi simili, così come per il Nord Est anche se ha prediletto concentrare la maggior parte dell’attività di realizzazione nel primo periodo. Per il Centro e il Sud e le Isole la situazione risulta fortemente a favore di una esecuzione nel primo periodo producendo degli incrementi molto alti in relazione al totale, per poi subire una battuta di arresto nel periodo 1996-2003. Si analizza anche la situazione impiantistica in Italia per ripartizione territoriale in relazione ad un periodo di analisi più specifico e riduttivo per poter apprezzare maggiormente l’incremento delle varie aree (Figura 3)

Figura 3: Impianti sportivi per anno di costruzione e ripartizione territoriale all'anno 2003 (fonte: indagine condotta dal CNEL, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e dal CONI nel 2003)

Si passa successivamente all’analisi per tipologia di attività illustrata nella Figura 4, dove si può rilevare il grande ruolo che riveste lo schema costruttivo della palestra nella società moderna.

63% 65% 64% 63% 56% 29% 27% 29% 29% 35% 5% 4% 4% 5% 7% 3% 4% 3% 3% 3%

Italia Nord Ovest Nord Est Centro Sud e Isole

Impianti sportivi per anno di costruzione

1996-2003 1991-1996 1981-1990 Fino al 1980

(12)

Figura 4: Impianti sportivi ogni 100.000 abitanti per tipologia di attività riferita all'anno 2003 (fonte: indagine condotta dal CNEL, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e dal CONI nel 2003)

*

Altri sport acquatici, attività subacquee, golf, hockey, pattinaggio, rugby, scherma, sport equestri, sport invernali e su ghiaccio, tiro (a segno, a volo, con arco).

Questa indagine è stata svolta nei Comuni compresi tra i 2.500 e i 250.000 abitanti per un totale di 3.838 Comuni contattati ed un numero concreto di 1.181 Comuni che hanno effettivamente risposto e partecipato al sondaggio. I Comuni sono stati divisi nelle ripartizioni territoriali e si compongono di 410 entità nel Nord Ovest, 287 nel Nord Est, 172 al Centro e 312 al Sud e nelle Isole con tassi di risposta che si aggirano intorno al 30% in media.

Viene fatto anche riferimento, come esposto nella Figura 5, alle categorie di utenza degli impianti sportivi. Infine nell’indagine vengono proposte delle buone pratiche da seguire per la realizzazione di nuovi impianti:

 Recupero e valorizzazione del territorio attraverso la costruzione di impianti sportivi in aree di degrado, dismesse o abbandonate,

 Realizzazione in zone periferiche di aree urbane di poli sportivi per ospitare eventi e manifestazioni sportive, culturali e di rilievo sociale,

 Complessi sportivi collocati in contesti turistici o limitrofi a zone di rilievo naturalistico per la pratica di discipline ed attività motorie all’aria aperta,

 Progressiva implementazione degli spazi sportivi che potrebbe determinare, nel corso di pochi anni, la realizzazione di complessi polivalenti,

 Impiego e sviluppo di tecnologie avanzate nella conduzione degli impianti (ad esempio per le piscine) che consentano di ridurre l’impatto con l’ambiente circostante.

49 46 40 35 25 12 11 11 36 0 10 20 30 40 50 60 Campi da Tennis Palestre Campi da bocce Campi di calcio Impianti polivalenti all'aperto Piste e pedane per l'atletica leggera Piscine Campi di calcetto Altri impianti elementari*

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Figura 5: Categorie di utenza degli impianti sportivi all'anno 2003 (fonte: indagine condotta dal CNEL, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e dal CONI nel 2003)

Vi è un dato molto sensibile in tema di recupero e riqualificazione, ovvero la percentuale di impianti non attivi, quindi dismessi o inutilizzati presenti sul territorio italiano ed illustrati nella Figura 6. Le motivazione alla base di questo abbandono possono essere il cattivo stato di manutenzione, l’inadeguatezza tecnica, la mancata rispondenza alle norme in fatto di sicurezza, i problemi tecnici correlati alla gestione oppure la mancata completezza degli impianti in tutte le sue parti.

Figura 6: Impianti non attivi al 2003 (fonte: indagine condotta dal CNEL, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e dal CONI nel 2003)

Dopo il censimento del 2003 è stato nuovamente avviato un progetto analogo nel 2015 ad opera del CONI, rappresentato dal Presidente Giovanni Malagò, e del Ministero per gli Affari Regionali e le autonomie, nella figura di Enrico Costa. Il rilievo ha preso in esame oltre 1.000 comuni e passato in rassegna 11.500 impianti sportivi sul territorio, sottolineando l’estrema

33%

55% 4%

6% 2%

Categorie di utenza degli impianti sportivi

Scuole

Società Sportive

Iscritti ad altre associazioni Non associati Altro 11 715 13 836 14 590 133 886 144 148 148 880 1989 1996 2003

Impianti non attivi Totale impianti

(14)

importanza e urgenza nel rilevare le strutture idonee per il crescente numero di atleti e giovani associati che si affacciano sul mondo dello sport. Sono state inizialmente analizzate quattro regioni, dal 2015 all’aprile del 2016, il Friuli Venezia Giulia, la Toscana, il Molise e la Calabria, prendendo questi casi studio con l’intenzione di estenderla a tutto il territorio italiano entro il 2018 e realizzare così una fotografia attuale degli impianti disponibili e di quelli non impiegati. Questo censimento, che ha visto stanziati circa 500 mila euro da parte della Presidenza dl Consiglio dei Ministri per questa prima fase, prevede l’elargizione di 3 milioni di euro per il completamento del lavoro. Si è quindi realizzata una prima mappatura il cui obiettivo rimane quello di raggiungere una lettura globale a livello nazionale che manca dal 1996, in modo completo, e dal 2003, per i comuni interessati dall’analisi, come abbiamo osservato in precedenza. Questa indagine si differenzia dalle precedenti per la creazione di un unico database di condivisione e di un’unica metodologia di rilevazione, il perfezionamento dei criteri di analisi e classificazione, l’informatizzazione degli strumenti di caricamento e monitoraggio dei dati; si è quindi innescato un meccanismo di continuo aggiornamento che possa passare dalla semplice ‘’fotografia statica’’ del momento in cui viene realizzata la ricerca, ad un vero e proprio ‘’catasto dinamico’’ degli impianti sportivi.

Come ha chiaramente espresso il Presidente Malagò: ‘’L’impianto sportivo è essenziale come una farmacia o un laboratorio medico, è importante quindi capire dove sono concentrati questi impianti e improntare una politica specifica’’6.

Nel dettaglio dal documento emerge la seguente entità di impianti sportivi per regione su 11.508 strutture monitorate: per la Toscana 6.210 impianti, per i Friuli Venezia Giulia 2.092, la Calabria ha registrato 2.692 strutture sportive e il Molise 514. Il Friuli risulta essere la regione con la più alta media di impianti per 1.000 abitanti pari a 1,70 mentre la Calabria registra il valore minore con 1,36 anche se risulta essere la regione più virtuosa per quanto concerne la realizzazione di nuovi impianti, circa il 30% costruiti dopo il 2000, al contrario del Friuli, la cui maggior parte degli impianti risale al ventennio 1970-90.

La Federazione Italiana Pallavolo nel 2013 ha registrato un numero di 449.776 partecipanti. Appare quindi di fondamentale importanza occuparci di strutture e di impianti sportivi, in relazione anche all’alto tasso di edifici abbandonati o attualmente non impiegati, che potrebbero ristabilire un nuovo bacino di utenza o garantire un miglior servizio negli impianti maggiormente impiegati, una volta realizzata la loro riqualificazione impiantistica e prestazionale.

6

(15)

1.2 Aspetti tipologici e funzionali

Passando adesso all’analisi degli aspetti tipologici e funzionali di questo lavoro, la questione tipologica nasce inevitabilmente ogni qualvolta ci si ponga di fronte ad un problema di architettura, ogni volta che si voglia comunicare uno schema morfologico esplicativo dei caratteri essenziali di una molteplicità di oggetti o esseri viventi.

Per Giulio Argan7 :’’ Il tipo è la risultante di un processo di interpretazione critica che tende ad evidenziare gli elementi comuni e ricorrenti riscontrabili in opere diverse, tende cioè a ridurre la molteplicità delle soluzioni formali ad uno schema morfologico comune’’.

Per Saverio Muratori8 :’’Il tipo esiste nella mente del progettista, è un progetto mentale elaborato collettivamente attraverso concrete esperienze di vita’’.

Infine per Aldo Rossi9 :’’ I valori connaturati in un tipo sono eterni, desumibili dalla storia solo attraverso un processo di interpretazione che si spinga oltre le manifestazioni visibili di questa. I tipi si costituiscono secondo la necessità e le aspirazioni della bellezza; il tipo è il nucleo di principi guida ideale e trascendente’’.

Non può esistere un’interpretazione univoca del concetto di tipo perché la tipologia non ha validità scientifica autonoma: è una disciplina strumentale, momento di un più ampio processo di ideazione o di interpretazione storico-critica. il concetto di tipo muta al cambiare dell’idea di architettura che caratterizza un definito periodo storico. L’attuale generazione di architetti ha ereditato dal passato vicino e lontano due modi di intendere il tipo, tipologia e momento tipologico della progettazione che appaiono, e sono, antitetici, quello classico e quello funzionalista.

Per schema di tipo classico si intende uno schema morfologico tridimensionale desunto da opere precedenti; la tipologia si caratterizza per un rapporto costante con la storia, mentre il momento tipologico si identifica con quello iniziale della progettazione.

Per schema di tipo funzionalista si intende uno schema planimetrico bidimensionale, in cui, attraverso uno studio, siano state rapportate le necessità spaziali sottese dalle attività umane, con delle scelte distributive; la tipologia si caratterizza come elaborazione di soluzioni planimetriche nuove e mai applicate, che diverranno tipiche; il momento tipologico diviene un momento di analisi.

7

Giulio Carlo Argan: è stato uno dei maggiori critici d’arte del Novecento, un politico e un docente italiano, 1909-1992. (fonte: www.giuliocarloargan.org)

8

Saverio Muratori: è stato un architetto e storico italiano, docente all’Università di Roma, ad egli è imputata l’invenzione di una nuova metodologia per lo studio dell’urbanistica e dell’architettura, i suoi maggiori progetti si sono concentrati nel territorio Romano tra il 1931 e il 1967. Nato nel 1909 è deceduto nel 1973. (fonte: M.Gasperini, Saverio Muratori architetture interrotte, Pisa 2012)

9

Aldo Rossi: è stato un architetto italiano ed il primo italiano a vincere nel 1990 il premio Pritzker. La sua attività professionale inizialmente si attesta sulla teoria architettonica e a piccoli interventi per poi passare a partire dal 1960 a grandi opere di architettura civile, 1931-1997. (fonte: www.fondazionealdorossi.org)

(16)

Al consolidarsi di una determinata organizzazione spazio-strutturale in tipo concorrono, oltre ad aspetti morfologici, culturali e costruttivi, anche aspetti utilitaristici. Le soluzioni tipiche non si definiscono in rapporto ad una specifica destinazione d’uso, ma ad una categoria di attività umane che richiedono per esprimersi ambienti architettonici qualitativamente analoghi. Il tipo deve essere inteso come una struttura morfologica che si è confermata anche in seguito a un accertamento di congruenza tra articolazioni edilizie ricorrenti e necessità comuni a più destinazioni d’uso.

Una classificazione tipologica per organizzazioni spazio-strutturali deve la sua validità anche alla verifica positiva che alcuni impianti architettonici hanno avuto nel tempo, perché risultati idonei a prefigurare soluzioni valide per funzioni diverse con esigenze spaziali simili. Con l’insorgere di esigenze che porteranno all’abbandono della maniera classica di progettare in architettura, la natura del legame tra tipo e utilitas si modificherà progressivamente fino a mutare radicalmente. In epoca moderna scientemente i tipi residenziali assumono configurazioni che si pongono come tipiche perché direttamente rapportare a preordinate istanze funzionali, ma spesso si tratta solo di schemi astratti, distanti dalle reali esigenze abitative senza la sostanza necessaria per consolidarsi in strutture morfologiche e distributive ricorrenti.

Figura 7: Sede del partito di Democrazia Cristiana, Roma-EUR, 1956-58, architetto: Saverio Muratori (fonte: www.comune.modena.it)

(17)

1.3 Cenni di illuminotecnica

La luce è quella parte delle radiazioni elettromagnetiche che viene recepita dagli occhi. La lunghezza d’onda va dai 380 ai 780 nm. Di giorno i fotorecettori che ci permettono di vedere i colori sono i coni, di notte invece si attivano i bastoncelli ed è possibile solo vedere le tonalità del grigio.

Human Centric Lighting (HLC) è il principio che esprime gli effetti positivi di luce e illuminazione sulla salute, sullo stato di benessere e su quello di attività delle persone, con benefici sia a breve che a lungo termine. Il triplice effetto della luce si compone di luce per le funzioni visive, come l’illuminazione rispondente alla norma dei posti di lavoro, gradevole e senza abbagliamenti, la percezione emotiva, ovvero quella illuminazione che sottolinea le architetture, che struttura e che crea atmosfera, e la luce con effetto biologico, che sostiene il ritmo circadiano e rende attivi o in alternativa rilassa.

Figura 8: Lunghezza d'onda (m) (fonte: Manuale illuminotecnico pratico Zumtobel)

Le grandezze fondamentali sono il flusso luminoso Φ definito dall’unità di misura del lumen, l’intensità luminosa l definita attraverso la candela e pari al rapporto tra il flusso e l’angolo solido in steradianti, l’illuminamento E che ha come unità di misura il lux e definito come rapporto tra il flusso luminoso e l’area interessata dal fascio luminoso. Queste grandezze contribuiscono a definire la quarta grandezza fondamentale, ovvero la luminanza L definita come candela al metro quadrato.

Il flusso luminoso è la quantità di luce emessa da una certa sorgente o apparecchio di illuminazione. L’efficienza luminosa è il rapporto tra il flusso luminoso e la potenza elettrica assorbita, è questa a dare la misura dell’economicità del corpo illuminante.

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L’intensità luminosa è la quantità di luce emessa in una certa direzione. Essa dipende in buona parte dagli elementi che guidano la luce, come ad esempio i riflettori. Il grafico che la rappresenta si chiama curva fotometrica.

L’illuminamento è la quantità di flusso luminoso che incide su una superficie. Gli illuminamenti necessari sono descritti dalle normative in materia.

La luminanza è l’unica grandezza fotometrica percepita dagli occhi. Descrive l’impressione di luminosità che danno sia le sorgenti luminose che le superfici, e dipende soprattutto dal loro indice di riflessione (dipeso a sua volta dal colore e dalla superficie).

L’abbagliamento (glare) è definito come la condizione della visione durante la quale si prova un danno o una riduzione delle capacità di distinguere i dettagli di un oggetto a causa di una ripartizione non favorevole delle luminanze o per contrasti eccessivi.10

Si verificano fenomeni di abbagliamento in tutti quei casi in cui insorge una particolare situazione di disturbo che determina una riduzione dell’acuità visiva e della velocità di percezione; questo fenomeno può degenerare fino ad un perdita temporanea della percezione visiva.

Le cause dell’abbagliamento possono essere molteplici come la presenza degli apparecchi di illuminazione non schermati o delle superfici con forti brillanze che possono provocare effetti come il calo della concentrazione ed un aumento del margine di errore nella lavorazione e produzione stessa, oppure possono essere dovute a delle superficie riflettenti o ad alcuni apparecchi mal posizionati. Per la valutazione dell’abbagliamento si ricorre al metodo UGR come previsto in normativa.

10 Fonte: vocabolario CIE (Commission Internationale d’Eclairage); è un’organizzazione no profit di

carattere tecnico, scientifico e culturale impiegata a livello internazionale per la cooperazione e la condivisione di informazioni relative alle problematiche del mondo dell’illuminazione (www.cie.co.at)

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1.4 Definizione dell’ambito di studio del palazzetto dello sport

Un impianto sportivo è un’arena, uno stadio o un edificio similare in cui si tengono le competizioni sportive.

Quando si parla di stadi si intendono tutte quelle strutture che ospitano principalmente sport come il calcio, il rugby e l’atletica leggera; le arene sono adibite all’atletica leggera; i palazzetti dello sport sono indicati per la pallacanestro, la pallavolo e la pallamano; l’autodromo per i circuiti automobilistici e motociclistici; il velodromo per il ciclismo su pista; la piscina per le discipline di nuoto, pallanuoto o tuffi; lo stadio del ghiaccio per il pattinaggio di velocità e l’hockey su ghiaccio.

Un impianto sportivo quindi è un insieme di uno o più spazi di attività sportiva dello stesso tipo o di tipologia diversa, che hanno in comune i relativi spazi e servizi accessori, preposto allo svolgimento di manifestazioni sportive. Un impianto deve soddisfare tutti i basilari obblighi di sicurezza, come il grado di resistenza delle strutture al fuoco e agli eventi sismici, nonché deve avere impianti elettrici a norma.

In aggiunta alla normativa del Ministero dell’Interno, ogni impianto sportivo deve soddisfare anche i regolamenti del CONI e delle Federazioni Sportive Nazionali di riferimento per le singole attività riconosciute dal CONI.

Andando più nello specifico quindi, andremo a studiare la riqualificazione, nei modi che verranno definiti in seguito, degli impianti sportivi restringendo il campo a quelli adibiti alla pallavolo.

1.5 Lo sport in esame: la pallavolo

La pallavolo, chiamata anche volley (abbreviazione dell’inglese volleyball), è uno sport che si svolge tra due squadre di sei giocatori ciascuna. Lo scopo del gioco è realizzare punti facendo sì che la palla tocchi terra nel campo avversario, con il movimento dell’attacco, ed ad impedire contemporaneamente che la squadra avversaria possa fare altrettanto, con la fase di difesa. Ogni squadra può essere composta da 12 giocatori, ma solo sei possono entrare in campo, e ogni giocatore in zona di difesa può essere sostituito dal giocatore ‘’libero’’, se non è il suo turno di servizio.

Il campo da gioco è di forma rettangolare di 18x9m diviso da una rete in due quadrati 9x9m che identificano la metà campo di una squadra dall’atra. Ogni metà campo è suddivisa in due parti, a partire dalla rete, da una linea parallela a quella di fondo campo detta dei “3 metri”, ove risiedono i giocatori di prima linea, e altri 6 metri con i giocatori della seconda linea. La partita si divide in set da 25 punti l’uno, una squadra si aggiudica la vittoria di un set al raggiungimento del venticinquesimo punto, avendone almeno due di vantaggio, altrimenti si prosegue fintanto che una delle due squadre non ottenga i due punti di vantaggio necessari.

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La partita finisce quando una squadra si aggiudica tre set, nel caso di pareggio, il quinto e ultimo set, denominato tie-break, termina al raggiungimento del quindicesimo punto, sempre con il vantaggio di almeno due punti sull’avversario.

Figura 9 : Partita del Trentino Volley nell'ambito di una gara nazionale di Serie A (fonte: CristianNX presso assostamparegionali.wordpress.com)

Già nell’antichità esistevano giochi con la palla che possono essere considerati i predecessori della pallavolo; in antichi giochi greci e romani venivano eseguiti esercizi con la palla a scopo di divertimento e svago. In Germania nel 1893 venne introdotto un gioco chiamato Faustball, ma il merito dell’invenzione della pallavolo in forma moderna, nata ufficialmente nel 1895, va riconosciuto a William Morgan, istruttore di educazione fisica presso un college dell’YMCA di Holyoke, nel Massachusetts (Stati Uniti). Una caratteristica peculiare era quella di non prevedere il contatto fisico tra i partecipanti, per la cui destrezza, la prontezza di riflessi, la capacità di concentrazione e l’agilità prendevano il posto della forza, qualità fino ad allora primaria nelle attività sportive. Piano piano lo sport si diffuse in tutta l’America Meridionale (Brasile, Argentina, Uruguay), nelle Filippine e in Cina e Giappone dove ebbe un grandissimo seguito; in Europa arrivò con le truppe dell’esercito americano durante la prima guerra mondiale.

Per quanto riguarda la fisionomia del campo da gioco, le partite di pallavolo si giocano al coperto, la zona libera deve misurare almeno 3 metri dalle linee di fondo e laterali, mentre lo spazio al di sopra del campo deve misurare 7 metri. La rete viene posta a due altezze differenti a seconda delle partite, per le competizioni femminili viene fermata a 2,24 m , per quelle maschili a 2,43 m.

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1.6 Cosa si intende per linee guida

Per linee guida si intendono un insieme di raccomandazioni sviluppate sistematicamente, sulla base di conoscenze continuamente aggiornate e valide, redatte allo scopo di rendere appropriato, e con un elevato numero di standard di qualità, un comportamento desiderato. Tali norme sono una base di partenza per l’impostazione di comportamenti e di modus operandi condivisi in organizzazione di ogni genere (sia private, sia pubbliche) nel campo sociale, politico, economico, aziendale, medico e così via. Prevalentemente non si tratta di procedure obbligatorie poiché altrimenti si parlerebbe di protocollo, codice o procedura.

1.7 Analisi della riqualificazione edilizia

Quando si parla di riqualificazione edilizia si intendono tutte quelle operazioni, tecnologiche e gestionali, volte al conferimento di una nuova o migliore qualità prestazionale agli edifici esistenti.

La crescita illimitata è alla base del modello economico praticato preminentemente nel pianeta. Dato che le esigenze degli individui sono limitate, per permettere la continua crescita dei consumi si stimolano il consumo inutile, la compulsione all’acquisizione, la sostituzione di merci funzionanti, in sintesi il disuso delle prodotti stessi.

I criteri adottati per i beni mobili sono gli stessi che questo modello applica a tutte le risorse, incluso il territorio e le trasformazioni che lo riguardano. L’economia dell’industrializzazione, dei consumi, della crescita materiale, lo sfruttamento incondizionato della risorsa suolo per insediamenti produttivi, infrastrutturali, residenziali, di servizio, hanno prodotto una grande quantità di manufatti di temporanea utilizzazione, di scadente qualità tecnica e formale, sovradimensionali.

Così oggi la risultante di una fase di trasformazione, che sicuramente avrebbe potuto essere meno impattante, è un territorio pieno di manufatti non più consoni alle nuove esigenze produttive e commerciali che, come tutti gli altri prodotti, escono dall’uso e sono rifiutati, abbandonati, sottoutilizzati.

Gli obiettivi sono quindi il recupero dell’energia impiegata alla costruzione ed accumulata all’interno degli stessi e dare una ragione di essere a quegli impatti, sul paesaggio, sulle società, nell’ambiente che le trasformazioni hanno già prodotto e che, quando non connessi ad una utilità, sarebbero doppiamente irragionevoli e immotivati.

In Italia ci ritroviamo nella condizione in cui si opera per l’aumento dell’efficienza di prodotti che non vengono completamente utilizzati e alimentano il disuso sempre più frequente. Così facendo si rivolge l’attenzione a ridurre il consumo energetico degli edifici senza però contenere i volumi del nuovo edificato, senza verificare la domanda espressa, senza recuperare.

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Figura 10: Città dello Sport di Tor Vergata, opera incompiuta di Santiago Calatrava, 2005 (foto di : Carmelo Battaglia, www.architetto.info)

Quindi per riqualificazione di un edificio si intende un sinonimo di aggiornamento e di adeguamento della struttura stessa, di alcune sue parti, ai canoni costruttivi ed abitativi odierni. Il termine definisce una maggiore sensibilità rispetto ai concetti di risparmio energetico attraverso l’involucro edilizio. Nell’atto di riqualificare rimane inalterata l’idea di preservare l’edificio, l’abitazione, la fabbrica o l’ospedale, di riportare in auge lo splendore originale e soprattutto di riattivare le funzionalità della struttura che sono state consumate con il passare del tempo.

‘’Le città non sono più degne del nostro tempo. Non sono più degne di noi; le città logorano il fisico e mortificano lo spirito’’11

L’incapacità dello spazio urbano di rispondere alle mutevoli esigenze della collettività è un fenomeno destinato ad assumere dimensioni sempre più rilevanti, per l’inadeguatezza degli strumenti di pianificazione ad affrontare in modo organico l’organizzazione del territorio, resa più articolata dall’attuale struttura produttiva e dalle esigenze della collettività, e per il perdurare interesse del legislatore statale a riordinare la disciplina.

11

Espressione di Le Corbusier: architetto, urbanista, pittore e designer svizzero naturalizzato francese, 1887-1965. Osteggiato dagli accademici per il suo presunto stile rivoluzionario, venne successivamente riconosciuto a livello mondiale, lasciando una traccia indelebile e profonda nelle moderne concezioni architettoniche ed urbanistiche. (fonte: W. Boesiger, Le Corbusier, Bologna Zanichelli, 1977)

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2. L’EVOLUZIONE STORICA DEGLI IMPIANTI SPORTIVI

Abstract

Nella presente suddivisione sono stati analizzati i principali luoghi di ritrovo e di riunione sportiva nella storia fin dai tempi dei Greci e dei Romani, esaminando così ambienti cardine come lo sono stati la Palestra, il Ginnasio, gli Ippodromi ma anche il Circo, l’Anfiteatro e le Terme, cercando di coglierne gli aspetti caratterizzanti e identificativi. Si è passati poi al Medioevo, con le forme cavalleresche e le prime regolamentazioni, al Rinascimento, con l’istituzione di speciali associazioni sportive, fino ad arrivare all’Età Moderna dove nasce lo sport così come lo intendiamo oggi con l’introduzione di grandi edifici capaci di accogliere un gran numero di spettatori per quelle manifestazioni che sono destinate a divenire spettacolo; proprio di queste strutture sono stati analizzati alcuni tra gli esempi più significativi. Lo sport è l’insieme di attività fisiche effettuate per fini salutistici e competitivi e con il medesimo termine vengono indicate tutte le discipline fisiche in tutte le loro forme e fini. Il termine è l’abbreviazione della parola francese ‘desport’ che significa divertimento, allontanamento. La concezione dello sport come attività che coinvolge le abilità umane di base, fisiche e mentali, esercitate costantemente al fine di migliorarle, fa comprendere come lo sport abbia origini tanto antiche quanto lo sviluppo dell’intelligenza umana.

In this specific subdivision has been analyzed the main sporting meetings and places in history since the Greeks and the Romans with the purpose to explore this significant sites such as the Gym, the Gymnasium, the Hippodrome and also the Circus, the Amphitheater and the Thermae, trying to reach the characterizing and identifying aspects. Besides we got through the Middle Ages, where the knightly world where settled on with the very first types of regulations, to Renaissance, with the establishment of beginners sports associations, till the Modern Ages, where the sports game rise its golden age such as today, thanks to built of great palace of sports to reach a very big amount of audience for those which have becoming a real show, this ones has been studied to take a leaf for some of the most significant examples. Sport is the set of physical activities carried out for health and competitive purposes and with the same term all the physical disciplines are indicated in all their forms and ends. The term is the abbreviation of the French word ‘desport’ which means fun, expulsion. The conception of sport as an activity that involves basic human, physical and mental skills, exercised constantly in order to improve them, makes us understand how sport has origins as old as the development of human intelligence.

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2.1 La Grecia

Per l’importanza che attribuivano alle manifestazioni atletiche e specialmente ai giochi nazionali che si celebravano periodicamente, la preparazione atletica dei giovani era una delle cure più gravi dei Greci e rivestì grande importanza la parte consacrata all’esercizio fisico nella educazione degli adolescenti. Ginnastica e musica, comprendenti l’una tutte le forme d’esercizio fisico, l’altra tutte le arti delle muse, si dividevano il programma educativo del giovane greco.

2.1.1 La palestra e il ginnasio

Il luogo dove i giovani si riunivano sotto la guida dei loro insegnanti fu nei tempi omerici un semplice spiazzo naturale o artificiale, in prossimità di un corso d’acqua o di un lago nel quale gli atleti potessero bagnarsi dopo gli esercizi. Questa radura era per lo più fuori dalle mura della città; lì gli allievi si esercitavano nella corsa a piedi e nei lanci, mentre aree dal suolo coperto di sabbia, che daranno origine alla palestra, erano impiegate per la lotta e per il pugilato.

Questa è l’origine dell’impianto sportivo più tipico della Grecia antica: il ginnasio, derivante da γύμνος, parola greca con il significato di ‘’nudo’’ poiché era il luogo ove i giovani si esercitavano nudi o leggermente vestiti.

Più tardi, nel periodo arcaico12, dai Pisistratidi all’età di Pericle, il ginnasio venne incluso nel recinto di un tempio o in un bosco sacro, circondato da un peribolo, nel quale si aprirono i viali che servivano per la corsa. In questo recinto sorgeva un rudimentale stabilimento costruito su una corte all’aperto per l’esercizio della lotta e del pugilato al quale veniva annesso un primitivo impianto balneare. Questo nuovo impianto, destinato ad evolversi, fu denominato palestra, da πάλη ‘’lotta’’.

Probabilmente ginnasi e palestre private esistevano già ad Atene nel VI secolo, difatti il ginnasio più antico di cui abbiamo precise notizie è proprio quello collocato in quel periodo a Delfi, successivamente si ha informazioni riguardante il ginnasio di Olimpia del III secolo. A questo periodo e a questo tipo appartengono i tre più celebri ginnasi dell’antichità: l’Accademia di Platone13, il Liceo di Aristotele14 e il Cinosarge dei Cinici15.

12

Periodo arcaico Greco: periodo che si estende dal VII al VI secolo a.C, in concomitanza con l’invasione persiana, la distruzione dei monumenti di Atene, la battaglia di Salamina. I Greci in questo periodo riscoprono la propria identità culturale, un benessere generalizzato con una diretta correlazione di una profonda cultura che si insinua in profondità nelle diverse classi sociali. (fonte: www.treccani.it)

13

Platone: è stato un filosofo greco che venne inizializzato alla disciplina da Socrate stesso, visto da Platone con l’incarnazione del filosofare. Insieme al suo allievo Aristotele ha posto le basi del pensiero filosofico occidentale; 428-348 a.C. (fonte: www.sapere.it)

14

Aristotele: è stato un filosofo greco e con Socrate e Platone uno dei più grandi pensatori dell’antichità e di tutti i tempi. Si formò nell’Accademia platonica e si occupò dell’educazione di Alessandro Magno; nel 335 fondò inoltre la sua scuola di pensiero, il Liceo. La sua attività di ricerca è stata prodigiosa affrontando temi di logica, fisica, biologia, psicologia, etica, politica, poetica, retorica e metafisica, per

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Dalla seconda metà del IV secolo il ginnasio viene ad assumere caratteristiche architettoniche ben definite, con costruzioni in muratura razionalmente disposte, attorniate da viali e parchi. È in questo periodo che la palestra assume crescente importanza: vengono anche costruite, indipendentemente dai ginnasi, da privati o da famiglie di atleti, allo scopo di consentire l’esercizio sportivo ad alcuni privilegiati separatamente dal pubblico.

Sotto Licurgo16, con i lavori da lui commissionati nell’antico Liceo di Atene, il ginnasio assunse il suo posto nell’architettura attica con una tipologia caratteristica precisa e rielaborata con innumerevoli esempi in tutto il mondo greco.

Ogni palestra ed ogni ginnasio doveva essere dotato, oltre della pista per le corse, della lunghezza di circa uno stadio, e della pedana per la lotta, le parti più caratteristiche degli antichi impianti, anche di ambienti dove gli atleti potessero spogliarsi e lavarsi dopo gli esercizi. Vennero quindi delineati le parti essenziali degli annessi ai ginnasi e alle palestre e le complesse attrezzature, come quelle di Efeso e Pergamo, quest’ultimo dell’esempio di Figura 11, sono variazioni sul tema.

In tutto il mondo greco i ginnasi ebbero larga diffusione, ogni città o borgata abitata dai Greci ebbe il suo, tanto che ne sono stati identificati o scoperti più di 150. L’evoluzione dell’impianto ginnasio-palestra è stato lineare.

Dallo spiazzo sabbioso, alla pista tra i filari di alberi in riva ad un fiume, si passò agli spazi, sempre naturali e rustici, ma recintati. Da questi si passò a delle costruzioni con precise funzioni fino alla maturazione completa attraverso la descrizione di Vitruvio17, che occupa un posto intermedio tra il vero ginnasio greco e quello che prevalse sotto l’impero.

Il ginnasio svolse nella vita sociale greca un compito del tutto particolare ed esemplare della completezza della civiltà ellenica. Nel ginnasio, oltre alle lezioni di educazione fisica, tenevano scuola retori, filosofi e musici, vi si svolgevano conferenze, gare e manifestazioni di ogni genere. Il ginnasio e la palestra sono forse gli edifici più tipici della civiltà greca ed esprimono compiutamente nella loro architettura l’ideale di vita degli Elleni. Erano frequentati quotidianamente e in essi i Greci svolgevano un’attività atletica costante e metodica, addestrandosi per partecipare alle grandi gare indette periodicamente nelle varie località. questo è considerato una delle menti filosofiche più innovative e influenti del mondo, 384-322 a.C. (fonte: www.treccani.it)

15 Cinici: sono stati i rappresentanti del movimento filosofico iniziato all’epoca di Socrate da Antistene e

perpetuatosi in tutto lo sviluppo della cultura antica. Il nome deriva dal ginnasio di Cinosarge; i cinici professavano la vita randagia e autonoma, indifferente ai bisogni e alle passioni e fedeli solo al rigore morale. (fonte: www.treccani.it)

16

Licurgo di Atene: Oratore e uomo politico ateniese, fu scolaro di Platone e mise al servizio delle sue idealità etico-politiche la sua oratoria, 390-324 a.C. (fonte: www.treccani.it)

17 Marco Vitruvio Pollione: fu un architetto e un ingegnere dell’epoca di Cesare e di Augusto. È noto

soprattutto per il trattato ‘L’architettura’, riscoperto e valorizzato nel Rinascimento. 80-15 a.C. (fonte: www.treccani.it)

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Figura 11: Vista del Ginnasio superiore di Pergamo, II secolo a.C. e ripetutamente restaurato nel II secolo d.C. (fonte: www.romanheritage.com)

Le gare avevano bisogno necessariamente di un campo più vasto, perché richiamavano un pubblico che si faceva sempre più numeroso; da questa duplice necessità, di disporre di un campo adeguato e di creare un ambiente idoneo alla visione pubblica, nacquero due dei più importanti impianti sportivi dei Greci: lo stadio e l’ippodromo.

Nello stadio si disputavano le gare di corsa a piedi e anche altre competizioni atletiche come il disco, il giavellotto, il pugilato mentre l’ippodromo accoglieva le gare ippiche.

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2.1.2 Lo stadio

Stadio era detta una misura di lunghezza, diversa a seconda delle regioni della Grecia, ma che si divideva ovunque i 600 piedi e ‘’stadio’’ prese nome la gara di corsa a piedi disputata su quella distanza. Questa rimase sempre la gara preferita dai Greci, tanto che il suo nome venne dato al luogo dove tale gara si svolgeva. Nella sua forma primitiva lo stadio fu un semplice spazio libero, piano o artificialmente spianato, sufficiente ad accogliere la pista; ai lati prendevano posto coloro che sovraintendevano alle gare e gli spettatori (Figura 13).

Dove era possibile i Greci tracciavano la pista ai piedi di una collina in modo che il pubblico, disponendosi liberamente sulla pendice che degradava verso lo stadio, potesse assistere alle gare in migliori condizioni di visibilità. I primi stadi ebbero forma rettangolare molto allungata, con una sola tribuna parallela ad uno dei lati lunghi, orientata in modo che gli spettatori avessero il sole alle spalle nelle ore in cui si disputavano le gare.

Da questa forma, per le aumentate necessità di capienza, si passò allo stadio con una tribuna su ciascuno dei lati lunghi con o senza raccordi rettilinei sui lati corti. In epoca ellenistica uno dei raccordi tra le due tribune maggiori s’incurva e verrà chiamato sfendone e spesso assumeva le forme di un emiciclo, molto simile al teatro greco.

2.1.3 Gli Ippodromi

Dei molti ippodromi certamente esistiti nell’antico mondo greco ci restano poche tracce, come per quelli di Delfi, Nemea, Corinto e Tebe di cui non vi sono ad oggi ritrovamenti che possano indicarci le dimensioni, la consistenza e la forma di questi impianti.

Ciò è probabilmente dovuto al fatto che l’ippodromo greco non aveva struttura ed installazioni stabili; nella sua forma più semplice consisteva in una pianura vasta e sgombra nella quale erano segnate, con colonne fisse o provvisorie, le mete attorno alle quali i cocchi o i cavalli dovevano girare e tale è il campo dove si svolgevano le corse descritte da Omero nell’Iliade.

Figura 13: Stadio presso Afrodisia (l'odierna Karahisar in Turchia), costruita in epoca romana presenta una capienza di 30.000 spettatori (fonte: www.turcotour.org)

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2.2 Il mondo romano

Anche nei giochi preferiti e praticati dai Romani possiamo rintracciare, come in quelli dei Greci, almeno all’origine, la componetene etico-religiosa, improntata tuttavia ad un ben diverso ideale di vita e ad un costume duro e primitivo che trovava motivo e giustificazione solo nel perpetuo stato di guerra della nascente nazione e lo poneva all’opposto dell’ideale greco. Il complesso sistema di svaghi che risultavano vitali a Roma nell’epoca imperiale e che da Roma si diffusero in tutto il mondo romano, ebbe origine dagli antichissimi costumi italici, dalle necessità imposte dalle condizioni politiche e dalla contaminatio, attuata dopo la conquista, tra gli usi italico-romani e quelli greci.

Alle origini della potenza di Roma e finché le istituzioni repubblicane si mantennero incorrotte e severe, la ginnastica militare fu quasi la sola forma di esercizio fisico praticata da quel popolo, ma mai con intenzioni agonistiche, bensì come addestramento all’uso delle armi poiché ogni cittadino era chiamato a scendere in guerra. Il gioco della palla, la corsa, la lotta, il pancrazio e gli altri esercizi atletici erano abbastanza popolari già ai tempi di Cesare ma si praticavano esclusivamente in forma privata.

La vittoria conquistata in una lotta incruenta non apparve mai agli occhi dei Romani degna di attenzione, essi amarono veramente solo quei giochi in cui la dimostrazione della forza veniva spinta fino all’estremità e preferirono sempre partecipare come spettatori piuttosto che come protagonisti.

Figura 14 :Rappresentazione e ricostruzione di una naumachia svoltasi nel Colosseo del 1913 (fonte: http://www.vroma.org)

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L’atletica non ebbe mai seguito nel costume dei Romani e se, come divertimento, era talvolta accettato, come ideale venne sempre disprezzato e combattuto, così non conquistò mai il favore popolare.

Incontrastata fortuna ebbe invece, sin dal suo primo apparire a Roma, quel genere di esercizio o meglio di spettacolo che i Romani avevano appreso da altri popoli italici ma che essi giunsero a perfezionare e a prediligere sopra ogni altri, e che divenne oggetto di una popolarità che divenne presto una sorta di fanatismo.

L’uso di far combattere tra loro gli uomini armati detti gladiatores pare sia originario dell’Etruria, da cui passò in Campania e poi a Roma.

Organizzati inizialmente con lo spirito del sacrificio umano in onore di defunti di elevata condizione, questi combattimenti divennero ben presto lo spettacolo preferito dai Romani i quali, non più impegnati come un tempo in lunghe guerre, erano assetati di emozioni forti che li riscuotessero dalla noia dell’inazione.

Nel 186 a.C. furono inventate le venationes: caccie a belve feroci importate dalle più lontane provincie d’Africa, i gladiatori avevano il compito di uccidere leoni, pantere e rinoceronti. Un’altra spettacolare variazione dei ludi gladiatori erano le naumachie.

Questo incredibile divertimento consisteva nel far combattere, in uno specchio d’acqua naturale o artificiale, due flotte di navi da guerra sulle quali erano imbarcati i gladiatori con il compito di uccidersi a vicenda imitando le più celebri battaglie navali.

Man mano che nella vita e nei costumi i giochi circensi assumevano sempre maggiore importanza, i Romani non esitarono a mettere a disposizione tutte le risorse della loro architettura e della loro tecnica già eccezionalmente progredite.

Quello che essi seppero realizzare in questo campo è quanto di più valido e mirabile ci abbia lasciato l’architettura romana e uno dei punti più alti della storia della architettura.

Circhi, anfiteatri e terme testimoniano sicuramente la concezione aperta e potente dei problemi connessi alla presenza di grandi masse di pubblico infatti, sia che assistessero ai giochi altrui, come nei circhi e negli anfiteatri, sia che ne divenisse cauta protagonista, come nelle terme, la folla era sempre presente negli impianti romani e soprattutto per questo motivo gli impianti venivano sapientemente progettati e realizzati, al contrario delle strutture greche che non tenevano di conto delle esigenze del pubblico.

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2.2.1 Il Circo

Il circo è il meno originale degli impianti sportivi dei Romani perché di derivazione prettamente ellenica. In esso si riconosce la forma classica dell’ippodromo greco, quale sappiamo essere stata quella degli ippodromi di Olimpia, Delfi, Nemea, Atene. Gli elementi essenziali sono: l’arena di forma molto allungata e attraversata nel senso della lunghezza dalla spina, leggermente obliqua rispetto ai lati lunghi tra loro paralleli; i carceres posti a chiusura del lato minore retto; la cavea che comprende le gradinate per il pubblico dette loca. La spina, che era una piattaforma lunga e stretta e leggermente sopraelevata, divideva la pista in due parti ed era obliqua per rendere uguali la lunghezza e la difficoltà del percorso a tutti i concorrenti, era delimitata dalle mete e decorata con simboli di legno o di pietra (uova, delfini, obelischi) che avevano anche funzione di segnali (Figura 15).

I carri partivano dai carceres, una sorta di stalli per la partenza simili a quelli che vengono usati odiernamente nelle corse l galoppo, giravano attorno alla spina un certo numero di volte, in genere sette, e terminavano la corsa all’altezza di una linea detta calx.

Si distingueva inoltre il pulvinar, cioè la tribuna imperiale, e le tribune della giuria poste in prossimità dell’arrivo. Roma ebbe numerosi circhi e tutti di ragguardevoli proporzioni: il Circo Massimo che risale al IV secolo a.C. è il più famoso con il suo asse maggiore di 535 metri e quello minore di 150. Il circo chiamato ‘’Agonale’’ e che sorgeva sull’odierna Piazza Navona, era in realtà uno stadio costruito da Domiziano, mentre il circo di Adriano, di cui si sono localizzati i resti a monte di Castel Sant’Angelo, presenta particolari caratteristiche che lo fanno ritenere una naumachia.

Figura 15: Circo Massimo a Roma costruito dopo il 366 a.C. e successivamente ampliato e restaurato a più riprese dagli imperatori, da Augusto a Costantino; capienza di 200.000 spettatori (fonte: www.romanoimpero.com)

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2.2.2 L’Anfiteatro

Il nome anfiteatro deriva da una parola greca che significa ‘costruzione destinata a spettacoli vari nella quale lo spazio riservato al pubblico corre tutt’attorno all’arena’. Tanto la voce greca quanto quella latina amphitheatrum nacquero nell’epoca romana. Dapprima usata come aggettivo seguito dal soggettivo che ne chiariva l’uso, in Vitruvio per la prima volta si trova usato come sostantivo.

L’anfiteatro romano deriva la sua forma dagli esempi di stadio del mondo ellenico, soprattutto coloro i quali erano provvisti di sfendone, come ad Afrodisia, pur con una differenza notevole nelle proporzioni tra la pista dello stadio e l’arena dell’anfiteatro.

Il primo anfiteatro stabile in muratura di pietra sembra debba considerarsi quello di Pompei, costruito subito dopo la fondazione della colonia per poi divulgarsi in tutto l’impero. Il concetto ispiratore dell’anfiteatro si rivelava molto diverso da quello dello stadio greco anche dal punto di vista dell’urbanistica; per quanto gli stadi greci sorgessero in luoghi sacri e fuori dalle città e fossero concepiti incentrandosi sull’atleta e non sul pubblico, tanto gli anfiteatri vennero concepiti con colossali platee per piccole arene e posizionate nel cuore della città per poter essere comodi al pubblico che doveva riempire le gradinate.

La forma dell’anfiteatro varia dall’ellisse allungata di alcuni esempi, come quello Flavio, nella Figura 16, o di Verona, fino ad avvicinarsi molto al cerchio in altri casi, come per Castrense.

Figura 16: Anfiteatro Flavio, anche detto Colosseo, situato a Roma e costruito nel 80 d.C., capienza di circa 102.000 spettatori (fonte: www.vitruvio.ch)

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L’arena, che è un palcoscenico più che una pista, è sempre piccola, circondata dalle gradinate che accolgono il pubblico e che salgono altissime attorno a quella. Un complesso sistema di scale, gallerie e sbocchi sulle gradinate assicurava un afflusso ordinato e un rapido deflusso del pubblico; si è calcolato che lo svuotamento del Colosseo avvenisse in soli otto minuti. La maggior parte degli anfiteatri venne completamente costruita fuori terra, in zona pianeggiante, e costituita da uno o più ordini di arcate sovrapposte e spesso sovrastate da un muro finestrato.

L’anfiteatro Flavio, detto solo più tardi ‘’Colosseo’’ a causa di una statua gigantesca eretta nelle vicinanze dall’imperatore Adriano, venne iniziato da Vespasiano nel 72 d.C. ed inaugurato nell’80 d.C. da Tito, è sicuramente l’esempio più cospicuo tra gli anfiteatri ed è anche, per dimensioni, tra le maggiori realizzazioni dell’architettura romana. Presenta un asse maggiore di 188 metri e uno minore di 156, un altezza di 50 metri. Il suo aspetto è conferito principalmente dal paramento esterno che racchiude, seguendone la pianta ellittica, le gradinate e l’arena, quasi indipendente dalla struttura e costituito dalla sovrapposizione di tre ordini (Figura 17).

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2.2.3 Le Terme

Il cives romano si recava abitualmente nelle terme a compiere quello che oggi diremmo il relax, a distendersi, a giocare ed infine a bagnarsi; nelle terme il cittadino romano si dedicava dunque allo sport attivo. Si esercitava nella corsa e ai manubri, giocava alla palla, praticava la lotta, sino a riscaldare il corpo e a sudare, quindi si sottoponeva ai vari bagni a diverse temperature e finiva con una nuotata nella piscina. Nonostante questa attività fisica abbastanza intensa, all’interno delle terme non si disputarono mai gare né vi furono manifestazioni sportive pubbliche di alcun genere.

Vi erano diversi tipi di bagni, privati e pubblici, ma quelli la cui magnificenza ancora impressiona e nei quali si incentrava una buna parte della vita sociale dei Romani, erano le terme propriamente dette: grandi stabilimenti pubblici, costruiti a spese dello stato o da ricchi privati e aperti al pubblico. In esse la capacità organizzativa, la fantasia creativa e la padronanza assoluta dei mezzi tecnici ed espressivi dei Romani raggiunsero i massimi risultati. Il più antico tra questi edifici è quello detto delle Terme Stabiane a Pompei, nella Figura 18, che risale al II secolo a.C.: attorto ad un cortile porticato su tre lati, con funzioni di palestra e di piscina per nuotare, si aprivano i locali dei bagni, gli spogliatoi e gli altri ambienti distribuiti nelle due sezioni maschile e femminile.

Figura 18: Terme Stabiane di Pompei considerate l'edificio più antico della città (fonte: architetturaclimatica.blogspot.it)

In questi complessi edifici le parti destinate alla brillante vita sociale, all’esibizione del lusso, agli intrattenimenti, agli spettacoli ed alle esposizioni di opere d’arte, finirono con il prevalere sulle attività sportive e ciò perché i Romani della decadenza praticavano sempre meno gli esercizi atletici.

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